Is it possibile that I remember you?

confine tra Indipendenza e Giustizia, 14 Febbraio 102 PA

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    Witch • Never forget who you are, for surely the world will not.
    Si chiamava Daniel. No, decisamente non si conoscevano di persona, Emerald ne era più che certa: l'aveva visto tante volte nei sei anni passati nel monastero, ma l'occasione di fare grandi conversazioni con lui non le aveva mai avute, né tanto meno si erano presentati, o lei si sarebbe di certo ricordata il suo nome. -E'... è un bel nome!-borbottò, senza sapere cos'altro dire; quindi si allontanò per cercare legna.
    "Ambërle sei una sciocca, ti sembra normale dire che ha un bel nome?" la rimproverò la sua coscienza; le capitava spesso di parlare tra sé e sé, interi discorsi che non portavano da nessuna parte ma di cui lei sentiva quasi il bisogno. E certo che sapeva che era stata una cosa del tutto insensata, palesemente improvvisata, ma Ambërle sapeva anche che Daniel era timido quanto lei e forse più, magari non l'avrebbe neanche notato che quel "bel nome" era un complimento campato in aria e senza il ben che minimo fine. Già, perché ora che ci pensava bene, Ambërle si rese conto quella sua frase sarebbe potuta essere fraintesa, ed era l'ultima cosa che desiderava. "Al diavolo, Ambërle, sei proprio un caso perso!" si lamentò ancora in silenzio, quindi sfoggiò un debole sorriso e tornò da Daniel, accendendo il fuoco.
    Il silenzio calato sul duo intorno al piccolo falò era imbarazzante, per certi versi persino assordante; Ambërle avrebbe voluto porre molte domande, aveva ancora bisogno di rompere il ghiaccio però e per questo rimaneva in silenzio. Probabilmente per Daniel era la stessa cosa; poi, quando il ragazzo prese la pietra simile a quella che le aveva regalato poco prima, Ambërle notò che i suoi occhi si doravano nel compiere un incantesimo. Di nuovo sorrise; riteneva che quella fosse una caratteristica meravigliosa negli stregoni e nelle streghe, aveva sentito dire che molti nascevano con quella caratteristica, anche se erano la minor parte. E lei non rientrava, suo malgrado, nella minoranza. Avrebbe voluto dire qualcosa a proposito di quella sua caratteristica, ma Daniel fu più rapido di lei a rompere il silenzio. -Già..-cominciò a dire lei-Magari non è stata neanche una coincidenza!-rise leggermente, lei in realtà non credeva alle coincidenze, tutto ciò che accadeva aveva uno scopo e magari anche il loro incontro ne aveva uno che, forse, non avrebbero scoperto tanto presto. -La strega non ti ha portato molta fortuna, però, hai rischiato di morire.-in realtà si rese subito conto di aver detto una scemenza, era stato un bene che lei fosse lì, altrimenti sarebbe morto. Però era vero anche che se non ci fosse stata lei, lui sarebbe stato a dormire nella sua stanza a quell'ora. -Da dove vieni?- Ambërle superò un po' la timidezza e fissò negli occhi, curiosa di sapere qualcosa su quel ragazzo.
    Ambërle Labaarth @
     
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    warlock • male, born 2.06.82 PA •
    Daniel udì la ragazza dirgli che era un bel nome, ma pensava l'avesse detto solo per cortesia. Se avesse saputo che si chiamava anche Ebony non gli avrebbe detto che era un bel nome, ne era quasi sicuro. O per lo meno poteva esserlo per una donna. Lei tornò a prendere altra legna e cominciò a poggiarla sul fuoco, lasciando che quella bruciasse. Gli disse poi che forse non era stata una coincidenza e che però non gli aveva portato molta fortuna. Daniel sorrise, abbassando lo sguardo sul fuoco, imbarazzato. Be', più che altro era lui che se le cercava. Se fosse stato un ragazzo normale si sarebbe fatto i cavoli suoi e nessuna fanciulla in pericolo lo avrebbe disturbato nel sonno. Ma Dan si conosceva, sapeva che poi ci avrebbe pensato troppo e si sarebbe maledetto durante la notte. Per questo evitava di fare il ragazzaccio: quasi sempre gli venivano gli scompensi. Non disse niente; stavolta fu Ambërle a rompere il silenzio, chiedendogli da dove venisse. Ebony alzò lo sguardo e la fissò negli occhi, cercando di mettere insieme una frase che avesse un significato compiuto.
    « Vengo dalla Fazione della Giustizia. » disse, mettendosi poi un po' più comodo. Flame, dietro di lui, cominciava a riposare prima una gamba e poi un'altra, segno che cominciava a stare meglio. Ebony, invece, aveva la spalla ancora dolorante. Aveva lasciato il braccio inerme sopra alla coscia, visto che aveva le gambe incrociate, mentre l'altro si era prolungato verso il fuoco.
    « Ma ormai vivo da anni al Boschetto, da solo. » continuò, per poi sorriderle dolcemente. Ogni volta che nominava la Giustizia gli venivano in mente suo padre e suo fratello. Poi, con un gesto della testa, la indicò.
    « Tu? » chiese. Certo, doveva per forza averla vista al Boschetto, a quel punto. Il fatto che non ricordasse di averci parlato probabilmente era perché davvero non l'aveva mai fatto. Ebony aveva passato le sue giornate con Jace, Kian ed Elsie, non si era mai deciso ad ampliare il suo raggio di amicizie. Gli andava bene così, nonostante poi avesse qualche conoscenza di qua e di là, soprattutto compagni di classe o magari ragazzini conosciuti a Giustizia.
    Ebony Daniel Hall @
     
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    Witch • Never forget who you are, for surely the world will not.
    Il sorriso fu l'unica risposta che Daniel dette alla sua battuta sulla fortuna, poi di nuovo silenzio. Ambërle doveva immaginarselo che fare una conversazione con una persona timida quanto lei non sarebbe stata una passeggiata e il silenzio tra loro si faceva sempre più imbarazzante. Non riuscivano a parlare per più di dieci secondi, si limitavano a dare una secca risposta ad una qualche domanda, magari accompagnandola con un sorriso, e poi tacevano.
    Ambërle cercò quindi di rompere il ghiaccio curiosando un po' nella vita di lui, se così si può dire. Era curiosa, ma non era proprio da lei farsi i fatti degli altri.. Però le piaceva sempre sapere da quale Fazione venissero i suoi interlocutori; suo padre diceva sempre che tutti i membri di una stessa fazione hanno una caratteristica in comune, propria della fazione stessa e lei aveva finito col credervi. Ecco, Ambërle ad esempio era uno spirito libero probabilmente perché era cresciuta nella Fazione della Libertà. Daniel disse invece di provenire da quella della Giustizia, e la strega sorrise: si, probabilmente il senso di giustizia era innato in lui come nei membri della sua fazione, o altrimenti lasciare la propria stanza ad una donna indifesa, come poteva apparire lei, si sarebbe spiegato solo per una semplice questione di galanteria. Il ragazzo aggiunse però che era ormai da tempo che viveva al Boschetto. Ambërle lo fissò un attimo incuriosita, mentre nella sua mente vorticavano le immagini di lui che gironzolava nei corridoi del monastero silenzioso come un'ombra. -Io e te ci conosciamo..-commentò senza pensarci e quando se ne rese conto scosse la testa, sentendosi le guance avvampare-Voglio dire, non abbiamo mai parlato ma è logico che ci siamo conosciuti al Boschetto!- "Ambërle sei una sciocca!" si rimproverò fissando il fuoco.
    Non rialzò gli occhi dalle fiamme scoppiettanti fino a che non fu Daniel a chiederle da dove venisse. -Fazione della Libertà-rispose lei in tono asciutto-Non credo sarei mai in grado di abbandonare completamente la mia fazione.- C'era un senso di nostalgia che trapelava da quelle parole, nonostante fosse lontana da casa da neanche ventiquattro ore. Ambërle stava per aggiungere altro a proposito della sua fazione, quando colse dei rumori. Erano passi, non di un solo uomo ma di almeno tre persone. Un brivido le corse lungo la schiena e la fece scattare in piedi, mentre cercava di affinare ancora l'udito: i passi si facevano sempre più vicini e lei si faceva sempre più terrorizzata. -Daniel dobbiamo nasconderci!-suggerì. In altre condizioni non si sarebbe fatta troppi problemi, non aveva mai lottato con nessuno ma di certo sapeva come fare. Ma quel ragazzo era troppo debole per fronteggiare qualcuno in quel momento e lei non poteva combattere e pensare a lui allo stesso tempo. Ma guardandosi intorno Ambërle non vide alcun tipo di nascondiglio e la fuga era fuori discussione. -Slega il cavallo e mandalo via, noi ci nasconderemo nei cespugli. Forse questo basterà a depistarli.- Era l'unica soluzione logica che le fosse venuta in mente, e sperava sinceramente che Daniel l'avrebbe presa in considerazione.
    Ambërle Labaarth @
     
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    warlock • male, born 2.06.82 PA •
    Lei ribadì ciò che Daniel aveva solo pensato: si conoscevano, si erano visti da qualche parte, probabilmente al Boschetto. Annuì, quando lei glielo disse. Ormai era sicuro. Sembrava assurdo dirlo, eppure quasi tutti gli Stregoni coetanei si conoscevano almeno di vista. Poco dopo lei gli rispose, dicendogli che veniva dalla Fazione della Libertà. A sentirla pronunciare, Ebony sorrise: gli era sempre piaciuto quel posto. Gente non troppo montata, immense vallate di campi coltivati e casette solitarie che comparivano ogni tot metri. Stava per dirle qualcosa, quando anche lui avvertì dei rumori poco più in là. Passi. Ambërle scattò in piedi, mentre Daniel si tirava su con l'aiuto di una sola mano e di Flame. Gli si avvicinò e gli disse che si sarebbero dovuti nascondere. Stava per risponderle che li avrebbe affrontati senza problemi, ma con una spalla fuori uso non si sarebbe potuto muovere così velocemente. Annuì e sciolse il nodo che aveva fatto Adam, prendendo poi il muso del cavallo tra le mani. I suoi occhi si dorarono mentre passava le informazioni a Flame.
    « Ar an mbealach abhaile. » gli disse. L'incantesimo funzionò: il cavallo cominciò a correre verso la strada che lo avrebbe riportato a casa, ovvero alla stalla di Douglas. Almeno lui si sarebbe salvato. Si voltò verso Ambërle e la prese istintivamente per mano -con il braccio buono- tirandola leggermente verso di lui e verso il bosco che aveva alle spalle. Lo sguardo dorato si fermò per un attimo sul fuoco, spegnendolo. Cercò di portarsi dietro la ragazza, cominciando ad affondare i piedi in quelle che sembravano foglie. Scivolò ma non urlò, anzi: ne approfittò per appiattirsi a terra ed osservare la scena. Cinque o sei uomini comparvero da dove era scappato Adam. Si accorsero del fuoco spento, ma Ebony aveva usato un incantesimo di congelamento: al tocco, gli sarebbe sembrato freddo, quindi avrebbero pensato che fossero già lontani. Uno si inginocchiò e tastò la legna, sbriciolandone un pezzetto tra le dita.
    « Il fuoco è stato spento un po' di tempo fa, saranno già entrati a Indipendenza ormai. » disse quello, alzandosi e raggiungendo gli altri. Due di loro cominciarono a parlottare in modo confuso, ma stavolta Ebony non era affatto curioso di ascoltare che cosa si stessero dicendo. Da sdraiato vedeva quanto bastava per capire che erano armati fino ai denti. Le sue orecchie riuscirono a capire che temevano i Vigilanti, quindi si sarebbero mossi di mattina presto. Tornarono sui loro passi, camminando lentamente verso la taverna e guardandosi attorno con circospezione. Uno di loro fissò il punto in cui si trovavano Ebony e Ambërle, però proseguì senza dire nulla. Daniel tirò un sospiro di sollievo, voltandosi verso la ragazza. Le sorrise, ma il gesto gli aveva procurato una fitta alla clavicola. Decise di cambiare posizione e rimanere sì sdraiato, ma di mettersi a pancia insù. Strizzò gli occhi e sospirò, toccandosi istintivamente la spalla ferita. Ambërle gli aveva tirato via il veleno, vero, ma la ferita doveva ancora guarire per bene. Soprattutto dovevano ancora richiudersi i buchetti provocati dalla mazza chiodata, che con quel colpo erano diventati dei piccoli squarci profondi. Si portò l'altra mano alla fronte e cercò di pensare a qualcosa che l'avrebbe potuto curare in poco tempo.
    Ebony Daniel Hall @


    Scusa se cambio sempre immagine ma quando sono ispirata è così :blush: E poi questa c'entra col contesto XD
     
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    Witch • Never forget who you are, for surely the world will not.
    Daniel spedì il cavallo sulla rotta di casa. Forse per "casa" intendeva la locanda, forse no, ma di qualsiasi cosa si fosse tratta non importava, l'unica cosa che contava era che con quella mossa avrebbero tratto gli uomini che erano venuti a cercarli, a cercare lui. Ambërle si sentì prendere la mano da Daniel, un gesto istintivo di sicuro; e lei, istintivamente, non si ritrasse e lo seguì. Non era quello il momento di fare la timida e di non accettare gesti come quelli, anche perché in fondo non le dava fastidio, anzi, le faceva quasi piacere. Daniel barcollava, era palese che quella ferita gli stava dando enormi problemi; avevano fatto bene ad evitare scontri in campo aperto. Poi lui scivolò e Ambërle per poco non cacciò un urlo. Lo vide appiattirsi, segno che non si era fatto troppo male, o più probabilmente che l'istinto di sopravvivenza era mille volte superiore al dolore. Anche lei si appiattì. Da dove si trovavano avevano una visuale ottimale, non perfetta ma comunque sufficiente a tener d'occhio la situazione.
    Erano sei uomini, o almeno tanti ne vedeva Ambërle, ma nessuno di loro era Adam; ciò era un bene, poiché poteva significare che nessuno di loro sapesse che Daniel era un mago, né tanto meno potevano sospettare che con lui ci fosse anche una strega. Uno di loro si avvicinò al fuoco, toccandolo e dicendo che era spento ormai da tempo. Ambërle sorrise e sussurrò -Bella mossa, Daniel!- Usare un incantesimo di congelamento era stata davvero una bella trovata, lei non avrebbe avuto la mente abbastanza lucida da pensarci -e infatti il fuoco lo aveva lasciato acceso, nella furia di dover fuggire.
    Ambërle vedeva gli uomini parlottare e a quella distanza non riusciva certo a capire cosa dicessero, né Daniel sembrava volerne sapere visto che non aveva usato l'incantesimo per ampliare il suono delle loro voci. -Gutha-ci pensò lei, però, curiosa di sapere se avrebbero passato altri guai.
    -Andremo a cercarlo domani mattina, Adam ha detto di averlo ferito, non andrà lontano!-stava dicendo uno di loro. Quindi sapevano di Adam, ossia sapevano di Daniel come stregone; Ambërle rabbridivì. La sola risposta che gli altri dettero all'uomo fu un cenno del capo, e insieme tornarono da dove erano venuti. Ambërle incrociò lo sguardo di uno di loro, il quale guardava nella direzione del loro nascondiglio, ma quello non si accorse della sua presenza e andò via con gli altri.
    Ambërle sentì Daniel respirare, non appena il pericolo fu passato, e le sorrise; lei sorrise di rimando, meno convinta di lui dal momento che le voci arrivavano alle sue orecchie ancora con sufficiente intensità da non farla stare troppo tranquilla. Quando poi non le sentì più tirò un secondo sospiro, molto più convinto del precedente. La strega si girò a guardare il suo compagno, che nel mentre aveva cambiato posizione. -Deve dolerti molto...-osservò lei, pensando a cosa avrebbe potuto fare per alleviargli un po' il dolore. Ma in quel bosco non c'era molto con cui curare un dolore come quello, nessuna pianta utile, né bacche né foglie. Le uniche cosa che potevano aiutare Daniel si trovavano nella stanza numero 23 della taverna, ed era fuori discussione tornare lì adesso. -Quegli uomini cercavano te, sanno anche che sei uno stregone probabilmentelo avvertì lei-Tornare alla taverna è impossibile, ma non puoi rimanere qui nel bosco perché ti troveranno presto o tardi. Dove andrai?- gli chiese Ambërle, la quale stava pensando a come sarebbe potuta andare a prendere le sue cose alla locanda per poi tornare da Daniel.
    Ambërle Labaarth @


    Ma non starti a preoccupare Clà, cioè, è solo una delizia per gli occhi quindi cambiane quante ne vuoi di immagini *w*
     
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    warlock • male, born 2.06.82 PA •
    Sì, per fargli male gli faceva male. Più che altro bruciava, ecco. E poi aveva paura che si infettasse, visto che non ci aveva praticamente messo niente sopra. Daniel tentò con qualche sforzo di mettersi a sedere, alzando la schiena e allungando il braccio buono per afferrare la sua borsa. Una era rimasta attaccata a Flame, ma aveva sempre con sé la sua piccola riserva. Se la teneva talmente stretta al petto che probabilmente giusto se gliel'avessero tagliata sarebbero riusciti a prendergliela. Cominciò a frugarci dentro con una mano sola, cercando di capire che cosa stava tastando. Una boccetta, no. Una fiala, no. Del tessuto, no. Un mazzetto di qualcosa di fresco, ecco! Di solito si portava sempre con sé un tipo di foglia che, se incantata a dovere, riusciva per lo meno a garantire che le ferite non si infettassero. Se veniva applicata più volte, inoltre, forniva una lenta ma efficace cura. Inoltre, Ebony gli aveva aggiunto -grazie ad un ulteriore incantesimo- le proprietà di un comunissimo antidolorifico. Le sfilò e richiuse la borsa, poggiandosela accanto. Ambërle cominciò a dirgli che quegli uomini lo cercavano e che non aveva dove andare. Gli chiese dove si sarebbe diretto, appunto. Daniel la guardò con un'espressione neutra, non sapendo cosa fare. Aveva ancora le foglie in mano.
    « Probabilmente mi dirigerò a sud e tornerò indietro. Sono costretto ad aspettare prima di andare a Indipendenza, almeno fino a quando non saranno sicuri di avermi perso. » le rispose, poggiando le foglie a terra. Si sistemò meglio e si schiarì la voce, porgendo poi le foglie curative alla ragazza. Doveva chiederle un favore, si vedeva.
    « Sai come si usano? » le chiese. Era anche abbastanza sicuro che la risposta fosse sì: quasi tutte le ragazze si appassionavano alla cura, quindi era molto probabile che lei fosse persino più brava di lui. Per fare tutto questo, però, si sarebbe dovuto denudare, o almeno in parte. Era giunto il momento, doveva togliersi la maglia di lana e farsi curare. Perché non poteva averlo colpito, chessò, sullo stomaco? Almeno si sarebbe potuto medicare da solo. E oltretutto lei non avrebbe dovuto vedere il suo torso nudo dopo appena due ore di conoscenza. Sospirò, alzando il braccio buono e cercando di sfilarsi la camiciola. Rimase con il petto nudo e la maglia incastrata sulle braccia, visto che non riusciva a muovere quello corrispondente alla scapola ferita. Sospirò di nuovo, stavolta più sonoramente, arrossendo come un peperone.
    « Ambërle, potresti aiutarmi per favore? Non riesco da solo... » chiese, pronunciando l'ultima frase con un tono così tenero che lo si poteva attribuire ad un bambinetto. Gli sarebbe servito il suo aiuto, ormai era chiaro. Non sarebbe riuscito a medicarsi da solo. Certo, avrebbe potuto usare la magia e dirigere le foglie doveva voleva lui con la telecinesi, ma ci avrebbe messo un'infinità di tempo in più.
    Ebony Daniel Hall @
     
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    Witch • Never forget who you are, for surely the world will not.
    Ambërle osservò Daniel trafficare con una borsa; era palese che stesse cercando qualcosa e probabilmente con l'ausilio di un solo braccio non era neanche troppo facile e veloce come ricerca. Lo stregone tirò fuori delle foglie che Ambërle riconobbe subito: le usava anche lei, spesso e volentieri, nonostante non fossero tra le sue predilette per le varie cure, ma erano tra quelle con più proprietà e con più usi, era impossibile non usarle.
    Quando lui le disse dove sarebbe andato, lei trasalì: non conosceva nulla di quei luoghi, ma era chiaro ormai che fossero prossimi al confine e se c'era una cosa che sapeva per certo, era che i Vigilanti lavoravano soprattutto in quelle zone. Daniel sarebbe stato in pericolo a prescindere, date le sue condizioni. Ambërle cominciò a scuotere la testa, fissandolo con un po' di timore -No.-disse, con un po' di indecisione nel tono di voce-No, non ti lascio viaggiare da solo in questa zona, non in queste condizioni. Non saresti al sicuro, e comunque ho capito che devi andare al nord... e anche io devo andarci, quindi faremo il viaggio insieme, che tu lo voglia o no!- La voce le tremava, è vero, ma sulla sua decisione sarebbe stata irremovibile. Doveva molto a quel ragazzo, per come la vedeva lei, soprattutto gli doveva almeno una notte di tranquillità come sarebbe dovuta essere quella se non fosse arrivata lei alla locanda, cosa che non avrebbe avuto se fosse stato da solo in quelle condizioni.
    Poi Daniel le chiese se sapeva come si usavano e lei annuì e allungò una mano per prenderle, poi lo osservò per un attimo mentre cercava di togliersi la maglia. Quando si rese conto che lo avrebbe dovuto vedere semi nudo, Ambërle arrossì leggermente, ma non gli diede troppo peso perché al buio non l'avrebbe neanche vista, e poi non doveva vergognarsi di nulla. Era un comune ragazzo con un comune petto, di cosa si sarebbe dovuta vergognare lei? Quando Daniel le chiese aiuto, poi, lei reagì prontamente, aiutandolo a sfilarsi la maglia del tutto. -Gelerai così..-osservò lei-Ma non possiamo arrischiarci ad accendere un fuoco.-Ed era vero, se quegli uomini erano ancora nei dintorni, avrebbero avvertito il fumo in un modo o nell'altro, il che non sarebbe stato certo un bene. -Hai pur sempre la pietra focaia!-gli suggerì improvvisamente, lieta che quel ragazzo fosse pieno di risorse. Non avrebbe fatto molto, quella pietra, ma averla tra le mani avrebbe permesso a Daniel di non morire congelato nel giro di pochi minuti. Ambërle osservò poi la ferita: c'erano dei buchi posti a distanza regolare, piccoli squarci che rivelavano la forza con la quale la mazza ferrata si era abbattuta su Daniel, e lei rabbrividì pensando al dolore atroce che quel ragazzo aveva dovuto sopportare. Cominciò ad applicare le foglie sulla ferita, avendo cura di strizzarle leggermente affinché rilasciassero la loro linfa curativa. -Sono incantate, vero?-osservò lei, che riconosceva spesso gli oggetti incantati. In fondo, era un strega no? -Ní thagann siad- pronunciò, per fare in modo che le foglie non cadessero da lì, visto e considerato che non c'erano bende a fissarle sulla ferita. Poi si spostò di nuovo davanti a lui e, molto timidamente, disse -Vuoi che ti aiuti a rimettere la maglia?-
    Ambërle Labaarth @
     
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    La ragazza sembrava volerlo aiutare. Se era simile ad Ebony, allora voleva dire che si sentiva in colpa per avergli fatto rischiare la vita. Il fatto era che non era per niente colpa sua, visto che era stato Daniel a voler fare il coraggioso. Era sempre lui che rischiava e poi diceva di essere sfortunato. Se le cercava e basta. Ambërle lo aiutò a togliersi la maglia, e nel mentre ascoltò ciò che lei gli stava dicendo. Non lo avrebbe mandato da solo verso sud, no. Piuttosto, l'avrebbe accompagnato a Indipendenza. Daniel la guardò con un sorrisetto appena accennato, come se non avesse la forza di controbattere. In realtà ce l'aveva, solo che non gli sarebbe dispiaciuto troppo avere la sua compagnia. Era bene almeno fingere, però.
    « Non ce n'è bisogno, Ambërle. Non voglio che ti cacci in altri guai per colpa mia. » le disse, senza staccare gli occhi dal suo volto. Si vedevano poco, ed Ebony detestava non guardare dritto nelle palle degli occhi le persone, anche se era timido. Gli sembrava di mentire anche quando non lo stava facendo. Quando lei accettò di aiutarlo -e gli propose la pietra rossa per riscaldarsi- Dan si voltò, dandole la schiena, e aprì una mano, fissandola.
    « Éadrom. » sussurrò, generando una luce bianca molto fioca ma presente. Almeno si sarebbero potuti guardare in faccia. La posò delicatamente sul terreno, sorridendo appena. Era una sorta di pallina lucente che poteva essere fatta apparire o sparire a piacimento, e per di più si poteva anche decidere la grandezza ed il colore. Ascoltò il consiglio della ragazza e tirò fuori dalla tasca della maglia di lana la pietra rossa, cominciando a rigirarsela tra le mani. Quella iniziò ad infondergli un calore moderato, quindi se la poggiò sul petto e aspettò che Ambërle gli applicasse le foglie incantate sulla ferita. Non appena la carne viva entrò in contatto con una di esse avvertì un bruciore intenso propagarsi per tutta la clavicola. Si morse il labbro inferiore e strizzò gli occhi per non gemere, sapendo molto bene che il dolore sarebbe scomparso in una dozzina di secondi. Fece appena in tempo ad ascoltare la domanda di Ambërle, che aveva chiesto se fossero incantate. Daniel prese un bel respiro, sentendosi già un po' meglio. L'antidolorifico che aveva messo in quelle erbette era la fine del mondo. Ascoltò l'incantesimo sussurrato della ragazza, che gli garantiva che le foglie non si sarebbero spostate di un centimetro. Bella mossa, pensò.
    « Sì. Hai buon occhio. » le rispose, sorridendo e voltandosi verso di lei con gesti cauti. Non doveva assolutamente essere brusco, altrimenti le foglie curative avrebbero perso il loro potere. Ambërle gli chiese se lo dovesse aiutare a rimettersi la maglia, così Ebony annuì e rimise la pietra rossa dentro la tasca.
    « Magari, sì, ti ringrazio. » le rispose, ridendo con un po' di imbarazzo. Infilò il braccio buono senza sforzo, ma per l'altro gli serviva lei. Alzò la mano fino a dove poteva, aspettando che Ambërle gli infilasse la manica e poi facesse scendere la maglia dietro alla schiena.
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    Come previsto, Daniel rifiutò prontamente la proposta della giovane strega, che, aspettandosi tale reazione, non si scompose. Ambërle era una testa dura, aveva preso quella decisione perché si sentiva in dovere di prenderla e di ricambiare il favore a Daniel; neanche se le avessero detto che stava andando incontro a morte certa si sarebbe fermata. Pensandoci bene, Ambërle si rese conto di essere una folle: era lì, per la prima volta a chilometri e chilometri lontana da casa, e già si stava arrischiando troppo, cacciandosi in guai che, a lungo andare, non era neanche sicura sarebbe riuscita a sostenere. La ragazza scosse la testa con più decisione e replicò -Se mi conoscessi meglio, sapresti che quando prendo una decisione non torno indietro.-confessò lei, sorridente-E poi tu sei nei guai per colpa mia, quindi te lo devo.-
    Poi Ambërle aiutò Daniel a togliersi la maglia e applicò con cura le erbe che gli avrebbero curato la ferita. Mentre sistemava le foglie, Ambërle fu investita da un lampo di luce bianca, piuttosto fioca; adesso Daniel avrebbe potuto "ammirare" il rossore sulle sue guance, dovuto per un poco al freddo e per il resto all'imbarazzo che in quel momento la dominava. Concluse l'opera di medicazione, sorridendo quando Daniel le disse di avere buon occhio. -Grazie-fece lei, dopo un lungo silenzio, mentre lo aiutava ad infilarsi la maglia-Ma devo ancora perfezionarmi!- Già, perché Ambërle era in grado di capire quando una cosa fosse incantata, ma non riusciva quasi mai ad individuare l'incantesimo lanciato, anche se in quel caso non era difficile immaginarlo, conoscendo le proprietà di quelle piante.
    -Ecco fatto!-pronunciò quasi soddisfatta quando riuscì a far infilare a Daniel la maglia, senza neanche sfiorare le foglie. Poi si sedette di fronte a lui, prendendo la palla di luce e cominciando a rigirarsela tra le mani, pensierosa. -Tornerò alla taverna, all'alba, per prendere le cose che ho lasciato in stanza.-decise lì per lì, cominciando già a pensare come sarebbe potuta rientrare in stanza senza farsi notare da nessuno, evitando così sospetti altrui che non li avrebbero aiutati nella fuga. -E tu, ovviamente, non potrai venire con me, quindi...- Quindi cosa? Non poteva certo lasciarlo lì. Si sarebbe saputo difendere, senza alcun dubbio, ma non era al massimo della forma fisica e lei temeva per lui. -Quindi dobbiamo muoverci e cercare un posto in cui so di lasciarti al sicuro!-concluse quindi, sperando che nelle vicinanze ci fossero grotte disabitate.
    Ambërle Labaarth @
     
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    Ascoltò Ambërle mentre gli diceva che, se l'avesse conosciuta meglio, avrebbe saputo che quando prendeva una decisione era quella e basta, non tornava affatto indietro. Daniel sorrise, immaginandosela mentre sparava ordini a destra e a manca perché aveva in testa un qualcosa di irrealizzabile. Gli ricordava un po' il suo Cavaliere, Jason. Escludendo il fatto che lui lo trattava come una pezza da piedi anche se gli voleva bene, certo. Alla fine aggiunse che era nei guai per colpa sua, al che Daniel scosse la testa e smorzò il sorriso, lasciando un'espressione quasi confusa sul volto.
    « Oh, no. » cominciò, ma poi lei reintrodusse l'argomento sugli incantesimi. Disse che si doveva ancora perfezionare. Daniel fece spallucce -o per meglio dire sarebbe dovuto essere un movimento delle spalle- guardandola ora negli occhi, grazie alla luce debole che aveva generato. In fondo non erano usciti da molto dall'apprendistato. Insomma, Ambërle non gli sembrava più grande di lui, al massimo erano coetanei. Avevano tutto il diritto di essere impreparati su qualcosa. Si infilò la maglia con l'aiuto della ragazza, poi ficcò una mano nella tasca ed attivò di nuovo la pietra rossa. Quella brillò, rendendosi visibile anche attraverso il tessuto. Aspettò -il nulla- un po', guardandosi attorno. Non sapeva che cosa fare né cosa dire. Fu lei ad iniziare a parlare a raffica riguardo quello che avrebbero fatto di lì a poche ore. Disse di voler entrare nella taverna all'alba e che lui non sarebbe potuto venire, di conseguenza avrebbero dovuto cercare un posto dove nasconderlo. Daniel l'aveva osservata durante tutto il suo discorso, sorridendole dolcemente. Gli piaceva il modo in cui pensava ad alta voce. Alla fine era quello che stava facendo, pensare ad alta voce. Si stava organizzando tutto da sola, avendo Daniel come unico ascoltatore. Gli venne istintivo allungare una mano e poggiarla su una delle sue, che si stavano rigirando la pallina di luce. L'aveva fatto per attirare la sua attenzione e farle alzare lo sguardo. Le sorrise e poi tolse la mano, pronto a fare il suo dovere: doveva ringraziarla. Gli aveva davvero salvato la pelle.
    « Grazie di tutto, Ambërle. » disse, con un tono di voce quasi vellutato, carezzevole. Si indicò poi la spalla con un dito, senza far scemare l'espressione mista tra divertita e intenerita.
    « Ma posso cavarmela un paio d'ore da solo. Ho qualche asso nella manica. » continuò quindi. Sì, vero, la spalla gli faceva male, ma perlomeno qualche incantesimo da lontano sapeva farlo. Sapeva lanciare fiamme, congelare, spingere e provocare piccoli tornado. Ce l'avrebbe fatta. Certo, avrebbe dovuto aspettarla perché aveva un braccio k.o., ma era abbastanza sicuro di poter sopravvivere.
    « Più che altro, ci serve un cavallo. » osservò. Non sarebbero mai arrivati da Matthew in tempo, a piedi. « O forse due. » rifletté, avvampando all'istante al pensiero di cavalcare assieme a lei. Sì, era diventato tutto rosso ed Ambërle probabilmente lo aveva preso per scemo. D'altra parte ormai era il suo soprannome, no?
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    Mentre si rigirava la palla tra le mani e parlava senza quasi prendere fiato, come se non ci fosse un domani, una mano di Daniel di posò sulle sue. Ambërle fissò per un attimo la mano di lui, avvampando mentre un turbine di emozioni confuse le vorticava dentro. Poi si rese conto che fissare le mani, probabilmente, non era la cosa più normale di tutte, neanche per una timida come lei, e che probabilmente Daniel si aspettava che la guardasse; perciò alzò lo sguardo verso di lui, che subito cominciò a ringraziarla per le sue premure e dirle che se la sarebbe cavata. Di nuovo, la strega abbassò momentaneamente lo sguardo, nascondendo un sorriso, poi lo rialzò per rispondergli -Non devi ringraziarmi-disse, imbarazzata; "Ti devo tutto questo!" aggiunse la sua coscienza.
    Ambërle decise di non rispondere alla seconda affermazione di Daniel; certo che se la sarebbe cavata da solo per un paio d'ore e anche meno, ma ciò non significava che lei stesse tranquilla anche con quella consapevolezza. D'altra parte, però, non poteva neanche costringerlo a cercarsi un riparo, era un ragazzo abbastanza intelligente da sapere quando era il caso di nascondersi e quando poteva rischiare. Nonostante a lei non piacesse quella prospettiva, accettò la sua decisione e si dedicò a pensare ad i cavalli. Si, perché quello era un dettaglio che le era sfuggito: se volevano viaggiare, non potevano farlo a piedi, soprattutto lui non l'avrebbe potuto fare. Ma dove avrebbe trovato due cavalli? Dove li avrebbe rubati? Quel pensiero la congelò per un momento, impedendole di muovere e di pensare, ma si riprese in fretta. Si rese conto che avrebbe dovuto rubare un solo cavallo, perché c'era ancora quello di Daniel in giro da qualche parte. -Non ho mai rubato nulla..-confessò, con il medesimo atteggiamento di una bambina che viene colta a fare qualcosa di sbagliato. Se i suoi genitori avessero scoperto in che guai si era andata a cacciare nel giro di neanche ventiquattro ore, probabilmente avrebbero chiamato un potente mago affinché incantasse delle catene con le quali l'avrebbero legata per sempre in casa, lontana da qualsiasi tipo di guaio. Già si immaginava la reazione di suo padre, se avesse scoperto che stava pensando di derubare qualcuno: si immaginava lui, adirato, bordeaux in volto, che urlava che lei, l'immacolata Ambërle, aveva disonorato una famiglia con un onore altrettanto immacolato. Rise dolcemente al pensiero, poi si alzò.
    Non mancava molto all'alba, probabilmente un'ora a voler esagerare, e lei doveva mettersi in cammino subito se voleva arrivare prima che l'intera locanda si risvegliasse. Aiutò Daniel ad alzarsi e gli tenne le mani fra le sue -Non tentare di fare nulla di stupido o insensato, non ci metterò molto e al mio ritorno voglio trovarti qui, in questo punto. Poi andremo a cercare i cavalli!-disse, cercando di sostenere il suo sguardo, dimenticandosi del rossore che le infuocava le guance.
    Ambërle Labaarth @



    Aluuura, abbiamo due opzioni: o ci fermiamo qui e apriamo a Indipendenza, oppure in un post descrivo il suo arrivo alla locanda e il ritorno e poi continuiamo qui :3 Per che opti?
     
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    Ambërle faticò quasi ad alzare lo sguardo, ma alla fine lo fece. Si fissarono per un istante senza dire nulla, poi lei tornò a guardare basso e gli rispose che non doveva ringraziarla. Beh, intanto lui l'aveva fatto. Gli sembrava il minimo, visti gli scombussolamenti e l'aiuto con la maglia e le foglie curative. La spalla sembrava quasi addormentata, ora che gli antidolorifici stavano facendo effetto: sentiva un leggero formicolio alla clavicola e tutto il dolore era sparito, lasciando solo un prurito non troppo insistente. Dopo una piccola pausa, Ambërle disse che non aveva mai rubato nulla. Giustamente, aveva pensato a rubare dei cavalli a qualcuno, ma Daniel conosceva una stalla non poco lontana che permetteva di affittarli. Certo, era dentro a Indipendenza e quindi pericolosa da raggiungere, in quella situazione, però ne valeva la pena. Proseguire a piedi era un suicidio. Se avessero incontrato ancora gli scagnozzi di Adam, se la sarebbero vista con lui. Prima o poi sarebbe dovuta guarire quella maledetta ferita, no? Nel giro di una giornata non gli avrebbe più fatto male, almeno. Il discorso della cicatrizzazione era un altro. Gli serviva solo lenire il dolore e disinfettarla, niente di più. Arricciò le labbra e guardò Ambërle alzarsi. Lei lo aiutò a fare altrettanto, prendendo poi le mani fra le sue e dicendogli di non fare niente di avventato. Al suo ritorno, sarebbero andati a cercare i cavalli. Daniel le sorrise, scuotendo la testa e prendendo le mani di lei fra le sue -rivoltando quindi la situazione.
    « Non preoccuparti, non sono così stupido. » ribatté, scherzando. Se avesse visto qualcuno, di certo non si sarebbe messo a fare i balletti scozzesi davanti agli sgherri. La sua testa scattò verso la taverna non appena avvertì degli uomini parlare, in lontananza. Probabilmente li avrebbero sentiti fino a Indipendenza, considerando quanto stavano urlando. Con ancora le mani di Ambërle tra le sue, ridusse gli occhi a fessure e sussurrò l'incantesimo per amplificare la voce. Gli giunse quella cavernosa di uno di loro, quello calvo: diceva che si sarebbero diretti immediatamente a Indipendenza. Probabilmente lo stavano ancora cercando. Era il momento adatto per far entrare Ambërle nella taverna: gli uomini se ne sarebbero andati e lei avrebbe potuto prendere tutto ciò che le serviva. Si voltò verso di lei e la guardò negli occhi, con uno sguardo determinato.
    « Aspetta che vadano oltre il bosco dietro alla taverna, poi entra. Potrai raccogliere le tue cose senza troppi problemi. Se dovessero tornare, ti avviso con messaggio. » le disse. Ovviamente, con "messaggio" non intendeva un sms, bensì un messaggio telepatico. Ogni Stregone aveva questa capacità. Per mandarglielo, però, si sarebbe dovuto collegare con lei almeno una volta. Dopo ciò, qualsiasi pensiero (o sensazione) sarebbe arrivato senza problemi anche a chilometri di distanza. Si concentrò e tentò quindi di entrarle nella testa. Probabilmente lei avrebbe avvertito quella sensazione strana, come se qualcuno la stesse osservando. Daniel era sicuro che l'avesse già fatto milioni di volte, comunque. Al Boschetto succedeva durante le interrogazioni o le lezioni noiose. Peccato che gli Anziani fossero in grado di bloccarli. All'improvviso avvertì come un muro tra loro: era la protezione mentale che ogni Stregone imparava ad anteporre a qualsiasi intruso. Stava a lei, ora, farsi sfiorare i pensieri e comunicare con lui.
    Ebony Daniel Hall @


    Continuiamo qui, va :3 Quando arriviamo proprio al punto in cui montano in sella, ci spostiamo di là :gurufiore:
     
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    Daniel le promise che non si sarebbe cacciato in altri guai, che non sarebbe stato tanto stupido da farlo. Ciò avrebbe dovuto tranquillizzare Ambërle, no? Sbagliato. La strega non si tranquillizzò affatto, fissava le mani di lui che stringevano le sue e cercava la calma e la sicurezza per poterlo lasciare lì. Sentì delle voci risuonarle in testa-l'incantesimo di poco prima era ancora attivo-le quali dicevano che non c'era tempo da perdere. Lei e Daniel ebbero lo stesso pensiero: se avesse voluto un momento propizio per entrare nella locanda, allora quegli uomini glielo stavano offrendo su un piatto d'argento. Ambërle ascoltò con attenzione le parole di Daniel, annuendo con sicurezza. Era determinata a sbrigare quella faccenda velocemente e ad andarsene da quel luogo pieno di rischi. -Non preoccuparti-balbettò a bassissima voce.
    Stava per aggiungere altro quando sentì qualcosa che esercitava pressione sulla sua mente, una forza che cercava di varcare il muro che salvaguardava i suoi pensieri. Ambërle sorrise a Daniel, consapevole che solo lui, solo uno stregone, poteva fare una cosa del genere. La strega chiuse gli occhi e si concentrò per far sparire quell'ostacolo dalla sua mente; non le ci volle molto, non dovette sforzarsi troppo. La sua mente era ora come un libro aperto per Daniel, così come quella di lui era un libro aperto per lei, dal momento che si era creato il legame.
    Ambërle fece scivolare le sue mani via da quelle di Daniel, annuì silenziosa e poi si incamminò verso la taverna. I suoi passi furono inizialmente un po' incerti, poi sempre più veloci e decisi. Nel giro di una ventina di minuti, con quel passo, sarebbe arrivata a destinazione. Non azzardò a prendere il vialetto principale, per paura di incontrare i rozzi uomini sulla sua via, quindi scelse di tagliare per il bosco. I fitti rami non permettevano ai raggi lunari di filtrare e Ambërle non vedeva troppo bene, ma i suoi occhi si adattarono in fretta all'oscurità. Inciampò poche volte, lacerando il vestito in fondo per via delle radici in superficie, ma alla fine non fu una traversata tragica.
    Arrivò davanti alla taverna quando le prime luci dell'alba cominciarono a rischiarare il cielo. E, con orrore, vide che gli uomini tanto temuti gironzolavano ancora lì intorno. Che si fossero accorti che lei non c'era e quindi la stavano aspettando? No, era del tutto impossibile che se ne fossero accorti. Poi vide Adam uscire dalla locanda, armato di tutto punto. Ambërle si accorse anche della presenza del cavallo di Daniel, non molto distante da lei, e rabbrividì ulteriormente. Se Adam o chi per lui si fosse accorto della sua presenza, per quel cavallo sarebbe stata la fine e lei ne avrebbe dovuti rubare due. Si costrinse a stare calma e a muoversi con lentezza per evitare di provocare rumori che avrebbero attirato troppo l'attenzione degli uomini, quindi, quando fu abbastanza vicino al cavallo e certa di non essere individuata, uscì allo scoperto. La bestia si accorse appena di lei che tirava le redini per nasconderlo, ma poi se ne rese conto e cominciò a nitrire. Ambërle si paralizzò per un attimo, poi cominciò a tirare il cavallo verso le stalle, sperando che Adam e i suoi non si fossero accorti di nulla. Raggiunse le stalle a fatica con il cavallo che aveva continuato a nitrire, lo legò e si nascose in uno dei box poiché dei passi si stavano avvicinando. Uno degli uomini che aveva visto poco prima apparve sulla soglia della stalla, guardò il cavallo e poi lasciò il luogo con un grugnito di disappunto. Sentì le voci di Adam e gli altri allontanarsi e tirò un sospiro di sollievo. Probabilmente erano oltre il bosco. Si fece ancora coraggio ed uscì dalla stalla; si guardò intorno, appurando che non ci fossero più pericoli, quindi entrò nella locanda dirigendosi verso la sua stanza e recuperando le cose che vi aveva lasciato. Scese in fretta, poi, restituendo la chiave ad un locandiere diverso da quello della sera precedente, che la guardava incuriosito. Poi, come un uragano, uscì dalla locanda, riprese il cavallo e, con un po' di fatica, riuscì a conquistarsi quel poco di fiducia di cui necessitava per montargli in sella e andare da Daniel.
    Ambërle Labaarth @



    Oh yeah, si continua allora :gurufiore:
     
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    Avvertì la mente di Ambërle aprirsi e lasciarlo entrare. La sensazione che si provava non era spiacevole, però non era neanche niente di troppo bello. Sembrava come essere sparati in aria e cominciare a scendere in picchiata, solo che non si arrivava mai alla fine. Daniel lasciò andare la ragazza non appena notò che quelli si erano allontanati un poco. Osservò Ambërle mentre procedeva con prudenza attraverso il bosco, poi sparì tra le fronde. Ebony sospirò, un po' preoccupato: sperava che nessuno la vedesse e che riuscisse a venire via da quel posto senza troppi problemi. Aveva capito che era una buona Strega, se la sarebbe cavata, certo, ma l'idea che lei potesse cacciarsi nei guai per un suo gesto galante era davvero terribile. E si era insinuata dentro di lui fin da quando l'aveva salvato. A Dan non piaceva avere i debiti con la gente, tantomeno dovere la vita a qualcuno. Camminò lentamente verso la sua borsa, piegandosi con cautela per non rovinare la medicazione. La afferrò per la cinta, mettendosela a tracolla sulla spalla buona. Doveva farsi trovare pronto, quindi avrebbe raccolto tutto ciò che poteva. Prese la pallina di luce e la ruppe stringendola nel pugno: quella si cristallizzò in una polverina che volò via con il vento. La luce del sole cominciava a farsi strada anche tra il bosco, quindi voleva dire che era ormai l'alba. Non riusciva a stare fermo un attimo, in piedi. Ogni cinque secondi si sporgeva per cercare di scorgere Ambërle poco lontano che tornava con le sue cose, o magari con cinque o sei bruti, o ancora con un amico incontrato così per caso. Cercò di tranquillizzarsi -invano- mettendosi seduto con accortezza. Si morse il labbro inferiore: con i movimenti la ferita gli faceva male, ma sapeva molto bene che l'effetto dell'antidolorifico stava svanendo. Si mise quasi semisdraiato e sospirò, gettando la testa all'indietro. Sopra di lui svettavano gli imponenti alberi sempreverdi che quasi ogni confine aveva come caratteristica. Forse lo facevano perché la gente poteva nascondervicisi dentro, oppure perché serviva ad oscurare la stada ai Vigilanti. Chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì c'era un sole abbagliante ed Ambërle era ad una decina di metri di distanza, a cavallo. Fortuna che aveva sentito il rumore degi zoccoli a terra, altrimenti lei l'avrebbe considerato morto. Si alzò di botto, avvertendo immediatamente una fitta alla spalla. Si diede qualche schiaffetto sul volto per riprendersi, poi si schiarì la voce: la ragazza non sembrava troppo tranquilla, però aveva Flame. Probabilmente aveva visto qualcosa che non le andava troppo a genio. Si incamminò e la raggiunse, accennandole un sorriso per niente convinto. Fino a quando non avrebbe appurato che non aveva nessun tipo di ferita addosso non si sarebbe dato per vinto. Cominciò quindi a scrutarla, cercando di non farsi vedere -probabilmente invano. Sembrava tutto a posto.
    « Stai bene? » le chiese. Non fece neanche in tempo a domandarglielo che le sue orecchie udirono un rumore non troppo lontano. Da un altro boschetto spuntarono i sei uomini di quella notte più Adam, tutti a cavallo. Si dirigevano verso di loro. Flame era una gran bella bestia, si sarebbero mossi con velocità anche in due. Daniel avrebbe dovuto usare il suo braccio malandato e quindi sforzarlo, ma non gli interessava troppo: quando si ha paura non si avverte nessun tipo di dolore. Prese le briglie dalle mani di Ambërle e la guardò negli occhi, facendole capire che era ora di svignarserla.
    « Se ti fidi, puoi reggerti a me. Flame mi conosce, sarà più facile. Dobbiamo sbrigarci, credo che ti abbiano seguito tramite i boschi. » disse, spostando poi lo sguardo verso i sette sgherri. Adam procedeva a passo contenuto, quindi era abbastanza ovvio che sapesse dove stava andando.
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    Ambërle procedeva ad andatura moderata, non voleva far compiere sforzi inutili alla bestia che cavalcava dal momento che non correva alcun pericolo. Uscendo dalla locanda si era premurata di studiare bene la zona prima di muoversi; gli uomini che davano la caccia a Daniel potevano essere ancora nei paraggi e vedendola sul suo cavallo ci avrebbero messo poco a farsi due conti e capire che la ragazza lo stava raggiungendo. Quando si era resa conto che la via era libera, allora si era avventurata tra i boschi, percorrendo la strada del ritorno molto più comodamente di prima.
    Durante la cavalcata lenta, che le permise comunque di coprire la strada molto più in fretta di quanto avesse fatto lei a piedi, Ambërle si era persa a riflettere su cosa avesse fatto se quegli uomini avessero raggiunto Daniel prima di lei; non voleva pensarci, in realtà, perché ciò la turbava immensamente, eccessivamente, ma non riuscì a costringersi a pensare ad altro. Il timore di trovare il corpo del giovane stregone riverso a terra, zuppo di sangue, la tormentava talmente tanto da spingerla a far accelerare un po' l'andatura del cavallo. Adam e i suoi avevano preso una strada totalmente diversa da quella di lei, opposta rispetto a dove si trovava Daniel, ma Ambërle non avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco sul fatto che non l'avessero potuto raggiungere attraverso il sentiero che avevano imboccato. Lei non conosceva quei boschi, per quel che ne sapeva quegli uomini avevano anche potuto prendere una scorciatoia e allora lei sarebbe stata impotente. Il tempo era denaro, e lei non poteva perderlo.
    Trovò Daniel che si alzava velocemente avendola vista, e la strega scosse la testa, disapprovando quella mossa impulsiva che di sicuro gli avrebbe causato una fitta di dolore; e, infatti, l'espressione di lui tradì la sofferenza per una frazione di secondo. Dopotutto, però, era ancora vivo: le immagini che fino a quel momento avevano monopolizzato la sua mente, facendola stare col fiato grosso al solo pensiero che gli fosse successo qualcosa, svanirono immediatamente, lasciando spazio ad un sorriso raggiante. -Si, erano alla locanda ma sono riuscita ad evit...-aveva cominciato a dire lei, quando le voci di Adam e dei suoi le arrivarono alle orecchie, facendola trasalire. Allora aveva fallito, non era stata scaltra abbastanza da riuscire a seminarli. Daniel, a differenza sua, non sembrava neanche troppo scosso dalla consapevolezza che ora sarebbero stati inseguiti, ma forse nascondeva il timore solo per cercare di tranquillizzarla; il che, comunque, non gli sarebbe riuscito. Annuii alle parole di lui, allungandogli una mano per aiutarlo a salire. -Daniel mi dispiace!-cominciò a dire, ma temendo di finire a balbettare incoerentemente, non aggiunse altro.
    Flame fu lanciato al galoppo furioso, quello che devono sopportare i cavalli quando c'è di mezzo la vita del proprio cavaliere. Daniel guidava sicuro, probabilmente conosceva la strada e Ambërle lo lasciò fare; per quel giorno aveva già fatto fin troppi danni.
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