Nastri d'argento.

21 Marzo 102 PA, tarda notte

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    Era stata una nottata lunga, per Annie, piena di incubi brevi e sconnessi. Verso le tre del mattino aveva deciso di alzarsi dal letto ed acciambellarsi nella strombatura della finestra tondeggiante della sua camera nel monastero, riparato fra gli alberi del bosco ma anche abbastanza in alto affinché riuscisse a scorgere un magnifico panorama ricco di distese verdeggianti o piene di colori, di laghi cristallini e di fiumi splendenti come nastri argentei. Aveva l’impressione che le cose non si sarebbero aggiustate, non per il momento. La morte di suo padre era avvenuta solo qualche tempo prima e, nonostante avesse vissuto gli ultimi anni della sua vita quasi senza lui o sua madre, ne sentiva tremendamente la mancanza, molto più di quanto avrebbe potuto reggere ed immaginare. Aveva pensato più d’una volta che, non appena terminati gli studi al Boschetto, avrebbe cercato lo stregone che aveva ucciso suo padre, per ucciderlo a sua volta. Poi la rabbia aveva lasciato il posto alla rassegnazione ed alla solitudine. Insomma, il suo animo era fin troppo tempestoso affinché la lasciasse in pace quando il sole calava e cedeva il passo alle stelle.
    Alle quattro del mattino decise di andare a prendere una boccata d’aria. Tutto sommato il luogo dove viveva era più che sicuro, specialmente perché gran parte degli esseri viventi temevano gli anziani, in quanto stregoni dalle grandi capacità magiche che nessuno mai aveva osato sfidare in quel luogo sacro. Aveva letto in un manuale qualcosa riguardante un tipo di sacerdoti che molto le ricordavano gli Stregoni: i Druidi. Ora, chi fossero o quali poteri avessero, purtroppo non era mai stato ritrovato, però, quello stesso fascino che esercitava quel magico passato, a tratti oscuro e crudele, ma anche pieno di saggezza e virtù, l’aveva trovato in Onore.
    Essendo primavera, scelse un abito verde scuro in seta e cotone, con dettagli in stoffa dorata, prendendolo dal baule ai piedi del letto. Era uno degli abiti che sua madre aveva cucito per lei durante la sua assenza e, quando era tornata l’ultima volta, per il funerale di Agravaine, le aveva affidato una sacca piena di nuovi abiti, dopo essersi assicurata che tutti le andassero a pennello, su quel fisico così minuto e sottile.
    Dopo averlo indossato prese anche un mantello in velluto, poggiato disordinatamente su un’anta aperta dell’armadio adiacente la parete di fronte al letto, forse troppo pesante per la temperatura mite di quella giornata appena cominciata. Lo allacciò comunque e scese le scale più silenziosamente possibile. Anche se era sola nei corridoi del monastero, aveva preso quell’abitudine tempo prima, quando sgattaiolava a leggere di nascosto vicino al camino di casa, mentre i suoi genitori riposavano.
    Le scarpette che aveva le donavano il passo leggero e, persino quando uscì dalle pesanti porte in legno e ferro battuto ed ammirò i colori dell’alba, poggiando i piedi sull’erba fresca ed appena bagnata di rugiada, esse non provocarono alcun rumore.
    Faceva freschetto ed un po’ d’umidità penetrava attraverso le vesti della giovane strega, che si soffermò ad osservare i colori del cielo, ricco di sfumature dorate e rosate al passaggio del sole risvegliato dalla luna, curiosamente presente un po’ più in alto.
    Un leggero venticello le accarezzò i capelli, come a spronarla a cominciare a passeggiare. Prese il sentiero principale, senza una reale meta. Probabilmente sarebbe passata a controllare Pendragon in stalla, oppure si sarebbe appollaiata sulla collina più alta del Boschetto, per osservare le nuvole. Il sentiero era curato esattamente come il prato, percorribile tranquillamente anche a cavallo. Annie osservò gli alti alberi che racchiudevano in sé quella meravigliosa parte di Onore, in cui gli stregoni affinavano le proprie tecniche ed i propri poteri, soffermandosi su un’ampia distesa verdeggiante poco oltre le querce che costeggiavano la strada e l’imponente struttura del monastero, contemplando il silenzio della valle ancora dormiente.


    Annie Mælyss @


    Edited by « Annie. - 16/6/2013, 00:27
     
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    Non aveva calcolato nessuna reazione del genere. Aidan aveva curato quell'uomo solo perché gli era sembrato in pericolo di vita. Non avrebbe mai immaginato che un branco di Vigilanti gli sarebbe venuto addosso con tutta la furia del mondo, cercando di farlo smettere -o, avrebbe detto lui, addirittura di ammazzarlo. Avevano cominciato con qualche spinta, poi il più grosso di loro gli si era avventato contro e l'aveva atterrato. Gli aveva dato solo qualche pugno, eppure gli aveva già spaccato il naso e mandato fuori gioco uno zigomo. I colpi erano arrivati dritti alla meta, con una precisione che spaventava ad una forza studiata davanti alla quale lo Stregone era impallidito. Fortunatamente, Aidan sapeva difendersi con la magia: gli occhi gli si erano dorati quando aveva formulato l'incantesimo a voce alta. Il ragazzone era schizzato all'indietro come se un masso enorme l'avesse investito. Il biondo aveva battuto la testa ed era rimasto immobile, a terra. Aidan credeva di averlo ucciso: lo fissava con gli occhi spalancati, mentre gli altri Vigilanti se l'erano data a gambe. Preoccupato per lo stato di salute del gigante, lo Stregone gli si era avvicinato e gli aveva curato appena la ferita interna, permettendo che si destasse. Non ebbe neanche il tempo di riaprire gli occhi, però, che Aidan era sparito. Aveva tagliato la corda alla svelta, per paura che quei maledettissimi Vigilanti gli si sarebbero gettati addosso di nuovo. Si ritrovava quindi con uno zigomo in fiamme, il naso che colava sangue ed un occhio nero. E, ovviamente, non aveva più energia neanche per pensare di curarsi. L'unica cosa che gli venne in mente, visto che era più vicino al monastero che a casa sua, fu correre dagli Anziani. Si sentiva la forza scemare a mano a mano che accelerava il passo. Quando vide l'edificio all'orizzonte, una scarica d'adrenalina lo fece correre più veloce, ma durò molto poco: vicino ad una piccola radura, Aidan si era accasciato ad un tronco. La testa gli faceva male, lo zigomo sembrava essersi spaccato in due per quanto gli doleva, il naso gli bruciava e l'occhio gli dava delle scariche di dolore che lo facevano sobbalzare. Era a pezzi, senza forze e solo. Decise allora di fare un qualcosa che non gli avrebbe succhiato via troppa energia: cercare qualcuno con la mente. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi ed ignorare le fitte di dolore, espandendo la mente.
    Per prima cosa, Aidan incontrò tutti gli animali che lo circondavano: gufi, scoiattoli, insetti, lupi. Una miriade di specie che gli chiedevano chi fosse, cosa volesse e perché stesse comunicando proprio con loro. All'improvviso, la sua mente intercettò quella di una persona. Incontrò le sue barriere e si sollevò nell'avvertire che era una Strega anche lei.
    Aiutami, per favore! Sono ferito! le chiese, senza neanche pigiare sullo schermo mentale di lei. Non gli interessavano i suoi pensieri né la sua storia, gli bastava che lo aiutasse. Si accasciò un altro po' e finì in ginocchio, fissando il terreno e l'erba che gli si sdoppiava davanti agli occhi. Aidan, quella sera, aveva sentito freddo: per quello si era creato una sorta di turbante con del tessuto. Ora, però, quest'ultimo ed il suo mantello erano sporchi di sangue. Si augurò che quella ragazza non provasse paura, altrimenti sarebbe anche potuto morire.
    Aidan Harper @


    Tesora, non hai messo la data (: Specificalo nel sottotitolo! Comunque facciamo finta che fa freddo ùu XD Magari Gennaio?
     
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    La giovane strega decise però di cominciare a camminare, portando con sé solo il leggero scalpiccio dei propri piedi sul sentiero. Ascoltò un gufo bubolare, una cicala sonnambula ed un’aquila gridare più a valle, maestosa mentre si sollevava in volo, prendendo man mano quota.
    Non v’erano Anziani, fuori dal monastero, tantomeno viandanti o forestieri di passaggio. Annie era convinta che, se fossero stati lì, li avrebbe sentiti. Si chiese dove sarebbe andata, dopo la sua Foràs. Per come erano andate le cose, forse avrebbe preferito restare con sua madre e dedicarsi alle arti curative, almeno per il momento.
    Accarezzò lentamente il velluto che rivestiva il proprio mantello, allacciato alle spalle grazie ad una fibbia dorata. Allo stesso tempo portò una mano ai propri capelli, appena mossi dal venticello freddo che soffiava vicino al monastero.
    Fece ancora qualche passo sul sentiero, gradualmente illuminato dalla tenue luce dell’alba, allontanandosi verso est. La costruzione del Monastero era decisamente imponente e non abbandonò le spalle di Annie nemmeno quando ne fu piuttosto distante. Avrebbe voluto prendere Pendragon e cavalcare con lui in silenzio, o, forse, sfogandosi come mai aveva fatto dopo la morte di suo padre. Al suo pensiero, ricevette una coltellata dritta al cuore. Era così terribile il dolore della morte, così desolante e solitario. Era la mancanza, a ferire tanto, oppure la consapevolezza di un vuoto che non sarebbe mai più stato colmato? Questo non lo sapeva e forse mai avrebbe trovato risposta. Si asciugò in fretta quasi impacciata una lacrima calda e salata che le rigò la guancia destra in maniera irregolare e timida, mentre una voce la strappò con brusca gratitudine da quei pensieri così tanto cupi, dal timbro maschile, giovane.
    Aiutami, per favore! Sono ferito! Aveva detto quella voce, nella sua testa, flebile ma non abbastanza da restare inascoltata, non abbastanza da far in modo che Annie non si precipitasse verso la direzione da cui pensava provenisse, lieta d’aver occupato la propria mente con un pensiero diverso, certamente strano e misterioso, potenzialmente anche pericoloso, piuttosto che restare a tormentarsi.
    Si concentrò un attimo, fermandosi proprio mentre sollevava di un paio di dita le vesti, in grado così di non incespicare ad ogni passo, per porsi nelle condizioni di cercare di percepire una presenza nei dintorni. Aveva i propri poteri, se fosse stata in pericolo, si sarebbe affidata a quelli più d’ogni altra arma, prescindendo dal fatto che ne avesse neanche una addosso.
    Ascoltò, socchiudendo gli occhi per una manciata di secondi: un respiro, irregolare, dolorante, ma un respiro. A destra, a destra. si disse, volgendo lo sguardo in quella direzione, per poi correre verso le grandi querce che costeggiavano il sentiero, allontanandosi così da quello ed inoltrandosi un po’ nell’erba fresca ed appena baciata dal sole del primo mattino.
    Finalmente trovò chi l’aveva chiamata, una figura accasciata sul prato incolto, fasciata in abiti scuri ed apparentemente inerme. La giovane strega si precipitò verso lo stregone ridotto in quelle condizioni, fermandosi solo un attimo davanti a lui. Le sarebbe bastato un passo per soccorrerlo. Indugiò, intimorita, mentre si guardava attorno in cerca di eventuali complici, nel caso in cui fosse stata solo una messa in scena. Dopo l’attimo di esitazione si fece coraggio e si inginocchiò in corrispondenza del giovane, con gli abiti e lo stravagante cappello che indossava macchiati di sangue, molto probabilmente suo. Era alto, sicuramente parecchio più di Annie che, comunque, dovette chinarsi per sollevargli piano il capo. Si affrettò a togliere il proprio mantello, per poi appallottolarlo approssimativamente e posarlo sotto la sua nuca come una sorta di brutto cuscino verde, percependo così il freddo dell'alba, ancora bagnata in parte dai raggi lunari.
    Probabilmente era in uno stato di semi-coscienza ed alla piccola strega non aiutò molto, osservare il suo viso, ammaccato e martoriato dalle ferite. Posò delicatamente una mano alla sua guancia, sotto una ferita sanguinante sul suo zigomo, come spaccato da un forte colpo.
    Al momento avrebbe potuto curare solo marginalmente le ferite del povero stregone, poiché le sarebbero servite le sue amate erbe mediche, per aiutarla a completare il processo di guarigione.
    «Stai tranquillo, ti brucerà solo un po’, scusami.» Mormorò la strega al giovane, mentre si scostava una ciocca di capelli, spostandola dietro l’orecchio per osservare le ferite che avrebbe dovuto curare. Aveva il naso ferito da una profonda mezzaluna insanguinata, segno del setto indubbiamente rotto. Tenne due dita immobili sulla sua guancia, spostandole poi di qualche millimetro verso di sé, lasciando che voltasse di poco il capo, con cautela. Cercò di toccarlo più lievemente possibile, per non fargli sentire ulteriore dolore. Socchiuse gli occhi per un istante: « Purhhaele dolgbenn. » Mormorò la piccola strega mentre i suoi occhi mutarono colore per un attimo, diventando dorati mentre la magia fluiva attraverso lei alle ferite dello stregone. Esse si rimarginarono pian piano, curate sì in profondità, ma non abbastanza da essere totalmente guarite. Era così dispiaciuta per la situazione in cui era il ragazzo, tanto più per non essere riuscita subito a curare del tutto le sue ferite. Sapeva che l’incantesimo sarebbe stato fastidioso e si augurò che non fosse stato troppo doloroso.

    Annie Mælyss @




    Mia cara sono una rimbecillita ç_ç dovevo scrivere che era tipo Marzo/Aprile, all'alba, perché nella ruolata ho scritto che era primavera.
     
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    Il suo primo pensiero fu William, il suo fratellino Cavaliere. Il bambino stava dormendo, vero, ma se si fosse svegliato durante la notte? Aidan si era assentato solo per fare una passeggiata. Se avesse saputo che in giro c'erano dei Vigilanti, probabilmente non si sarebbe proprio mosso. Ed ora si trovava lì, accasciato ad un tronco, con il sangue che sembrava non poter smettere di sgorgare copioso. Cercava di tenersi sveglio e di rimanere lucido in tutti i modi: sapeva che per la Strega sarebbe stato più difficile soccorrerlo se fosse svenuto. L'ingente perdita di sangue, però, lo indeboliva e gli faceva girare la testa. Era come se stesse facendo delle infinite giravolte su se stesso: il mondo vorticava ad una velocità impressionante, perciò decise di chiudere gli occhi e fare finta che non stesse succedendo nulla, nonostante avvertisse il sapore metallico del sangue sulle labbra. La risposta mentale della Strega arrivò quasi subito, dopo un solo attimo d'esitazione. Avvertì la testa di lei allarmarsi ed infondergli -forse involotariamente- un po' di timore. Era stata ovviamente presa alla sprovvista, Aidan lo capiva e non pretendeva neanche che corresse da lui senza riserve. Dopo qualche istante, avvertì i passi di lei avvicinarsi. Aidan aprì appena gli occhi -o meglio, l'occhio, visto che l'altro si stava gonfiando sempre di più- e cercò di guardarla in volto. Sembrava molto piccola: questa fu l'unica informazione che riuscì a dedurre dai suoi lineamenti. Si fermò proprio prima di soccorrerlo, ma Aidan non abbassò lo sguardo. La fissava, cercando di scoprire che cosa diavolo le passasse per la testa. Indubbiamente aveva paura: non era mai rassicurante trovare qualcuno ferito nel bel mezzo di un bosco, per di più di notte. Esitò ancora, poi però gli si inginocchiò a fianco e si sfilò il mantello, in modo da poggiarglielo dietro la nuca e farlo stare più comodo. Con una mano gli voltò il viso, esaminando le ferite, poi lo rassicurò dicendogli che avrebbe bruciato solo un pochino. Aidan abbozzò un sorriso storto, che sembrò più una smorfia a causa delle ferite. Di solito era la frase che si diceva comunemente, "brucerà solo un po'". Tutti gli Stregoni, però, sapevano che cosa voleva dire curare una ferita. Voleva dire avvertire la carne, le ossa, i tendini ed i muscoli spostarsi, ricomporsi e ricucirsi. Non era niente di piacevole, anche se ci si sottoponeva lo stesso perché era più veloce. Quando la ragazza pronunciò l'incantesimo, il naso gli mandò una fitta che gli arrivò fino al cervello -facendolo gemere, poi la ferita più esterna si cicatrizzò. Restava il problema all'occhio e allo zigomo, ma buona parte del dolore era andata via con la ferita al naso. Era il punto più sensibile di Aidan: non appena lo batteva contro qualcosa -o qualcuno, nel caso di un pugno ben assestato- gli uscivano subito le lacrime, ed il sangue cominciava a scorrere copioso. Spostò lo sguardo verso la Strega e la guardò in volto, notando ora quanto fosse spaventata dalla situazione.
    « G-grazie. » sussurrò, cercando di tranquillizzarla. Poteva capire come si sentisse, anche lui c'era passato. Allungò una mano e cercò quella di lei, quasi esitando. Non era un gesto che faceva solitamente, però voleva davvero infondere un po' di tranquillità in lei. I suoi occhi color del ghiaccio vagarono sul suo volto, puntadosi dritti nelle iridi nere di lei. Aidan aveva terminato da poco l'apprendistato al monastero, eppure non la ricordava. Una faccia così gli sarebbe rimasta impressa, lo sapeva.
    Aidan Harper @


    Ho modificato io (: Basta che la prossima volta te lo ricordi! ♥
     
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    Non era mai accaduto alla piccola strega di trovarsi in una situazione così complicata ma qualcosa, una vocina nella sua testa, la invitò a fare il possibile per lo stregone ferito. Probabilmente anche lui doveva essere piuttosto giovane, forse appena più grande di lei, avrebbe potuto avere una ventina d’anni. Gli incantesimi curativi erano piuttosto complessi ma credette d’aver compiuto un buon lavoro, sul naso del giovane. Aveva dei lineamenti morbidi, deturpati dalle ferite che ancora avrebbe voluto curare. Il dolore era leggibile nel suo sguardo, le cui iridi celesti sembrarono far parte del cielo, con quelle pagliuzze dai mille azzurri delicati, più scuri verso il cerchio finale dell’iride, tanto che le si strinse il cuore a vederlo in quello stato. Gemette quando lo curò e lei non poté che comprendere le sue sofferenze. Al secondo anno di studi nel Boschetto si era rotta una gamba, candendo da cavallo. Un Anziano l’aveva curata ed il dolore che aveva patito era stato indescrivibile, nonostante fosse guarita alla perfezione in meno di mezz’ora. Aveva sentito ogni parte della ferita guarire e rimarginarsi come se i mille pezzi che componevano quella slogatura si fossero ricomposti autonomamente nella metà del tempo realmente necesasrio.
    «Scusami, scusami.» Mormorò la piccola strega con gentilezza, dispiaciuta, preoccupatissima per le condizioni del giovane stregone. Le mani le tremavano appena, forse sia per il freddo che per la paura di non riuscire a fare tutto il possibile.
    L’espressione di lui, però, si rilassò leggermente, meno contratta di prima. Probabilmente la ferita al naso era una delle più dolorose che aveva. Se solo Annie avesse avuto lì le proprie erbe, quei distillati che aveva preparato con tanta pazienza, attendendo giorno e notte affinché raggiungessero la colorazione e la densità desiderata, sarebbe riuscita perlomeno a lenire le pene dello stregone. Ci aveva lavorato per mesi interi e, per fortuna, non le erano mai serviti. Adesso a suo dire erano più che necessari, ma, naturalmente, non aveva pensato a portarli con sé durante quella stravagante uscita.
    Egli la ringraziò, con voce tremante e… rassicurante mentre lei avvertì dei leggerissimi movimenti vicino a sé. Il giovane stava cercando la sua mano e lei, colpita da quel gesto dolce e anomalo, la strinse leggermente nella propria, decisamente più piccola e fredda. Era strano come un ragazzo effettivamente grande le sembrasse così fragile, quasi fatto di cristallo.
    «Non ho ancora fatto abbastanza.» disse lei, scostandosi frettolosamente con la mano libera i lunghi capelli, tramutatisi in un enorme impiccio.
    Esaminò attentamente la ferita sull’occhio del giovane: un brutto ematoma violaceo che sembrava peggiorare man mano che il tempo passava.
    Con la mano libera gli scostò delicatamente un ciuffo scurissimo dal viso: doveva avere dei folti capelli, nascosti sotto quella sorta di turbante, ricci, forse. Ripeté l’incantesimo una seconda volta e, come prima, i propri occhi si illuminarono di un bagliore dorato che riuscì a curare parzialmente la brutta botta che aveva preso.
    Annie si chiese cosa fosse accaduto allo stregone, chi l’avesse ridotto in quelle condizioni e perché. Era certa che non fosse stata opera della magia, forse una conseguenza. Pensò a cavalieri di drago, che però mai aveva visto, ad addestratori o vigilanti spietati. Chiunque, piuttosto piazzato e muscoloso, sarebbe riuscito a ridurre un uomo in quello stato. Strinse appena più la sua mano, osservando ora il suo viso, più armonioso, dallo sguardo intenso e penetrante, incorniciato da lunghe ciglia scure.
    « Come ti senti? » Gli chiese, sperando in una risposta positiva, anche se era pronta a rimanere con il giovane stregone anche tutta la mattina successiva, per assicurarsi che stesse davvero bene. Di certo non l'avrebbe mai lasciato lì, da solo e, per quel momento, era convinta che non fosse in grado di alzarsi. Aveva necessità di riposare, di un luogo possibilmente caldo. Forse sarebbe andata al Monastero per prendere le proprie erbe e gliele avrebbe donate, affinché le potesse usare per recuperare un minimo di energie.

    Annie Mælyss @




    Si si cara scusami ç_ç Comunque bella l'icon!
     
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    Si stava pian piano riprendendo. C'era ancora del lavoro da fare, certo, ma almeno la Strega gli aveva alleviato il dolore lancinante al naso. Non sentire più le stilettate in quel punto era una salvezza. La ragazza gli aveva preso la mano e l'aveva stretta con dolcezza, dicendogli poi che non aveva fatto abbastanza. Aidan stava per dire qualcosa, seppur con voce fioca, ma la Strega gli afferrò il volto e lo studiò per bene, evidentemente pensando ad un altro incantesimo. Aidan le era infinitamente grato. Non era solito cacciarsi nei guai, ma sapeva che generalmente le persone non aiutavano nessuno, soprattutto chi sembrava essere ridotto male da una rissa. Si era sviluppata una sorta di indifferenza letale all'interno della Sword's Hilt che a lui era sempre parsa disumana. Aidan Harper aveva visto tante cose, molte delle quali non erano piacevoli. Vecchi senza una casa morti di freddo, militari che picchiavano giovanotti, donne maltrattate da qualche Stregone sbruffone o semplicemente da qualche mercenario. Ma niente l'aveva segnato come l'indifferenza. Quella ragazza, quindi, lo stava sorprendendo sempre di più. Forse perché era piccola ed ingenua, forse perché era naturalmente buona. Aidan non lo sapeva, questo; ciò che sapeva, ormai, era che le doveva un favore. La Strega si mosse appena e sussurrò un incantesimo che gli fece sgonfiare l'occhio nero. Fu come se qualcuno lo avesse punto con l'ago e dal buchetto fosse uscita dell'aria. Si era sgonfiato come un palloncino, solo che poi la pelle era tornata al suo posto. Ora si poteva notare solo un rossore sparso per tutta l'area dell'occhio. La giovane Strega, ora, sembrava come in balìa di se stessa: probabilmente non sapeva cosa fare. Aidan portò la schiena in avanti, mettendosi seduto composto ed avvertendo diverse fitte che lo colpivano proprio dove quello l'aveva calciato. Gemette, poi maledì sottovoce tutti i Vigilanti. Si voltò verso la ragazza e la guardò negli occhi, ora sicuro di poter parlare con più fermezza. La Strega lo aveva aiutato tanto.
    « So di domandarti troppo, perciò sei libera di lasciarmi andare se non vuoi farlo... » cominciò, con la sua voce naturalmente gelida e distaccata. « Ma ti chiedo lo stesso se puoi accompagnarmi al monastero. Magari è bene che anche tu ti riposi, ti sei sforzata troppo per me... » disse, strizzando gli occhi a causa di una fitta. Non sarebbe stato facile alzarsi in piedi e raggiungere il monastero, ma doveva farlo. Lì avrebbe avuto delle cure complete. Inoltre, la ragazza si sarebbe dovuta riposare per forza: era sicuro che avesse speso troppe energie per curarlo, non voleva essere responsabile di un suo svenimento. La guardava negli occhi, cercando qualche indizio riguardo la sua persona e la sua storia.
    Aidan Harper @
     
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    Anche il secondo incantesimo sembrò sortire un effetto positivo e ciò rallegrò non poco la giovane strega. Sorrise flebilmente, come se si fosse tolta un peso sul petto. Il naso del giovane sembrava essere in condizioni migliori, così come l'occhio, adesso abbracciato da una macchia rossastra, meno gonfia della precedente. Annie, però, non aveva pensato assolutamente alle conseguenze che quegli incantesimi avrebbero sortito su di lei. La spossatezza che avvertiva, adesso, era più che tangibile perciò pensò, naturalmente, di doversi fermare con le cure momentanee, poiché non sarebbe stata in grado di proseguire. Slacciò la mano da quella del giovane, quand'egli si mise lentamente seduto. Non si sarebbe mai alzata, se fosse stata in lui. La piccola Strega poté avvertire dalla sua stessa espressione il dolore che provava per aver compiuto quel gesto e si allontanò di poco, per lasciare spazio al giovane Stregone, intento a dire qualcosa forse più a sé che a lei, tanto sommessamente che non riuscì a comprenderla.
    Lui volse gli occhi in quelli della giovane, completamente diversi dai suoi. Annie si sorprese di quanto fossero celesti, puramente chiari, come se fossero stati di ghiaccio. Si soffermò forse un attimo in più del necessario ad osservarli, assolutamente rapita da quelle tonalità non proprio usuali. Abbassò poco dopo il proprio sguardo, appena di un po', temendo d'essere stata invadente, attirata nuovamente a volgerlo in sua direzione quando cominciò a parlare, con tono decisamente più fermo di quando le aveva rivolto per la prima volta la parola.
    Il giovane stregone le chiese se lei l'avrebbe potuto accompagnare al Monastero ed ogni dubbio che provava si dissipò in un attimo, lasciandone sbocciare uno nuovo: sarebbe stato in grado di camminare sin lì?
    Le condizioni del suo fisico non erano certamente delle migliori, perciò ella pensò che sarebbe stato comunque un po' complicato.
    «Sei certo di riuscire ad alzarti?» Gli chiese quasi timidamente, preoccupata. Non sarebbe stata in grado di sorreggerlo, minuta com'era, purtroppo e, per la debolezza che le avevano provocato i due incantesimi, le possibilità di soccorrerlo in piedi sarebbero state ridotte ancor di più.
    «Mi dispiace, non riesco a fare di più al momento.» Ammise la giovane, posando la mano sull'erba fresca ed appena bagnata di rugiada. Non era una sensazione sgradevole, ma fresca e rilassante, adatta ad infonderle un minimo di sollievo.
    Andare al Monastero sarebbe stata la soluzione migliore, per far in modo che lo Stregone guarisse del tutto.
    Annie, in attesa di una risposta, sentì il peso dello sguardo di lui su di sé, come se stesse cercando di leggere dentro di lei. Naturalmente ella non riuscì a sostenerlo col proprio, con la netta impressione che, se lui si fosse impegnato un po', di certo sarebbe riuscito ad intuire qualcosa su di lei. La piccola strega si augurò di no, semplicemente perché parlare dei propri problemi era proprio ciò che voleva evitare in assoluto, nonostante fosse assurdamente complicato escluderli dal resto della propria vita.
    Annie Mælyss @
     
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    La ragazza sembrò sorpresa quando lui le chiese di accompagnarlo al monastero. Certo, avrebbero faticato ancora di più, ma non potevano mica rimanere laggiù, ed in piena notte poi. Aidan si sistemò meglio, mordendosi un labbro per non gemere di nuovo. Lo sguardo della giovane Strega sembrava fuso col suo, come se potesse avvertire anche lei tutti i suoi dolori. Era importante per lui tornare a casa presto: temeva che suo fratello si svegliasse e non lo trovasse. Gli era già successo qualche volta, ma preferiva non lasciarlo da solo. William aveva scoperto di essere un Cavaliere di Drago a cinque anni, come tutti i giovani fortunati che facevano quel mestiere, ma aveva ancora paura che potesse cacciarsi nei guai. La sua creatura non era molto matura -come lui, d'altra parte- perciò Aidan doveva controllarli più che poteva. Guardò ancora la ragazza negli occhi, pensando ad una soluzione. Che lei fosse in grado di andare a chiamare qualcuno che li potesse aiutare? Dandole una rapida occhiata, arrivò alla conclusione che no, neanche lei poteva. Non si sarebbero mossi di lì, ora ne era certo. Portò la schiena indietro e si appoggiò di nuovo al tronco, sospirando, senza però staccare lo sguardo dalla ragazza.
    « Allora è meglio riprendere le forze qui. Ci muoveremo quando ci sentiremo più sicuri. » le rispose, fissandola. Temeva che gli svenisse tra le braccia, ed Aidan non avrebbe potuto fare nulla, quindi era meglio che anche lei si riposasse lì. Spostò lo sguardo sul terreno, notando come l'erba fosse bagnata appena da qualche goccia di rugiada, probabilmente dovuta all'umidità del Boschetto. Picchiettò la mano di fianco a lui, facendole segno di sedersi, per poi tornare a guardare lei negli occhi. Le aveva dato un consiglio: riposarsi. Se voleva davvero riavere le forze, non doveva scomporsi per una buona dozzina di minuti. Pensò solo successivamente che, in fondo, quella ragazza non doveva sentirsi per nulla sicura. Alla fine, aveva davanti uno Stregone sconosciuto mezzo morto a causa del quale aveva sprecato quasi tutte le sue energie. Così si presentava la situazione. Doveva fare qualcosa per metterla a suo agio, o perlomeno tranquillizzarla.
    « Mi chiamo Aidan, comunque. » la informò, abbozzando appena un mezzo sorriso. Di solito, la gente era inquietata dai suoi occhi e dal suo modo scontroso di porsi. A quella ragazza, però, Aidan doveva tutto. Non era la "gente", era una Strega capace che lo aveva aiutato. Per quel motivo gli stava già più simpatica. In fondo, non tutte le persone della Sword's Hilt erano da buttare. Qualcuna si salva ancora, seppure fosse nascosta nei meandri di qualche bosco o qualche villaggio.
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    Nello sguardo del giovane stregone, Annie riuscì a carpire una strana sensazione, o meglio, anche solo il barlume di essa: fretta. Che egli avesse fretta, a lei era proprio un qualcosa di sconosciuto. Aveva notato una sensazione di tacita prigionia nelle sue iridi di ghiaccio, il che l'aveva fatta preoccupare maggiormente. Era scappato? Forse chi l'aveva aggredito era ancora sulle sue tracce e lui, a giusta ragione, era in cerca d'un riparo.
    Gli occhi color nocciola della giovane, si posero in quelli di lui, intenti a guardarla già da qualche attimo, per poi spostarsi sconsolati. Forse Annie non aveva fatto abbastanza. Se lo stava ripetendo nella testa centinaia di volte. Forse il giovane stava ancora male ma, per non darle ulteriore impiccio, aveva deciso di non rivelarlo.
    Con un lento movimento sofferente, egli spostò la schiena indietro e la poggiò contro il tronco di un imponente quercia, sembrava persino piccolo, lì. Giunse alla conclusione di rimanere in quel luogo, per poi riprendere la strada una volta raccolte un po' d'energie. Dunque Annie si trovò ad annuire, in risposta, sentendo il proprio corpo pesante come piombo. Sapeva che era normale, perciò non disse assolutamente nulla. Convenne, però, che restare lì fosse stata la scelta migliore, in alternativa sarebbe svenuta, probabilmente.
    Il ragazzo diede un paio di colpetti sull'erba morbida al suo fianco, al che la piccola strega si sedette al suo fianco, poggiando anch'ella la schiena al tronco della quercia che, più in alto, perdeva lunghe lacrime di resina ambrata.
    Aidan, era il suo nome. Aidan, Aidan. Le piaceva, non era affatto comune, molto musicale e si adattava a lui. Mentre poggiava il capo al tronco, scostando lentamente il mantello che aveva indosso, la piccola strega socchiuse gli occhi ed accennò un sorriso, per poi posare una mano sottile e minuta alla propria gamba, ed aprire piano gli occhi, volgendo il capo in sua direzione.
    «Ed io Annie.» gli disse con un leggero cenno del capo, con un mucchio di domande da porgli, sulla sua condizione di salute in primis, che le turbinavano come a rallentatore nella mente.
    «Mi piace il tuo nome.» Ammise lei, per poi volgere lo sguardo verso il sentiero, nascosto da file di alberi, che però non la disturbavano affatto. V'era una strana ma piacevole quiete, quella notte, ed essa la aiutò a riprendere pian piano coscienza di sé e delle energie perse che doveva assolutamente recuperare.
    Non si era mai sentita così profondamente stanca, in tutta la sua, seppur breve, esistenza. Era la prima volta che davvero aveva messo in pratica le proprie conoscenze, che aveva sfidato se stessa per aiutare chi ne aveva bisogno. Era quello per cui stava lottando da anni, riuscire a sviluppare la magia per sfruttarla nel bene, certamente non nel male. Le pratiche curative l'avevano sempre affascinata, sin da bambina e, con la morte di suo padre, Agravaine, il fascino si era tramutato in tragica consapevolezza di non poter fare nulla per salvarlo, e di continuo spronarsi ad andare avanti, in suo onore e memoria, ed anche a favore di quelli che subivano le maledizioni di stregoni e streghe oramai volti alla Magia Nera, o feriti senza apparente rimedio. Era ancora piccola ma era certa che, col tempo, sarebbe migliorata.
    «Ti hanno seguito?» Domandò infine Annie, senza però affrettarsi a guardarlo. Aveva necessità di calma ed ogni movimento le faceva girare la testa in maniera piuttosto violenta. Non era una bella sensazione, purtroppo, ed anche sconosciuta, per lei.
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    Quella Strega non aveva minimamente timore di lui. Non sapeva se ammirarla o compatirla. Di sicuro non era un bene che si fidasse di chiunque; insomma, per quella volta aveva avuto fortuna, ma se lui fosse stato un furfante? Se avesse voluto dei soldi o... peggio? Aidan si limitò però, come sempre, a guardarla negli occhi. Poco dopo, lei gli disse che si chiamava Annie e che le piaceva il suo nome. Lo Stregone abbozzò un sorriso, trovandosi disarmato davanti a quelle semplici e dolci parole. Non aveva mai incontrato una persona così innocente in vita sua, se si escludeva suo fratello. Quella Annie sembrava una a cui piaceva rincorrere le farfalle o sentire il vento tra i capelli; una ragazza che non avrebbe fatto del male neanche ad una mosca, tantomeno ad uno sconosciuto inquietante come lui. Era raro incontrare Streghe che non fossero altezzose, leggere o arroganti. Aidan appoggiò anche la testa al tronco, senza smettere mai di guardarla.
    « Ed a me piace il tuo. » le rispose. Annie. Era semplice, delicato, adatto a lei. Ogni cosa, in quella ragazza, sembrava trasudare leggiadria e innocenza. Nei suoi occhi, però, Aidan riusciva a leggerci un qualcosa che si era spezzato. Lavorando in un bordello, il ragazzo ormai sapeva decifrare gli sguardi della maggior parte delle persone. Sapeva riconoscere chi non aveva mai avuto problemi e chi, invece, era stato segnato dalla vita.
    Dopo una piccola pausa, Annie gli chiese se fosse stato seguito. Aidan ci rifletté un po' su, voltando lo sguardo verso la foresta infinita della Fazione dell'Onore. Li aveva messi in fuga, o almeno così pensava. Di sicuro, comunque, non sarebbe stato facile trovarlo in mezzo a quel bosco.
    « Dovrei averli seminati. I Vigilanti non si spostano mai troppo dai confini. » la informò. Ci era già passato, eccome se ci era passato: i Vigilanti erano, solitamente, le persone che odiava di più. Rozzi, violenti, e la maggior parte era pure stupida. Aidan tornò a fissare Annie negli occhi, cercandoci eventuali segnali di timore. Cercò, ma continuò a non trovare nulla.
    « Se hai paura puoi tornare al monastero. » le suggerì. « Non mi offendo. » concluse, sorridendo e mostrando finalmente i denti.
    Aidan Harper @
     
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    Aidan accennò un sorriso alle parole della piccola strega, che si sentì sollevata, a quel gesto. Si domandò fra quanto ella avrebbe ripreso un minimo di forze per andare a chiamare qualcuno in grado di curare del tutto Aidan, al Monastero che, in ogni caso, non era poi così lontano.
    Ma lo stregone parlò prima ch'ella potesse stimare un tempo in particolare.
    « Ed a me piace il tuo. » Rispose alla sua precedente affermazione, dopo un'accurata osservazione degli occhi della ragazza. Annie, per come pensava di essere, avrebbe abbassato immediatamente lo sguardo. Non seppe, in realtà, cosa vi fosse nello sguardo di Aidan ad affascinarla tanto. Era deciso, penetrante, profondo. Qualcosa, probabilmente, l'aveva reso così forte e consapevole. Non era un ragazzo qualsiasi, uno stregone qualsiasi. Al Monastero aveva avuto l'opportunità di osservarne alcuni e nessuno gli aveva ricordato quel giovane che aveva di accanto.
    Alla sua domanda, Aidan rispose di pensare d'aver seminato i suoi inseguitori. Alcuni Vigilanti.
    Annie non ne aveva mai incontrato uno e non ne era affatto dispiaciuta. Sapeva che quelli presidiavano i confini in piccoli gruppi e che era un tipo di occupazione che si ereditava di padre in figlio, come per gli Addestratori.
    Si domandò come questi avessero fatto ad imbattersi nello Stregone ma, in fondo, non si era chiesta lui da dove provenisse. Aveva sentito brutte storie sul loro conto e, se mai avesse saputo della loro presenza al proprio villaggio, avrebbe evitato con ogni mezzo un incontro. La loro reputazione non era di certo fra le più eccellenti, specialmente quando -un giorno si ed uno no- si ascoltavano notizie di persone aggredite, derubate o peggio da quegli esseri.
    «Perchè ti hanno ridotto così? Per quale motivo ti hanno aggredito?» Chiese Annie, volgendo il capo verso il giovane, con una sgradevole sensazione di agitazione che le ribolliva nello stomaco. Era tutto profondamente ingiusto, specialmente se fossero stati in gruppo ad attaccare una sola persona, apparentemente persino disarmata. Se Aidan non fosse stato uno stregone, l'avrebbero ucciso?
    Poi egli parlò, dicendo che se lei avesse avuto paura ed avesse scelto di tornare al Monastero, non si sarebbe offeso. Annie sorrise di conseguenza, posando il capo al tronco della grande quercia a cui erano appoggiati. Trovava piuttosto ironico che l'avesse detto in quel momento quando, tutto sommato, era tutto tranquillo.
    «Vorrei portarti con me per farti curare come si deve.» Ammise Annie, pensando quindi a cosa avrebbe dovuto fare una volta riacquisite le forze. Sarebbe stato meglio portarlo con sé o andare a chiamare uno Stregone più anziano per curarlo? Questo ancora non lo sapeva.
    Annie Mælyss @
     
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