Don't judge a book by his cover.

Torre nel bel mezzo del nulla, 17 Marzo 101 PA

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    Nashville era essenzialmente un non violento.
    Questa sua filosofia di vita non era data tanto da un qualche rifiuto per la violenza – da lui perfettamente giustificata, se necessaria – quanto dalla sua costituzione fisica, naturalmente portata a spezzarsi. In una qualsiasi rissa difficilmente sarebbe uscito vincitore, anche solo contro un aiutante cuoco rachitico, cosa per altro già sperimentata.
    Perciò nella sua mente non stavano passando immagini particolarmente cruente, almeno non fisicamente. Perché se si parlava di tortura psicologica già era un altro discorso, in quel caso aveva parecchi volumi che avrebbero potuto aiutarlo.
    Ma, pur essendo un grande appassionato dell'argomento, lasciarsi andare a simili pratiche, per sole tre monete gli risultava eccessivo. Come era eccessivo tutto quel trambusto per non pagare.
    Osservò con un sopracciglio alzato il cavaliere che si avvicinava ad uno dei suoi scaffali, cominciando a preoccuparsi un poco, vedendolo afferrare una delle uova esposte. Si trattava di antichi reperti, alcune di animali che non esistevano più, alcune di draghi, alcune semplicemente belle da vedere e per ornare gli scaffali di un mago degno di questo nome.
    Lo seguì velocemente, cercando di impedirgli di mettere in disordine la sua collezione, ma ormai lo sconosciuto ne stav già alzando una come se si trattasse di una magica reliquia. Cosa che in effetti poteva essere.
    « Cosa diavolo... nessuno ti farà del male se paghi» rispose chiedendosi quale fosse il problema di quel tipo e perché non poteva semplicemente dargli i suoi soldi e sparire oltre le montagne.
    Doveva decidersi a mettere delle zanzariere alle finestre.

    Nashville Irvin @
     
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    Lain e la violenza invece andavano fin troppo d'accordo, nel senso che Lain era solitamente l'obiettivo della violenza di chiunque. E non violenza in senso sessuale, del tipo che le persone che lo incontravano volevano troppo farselo (semmai, era il contrario), bensì nel senso che il pianeta sembrava, di solito, incredibilmente desideroso di ammazzarlo di botte.
    Lain riteneva la cosa totalmente ingiustificata, dato che a parte rifiutarsi di pagare, approcciarsi con persone già ammogliate e cercare di far passare per sue le pinte di energumeni, lui faceva poco altro. E insomma, tutte quelle persone avevano così poco umorismo, a prendersela subito e a cercargli di fargli la pelle...
    Così come aveva poco senso dell'umorismo quel mago. Che avrebbe fatto bene a lasciarlo andare il prima possibile.
    Perché altrimenti... be'. Gli avrebbe rotto le uova nel paniere, ecco cos'avrebbe fatto.
    Ahr ahr ahr.
    « Appunto. » commentò, con un piccolo sorrisetto « Se paghi. » concluse, imitando il tono altrui, sperando fosse sufficiente per far intuire all'altro che no, non aveva alcuna intenzione di pagare. Tre monete significavano tre notti di sonno in un letto: in un letto pulcioso e senza molle, ma pur sempre un letto. E Lain non aveva intenzione di mettersi a lavorare per guadagnarselo. Non nell'immediato almeno.
    La tecnica del risparmio, che comportava evitare quindi di pagare le cose superflue, era la via da seguire.
    « Adesso apri quella finestra, e nessuno si farà male. » esclamò, perché sì, era proprio nella posizione di dettar legge e di minacciare.
    Sigh.
    Lain Lefevbre @
     
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    Nashville non era molto impressionato.
    Certo, quel tipo aveva un drago, ma c'era il piccolo, minuscolo impedimento costituito dalla torre, tra lui e il suo piccolo animaletto domestico. E lui, in sé, non era davvero la persona più minacciosa delle Fazioni. Cosa gli avrebbe fatto? Lo avrebbe picchiato con quelle braccine? Con un po' di fortuna e qualche saltello sarebbe riuscito ad arrivargli al mento.
    Certo, aveva in mano un pazzo della sua collezione, ma non era sicuro che avrebbe osato sul serio gettarlo per terra e romperlo. Perché allora sì, oh sì, avrebbe dovuto pagarlo, e anche un bel po'.
    « Nessuno si farà male anche se rimane chiusa. Almeno che tu non abbia in mente qualche idea idiota » replicò, ringhiando leggermente l'ultima parola. Quel tipo sapeva perfettamente come irritarlo nell'anima.
    Si avvicinò con passo deciso, da baby sitter arrivata al limite della pazienza, deciso ad afferrargli una manina e a fargli lasciare la sua preziosa reliquia. E poi a quel punto poteva meditare di appenderlo al soffitto per i piedi.
    « Mollalo. Ora » gli intimò con tono deciso, cercando di afferrargli un polso. Gli ricordava un po' sua sorella, quando andava a frugare tra la sua roba, decisa a trasformarla in uno dei suoi giochi. Non era piacevole.

    Nashville Irvin @
     
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    Era evidente che Nashville non conoscesse Lain. Non lo era solo perché, be', ancora neanche sapevano i rispettivi nomi (dopotutto si erano incontrati la prima volta giusto un quarto d'ora prima) quanto perché non si era reso conto che Lain, con la parola idiota, ci andava a braccetto.
    Lain si irrigidì di colpo, quando vide Nashville avvicinarsi. In realtà non aveva realmente intenzione di gettare a terra l'uovo, non tanto perché non ne avesse il coraggio, quanto perché a quel punto avrebbe perso la merce di scambio, che da rotta non valeva un granché. Insomma, i ricatti funzionano fino a quando hai l'ostaggio vivo e vegeto al tuo fianco: una volta che questo è finito, o morto, c'è poco da fare... a parte rotolare a terra e chiedere il perdono del tuo aguzzino, s'intende.
    « Non ti avvicinare! » soffiò, manco fosse un gatto col pelo irto. E nel tentativo di scampare al tocco di Nashville, in procinto di afferrargli un polso, Lain fece un balzello all'indietro, spaventato.
    Dopotutto, per quanto ne sapeva, in quel tocco potevano benissimo celarsi segreti su segreti di magia nera, che Lain non aveva alcuna voglia di sperimentare sulla sua pelle. Già ci aveva pensato la natura a farlo nano e non esattamente piacente, non gli servivano Nashville e i suoi poteri imbruttenti a peggiorare la situazione.
    Quanta fantasia.
    Comunque, fatto era che quel saltello all'indietro fece sì che i piedi di Lain finissero su un libro che era caduto a terra. Libro che scivolò via sotto il peso del ragazzo, col risultato che anche Lain scivolò via, battendo le chiappe a terra.
    E lasciando andare via l'uovo, che si distrusse in mille pezzi.
    E lasciando andare via l'uovo, che si distrusse in mille pezzi.
    Lain rimase immobile, a terra, con le mani ferme nella posizione di reggere ancora qualcosa in braccio, nonostante quel qualcosa, di fatto, non esistesse più. Con la morte negli occhi - adesso sì che Nashville aveva una scusa per fargli la pelle - si mise a pensare a tutti i sogni infranti e le speranze che sarebbero andate a morire con lui. Come il desiderio di assaggiare il pasticcio di speck e mozzarella, che non poteva permettersi ma che guardava sempre con un certo desiderio sul menù di una locanda vicina.
    Quanta sofferenza.
    « Forse posso riuscire a rincollartelo in qualche modo. » azzardò, con un sospiro rassegnato, restando ancora disteso a terra.
    Lain Lefevbre @
     
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    Nashville non era mai andato particolarmente d'accordo con le persone. Un po' per la timidezza innata, un po' per il fatto che sembrava geneticamente progettato per dire sempre la cosa peggiore, in sostanza le persone a cui era affezionato si contavano sulle dita della mano di un monco.
    Piuttosto che di presenze umane preferiva circondarsi di cose. Per ottenerle bastava pagare, non si arrabbiavano se ci si dimenticava il loro compleanno e gli comunicavano sensazioni, immagini e ricordi senza dover essere per forza dotate di una vocetta irritante. Il suo amore per le cose materiali si rifletteva molto nella sua grande quantità di collezioni, a partire di quella di libri, davvero una grande quantità per essere proprietà di una persona sola, fino a quelle più bizzarre, come quella di scheletri di animali pre apocalittici, paperelle di gomma e uova, appunto.
    Aveva pagato ognuno di quegli oggetti fior di quattrini, soprattuto quelle fossili o quelle più particolari, come quella che era appena andata in frantumi sul pavimento.
    Davvero molti quattrini.
    Rimase a fissare lo scempio sotto di sé – e non sto parlando solo dei frammenti dell'uovo – come se la sua mente lo stesse proteggendo non facendogli comprendere ciò che era appena successo.
    Abbassò lentamente la mano, che fino a poco prima aveva cercato di catturare l'esile polso dello straniero, lasciandola cadere lungo i fianchi in una perfetta rappresentazione del modo di dire 'mi cadono le braccia'.
    « Era un uovo di drago non fecondato, risalente al primo anno dopo l'apocalisse, uno dei pochi ancora perfettamente conservati » disse con voce neutra, come se stesse spiegando la questione ad una scolaresca di bambini con problemi di apprendimento. Fissava i frammenti sul pavimento con sguardo perso, neanche questi gli stessero cantando una canzone bellissima e ipnotizzante.
    « Valeva certamente più di ogni tuo organo venduto al mercato nero. » continuò, spostando ora lo sguardo, sempre piuttosto occupato a vagare in altre dimensioni spazio temporali, sul ragazzo per terra.
    L'idea di incollare ogni pezzo non era stata minimamente presa in considerazione, no.


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    In effetti Lain, lì per lì, si chiese perché fosse andato a prendere in mano proprio l'uovo.
    Certo, l'uovo (come tutte le uova) aveva un'aria fragile e quindi perfetta come merce di scambio... ma decisamente troppo facile da rompere.
    In effetti, se volessimo ripercorrere a ritroso la vita di Lain, fino a raggiungere la più tenera infanzia, sapremmo che il caro Lain aveva per certe cose la mano di burro. Insomma, da bambino era diventato famoso per aver rovesciato un secchio pieno di occhi di salamandra sul pavimento della mensa, con tutto il viscido che la cosa può comportare, per non parlare di quella volta che aveva rotto una pozione trafugata ad un tizio e si era ritrovato con due orecchie d'asino - che forse riflettevano la sua condizione mentale ma che, comunque, erano sparite poco dopo. Adesso potrebbe vantarsi di avere una certa stretta d'acciaio, specie riguardo certe attività che di norma le persone praticano in intimità, oppure in angoli bui. Abilità che hanno a che fare con la mazza e una maracas, se capite quello che intendo. Ma forse questo è uno di quei casi in cui è meglio non capire.
    Comunque, forse Lain avrebbe fatto meglio a prendere in ostaggio una paperella, piuttosto che l'uovo. Ne aveva notate più di una e, effettivamente, il fatto che fossero presenti in quella stanza (o che quel mago le collezionasse) aveva un che di malsano. Forse tirare fuori un coltello e minacciarlo di decapitarne una sarebbe stato più efficacie. Magari Nashville era un isterico e considerava quegli aggeggi lì come i suoi unici amici, e nel vederle in pericolo si sarebbe messo a piangere e ad implorarlo di lasciarle andare via.
    Magari.
    Lain - o se preferite lo scempio, o la poltiglia umana che da lì a poco sarebbe diventato - si allungò un po', cercando di prendere una paperella in mano, che era rotolata poco distante con tutto quel putiferio. Ma riuscì solo a sfiorarla con le dita, senza afferrarla.
    Sospirò. Ormai era finito. E a meno che qualcuno non conoscesse un modo per far tornare indietro nel tempo un Cavaliere, be', c'era poco che potesse fare. Anche perché aveva a malapena i tre soldi per liberarsi dal sortilegio, figurarsi se aveva quelli per ripagare il mago dell'uovo sacro.
    « Guarda che se valgo così poco è colpa del mio fegato, non mia. » sbottò Lain, in risposta al discorso organi e mercato nero, dando mostra della sua incredibile saggezza e del suo spiccato istinto di sopravvivenza.
    Ma dopotutto, che aveva pochi soldi e che quei pochi li spendeva in birra era vero.
    ... Così come era vero che quella birra la vomitava poco dopo averla ingurgitata. Ma anche questi, son dettagli.
    Dannata costituzione minuta che non regge l'alcol. Dannata.
    Lain Lefevbre @
     
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    Adesso, da qui a considerarle i suoi unici amici ne passava, però che Nashville fosse affezionato alle paperelle era innegabile. Non era una delle collezioni che avrebbe preferito mostrare ad una ragazza cercando di rimorchiarla, ma finché viveva solo e scapolo potevano fare bella mostra di loro su una delle tante mensole che decoravano le pareti.
    In ogni caso, se Lain avesse preferito scegliere come ostaggio una di loro, di certo le cose gli sarebbero andate meglio. Oltre al fatto che era difficile che queste si rompessero in una disgraziata caduta – fatta eccezione per il pezzo in pura porcellana, ma su, in quel caso si sarebbe trattata di pura sfortuna! – c'era un altro dettaglio piuttosto rilevante: erano economiche.
    Cosa che non si poteva certo dire delle uova di drago fossili.
    Nashville fissò il disastro ancora qualche secondo, con aria composta ma non di certo di approvazione. Poi alzò gli occhi, come se stesse cercando di seguire il rincorrersi dei propri pensieri nella mente, muovendo leggermente le labbra.
    Anche se il desiderio di pronunciare un incantesimo per trasformare lo straniero in una forchetta era molto forte, non si trattava di nulla di simile, erano semplicissimi calcoli. Dei danni. E del prezzo da pagare per ripararli.
    « Aggiungendo il compenso che già mi dovevi per... quell'intervento » si fermò un attimo, in modo che la piena consapevolezza di essere già in debito colpisse lo sconosciuto con tutta la sua forza « il costo dell'uovo ammonta a circa duemila monete d'oro, quindi fa esattamente duemila e tre. »
    L'espressione neutra e turbata si era trasformata in un sorrisetto da squalo di proporzioni disturbanti.
    Era luogo comune, prima dell'Apocalisse, definire gli antichi abitanti della Fazione degli Indipendenti dei taccagni legati al soldo più che alla propria madre. E Nashville, in effetti, era il riassunto umano di questo luogo comune.


    Nashville Irvin @
     
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    Nonostante la situazione fosse assurda, e nonostante finire alla mercè di un mago non fosse esattamente il modo migliore per concludere la giornata, Lain sogghignò.
    In realtà, dato che era proprio lui l'oggetto della disgrazia, c'era poco da sogghignare. Al massimo ci sarebbe stato da attaccarsi alle ginocchia dell'altro e implorare il sacro perdono, ma Lain non era tipo da cose del genere. Non quando si trovava ancora con la morte piuttosto lontana dalla sua faccia, almeno.
    Comunque non era impazzito. Non più di quanto non fosse dall'alba, almeno.
    « Un vero peccato » esordì, con un tono da fanfarone, manco stesse esibendo chissà quale grande vanteria « Che io non abbia con me un misero soldo che sia uno. » disse, continuando a sogghignare.
    In effetti era proprio questo che lo divertiva tanto; ovvero il fatto che, per quanto Nashville potesse insistere, picchiarlo, bruciarlo, minacciargli la famiglia (e quest'ultima cosa, poi, non avrebbe funzionato in alcun caso) c'era poco da fare. Lain non aveva denaro, nè con sé nè da un'altra parte. E trasformarlo in un set da cucito non avrebbe certo rimpinzare improvvisamente le tasche di Nashville, insomma.
    Lain si tirò su leggermente. Adesso doveva trovare il modo di aprire quella dannata finestra. Una volta fuori, con la via di fuga spalancata, il suo svantaggio sarebbe stato destinato a finire: saltare in groppa a Pat e volare lontano, fuori da ogni magica portata, sarebbe stata questione di un nanosecondo.
    Più nano di lui, si sarebbe quasi sentito in dovere di dire.
    « Non qui, almeno. » concluse infine, con un breve sorrisetto, nella speranza che il pesce abboccasse.
    Lain Lefevbre @
     
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    Non ci voleva molto a capire che l'invasore della privacy altrui era tutto tranne che un Lord. A parte i vestiti di foggia discutibile e l'aria di chi non partecipa settimanalmente ad un banchetto di cacciagione – cosa che comunque si poteva dire anche del padrone di casa – il fatto che facesse storie anche per pagare tre misere monete, era piuttosto eloquente.
    Nashville poi, come ogni odioso ragazzetto cresciuto tra gli agi, aveva un certo talento nel inquadrare immediatamente lo status sociale del suo prossimo. E insomma, gli era perfettamente chiaro che il suo interlocutore non avrebbe potuto pagarlo.
    Per ora, almeno.
    Abbozzò un sorriso paterno, che risultava simile a quello degli strani figuri avvolti in lunghi mantelli che a volte bazzicano vicino alle scuole, e con tranquillità tornò a sedersi sulla sua poltrona, lì vicino. Si accomodò, sempre sorridendo, e appoggiati i gomiti ai braccioli, appoggio tra loro le punte delle dita, con aria riflessiva.
    « Il fatto che non avessi denaro con te mi era piuttosto chiaro » esordì rassicurante, lanciando una lunga occhiata eloquente al Cavaliere. « Pr questo motivo ho pensato ad una soluzione che ci renderebbe tutti felici. »
    In realtà aveva più di qualche dubbio riguardo la futura felicità dello sconosciuto, ma non era particolarmente interessato a qualcosa che non fosse se stesso.
    « Tu hai un drago, stai cercando un lavoro per ripagare un cospicuo debito e, oh casualità, io ho bisogno di un corriere. O fattorino, o uomo-delle-pizze che non consegna pizze » spiegò con un sorriso giulivo, sperando che l'altro comprendesse subito dove voleva andare a parare.


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    Non ci voleva molto a capire che invece, Nashville, era un lord. Come Nashville, anche Lain aveva un certo talento a capire lo status sociale altrui; ma solitamente, perché così era più facile capire a colpo d'occhio chi derubare.
    Non che nel caso di Nashville fosse difficile. Insomma Lain gli aveva appena distrutto un uovo dal valore di migliaia di monete, segno che Nashville proprio un accattone non doveva essere - visto che spendere un sacco di quattrini per un brutto soprammobile era segno di averne così tanti da non sapere che farci.
    Anche se Lain, che girava con più pelle nera aderente di quanto il buon costume (o il senso estetico di chiunque) suggeriva, non poteva proprio parlare.
    Attese qualche istante in silenzio, in attesa che Pat compisse il miracolo e venisse a salvarlo. Peccato che la dragonessa gli stesse urlando nelle orecchie minacce e offese, segno che evidentemente i suoi tentativi di entrare nella torre, scalfendo la finestra, non stavano funzionando.
    Comunque, c'era da dire che la situazione era stabile. Insomma, almeno per ora il mago non sembrava intenzionato ad ucciderlo, il che era positivo.
    Certo, la posa da supermalvagio - seduto sulla poltrona, gomiti sui braccioli, dita che si toccano tra loro - non era esattamente rassicurante, ma Lain preferì lasciar perdere quell'inutile dettaglio per concentrarsi sul fatto che aveva ancora tutte le penne attaccate al sedere. Anche se non sapeva ancora per quanto.
    Si costrinse a sorridere, cercando di ignorare la fastidiosa sensazione di essere appena finito in trappola.
    « Drago? Io non ho un drago. » rispose, sempre sorridendo, non riuscendo proprio a capire come avesse fatto Nashville a capirlo. Non andava nascondendolo, ma Pat non si era mostrata, a parte passare sotto la finestra una volta che questa si era chiusa. E a parte cercare di aprire le finestre in qualche modo, azione che dall'interno non sembrava percepibile.
    Lain Lefevbre @
     
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