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11 Maggio 102PA ~ Church Wood, Canterbury

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  1. anguissette
     
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    stregone • alcoholic kind of mood
    Se quella fosse stata una situazione normale, Aksel non avrebbe mai ammesso di avere paura. Certo, probabilmente non avrebbe avuto paura a prescindere, considerando che di solito era un tipo piuttosto temerario. Ma, di fatto, in quella occasione se la stava letteralmente facendo sotto, nonostante sembrasse che il Cavaliere avesse tutto sotto controllo, e odiava l’idea di passare per un fifone. L’idea faceva a pugni con la maschera di menefreghismo nei confronti della vita che aveva di solito, gli rovinava tutta la scena;
    eppure sembrava che Sebastian fosse completamente a suo agio a metri e metri di altezza, un cambiamento radicale rispetto all’aria da verginella che aveva avuto all’inizio. Probabilmente lui si fidava di quel maledetto drago, che però pareva divertirsi particolarmente a spaventare il povero stregone, attaccato ancora come una cozza al moro. E fu un volo interminabile, Merlino! C’erano solo maledettissimi boschi e il Cavaliere chiacchierava a briglia sciolta di cose assolutamente insignificanti, che Aksel non ascoltava nemmeno, impegnato com’era a preoccuparsi di non morire. Se a terra aveva quasi dovuto tirargli fuori le parole di bocca, una volta in cielo il ragazzo era praticamente un’altra persona, completamente sicura di sé ed estroversa; il che, probabilmente, era anche una cosa positiva, perché lo stregone pian piano cominciò a rilassarsi, concentrandosi sul suono delle parole dell’altro, senza coglierne realmente il significato. Era semplicemente rassicurante sapere che Sebastian aveva la situazione sotto controllo.
    Aksel cominciò a domandarsi come sarebbe stata la sua vita se fosse diventato un Cavaliere anche lui; pensò che non gli sarebbe piaciuto condividere i suoi pensieri con qualcun altro, soprattutto perché spesso essi erano incredibilmente sconci e maleducati. Probabilmente lui ed il suo drago immaginario avrebbero finito per ammazzarsi nel giro di qualche settimana.
    « Cominciamo a scendere. Reggiti » La voce di Sebastian lo fece tornare con i piedi per terra –metaforicamente parlando: non si era nemmeno accorto che Irae aveva iniziato ad andare verso il basso. Il moro si era stiracchiato, ma Aksel non si staccò da lui nemmeno un secondo, stringendosi anche più forte al semplice comando di reggersi a lui; e fu una buona idea, considerando che il maledettissimo bestione cominciò a divertirsi con una serie di acrobazia assurde che gli fecero arrivare il cuore in gola; e fu solo per un enorme sforzo di volontà che non si mise ad urlare come una ragazzina. Rimase con gli occhi rigorosamente serrati fino a quando non sentì che toccavano il suolo, ed a quel punto emise un respiro di sollievo che avrebbe potuto essere udito dall’altra parte del regno. Senza neanche rendersene conto aveva ricominciato ad imprecare mentalmente e non, maledicendo tutti gli antenati di quel maledettissimo Cavaliere che l’aveva quasi fatto ammazzare più di una volta, quel giorno; gli lanciò un’occhiata assassina vedendolo scendere e sentendolo elogiare il dannatissimo drago. Lo stregone scese dal dorso dell’animale, sentendo gli arti doloranti per la posizione tenuta per tutto quel tempo; si sistemò la sacca sulle spalle e lanciò un’altra delle sue occhiate assassine a Sebastian. « La prossima volta andiamo a piedi. » Gli disse, scorbutico più che mai, mentre cominciava ad incamminarsi verso la locanda. Supponeva di essere seguito, ma in caso contrario poco male: in quel momento pensava a tutto, tranne che al sesso. Voleva solo sprofondare in un letto e dormire per una settimana o anche più.
    Aksel J. Hawkins @
     
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    Irae's Dragonrider • Male, 17.06.82 • And come closer?

    Non potè non ridere o almeno ridacchiare sotto i baffi quando Aksel finì per imprecare vivacemente e tirargli quell'occhiata assassina a cui lui incredibilmente, rispose con un bel sorrsio disteso: senza guardarlo negli occhi ovviamente, ma sembrava comunque di buon umore rispetto alla partenza. Stiracchiò le braccia verso l'alto, prima di far scrocchiare le ossa del collo.
    La testa di Irae si girò verso lo stregone e ruggì appena, come a dargli il suo saluto. - Non so che ci trovi in lui - latrò nella testa del Cavaliere, Irae. Aveva un atteggiamento palesemente irritato al pari del biondino. Pestava con le zampe e la coda prese a spazzare per terra, nel cortile antistante la locanda facendo versi di sorta e sbuffando zaffate solforiche dalle narici. Lui si limita a voltarsi, per fissarlo « Basta, perfavore » gli domandò solo, sollevando le sopracciglia in una richiesta muta. L'animale sbatte ancora un paio di volte la coda prima di accucciarsi, consentendo al cavaliere di slegare i vari sacchi e condurli verso le stalle. Uno scambio di battute con lo stalliere, prima di cedere i sacchi di farina e tornare verso Irae. Una carezza sul dorso dell'animale, prima di lasciarlo andare « A domani » mormorò osservandolo levarsi in volo e dirigersi chissà dove.
    Fu la volta di voltarsi allora e osservare dove fosse finito Aksel, diversi metri più avanti. Si accigliò appena e scattò in avanti « Aspettarmi no? » chiese riassumendo l'atteggiamento pacato e guardingo di prima. La porta della locanda era davanti a loro e lasciò che fosse lo stregone ad entrare per primo, seguito dalla sua figura. Uno sguardo fugace agli avventori, salvo scoprire che non c'era nessuno con il quale avesse qualche conto in sospeso.. « Ti fermi in sala comune a mangiare un boccone? » domandò in uno slancio amichevole verso il biondo. L'idea di mangiare da solo, gli metteva tristezza. Già immaginava l'angolo buio nel quale si sarebbe rintanato. L'aria era pregna di un odore delizioso di spezie, bacche primaverili e carne arrosto assieme alle patate. Si leccò le labbra e addocchiò la via verso le cucine. Quanto avrebbe voluto sgusciarvi dentro. Guardò di nuovo di sottecchi l'altro mentre si infilava le mani nelle tasche. Ondeggiò sui piedi e mordicchio il labbro inferiore stretto nelle spalle.
    « Altrimenti.. a domani o buon viaggio, se.. prosegui a piedi »
    disse senza che gli venisse fuori una frase molto più furba da esprimere in quel momento. All'idea di risultare banale, arrossì leggermente. « Che impiastro che sono » si pentì mentalmente della sua.. ingenuità. Chissà che razza di opinione potevano farsi gli altri. Qualcuno già lo guardava strano. Sembrava un dannato palo, magro e atletico. E soprattutto imbambolato con mezzo viso rivolto verso il basso. Si decise a fare un cenno all'oste e compagnia che ricambiò con una grassa risata prima di indicarlo e parlottare con gli avventori. Avvampò in viso e deglutì, a disagio.
    Sebastian Lowe Björk @
     
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  3. anguissette
     
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    Sentiva i muscoli tutti indolenziti, come se fosse rimasto pietrificato per secoli e secoli; gli faceva male praticamente tutto il corpo. Incrociò le dita delle mani davanti a sé e portò le braccia sopra la tasta, sgranchendosi la schiena; la maglietta si sollevò, lasciando scoperto lo stomaco piatto con sottile la striscia di pelo biondo che andava giù fino a… beh, avete capito dove. Aksel sapeva di essere sensuale, e si dispiacque di essere girato e che Sebastian non potesse vederlo: gli sarebbe piaciuto provocarlo ancora un po’. Riprese a camminare in direzione della locanda, senza nemmeno accorgersi dell’irritazione di Irae, alle sue spalle, né della discussione che il drago ed il Cavaliere stavano avendo. Si voltò per qualche secondo, cercando con lo sguardo il suo accompagnatore, tutto impegnato a scaricare i sacchi dal dorso della bestia… avrebbe anche potuto aiutarlo, probabilmente, visto che era uno stregone; sarebbe stato un gioco da ragazzi, in realtà, ma non ne aveva voglia. Preferiva osservarlo attentamente. Studiò con precisione ogni suo movimento, accorgendosi di non essere poi così stanco… cioè, lo era, ma non si è mai stanchi per certe cose, e Sebastian gli ispirava un certo languorino che non aveva nulla a che vedere con il riposo. Ed in quel momento desiderò sì un letto, ma vi desiderò anche il moro sopra. Il pensiero lo fece sorridere.
    Il Cavaliere congedò il suo drago e fece per andare verso la locanda, così Aksel riprese a sua volta ad incamminarsi. Venne raggiunto poco dopo, e l’affermazione di Sebastian gli fece nascondere un sorriso soddisfatto. « Non sapevo dovessimo entrare in coppia. » Rispose, sarcastico, entrando per primo nel locale. C’era un profumo delizioso che gli fece contorcere lo stomaco in una morsa dolorosa: il biondo era la tipica persona che potrebbe mangiare come un maiale e non mettere su un chilo; ed effettivamente mangiava veramente come un porco, aveva sempre fame. Sebastian gli domandò se volesse fermarsi a mangiare; gli augurò buon viaggio, nel caso avesse deciso di andare a letto e di proseguire a piedi l’indomani. Aksel non aveva ancora deciso cosa avrebbe fatto la mattina seguente, ma di certo non sarebbe andato a letto subito: doveva mettere sotto i denti qualcosa. E poi il Cavaliere aveva cominciato a mordicchiarsi i denti inconsapevolmente, in un modo così sensuale che gli fece sentire una fitta all’inguine. Non poteva proprio andarsene. Lo vide avvampare notando degli uomini che apparentemente ridevano di lui dall’altro lato della sala; provò un moto di irritazione, perché avrebbe preferito di gran lunga essere lui la causa di quel rossore. Non gli piacevano i prepotenti né i maleducati, forse perché lui lo era in primis, ed al posto del moro avrebbe scatenato un putiferio; ma visto che non si sentiva particolarmente toccato dalla faccenda decise di non farci troppo caso.
    « Mangerò qualcosa. » disse soltanto, guardandosi attorno per cercare un tavolo isolato; non gli piaceva stare in mezzo alla gente, anzi; preferiva di gran lunga stare con le spalle al muro, perché lo faceva sentire più sicuro… era parecchio paranoico, a volte, d’altra parte tutti i narcisisti lo sono. Pensano sempre che il mondo degli altri giri intorno a loro.
    Aksel J. Hawkins @
     
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    Irae's Dragonrider • Male, 17.06.82 • And come closer?

    All'accenno dell'altro, sulla necessità di entrare in coppia, Bastian si è limitato a sorridere ed entrare.
    Ma ora, se avesse dovuto pensare ad un termine che poteva calzargli addosso, sarebbe stato sicuramente "inetto". Oppure inadeguato. Oppure smidollato. Insomma, il vocabolario si sarebbe veramente sprecato con le ingurie che si sarebbe potuto rivolgere da solo. Seguì in silenzio Aksel al tavolo da lui scelto, guardandosi attorno. Abbastanza isolato. Aggrottò appena la fronte ma non si sbilanciò in commenti di sorta« Prendi.. posto, vado a fare l'ordinazione » suggerì verso Aksel con un sorriso debole, di quelli vagamente rassegnati senza mai guardarlo negli occhi. Si preoccupò di sfilare l'ingombrante spada bastarda alloggiata nel fodero, posandolo di lato allo scranno del tavolo. Un sorriso blando, gli occhi bassi prima di spostarsi e incamminarsi con passo leggero e sinuoso fino al bancone.
    Inutile dirlo. I lineamenti di Sebastian erano fini, morbidi se parlavamo degli zigomi e non del naso acquilino o della mascella squadrata. E le sue movenze erano tutto meno che l'incarnazione della virilità. Indubbiamente aveva una certà fisicità muscolare, perchè non era gracile ma si muoveva come se scivolasse. Perchè il suo più grande pregio era la velocità e la reattività. Raggiunse il bancone senza problemi, rivolgendosi non tanto all'oste, quanto ad uno sguattero. « Due porzioni abbondanti del piatto del giorno e .. qualcosa di caldo, non speziato, da bere » ordinò, rimanendo vicino al bancone per circa una mezza dozzina di minuti, prima che il vassoio con due ciotole fumanti di qualcosa più una caraffa di qualcos'altro, gli fossero allungati senza tanti riguardi. Tirò fuori le monete e le lasciò cadere nella mano dell'oste, prima di voltarsi con il tutto per incamminarsi indietro, intenzionato a non dar fastidio a nessuno.
    Inutile dirlo che gli uomini che prima avevano riso di lui non erano dello stesso avviso, nonostante le insegne lo identificassero come "Cavaliere di Drago". L'oste prese le distanze non senza sghignazzare leggermente per servire gli altri avventori mentre gli altri tre tizi si misero in mezzo, sbarrandogli il passo. Lo si fermò, fissandoli di sottecchi accigliato. Quindi provò semplicemente ad aggirarli, beccandosi saldamente uno spintone in mezzo al petto con un -- Ehi boccuccia di rosa, dove credi di andare?-- domandò il primo uomo con un'imponente barba che era più alto di Sebastian e doppio il grosso.
    Lui vacillò bruscamente rischiando di rovesciare la caraffa che sciabordò un po' di liquido oltre il bordo, sporcandogli la casacca. « Gradirei tornare al tavolo, Signori » spiegò lui, la voce piatta e distante ora, senza lasciar traccia di paura o di timore. Con la coda dell'occhio guardò verso la posizione di Aksel, uno sguardo neutro. Fu però uno sguardo prima che il secondo energumero decidesse letteralmente di spintonarlo in avanti, dopo essergli passato di spalle. Bastian si sbilanciò ovviamente di nuovo in avanti cercando l'equilibrio che venne a mancare mentre il terzo, gli faceva lo sgambetto. Il vassoio prese il volto così come la sua cena, i piatti, le stoviglie e la caraffa, mentre lui finiva irrimediabilmente steso lungo per terra, cadendo di pancia come una pera cotta. Si sentì solo un lieve « Ouff » dato dall'aria espirata di colpo dai polmoni del cavaliere seguito poi da un rantolo, dovuto alla faccia schiantata sul pavimento sudicio. Nel cadere aveva sbattuto col fianco contro qualcosa e ovviamente, gli faceva male al momento. Si sentì un fracasso di vettovaglie che cadevano, seguito da un coro di risate -- Ehi principessa, ti sei messa i tacchi troppo alti? -- chiese il primo dei tre.
    Ma no, non aveva intenzione di farsi pestare, non oggi e non lì. Dopo qualche attimo di smarrimento finì per puntellare le mani per terra cercando di tirare su il busto. Riuscì quasi a piegare le gambe prima che il piede del capo tra i tre energumeri, calasse impietoso sulle sue spalle, spingendolo di nuovo violentamente a terra. Battè lo zigomo sulle assi di legno con un lieve rantolo, un rivolo di sangue che sporcava la bocca. Nessuno sembrava aver fatto caso ad Aksel -- Sai cosa facciamo a quelli come te? -- chiese questi, aumentando la pressione. Ma Bastian fu lungi da gemere di dolore. Contrasse la cassa toracica per resistere alla pressione. « Curioso che.. siate in tre per prendervela con uno » rantolò, con un lievissimo sorriso che venne smorzato quando uno degli altri due non apprezzò la battuta, assestandogli un calcio nello stomaco. L'altro si scrocchiò le mani. E per quanto si potesse provare a reagire, lo spazio di manovra per il cavaliere era veramente minimo.
    Sebastian Lowe Björk @
     
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  5. anguissette
     
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    stregone • alcoholic kind of mood
    Askel trovò un angolo perfetto, accanto alla parete, e vi si diresse senza alcuna esitazione; sapeva che Sebastian l’avrebbe seguito, così si sedette con le spalle al muro, guardando dritto verso il bancone. Il Cavaliere gli disse di prendere posto, e con un tono piuttosto sommesso aggiunse che sarebbe andato ad ordinare… il che implicava che probabilmente avrebbe anche offerto lui la cena. Aksel annuì; probabilmente un’altra persona si sarebbe preoccupata di almeno far finta di voler pagare, ma a lui quei giochetti non piacevano, e se Sebastian voleva sganciare anche per lo stregone tanto meglio. Il biondo non navigava certo nell’oro. Si stiracchiò sulla sedia, dopo aver appoggiato la sua sacca per terra, appoggiò i gomiti sul tavolo e il mento sulle nocche delle mani e rimase imbambolato a guardare il fondoschiena del moro mentre si allontanava. Era decisamente un bel culo, su cui si potevano fare un sacco di pensieri decisamente poco casti… Sebastian arrivò al bancone e parlò con uno sguattero, poi Aksel ammirò per qualche minuto la sua figura di spalle, mordicchiandosi il labbro inferiore. Era una bella preda, poco ma sicuro; poi il Cavaliere si girò, tenendo in mano un vassoio con sopra delle brocche e dei piatti, e si incamminò verso di lui; al biondo non venne nemmeno in mente di aiutarlo, anzi; decise di osservarlo attentamente mentre si muoveva nella sua direzione. Non si accorse immediatamente degli uomini che avevano deciso di importunarlo; erano gli stessi di qualche minuto prima, e sembrava si divertissero parecchio a rompere le palle agli altri. Dei veri simpaticoni; li osservò bloccare la strada a Sebastian, degli omaccioni più larghi che alti che avevano tutta l’aria di avere il quoziente intellettivo di una nocciolina. Da quella distanza non poteva sentire molto, ma vide uno degli energumeni dare uno spintone al moro, che reagì dicendo qualcosa; ad Aksel venne da ridere, pensando che forse il Cavaliere pensava di potersi liberare di quegli idioti chiacchierandoci tranquillamente. Ovviamente si stava sbagliando.
    Uno degli uomini lo spinse in avanti, mentre l’altro gli faceva lo sgambetto, così Sebastian si ritrovò lungo e disteso per terra, insieme alla loro cena; lo stregone si alzò in piedi, irritato, indeciso se intervenire o meno… avrebbe voluto aiutarlo, ma d’altra parte un Cavaliere di Drago avrebbe dovuto sapere difendersi da solo. Non era normale farsi mettere K.O. così facilmente; lo osservò ancora, mentre cercava di rialzarsi e veniva puntualmente schiacciato al suolo. Fu solo quando notò il sangue, che Aksel cominciò ad incazzarsi veramente: non gli piacevano i prepotenti; lui lo era, certo, ma solo con le persone giuste, e Sebastian era chiaramente innocuo. Solo i codardi potevano prendersela con lui; all’ennesimo calcio nello stomaco decise di intervenire.
    « Sono sicuro che i vostri progetti per il mio amico siano più che interessanti » disse, a voce alta e chiara, mentre lasciava il suo tavolo e si avvicinava di qualche passo al gruppetto « purtroppo, però, credo che ora mi dobbiate una cena. » Indicò la sua zuppa, che giaceva miseramente sparsa sul pavimento, ma non distolse lo sguardo dagli energumeni che gli stavano davanti. Non sembravano certo in vena di fare amicizia, ma Aksel aveva dalla sua la magia e parecchia frustrazione arretrata.
    Il tizio che teneva Sebastian fermo al suolo (che Aksel rinominò come Energumeno1) emise una specie di grugnito contrariato, mentre uno dei sui amici, Energumeno2, si avvicinava al biondo con un’aria che probabilmente doveva apparire minacciosa. « Ti faccio vedere io cosa ti dob » cominciò, quando lo stregone lo interruppe « Gan aer! » bisbigliò, e l’uomo si bloccò all’improvviso, portandosi le mani alla gola come se gli mancasse l’aria. Cadde in ginocchio; la sala venne percorsa da dei mormorii, mentre i suoi amici cominciavano ad inveire contro il biondo; lui tenne lo sguardo fisso su Energumeno2, attento a non asfissiarlo, ma si rivolse ai suoi compagni. « Lasciate in pace il mio amico ed il vostro non muore » disse, senza giri di parole. « Poi andatevene, ché questo non è posto per gli animali » Non si sarebbe fatto nessun problema ad ucciderli; per lui la vita altrui valeva poco o niente. L’uomo era diventato paonazzo in viso, ed un suo compare stava cercando inutilmente di aiutarlo; Energumeno1 insultò tutti gli antenati del biondo, ma alla fine lasciò andare Sebastian. « Finisci questa diavoleria! » Gli gridò, indicando il compare accasciato a terra; Aksel pose fine all’incantesimo, ma non senza una certa riluttanza: aveva sperato in un po’ di opposizione. La sua preda cadde a gattoni, respirando rumorosamente per cercare di prendere fiato. Lo stregone lo ignorò. « Ora dovete andarvene, signori » Disse infine, lanciando uno sguardo al suo Cavaliere per assicurarsi che stesse bene.
    Aksel J. Hawkins @
     
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    Irae's Dragonrider • Male, 17.06.82 • Thanks?!
    Era ovvio. Sebastian NON era uno di quei tipi che passavano alle mani. Per quanto sapesse picchiare duro con le mani e menare fendenti più veloci di quello che i nemici si aspettavano.. non gli piaceva. Aveva le mani macchiate di sangue, non innocente. Ma non aveva mai ucciso ne aveva intenzione. Era qualcosa di immorale e profondamente inopportuno dal suo punto di vista. E sopra la sua testa intanto, c'erano però tre energumeri che non la pensavano allo stesso modo. Anzi, sembrvano intenzionati ad usarlo come divertimento. Il che sarebbe significato contusioni ogni dove e lividi per le prossime due settimane, come minimo. Sarà stato anche fisicamente più piazzato della media, ma il suo sistema immunitario, faceva acqua da tutti i buchi. Senza magia di qualche stregone, sarebbe guarito il giorno del mai.
    Tutto accadde terribilmente in fretta. Dalla sua posizione aveva paradossalmente una visione privilegiata di quello che accadde. Il biondo sì alzò dalla sua seduta e cominciò ad avvicinarsi. Un lampo di preoccupazione passò in fondo agli occhi di Sebastian. In mezzo al dolore e alla saliva che colava mista al sangue, provò il timore che per colpa di sua, potesse rimetterci il biondo. Che alla fine era innocente quanto lui, ma ovvio.. lui era un dannatissimo martire, piuttosto inutile per giunta. Osservò la figura di Aksel avanzare, sostenere che i progetti per lui fossero più che interessanti, ma che reclamava una cena da parte loro, accennando alle ciotole rovesciate. « Lascia stare Aks.. » riuscì appena a balbettare con voce stentata e roca ma no, non aveva gemuto o rantolato o mostrato in qualche modo il suo dolore. Su quello aveva un minimo di orgoglio. Piegarsi ma non rompersi.
    Strinse le mani a pugno quando Enegumero2 partì alla volta dello stregone, provando ad alzarsi con verso di fatica, salvo esser risbattuto a terra. Alzò gli occhi e se ne accorse un attimo dopo che Aksel aveva lanciato un incanto, con quel baluginio dorato in fondo agli occhi. Rimane a fissarlo, non tanto sull'effetto mentre quegli tornavano della stessa tonalità di sempre, prima di accorgersi di quanto stesse facendo. Insomma, vide il grassone cadore in ginocchio e sgranò gli occhi con un « No.. » che era la punta dell'iceberg dell'idiozia. Insomma, lo stavano picchiando? Eppure.. Gemette quando enorgumero3 in un tentativo di opporsi, gli strattò i capelli all'indietro, prima che arrivasse la minaccia di lasciare lui in pace e l'altro non sarebbe morto. Sentò il peso sulla schiena alleggerirsi prima che enorgumero1 chiedesse la resa. Lui non mostrò paura, si limitò a tossire e a tirarsi prima in ginocchio, poi in piedi senza chiedere aiuto o appoggiarsi a qualcosa.
    Le labbra si piegarono in un leggero quanto soffuso « Grazie » decisamente a bassa voce. Il trio di energumeri decise di recuperare il loro compagno incedentato e di andarsene, non senza passare accanto a Bastian e dargli per spinta, una leggera spallata. Lui incespicò appoggiandosi poi alle sedie di un tavolo libero. Chiuse gli occhi e inspirò « Avete.. due stanze libere? » biascicò il Cavaliere verso l'Oste. Questo lo guardo con un fare sprezzante e si limitò a rispondere che c'era una stanza libera sola o altrimenti il fieno nella stalla. Inspirò profondamente. Improvvisamente sembrava infinitamente stanco « Prendi la stanza, dormo io in stalla » disse ovviamente verso l'altro, portando una mano al labbro. Lo toccò appena, sussultando di poco. Scosse la chioma scura, tenendo gli occhi particolarmente bassi ora. Ogni possibile traccia di fame, se n'era andata.
    Sebastian Lowe Björk @
     
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  7. anguissette
     
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    stregone • alcoholic kind of mood
    Aksel era più che semplicemente irritato: era incazzato nero. Con quei tre idioti senza cervello e con Sebastian, per ragioni diverse ma, a suo parere, tutte estremamente valide: i tre energumeni erano, appunto, degli energumeni senza cervello, il quale era già un buon motivo per detestarli (Aksel era personalmente convinto che tutte le persone stupide meritassero l’estinzione, e quelli rientravano indubbiamente nella categoria), ed in più pretendevano anche di sembrare cattivi, quando in realtà erano solamente dei poveri idioti. Lo stregone era il primo che non risparmiava la crudeltà, ma secondo la sua teoria soltanto gli uomini intellettualmente limitati si concentravano sul dolore fisico; c’erano modi molto più sottili ed affascinati per far soffrire le persone. In altre parole, quelli erano solo feccia, e lo faceva incazzare l’idea che i tre, dentro di loro, potessero ritenersi veramente delle persone intelligenti. Per quanto riguardava Sebastian, invece, avrebbe voluto ammazzarlo con le sue stesse mani: era un maledetto Cavaliere di Drago, e non aveva alzato un solo dito per difendersi; non riusciva proprio a capirne il motivo. Se non fosse stato per lui, probabilmente si sarebbe lasciato pestare ben bene come un qualsiasi bamboccio indifeso, quando, Merlino, aveva un drago! Non che si fosse preoccupato, figuriamoci, lui non si preoccupava per nessuno, tantomeno per un ragazzino semisconosciuto –continuò a ripetersi, cercando di giustificare il suo intervento.
    Il trio se la diede a gambe, ascoltando saggiamente il suo consiglio, anche se Aksel avrebbe preferito di gran lunga continuare a sfogare la sua rabbia repressa su di loro; comunque, ormai la sua cena era andata a farsi benedire, così si avvicinò al Cavaliere, che lo ringraziò per l’aiuto. Il biondo gli lanciò l’occhiata più irritata che avesse nel suo repertorio, deciso a fargli una ramanzina non appena ne avesse avuto il tempo; si domandava come avesse fatto il moro a sopravvivere tutti quegli anni senza di lui. Scosse la testa, rassegnato.
    Sebastian domandò all’oste se avesse due stanze libere, il quale disse di averne soltanto una, e che l’altro avrebbe potuto dormire nella stalla. Subito il suo compagno si offrì di prendere la sistemazione più scomoda, ma Aksel, più irritato che mai, scosse la testa. « Uno di noi due ti sembra per caso un cavallo? » domandò al proprietario della locanda, senza nascondere il suo tono rabbioso. Imprecò, tirando fuori delle monete dalla tasca delle braghe e appoggiandole sul bancone; l’uomo gli porse una chiave, indicandogli le scale. « Se ti permettessi di dormire nella stalla, probabilmente ti lasceresti picchiare da un pony » disse Aksel al Cavaliere, avviandosi verso il tavolo per riprendere la sua sacca, abbandonata qualche minuto prima. « Divideremo la stanza. » Non c’era nessuna malizia nella sua voce, cosa alquanto rara: in qualsiasi altra situazione sarebbe stato eccitato all’idea di dormire con Sebastian, ma era arrabbiato con lui ed aveva perso la voglia di scherzare. Si limitò quindi a precederlo sulle scale.
    Aksel J. Hawkins @
     
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    Irae's Dragonrider • Male, 17.06.82 • WTF?!

    Tutta quella situazione aveva dell'assurdo, del tragicomico del.. ridicolo. Insomma, era lui il cavaliere quello "senza macchia e senza paura". Ok, le macchie cercano ma la paura quella veniva raramente. Come l'avrebbe spiegato ad Aksel che lui era un'anima pacifica? E lo sorprese non poco vedere come l'altro si immischiasse facendo la voce grossa con il locandiere chiedendo se uno dei due gli sembrava per caso un cavallo. Si acciglio impercettibilmente perchè alla fine a lui non dispiaceva. Insomma, gli animali emettevano calore, il suo giaciglio se lo sarebbe fatto e volendo forse, sarebbe riuscito a guadagnare abbastanza spazio per farci entrare Irae. Daltronde quel drago era veramente.... piccolo. Insomma, XXS Dragon.
    « Aksel non c'è bis.. » ma quest'ultimo lo sorprese dicendo che se gli avesse permesso di dormire nella stanza, si sarebbe fatto calpestare da un pony. Abbassò di nuovo gli occhi e inspirò prima di succhiare il labbro che stilava sangue che correva sul mento. Pasteggiò appena con il sangue mischiato alla saliva prima di degluttire, salvo udire l'ultima imperativa frase del biondino: avrebbero diviso la stanza.
    Alzo quasi di scatto gli occhi, un lampo di orrore passò in essi. Insomma, era quanto più potesse esserci di .. disdicevole. Almeno così voleva il pregiudizio popolare. Sentì sulla schiena le occhiate di scherno di qualche avventore, prima di spostarsi fino al tavolo, dove recuperò la spada bastarda. Tirò bene le cinghie e tenendola per l'impugnatura, non disse nulla, limitandosi a seguire poi il biondo su per le scale. Ne fissò la schiena, i capelli, gli abiti e immancabilmente il fondoschiena e le gambe. « Sgattaiolerò via appena si sarà addormentato » fu l'ovvia conclusione a cui giunse, quasi con serenità e una brutta botta di rammarico. Attese quindi di arrivare al piano e percorrere il corridoio che portasse alla stanza.
    Una volta dentro, emese un sospiro leggero prima di togliersi la spada di dosso, la cintura con appese ai fianchi i due tascapane e senza battere ciglio, levò il giaccone pesante, buttandolo in un angolo lontano dal letto. Sotto indossava la casacca che ne risaltava la corporatura asciutta e longilinea oltre ovviamente, alla cotta di maglia che indossava. Diede un'occhiata alla stanza. Un letto spartano più simile ad un ciaciglio pulcioso, seguito da una scrivania pericolante con due sedie, una cassapanca per gli abiti, un camino spento e fuligginoso assieme ad una finestra che dava sull'aia di fronte alla locanda. « Io dormo per terra » e avrebbe voluto aggiungere qualcosa che sarebbe suonato come "e non è in discussione". Ma non era nell'indole di Bastian, ordinare. Perciò, semplicemente se lo tenne per se, andando a massaggiarsi con la mano destra, la spalla opposta, non senza una smorfia di dolore.
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    Teneva la sua sacca appesa alla spalla destra, sorretta solo dalla sua mano, e si incamminò verso le scale, senza curarsi di essere seguito da Sebastian. Non era certo la sua balia, anche se sospettava che ne avrebbe avuto bisogno. Comunque, non aveva intenzione di nascondere in alcun modo la sua irritazione; e nonostante chiunque avrebbe potuto obiettare che non aveva alcun diritto di arrabbiarsi così tanto per quello che era successo, visto che conosceva il Cavaliere da più o meno cinque minuti e quest’ultimo non doveva in alcun modo rendergli conto delle sue azioni, Aksel era sinceramente convinto di avere tutte le ragioni del mondo per essere incazzato. Se fosse stato da solo, il moro, probabilmente si sarebbe fatto conciare per le feste, e l’idea gli dava incredibilmente ai nervi.
    Avviandosi verso il primo piano, lo stregone ebbe modo di sentire i commenti ed i borbottii degli uomini nella locanda, probabilmente scandalizzati all’idea che due uomini avrebbero condiviso il letto. Anche se non fosse stato gay, ad Aksel non sarebbe importato un accidente dell’etichetta, ma non aveva più intenzione di provarci con Sebastian, almeno per quella sera, e comunque l’opinione di quegli idioti non gli interessava affatto. Potevano chiamarlo checca, finocchio o in qualsiasi altro modo; rimanevano comunque degli inutili scarafaggi, e non aveva intenzione di sprecare tempo pensando a loro. E poi, effettivamente, lui era una checca, e non vedeva niente di vergognoso o poco virile in quello.
    Arrivarono nella stanza, che non valeva assolutamente tutte le monete che costava; il letto era troppo piccolo perché due uomini potessero starci comodamente, ma per fortuna sia lui che il Cavaliere erano magrolini, quindi probabilmente il problema non sarebbe sorto. Aksel sentì che il moro si spogliava, e lui fece altrettanto: lasciò cadere la sacca sul pavimento, sollevando un po’ di polvere, poi si levò tutto ciò che aveva addosso, rimanendo solo con la camicia rozza e bianca –più o meno bianca, in realtà- e le braghe. Dopodiché si voltò verso il suo compagno, che si era tolto la giacca e che, nonostante l’irritazione, rimaneva comunque un gran bocconcino. Si immaginò di privarlo del tutto dei vestiti; subito dopo, però, ricordò di essere arrabbiato, quindi scacciò l’immagine dalla testa. Sebastian gli disse che avrebbe dormito sul pavimento; lo stregone inarcò le sopracciglia, scettico, mordendosi la lingua per non rispondergli male… e fallendo miseramente. « Temi che io possa attentare alla tua virtù? » domandò sarcasticamente, lanciandogli un’occhiataccia infastidita. Scosse la testa, contrariato, poi chinò verso il camino, dove un ciocco di legno era stato lasciato pronto per l’utilizzo. « Tine » sussurro, l’incantesimo per evocare il fuoco, e spuntò dal nulla una piccola fiamma che cominciò a riscaldare l’ambiente. Non era granché, ma in mancanza di altra legna avrebbero dovuto accontentarsi. « Dormi dove ti pare, Cavaliere… » disse, ancora di spalle. Si incantava spesso a guardare le cose bruciare, e quella volta non era un’eccezione. «…ma puoi stare tranquillo. Non ho più voglia di provarci con te, questa sera. » Scrollò le spalle, emise un sospiro stanco mentre si passava una mano tra i capelli biondi. Quella giornata era stata infinita e lui era distrutto; l’ultima cosa di cui aveva bisogno era mettersi a discutere.
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    Irae's Dragonrider • Male, 17.06.82 • And come closer?

    Si chinò per cominciare a togliere gli stivali, che finì per gettare in un angolo, piegandosi in avanti e dando spettacolo del fondoschiena allo stregone. Si tirò su con uno sbuffo e poi prese i lembi della cotta di maglia che tirò via. La fece cadere a terra con un tonfo secco, segno che doveva pesare ben più di quanto non sembrasse. Daltronde era pensata per resistere alle peggiori ferite e non avrebbe in alcun caso dovuto far passare il filo di una spada. Si levò anche i bracciali metallici, che tintinnarono sul pavimento, seguiti dagli spallacci e dai parastinchi. Aveva una quantità di metallo addosso che bisognava chiedersi come avrebbe potuto muoversi. Eppure, faceva parte dell'addestramento e della normale dotazione. Nulla che non fosse nella norma.
    Era lì lì per togliersi anche la casacca color fumo, quando Aksel fece quella specie di battuta. Sgranò gli occhi, tirando giù la stoffa, via dalla testa con solo le braccia infilate « C-Cosa? » balbettò preso in contropiede. Osservò la sua figura poi avvicinarsi al camino e generare una fiammella debole. Guardò come il rosso del fuoco ne risaltasse i lineamenti e gli occhi caddero sui capelli, osservando per qualche istante, come rapito i riflessi e i giochi di luce che il rosso della fiamma, creavano sulle ciocche del giovane stregone. Deglutì, arrossendo e finendo di togliersi la casacca. Era umida e avrebbe avuto bisogno di asciugare al fuoco, almeno un po', tanto che la buttò sulla sedia vicino al caminetto, scompostamente. Rimase a petto nudo: un busto fatto di massa magra e muscoli, dove quest'ultimi erano delinati ma per nulla eccessivi. Sulla spalla colpita, sul viso e sulla schiena cominciavano a formarsi gli ematomi violacei, che spiccavano sulla pelle chiara.
    Si avvicinò di pochi passi alla cassapanca, sollevandone il coperchio per rivelare una piccola pila di legna a disposizione degli avventori. Ne tirò fuori i pezzi più sottili, salvo avvicinarsi al fuoco, senza entrare nelle traiettoria di Aksel. Fece una smorfia nel chinarsi ma non si lamentò, mentre con le mani allungate, disponeva la legna affinchè venisse bruciata dalla fiamma magica generata dall'altro.
    Non alzò gli occhi sullo stregone che fissava incantato il fuoco. Ma si fermò all'ultima frase dell'altro, come paralizzato « Provarci con me.. » rise appena, con una risata che però sapeva di nervoso, isterico? No, ma comunque teso. Sapeva che quello a cui stava rispondendo era qualcosa di sbagliato, almeno nella concezione comune e passabile al filo di spada, almeno per un cavaliere. « Come no » .. mormorò sottovoce, quasi pensasse di non avere speranze in merito, rifilando un'occhiata dal basso verso l'alto, al giovane « Sarei un compagno di letto scomodo. Sono spigoloso, tutt'ossa e tendo ad occupare spazio » cercò di abbozzare una battuta stupida e fuoriluogo, stringendosi appena nelle spalle magre. Il farlo gli procurò l'ennesima smorfia mentre rimaneva chinato a nanetto, in equilibrio sulle gambe, con le mani tesi verso il fuoco, per scaldarsi e sciogliere i muscoli, dopo tutta quella giornata che in sè, era veramente stata sfiancante.
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  11. anguissette
     
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    Era come una danza, la più elegante del mondo, che teneva il ritmo di una musica silenziosa. Le fiamme si inseguivano, si fondevano, poi si allontanavano l’una dall’altra, un po’ come il sesso. Aksel avrebbe passato ore ad osservarle, perché il fuoco era uno degli elementi che più lo affascinavano al mondo, ad avrebbe voluto saperlo padroneggiare al meglio. Sentiva Sebastian che continuava a spogliarsi alle sue spalle, ma non si girò, troppo incantato per poter dedicare altre attenzioni a chiunque, compreso il suo bel compagno. Il cavaliere sollevò qualcosa e poco dopo apparve al suo fianco con in mano dei ciocchi di legna, piegandosi per metterli nel camino. Aksel lo osservò con la coda dell’occhio, vedendolo per la prima volta senza maglietta: il suo petto era nascosto, ma la sua schiena era elegante, forse un po’ sproporzionata sulle spalle ma in un modo decisamente sensuale, che lo stregone apprezzò parecchio. Non gli erano mai piaciute le bellezze troppo canoniche, la perfezione così banale; a lui piacevano gli uomini particolari, forse perché lui invece era il tipico ragazzo angelico, biondo ed occhi color ghiaccio.
    Sebastian reagì nel suo strano modo verginale alla mezza provocazione di Aksel, balbettando e andando completamente nel panico; al biondo non sembrava che apprezzasse particolarmente le sue allusioni, ma non voleva smettere comunque perché, in fondo –molto in fondo, probabilmente talmente in fondo che nemmeno lui se ne rendeva conto- il moro gli piaceva. Lo vide mentre gli lanciava un’occhiata, poi gli disse di essere un compagno di letto scomodo. Questo lascialo giudicare a me, pensò Aksel con malizia, ma decise di non esternarlo ad alta voce. Si limitò a fissare l’altro mentre allungava le mani verso il fuoco, cercando di scaldarsi, con i muscoli delle braccia che diventavano sempre più evidenti, tanto che lo stregone si sentì per un attimo pervadere da un calore che non sembrava avere niente a che fare con il fuoco. « A me piacciono le cose spigolose… » si lasciò sfuggire, in un commento forse fin troppo esplicito. Era vero che non aveva troppa voglia di provarci, ma rimaneva comunque un pervertito, stanco o meno, ed era nella sua natura dire e pensare cose sconce. Scosse la testa, passandosi un’altra volta la mano destra tra i capelli, ed allora notò la smorfia di dolore che passò sul viso del suo compagno. Si domandò quanto forte avessero pestato quei bifolchi, dandosi dello stupido per non essersene accertato prima; aveva dato per scontato che, essendo un cavaliere, Sebastian non si fosse fatto troppo male.
    « Alzati » disse, in un tono che sembrava decisamente un ordine. Si allontanò per lasciargli un po’ di spazio, non togliendogli gli occhi di dosso. « Fammi vedere quanto male ti sei fatto » non era un asso negli incantesimi di guarigione, ma forse avrebbe potuto aiutarlo in qualche modo; era stanco e non aveva assolutamente voglia di usare la magia, ma gli sarebbe dispiaciuto se Sebastian si fosse riempito di ematomi, rovinando così il bel faccino che si ritrovava… e sì, forse era anche un po’ preoccupato. Si sentiva stranamente apprensivo nei confronti del moro, e la cosa era assurda per svariati motivi: prima di tutto, perché ad Aksel non interessava nessuno, a parte se stesso; secondo, perché di solito sarebbero i Cavalieri a dover proteggere i loro stregoni, e non viceversa; terzo, perché lo conosceva da qualcosa come cinque ore, forse poco più.
    Incrociò le braccia al petto, assumendo la sua tipica aria pensierosa, che gli veniva più naturale di qualsiasi altra cosa, in attesa.
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    Irae's Dragonrider • Male, 17.06.82 • Why?
    Si erano riccamente impegnato per conciarlo male. Nonostante si muovesse con eleganza, quando l'altro gli chiese prima di alzarsi e poi di fargli vedere dove gli faceva male, Sebastian tirò su il viso, che sembrava quello di un furetto nell'osservarlo con attenzione. Aveva uno zigomo sgorbiato e gonfia, sulla spalla destra stava formandosi un livido violaceo così come poco sotto la cassa toracica e al centro della schiena. Il tutto, diventò abbastanza visibile quando incespicando, si tirò su in piedi
    « Perchè? » chiese di punto in bianco, perdendo ogni traccia di possibile.. pudore, imbarazzo o reticenza. Non era diventato spavaldo tutto d'un colpo, pareva solo stanco, tanto quanto il biondo e perplesso. Mosse qualche passo, fino ad arrivare alla sedia scricchiolante sulla quale si fece quasi cadere di peso senza mugugnare, limitandosi ad irrigidire la linea della mascella. Spinse indietro la testa, lasciandola ciondolare e fissò il soffitto « Perchè.. farsi carico di quegli energumeri, perchè arrabbiarsi, perchè.. voler dividere la stanza, perchè.. voler curarmi? Sono un sacco di.. perchè » bisbigliò prima che con una smorfia, tornasse a tirare su la testa, per fissare Aksel. « Sei esausto, quanto me. Pensiamoci.. domani » propose in uno slancio conciliatorio.
    Era stanco, tanto che chiuse gli occhi. Per un attimo ebbe il desiderio infantile di poter stringere le braccia attorno alla vita sottile dello stregone, posare la testa contro il suo addome e chiudere gli occhi, addormentarsi stretto a qualcosa che sapeva, profumava di buono. Ed era un uomo. Un uomo. Una dolorosa stilettata tutto meno che immaginaria gli strappò un piccolo gemito che gli fece aprire gli occhi di scatto, ricordandogli esigenze fisiologiche che.. beh, rischiavano di cadere completamente nel dimenticatoio, di tanto in tanto. Era una pudica verginella? No. Pudica sì. Quello sì. « Nemmeno mi conosci, stregone. Potrei sempre decidere di approfittare di te stanotte, e dopo tagliarti la gola » lo disse quasi a casaccio, era un pensiero ridicolo e lo sapeva anche Aksel, ma fa la prima cosa che gli passò per la testa per spingere via quell'imbarazzo e prurito inguinale che era tornato a fare capolino. Tutt'altro che metaforicamente.
    Sebastian Lowe Björk @
     
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  13. anguissette
     
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    stregone • alcoholic kind of mood
    Aksel si prese qualche secondo per osservare il compagno, prestando attenzione ai lividi ed agli ematomi, pentendosi di non aver fatto più male agli idioti che lo avevano aggredito. Lo irritava da morire vedere il viso di Sebastian conciato così; il modo in cui il Cavaliere si voltò a guardarlo e ciò che gli disse subito dopo lo lasciarono spiazzato. Il moro si era lasciato cadere su una vecchia sedia, poi aveva domandato cose a cui lo stregone non riusciva a trovare risposta. Perché se l’era preso così a cuore? Aksel non si preoccupava per gli altri, lui pensava sempre e solo a se stesso… allora perché era così arrabbiato? Perché si era innervosito così tanto nel vedere quegli uomini che facevano i bulli con Sebastian? Gli occhi chiari del Cavaliere sembravano volergli scavare nella scatola cranica, in cerca di risposte, ed il biondo decise di non poter sopportare quello sguardo. Si girò a fissare di nuovo il fuoco, mentre il suo compagno liquidava il discorso con la scusa della stanchezza. Aksel scrollò le spalle. « Non c’è un perché, Cavaliere. » disse, fingendo di prestare tutta la sua attenzione alle fiamme, quando in realtà era perfettamente consapevole della presenza di Sebastian poco lontano da lui, mezzo nudo, invitante, dubbioso. « Potrei inventare qualche stronzata da Principe Azzurro, ma la realtà è che mi stanno sul cazzo i bulli. » Tacque buona parte della verità, ovvero che gli stava sul cazzo chi faceva del male a lui, in particolare, perché non avrebbe potuto spiegarselo senza ammettere che Sebastian gli piaceva, e che sentiva in qualche modo il bisogno di proteggerlo. Non poteva essere vero e basta, perché Aksel non aveva un cuore. I sentimenti e le emozioni erano del tutto inutili, e lui li aveva sradicati da se stesso parecchi anni prima –o, forse, non ne aveva proprio mai avuti. Rendevano deboli, e lui odiava la debolezza.
    Lo stregone si voltò di scatto, quando il suo Cavaliere gli fece notare che avrebbe potuto tranquillamente approfittarsi di lui nel sonno e poi sgozzarlo. Sorrise, sfoderando il suo miglior sguardo alla ti scoperei in qualsiasi posizione , felice di poter concentrare nuovamente l’attenzione su un territorio che gli era più familiare. Il sesso era facile, lui lo capiva; andava sul sicuro. Si avvicinò lentamente alla sedia sulla quale era seduto Sebastian, piegandosi in avanti e poggiando le mani sui braccioli, per ritrovarsi quindi solo ad alcuni centimetri dalla faccia del moro. « Fidati, Cavaliere » disse, la voce che si era improvvisamente arrochita, più bassa e sensuale. Lo stava mangiando con lo sguardo, proprio mentre le idee si stavano affollando nella sua testa. « pagherei oro perché tu ti approfittassi di me. » Il suo sguardo vagò sul viso di Sebastian, prestando attenzione ai minimi particolari: i lineamenti spigolosi, la mascella dura e sensuale, il labbro inferiore così carnoso, da succhiare. Era bello, in un modo particolare, ma tanto da scatenare lui un desiderio incontrollabile. Riusciva a mandarlo a fuoco come nessun altro era mai riuscito.
    Il respiro di Aksel era improvvisamente accelerato, lievemente più affannoso. Avvicinò la bocca a quella dell’altro, arrivando a sfiorarla e poi fermandosi. Riusciva a sentire il suo respiro addosso, ed era leggermente inebriante, un po’ come del buon vino. Cercò di schiarirsi le idee. « Non è così facile farmi fuori. » disse, infine, per poi ritirarsi improvvisamente. Si avvicinò al letto, sbottonandosi i la camicia e lasciandola cadere sul pavimento; poi vi si sdraiò sopra, come se niente fosse, fingendo indifferenza. Aveva il petto scoperto e si sentiva ardere; non si curò nemmeno di controllare se le sue braghe facessero notare cosa stava succedendo nelle sue parti a sud dell’equatore. Rimase semplicemente in attesa, aspettando la prossima mossa del suo Cavaliere.
    Aksel J. Hawkins @


    ormoni in subbuglio, non ho resistito
     
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    Dragonrider • I'll hold my breath and jump right in.

    L'altro disse che gli stavano sul cazzo i bulli. Non potè non reprimere un leggero sorriso divertito, anche se il corpo gli doleva nella sua interezza « Non si direbbe, dal tuo atteggiamento generale » ammise sottovoce, prendendo in analisi anche la giornata passata. Insomma, era chiaro che Aksel fosse un po' sbruffone, ma era in debito con lui per avergli salvato la pelle, quindi quelle parole uscirono morbide, non certo derisorie. Quello che successe dopo in compenso, gli tolse ogni minima possibilità di replica.
    Non aveva messo in cantiere il doppio senso della sua frase, sull'approfittare di Aksel durante la notte. Lo mise in cantiere nel momento in cui lo stregone si avvicinò pericolosamente a lui che stava seduto con indosso solo le braghe, seguendo le mani che poggiavano sui braccioli della propria seduta e lui che si sporgeva avanti. Per le palle del Generale.. sta fermo, ti prego sussurrò a se stesso con gli occhi che inevitabilmente si sgravarono quando il biondo si avvicinò con il corpo, fino a fronteggiarlo. Lui sembrava aver perso il controllo sul suo corpo, non un solo muscolo rispondeva all'appello. Come se i neuroni fossero morti o fossero tutti occupati a recepire con la vista e l'olfatto, i segnali adesso dannatamente inequivocabili che l'altro gli stava mandando.
    Gli disse di fidarsi con la voce che aveva preso una tonalità più bassa e gutturale, dannatamente sensuale come qualcosa che improvvisamente grattava alla bocca del suo stomaco, causandogli stupide farfalle da dodicenne. Gli disse di fidarsi e che avrebbe pagato oro perchè si approfittasse di lui. Quelle parole arrivano come uno schiaffo in faccia, tanto che il viso arrossì violentemente, le mani si strinsero a pugno e sì, un lieve fremito passò lungo la schiena, concludendosi con un sospiro più profondo, mentre distoglieva appena gli occhi. Era di nuovo, tragicamente in imbarazzo, a giudicare dal corpo leggermente irrigidito.
    Non potè però evitare di guardarlo di sbieco quando si avvicinò ulteriormente. Ogni rumore era cessato all'infuori del battito del suo cuore e del respiro un poco corto. Non stava rifiutando Aksel come ogni cavaliere avrebbe dovuto fare. Era sbagliato, immorale, vergognoso tutto ciò e la mente rispose con un pigolato Fanculo alle regole.. quando quasi avvertì le labbra sulle proprie. Poi lui si ritrasse e diavolo, nei suoi occhi passò di tutto. Dalla sorpresa, alla rassegnazione ma soprattutto lo sconforto. Poi fu la volta del panico, quando questi si spostò verso il letto e si tolse la camicia. A Sebastian sembrò che per un attimo, il cuore facesse cilecca. Ma soprattutto.. dovrei.. dovrei prendere l'iniziativa? si chiese, con una nota tremula di panico.
    Impiegò un mezzo minuto, prima di alzarsi. Alzarsi gli costò fatica e gli strappò un gemito di dolore. Schiena e addome era ormai ridotti ad una chiazza viola, tanto che portò una mano alle costole, per saggiare che non fossero rotte « Avevi.. proposto di controllare quanto male mi fossi fatto » disse piano, prima di avanzare sino al ciaciglio che avrebbero dovuto condividere, un letto spartano ma pulito. Rimane in piedi affinaco ad esso, prima di chinarsi appoggiando la mano sinistra - volontariamente - sul dorso della stessa coscia di Aksel, in quella che inizialmente sembrava un semplice appoggio e poi si rivelò essere una carezza, appena riuscì a sedere, reggendosi con il braccio destro alla testata del letto. « Forse dovrei essere io.. quello che sta sotto e sdraiato.. » propose seduto e girato sulla sinistra a 3/4 nonchè voltavo verso di lui, con le gambe in direzione obliqua verso destra ma comunque in direzione della testata del letto. Gli occhi erano bassi e la mano sinistra indugiava vicino al fianco sinistro dell'altro. Il viso? Rosso e imbarazzato. Sembrava una scolaretta.
    Sebastian Lowe Björk @


    Mira il mio genio artistico D: ti ho fatto pure lo sketch di com'è seduto, perchè avevo paura che dato l'orario, l'avrei spiegato di merda.

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  15. anguissette
     
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    stregone • alcoholic kind of mood
    Era bello osservare Sebastian da quella posizione, poco ma sicuro. In realtà era bello osservarlo da ovunque, in qualsiasi momento, ma Aksel non l'avrebbe mai ammesso. Comunque portò le mani dietro la testa, appoggiandovisi, pronto a godersi lo spettacolo. Eterosessuale o meno, sapeva che il Cavaliere non era indifferente alle sue attenzioni, l'aveva notato dai suoi respiri strozzati e dal modo in cui era arrossito e si era irrigidito quando lui l'aveva provocato. Lo osservò mentre si alzava dalla sedia, gemendo per le botte che aveva preso; allo stregone si spense il sorriso vedendolo tastarsi preoccupato le costole... avrebbe dovuto ucciderli, quei coglioni, ne era sicuro come non mai. Non avrebbero dovuto toccarlo. Il moro gli ricordò di aver proposto di controllare le sue ferite, ed Aksel sfoderò di nuovo il suo ghigno da predatore, mettendosi comodo mentre l'altro si avvicinava a lui; trattenne un attimo il respiro quando, con la scusa di sedersi, Sebastian appoggiò la mano sulla sua coscia sinistra, con una noncuranza che gli fece andare a fuoco ogni parte del corpo. Era in fibrillazione; il Cavaliere era provocante nella sua inconsapevolezza, e se fino ad allora ad Aksel erano piaciuti i predatori, improvvisamente si rese conto che la più grande sensualità è proprio l'umiltà. Il fatto che Sebastian non si rendesse conto di che effetto gli faceva gli mandava il sangue al cervello. Il moro suggerì di dover stare sotto, proposta che allo stregone sembrò straordinariamente sensata, soprattutto considerando che era già mezzo nudo. Sarebbe bastato proprio poco per togliergli anche quelle maledette braghe... « Mozione accolta » disse, con voce sempre più roca ed eccitata, per poi afferrarlo rapidamente per i pantaloni e tirarlo verso di lui. Posò una mano sul suo petto e lo spinse giù, ribaltando le situazioni: ora Sebastian era sdraiato ed Aksel era sopra di lui, in ginocchio e con le gambe divaricate sopra le sue. Si abbassò per avvicinare la bocca al suo orecchio destro. « Adesso lascia fare al dottore » sussurrò lievemente, sensuale, passando lo sguardo su tutto il suo corpo con l'aria di un bambino che ha appena messo le mani su un vasetto di miele. Un bambino un po' perverso, forse. I lividi erano scuri ed evidenti, ma non impedivano di osservare il petto magro del Cavaliere, piacevolmente muscoloso, i suoi tatuaggi, la peluria scura che spariva dentro la braghe, come una promessa di piaceri nascosti tutti da scoprire. Aksel decise di partire da lì: vi si avvicinò, pericolosamente prossimo all'inguine, sia con il viso che con la mano destra. « Leighis » mormorò, sentendo l'energia che dalla sua mano si posava su Sebastian. Non era un asso negli incantesimi di guarigione, ma sapeva cavarsela abbastanza bene perché il Cavaliere sentisse immediatamente un po' di sollievo. Rimase immobile per qualche secondo, per poi salire verso il centro del petto; dove la sua mano lo sfiorava, i lividi diventavano sempre più chiari, fino ad essere nient'altro che lievi botte. Curarlo del tutto avrebbe comportato un grande dispendio di forze, ma semplicemente accellerare in quel modo il processo non era un problema. Alla fine si ritrovò a pochi millimetri dal suo viso, dove gli ematomi scomparvero quasi del tutto. Appoggiò i polsi ai lati della sua testa, ritrovandosi quindi a quattro zampe su di lui; sfoderò un sorriso malizioso, appoggiando destra sulla guancia di Sebastian ed allungando il pollice sul suo labbro inferiore, carnoso e provocante, accarezzandolo piano. « Mi devi un favore, Cavaliere » gli disse, in attesa. Voleva far impazzire il moro, portarlo a cedere al desiderio, a fare la prima mossa. Voleva fargliela pagare per essere irresistibile.
    Aksel J. Hawkins @
     
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29 replies since 31/10/2012, 00:47   441 views
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