[FIRE] Too long, too late, who was I to make you wait?

3 Settembre 102 PA, entroterra, pomeriggio

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    Era completamente in balìa della donna. Si lasciava toccare, accarezzare e manovrare come meglio credeva lei, senza che Derren fiatasse. Non che fosse sottomesso, per carità, più che altro era collaborativo. Notò il suo sguardo fugace quando si tolse la maglietta, ma il Maggiore fece altrettanto quando quella a venire via fu la blusa di Monique. Era esattamente come se l'era immaginata: piccola, ma ben fatta e presente. Non era una di quelle troppo magre e spigolose, bensì era burrosa, morbida, e ciò gli andava a genio. Quando le labbra di lui toccarono il suo collo, però, avvertì Monique concedersi completamente al Maggiore, come se avesse scoperto il suo punto debole. Sorrise istintivamente mentre la baciava, dandole anche qualche morso innocuo di qua e di là. Il suo primo pensiero, comunque, era sempre farla sentire amata, in qualche modo. Voleva assolutamente evitare che lei si sentisse usata, ma neanche lui sarebbe stato il suo burattino. Si sarebbero scambiati le loro effusioni senza mai eccedere con le reciproche manie di protagonismo. Perché, in fondo, era così: entrambi erano abituati a comandare. Non era detto che non gli sarebbe piaciuto essere, tra virgolette, sottomesso, o comunque non la personilità dominante. Qualcosa dentro di lui, però, gli imponeva di non farlo. Probabilmente era l'orgoglio, ed anche a ragione: era un Maggiore, era sempre stato abituato a comandare. Si lasciò comunque andare a Monique, baciandola con trasporto ed avvertendo le sue braccia attorno alla schiena stringersi sempre di più. Alla fine, anche lei rimase seduta, baciandolo. Derren, in quel momento, capì che non sarebbero potuti rimanere in quel modo, perciò si mise seduto e prese Monique per i fianchi, portandosela in braccio. In quella maniera, entrambi sarebbero potuti stare con la schiena dritta e nessuno dei due avrebbe prevalso sull'altro. Sorrise sulla bocca di lei, completamente dimentico del fatto che la nomade se ne sarebbe accorta. Non sapeva neanche lui perché stesse sorridendo: probabilmente, era una conseguenza della felicità. La gente sorrideva quando era felice, non era una novità. Intrecciò le braccia attorno alla vita di Monique, stringendola a sé più che poteva, quasi a volerla fondere con sul corpo. Era arrivato il momento, però, di passare al sodo, o perlomeno lui pensava di sì. Si staccò dalle sue labbra solo per tornare al collo; poi poggiò la bocca sul suo petto, seppellendoci il volto. Le mani, intanto, le carezzavano la schiena con fare delicato e sensuale, come a volerla mettere a proprio agio. Aveva intenzione di dedicarle un po' di tempo, e questo significava doverla fare adagiare sul letto e sfilarle il resto degli abiti. Non sapeva se ci sarebbe riuscito, ad essere sinceri: si sarebbe fatta domare? Derren, comunque, non si sarebbe dato per vinto molto presto. E tentar non nuoce. Si portò in avanti, afferrando Monique per la schiena e cercando di farla sdraiare. Chissà se aveva capito quello che voleva farle. Di certo non doveva sembrare proprio sano uno che cambiava posizione in neanche tre minuti.
    Derren C. Loggins @
     
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    Monique aveva creduto che sarebbe stato più difficile gestirsi Derren: si era immaginata di trovare una qualche forma di resistenza da parte sua, visto e considerato che generalmente gli uomini amavano comandare. Insomma, lei lo sapeva come funzionavano le cose, sostanzialmente -per quanto sia brutto dirlo- quello era il suo mestiere: poteva sforzarsi quanto voleva, ma se non aveva a che fare con dei pivelli alle prime armi o con dei ragazzi più magri e fragili di lei, Monique non sarebbe mai riuscita a prendere il comando della situazione fin da subito. Derren, pur non rientrando in nessuna delle due categorie, non costituì per lei un ostacolo, la lasciò fare per fortuna e Monique colse al volo quell'opportunità.
    Non le sfuggì lo sguardo compiaciuto di lui quando si tolse la maglia, né tanto meno mancò di notare -o meglio, percepire- il sorrisetto a fior di labbra che Derren si lasciò sfuggire. -La vita ti sorride, Maggiore?- domandò con una punta di sarcasmo nel tono di voce, più per riprendere fiato che per altro. Derren non le stava dando un attimo di tregua sostanzialmente, e per quanto avesse apprezzato fin da subito quell'aspetto di lui, Monique non era preparata ad avervi a che fare: non l'aveva immaginato un santo, certo, ma non si era aspettata neanche tanta foga. Ma le piaceva tutto ciò, quello era sempre stato il suo genere di amante preferito, il che voleva dire che Derren guadagnava l'ennesimo punto a proprio favore.
    Dopo essere stati seduti per un po', continuando a baciarsi e mordicchiarsi praticamente ovunque dal petto in su, Derren sembrò aver deciso di ritornare alla posizione iniziale e fece perciò per farla sdraiare di nuovo. Monique, però, non aveva intenzione di assecondarlo, non subito almeno. Scosse la testa sorridendo e adesso fu lei quella a tentare di far stendere l'altro sul letto. Inizialmente incontrò un po' di resistenza da parte di Derren, com'era logico che fosse considerando che gli aveva momentaneamente distrutto i piani, ma alla fine riuscì a ritrovarsi seduta sopra di lui. Sentiva il bisogno di assaporare le sue labbra più di tutto il resto, motivo per cui tornò a fiondarsi su di esse mentre le sue mani delineavano tratte precise che andavano avanti e indietro tra il viso ed il petto di lui. Poi cominciò a scendere, con le labbra e con le mani: la sua bocca, dopo aver stazionato per un paio di secondi sul lobo dell'orecchio di Derren, cominciò a lasciare qualche bacio qua e là sul petto e poi giù, sulla vita, arrivando infine intorno all'ombelico; il tutto fu accompagnato dalle mani che accarezzarono ogni centimetro del corpo del Maggiore dalla vita in su, poi scesero anch'esse, andandosi ad aggrapparsi saldamente al bordo dei pantaloni. Monique alzò lo sguardo su Derren e sorrise sorniona, cominciando ad allentarli bottone per bottone, lentamente e mantenendo lo sguardo fisso su di lui. In quel momento si sentiva divisa tra ragione ed istinto: quest'ultimo le suggeriva di agire come aveva sempre agito quando aveva a che fare con un uomo, mentre la ragione le ricordava che aveva Derren sotto di sé, non uno sconosciuto qualunque che l'aveva pagata per essere servito e riverito, il che le imponeva un certo contegno. Avrebbe dato retta alla ragione fino a che le fosse stato possibile, ma fin da subito non si risparmiò di infilare una mano nei pantaloni ormai completamente sbottonati del Maggiore, arrivando a sfiorargli il membro con la punta delle dita. Ritrasse la mano, però, e tornò di nuovo "ai piani alti", cominciando a mordicchiargli delicatamente il labbro come a voler suscitare -o meglio, sollecitare- la sua reazione.
    Monique Céline Dubois@
     
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    Non era giusto, non era per niente giusto. Non che non gli piacessero i giochetti e tutto il resto, ma non in quel contesto, non quella sera. Non avrebbe potuto sopportare altre "azioni incompiute", altre prese in giro. Già non è che si fosse dimenticato della sua stupida motivazione -che continuava a ripresentarglisi come una peperonata- in più lei giocava pure. Le famose mosse da "un po' adesso e un po' dopo" no, non avrebbe potuto reggerle. All'inizio aveva riso, ma poi l'aveva guardata indignato, come se si fosse sentito preso in giro. Insomma, ce l'aveva fatto credere! Non gli pareva il caso, viste le circostanze. Si fece due conti mentalmente, analizzando la situazione: aveva aspettato dei mesi interi per poterla toccare come si confaceva, per poterla accarezzare e per poterle dire soltanto "mi piaci", e lei ora osava ritardare ancora di più quel processo? In barba al "abbiamo tutta la vita davanti", Derren non accettò di dover rimanere sotto, afferrando di nuovo Monique e portandola alla posizione originaria. Non l'avrebbe fatta comandare, non questa volta. Nonostante gli piacesse essere coccolato da lei, non intendeva subire anche le sue angherie. Prese a baciarla con più foga, poi sorrise soddisfatto contro la sua pelle ed aprì gli occhi, cercando di intrecciare lo sguardo con il suo. Quando lo fece -forse presa dallo sconforto per essere tornata di nuovo sotto- il Maggiore le afferrò saldamente i fianchi, in modo che lei non potesse più invertire i ruoli.
    « Mi dispiace, ma in casa mia comando io. » le mormorò, scherzando -ma neanche poi così tanto. Le mani che prima le avevano tenuto forte i fianchi si spostarono più giù, fino ad arrivare ai bottoni cuciti alla bene e meglio dei suoi pantaloni. Non aveva intenzione di strapparglieli, ma sicuramente li avrebbe sfilati. Le sue dita ci misero un paio di secondi a fare il tutto, segno che o era esperto, oppure estremamente frettoloso. In quel preciso istante, probabilmente entrambe. I pantaloni di Monique vennero via piuttosto facilmente -solo perché erano abbastanza larghi, ma ora toccava ai suoi. Sicuramente la donna avrebbe fatto il solito giochetto, perciò ci pensò lui a liberarsene. Non era agitato, era solo irritato. Non gli andava di sottostare ai suoi ordini, punto e basta. In sostanza, entrambi erano in mutande. Derren lo era nel vero senso della parola, Monique aveva ovviamente ancora addosso il reggiseno di tela. Il Maggiore gli lanciava sguardi contrariati -a cosa poteva servire un pezzo di stoffa del genere?- ma non si azzardò a rimuovere anche quello. Tornò a baciarla sulle labbra, scendendo poi al collo e sul petto. Le mani erano tornate a stringere i fianchi, come se temesse di vederla scappare da un momento all'altro. Non sapeva perché, ma gli veniva da ridere. Probabilmente era l'intera situazione che lo divertiva: di solito non era così focoso, doveva ammetterlo. Un po' per quello, ed un po' perché ormai gli sembrava di conoscere benissimo Monique. Gli pareva quasi di star facendo l'amore con una collega militare. Cosa che aveva ovviamente già fatto. Anche se, comunque, con la nomade era diverso: era una persona che aveva desiderato, ed ottenendola si era tolto un grosso peso. Cominciò a scendere sempre di più, fino a seppellire quasi la sua faccia nei seni di lei. Ne venne fuori solo dopo qualche secondo -sempre ridacchiando- perché iniziò a baciarle lascivamente la pancia. Poteva sentirla rabbrividire quando le faceva il solletico, e la cosa lo divertiva non poco.
    Derren C. Loggins @


    Edited by varden - 6/12/2013, 22:23
     
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    Derren non aveva decisamente approvato la sua mossa, più precisamente era chiaro che non avesse apprezzato il fatto che Monique aveva lasciato il lavoro a metà. La cosa la fece sorridere divertita: si ritrovava ad avere a che fare con un uomo dal comportamento imprevisto, se pur piacevole, e di certo non l'avrebbe mai fatto tipo da giochetti sessuali. Certo, era un uomo ed aveva le proprie necessità, i propri istinti ed i propri diritti, ma lei lo aveva conosciuto per quello che era nella vita di tutti i giorni, uno che forse non avrebbe mai approvato cose di quel calibro, cose che generalmente si lasciavano fare gli uomini frustrati dal punto di vista sessuale e non. Chiaramente, si era sbagliata, era andata parecchio lontano dalla realtà, e per una volta non le dispiaceva affatto essere nel torto.
    Derren la guardò male, con fare contrariato, e subito dopo la costrinse lettaralmente a sottostare al suo comando, spiegandole che in casa sua le regole le dettava lui. Monique arricciò le labbra, approfittando del momento di pausa dai baci passionali con cui Derren la stava deliziando; l'uomo scherzava, ma lei riuscì comunque ad intuire che dietro quella battuta c'era un fondo di verità. -Non illuderti.- gli disse, col tono di chi stava mettendo in guardia qualcuno. Se per una volta avesse voluto che fosse un uomo a guidare e non lei, come aveva sempre fatto, l'avrebbe anche lasciato fare, ma generalmente odiava starsene con le mani in mano, in tutti i sensi. Avevano entrambi una dannata propensione a comandare, il che avrebbe reso la loro nottata -e tutte le altre a venire, probabilmente- interessante e, in qualche modo, dura. Per il momento, comunque, Derren stava procedendo esattamente come lei voleva che facesse, perciò lo lasciò fare: le mani del Maggiore scesero fino ad arrivare ai pantaloni, e anche lui cominciò a trafficare con i bottoni. Non perse tempo a divertirsi, come aveva fatto lei, ma venne subito al dunque, sfilandoglieli e, subito dopo, togliendosi anche i propri. Il sorriso già presente sul viso di Monique si allargò ulteriormente, e prendendo un po' di slanciò la ragazza sollevò mezzo busto dal materasso, afferrando con le mani il viso di lui e trascinandolo di nuovo giù con sé, cercando i suoi occhi come aveva già fatto lui e poi di nuovo la sua bocca, che però dovette abbandonare praticamente subito perché Derren decise che voleva tornare a scendere. Immerse letteralmente il viso tra i suoi seni ancora coperti ed anche in quel frangente Monique si ritrovò ad inarcare la schiena, lasciandosi sfuggire un sospiro appena accennato mentre intrecciava le dita tra i capelli di lui: si stava scaldando piuttosto in fretta, ma per lei, diciamo, era la prassi.
    Derren la baciava praticamente dappertutto, ma non si azzardava a toglierle ciò che le era rimasto addosso. Adesso fu il turno di Monique di essere un po' indignata dal suo comportamento: avrebbe anche potuto fare tutto da sola, certo, ma non ne vedeva il motivo. Era come se il Maggiore temesse di fare la mossa sbagliata, e lei non riusciva a pensare al modo migliore per fargli capire che avrebbe accettato tutto. Sbuffò, a quel punto, emettendo un suono appena udibile, e poi si mise di nuovo a sedere, questa volta con lo scopo di non perdere altro tempo. Si tolse in fretta il reggiseno e poi tornò a sdraiarsi, intrecciando le braccia dietro il collo di Derren. Le sue mani, poi, scesero lungo tutta la schiena, arrivando fin sotto le mutande e risalendo, e l'azione fu ripetuta un paio di volte ancora, con le unghie che, adesso, sfioravano la pelle del Maggiore. Avendo poi deciso di averne avuto abbastanza di quei preliminari, Monique finì per afferrare il bordo delle mutande e cominciare ad abbassargliele, il tutto mentre il suo viso si allontanava appena, per quanto possibile, da quello di lui: automaticamente, non appena il suo sguardo incontrò quello del Maggiore, Monique inarcò un sopracciglio e sfoggiò un sorriso carico di malizia, come a dire "vogliamo continuare a girarci intorno per tutta la serata?".
    Monique Céline Dubois@
     
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    In qualche modo, Derren era frenato. Non era possibile attribuire la colpa a qualcosa in particolare, l'intera situazione poteva considerarsi come sfavorevole. Il suo freno mentale, infatti, dipendeva da molti fattori, indubbiamente: l'essere a letto con una persona che lo aveva fatto per lavoro, e che quindi era sicuramente più esperta di lui; tutto quel desiderio che, sinceramente, non sapeva come gestire; il trovarsi un po' in imbarazzo a causa della scenata di prima e di tutti i loro trascorsi. Non gli era mai capitato di pensare così tanto in queste situazioni, e sicuramente non gli stava facendo molto bene. Notava che Monique era un po' annoiata, come se non volesse continuare a baciarsi per dei tempi così lunghi. Lui la capiva, perché anche il Maggiore sarebbe voluto arrivare al sodo, ma temeva sempre di sbagliare. Inoltre c'era il suo sentirsi uno sfruttatore, che non aveva assolutamente senso. La nomade era con lui per sua spontanea volontà, non certo perché l'aveva pagata. Non l'aveva mai fatto in vita sua, perché mai cominciare a trent'anni? La ragazza si alzò a sedere, staccandosi da lui e togliendosi il reggiseno con un gesto veloce. Derren rimase a guardarla tra il divertito e lo stupito, poi lei se lo riprese a sé, gettandogli le braccia al collo e guidandolo giù, sdriato. Il Maggiore si ritrovò a ridacchiare, avvertendo le dita sottili di Monique percorrergli tutta la schiena ed arrivare giù. All'improvviso, forse presa dalla noia e dallo sconforto -sperava di no, la ragazza gli abbassò gli slip, per poi incontrare il suo sguardo e fissanrlo con un'espressione più che eloquente: voleva arrivare al punto. Derren le sorrise, allora, afferrando il bordo delle mutandine di lei e trascinandole giù con un gesto svelto e deciso. Non doveva più frenarsi, perché era quello che voleva anche Monique. Terminò il lavoro di quest'ultima sfilandosi gli slip. Bene, era arrivato il momento. Sul suo volto si dipinse un sorrisetto malizioso che probabilmente anche la nomade avvertì, visto che la stava baciando. Portò le mani che prima le avevano accarezzato i fianchi alle sue cosce, facendosi spazio lentamente. Non aveva intenzione di dire a Monique che quella sarebbe stata la più bella notte della sua vita, perché probabilmente non lo era. Non sapeva come sarebbe finita la loro storia, ma ciò che sapeva per certo era che non avrebbe mai approfittato di lei. Avanzò verso Monique, afferrando le sue gambe ed accarezzandole un po', fino a quando non procedette. Divennero un tutt'uno, mentre il cuore di Derren mancava un battito ed il suo braccio sinistro cingeva la schiena della nomade. Riprese a baciarla con passione, senza smettere di fare avanti e indietro col bacino, in modo da coccolarla un po'. Procedeva ancora piuttosto lentamente, ma Derren si conosceva e sapeva che avrebbe terminato in bellezza accelerando come una furia. Era un suo tratto distintivo, perché nessuna se lo sarebbe mai aspettato da lui. Tornò a baciare il collo di Monique con ancora più foga, evidentemente preso dalla focosità della situazione. Entrambi sudavano ed avevano il fiato corto, ma non si azzardavano a smettere di baciarsi. Era troppo importante -almeno per Derren- mantenere il contatto. La strinse forte a sé, quasi abbracciandola, poi cominciò pian piano ad aumentare la velocità.
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    Si capiva che Derren era felice, o almeno lei lo capiva: ridacchiava continuamente, anche mentre la baciava Monique percepiva il sorriso che l'uomo non riusciva a reprimere, ed automaticamente si sentiva felice anche lei, nonostante non fosse capace allo stesso modo di esprimere questi suoi sentimenti. Era comunque certa che Derren sapesse, anche inconsciamente, che lei era più che contenta della loro ritrovata alchimia, forse anche più di lui.
    Quando lei decise di accelerare un pochino i tempi, Derren, che fino a quel momento sembrava insicuro di ogni sua mossa, capì al volo che aveva pieno diritto di agire, e perciò la imitò e le sfilò le mutandine, finendo poi di togliersi le sue. A quel punto sorrise tra un bacio e l'altro, quindi cominciò ad accarezzarle le gambe prima di entrare in lei nel modo più delicato che Monique avesse mai sperimentato in vita sua. Ora, se si fosse trovata in quella situazione mesi addietro e con un uomo meno signore di quello che adesso la stringeva a sé, Monique si sarebbe dovuta preparare psicologicamente, oltre che fisicamente, è chiaro, a subire la violenza dell'uomo rozzo di turno. Sarebbero arrivati a quello dopo essere passati per atti preliminari che non sarebbero di certo stati tranquilli e "raffinati" come quelli con Derren, preliminari che poi sarebbero stati ripresi dopo la consumazione vera e propria tanto per finire in bellezza. E in tutto questo, Monique sarebbe stata la bambola di turno, un oggetto in qualche modo inanimato -emotivamente di sicuro- in balia delle azioni di qualcun altro. Con Derren, invece, era tutt'altra storia: l'uomo la stava trattando come se fosse fatta di finissimo cristallo, un oggetto fragile e da trattare con cura per evitare di romperlo. Il Maggiore si muoveva con estrema delicatezza, la accarezzava dolcemente e la baciava con foga, e per un momento Monique si meravigliò del fatto che quell'uomo fosse in grado di conciliare insieme le tre cose. Dopo aver proceduto con questo ritmo per un paio di minuti, poi, Derren cominciò ad aumentare la velocità e la sua bocca oscillava tra quella di lei ed il suo collo come fosse uno yo-yo, ed in automatico Monique inarcò appena la schiena, scoprendo ulteriormente il collo, mentre le gambe scivolavano su e giù su quelle del Maggiore e le mani gli stringevano il volto quando lui tornava a baciarla o che se ne stavano intrecciate ai suoi capelli quando invece si dedicava al suo décolleté. Anche lei adesso baciava Derren e allo stesso tempo sorrideva. Ed ansimava, non fingendo di provare piacere come aveva spesso dovuto fare con i clienti, ma di vero piacere, il che la rendeva ulteriormente felice e soddisfatta. Sembrava assurdo anche solo pensarlo, poi, ma per lei quella era una situazione del tutto nuova: era stata abituata a gestire persone che di lei non si curavano, e adesso quasi si sentiva in difficoltà ad avere a che fare con tanta gentilezza tutta assieme. Ma capì che amava quell'atteggiamento, che aveva sempre aspirato a quello quando andava al letto con qualcuno, senza averlo mai trovato fino in fondo. Realizzò in quel momento di sentirsi finalmente completa e viva, per la prima volta dopo un'intera vita, e tale rivelazione la spaventò un po', ma non in quel momento, non adesso che aveva di meglio a cui pensare e, soprattutto, da fare.
    Monique Céline Dubois@
     
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    Il fatto che anche Monique fosse felice era evidente, e questo non faceva che far emozionare di più il Maggiore. Procedevano ad un ritmo normale, gustandosi quei momenti assieme come se nessuno dei due lo avesse mai fatto prima di allora. Entrambi avevano un bel sorriso stampato sul volto, ed il contatto fisico che stavano avendo era qualcosa di diverso da tutto. Era indubbiamente un'esperienza nuova per Derren, che non si era mai sentito in quel modo prima di quel momento. Non poteva dire di non aver amato, perché forse lo aveva fatto, ma si ritrovò completamente in balìa della donna senza poterne effettivamente uscire. Forse era quello l'amore. Sperava di non essere solamente ossessionato da lei, perché una volta che l'avrebbe avuta si sarebbe stancato facilmente. Si conosceva, era uno che sbuffava facile, e sicuramente in relazione a cose anche abbastanza serie. Voleva proprio vedere se con Monique sarebbe andata in un modo migliore. Indubbiamente, in parte stava a lei non farlo stufare: lui era un tipo attivo, sia fisicamente che mentalmente, ed aveva bisogno di continui stimoli. Non gli era mai bastato il solo sesso, aveva sempre dovuto avere una qualche affinità caratteriale o comunque mentale. E, con Monique, c'erano entrambe. Procedeva sempre più velocemente, quasi affondando il suo volto in quello di lei. Non intendeva farle male, ma forse le sue braccia la stringevano troppo, o il suo bacino spingeva con troppa violenza. Non sapeva mai dosare la forza in quelle situazioni, ma la nomade sembrava tranquilla e tanto gli bastava. Le cose si fecero sempre più bollenti, fino a quando Derren non avvertì il sudore ovunque sul suo corpo, che si mischiava a quello di lei. La stanza era diventata una sorta di sauna, ed il letto enorme e comodo non faceva altro che piegarsi ed accoglierli. Avvertì una strana sensazione al basso ventre, capendo immediatamente ciò che stava succedendo. Afferrò Monique, avvolgendola con le sue braccia e trascinandola un po' più su, aumentando ancora la velocità e la spinta. Gli affondi erano ormai continui e studiati, tanto che gli venne il fiatone. Per lui era sempre stato piuttosto impegnativo, ma non sapeva se fosse una sua mancanza o una caratteristica generale degli uomini. Mentre baciava Monique -sostanzialmente non aveva smesso un attimo di farlo- le morse appena le labbra, per poi affondare il volto nell'incavo del collo e quasi stritolarla a sé. Lei gemeva già da tempo, ma lui cominciò in quell'istante, avvertendo il suo corpo completamente in balìa di ciò che stava accadendo. Ormai i movimenti erano quasi indistinti, e qualcosa gli diceva che c'erano quasi. Infatti, mentre si stringevano con forza e si davano baci appassionati, Derren avvertì la foga e la forza abbandonare il suo corpo, accompagnate da un gemito decisamente più sonoro, e riportò poi automaticamente Monique sul letto, appoggiandosi a lei. Aveva il fiato corto, era tutto sudato e così anche lei, che era rimasta stretta a lui come se fosse stato la sua ancora di salvezza. Tra un respiro ed un altro, Derren alzò la testa fino ad incontrare lo sguardo di lei, guardandola con un'espressione mista tra il malizioso ed il divertito. Come se nulla fosse, poi, si avvicinò alle sue labbra, baciandole così delicatamente che, dopo tutto quello che era successo, sembrava una presa in giro.
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    Se un anno addietro le avessero detto che sarebbe finita in quella situazione, a letto -anche nel senso fisico della parola, non più tra i tappeti ed i cuscini delle tende della compagnia di Olaf il Monco- con un uomo che non la stava usando neanche minimamente, Monique si sarebbe fatta una risata di cuore, una di quelle sincere che raramente si concedeva. Insomma, quante possibilità ci sarebbero mai potute essere per una come lei, bella ma ormai convinta di essere perduta irrimediabilmente, di essere rapita da un uomo che lavorava per la giustizia, bello ed apposto economicamente, ma soprattutto gentile e di buon cuore nonostante l'apparenza? L'esperienza l'aveva fatta convincere della non-esistenza di questo genere di uomini, ma non aveva potuto far altro che ricredersi ed arrendersi a Derren; e mai arresa le fu più congeniale e gradita, per dirla tutta. Non si era mai sentita tranquilla tra le braccia di un uomo, neanche tra quelle di suo padre, e invece tra quelle del Maggiore Loggins poteva dire di aver trovato il paradiso in terra: Derren le dava tranquillità, oltre che sicurezza, l'aveva fatta sentire importante quasi fin da subito e adesso che si trovavano lì, come fusi insieme in un'unica entità, Monique aveva la certezza di contare veramente per quell'uomo gelido ed impassibile all'apparenza, e capì che se in realtà tutta quella situazione di fosse dimostrata una grande farsa, lei ne sarebbe rimasta tremendamente ferita. Non amava il Maggiore, non aveva mai sperimentato l'amore ma era certa che non sbocciasse così velocemente, ma indubbiamente teneva a lui come non aveva mai tenuto a nessun altro in tutta la sua vita e si, probabilmente sarebbe arrivata ad amarlo incondizionatamente. Perché lei era così, o dava tutto o non dava nulla.
    Chiaramente Monique a tutto questo non pensava, non mentre ansimava come una dannata e gemeva sommessamente dopo ogni affondo di Derren. Si stava veramente gustando ogni secondo, ogni attimo, i suoi erano sospiri di piacere e non lamenti di una donna stanca di quelle situazioni, sempre uguali a se stesse. Ad un tratto, oltre ad aumentare l'intensità della spinta, il Maggiore le passò una mano dietro la schiena e la sollevò dal materasso; Monique finì per incollarsi a lui, sostanzialmente, stringendolo ed allargando ulteriormente le gambe per agevolargli i movimenti. Aveva perfettamente capito a che punto fosse arrivato Derren, che chiaramente non era il solo ad esserci arrivato: erano ormai alle battute finali e si stringevano l'uno all'altro come se avessero paura di perdersi; Monique cominciò a gemere sempre più intensamente, arrivando quasi ad urlare: se non finì per farlo fu perché anni e anni di esercizio le avevano insegnato a controllarsi, a non lasciarsi andare, e nonostante quello non fosse un uomo con cui si sarebbe dovuta trattenere dall'esprimere ciò che provava, nella testa di Monique c'era comunque qualcosa che le impediva di lasciarsi andare a dovere. Avrebbe imparato col tempo, non ne doveva fare assolutamente un dramma. Derren cominciò a respirare pesantemente tanto era l'impegno che ci stava mettendo; Monique non sapeva se quel trattamento fosse stato riservato solo a lei o se il Maggiore fosse così con ogni donna, ma non le importava minimamente in quel momento. La ragazza si strinse ulteriormente a lui in quegli ultimi attimi di piacere, affondando le unghie nella schiena dell'uomo e tenendo la testa lievemente reclinata all'indietro, respirando anche lei più pesantemente, fino a che poi non si lasciò andare al gemito che più di tutti si avvicinò ad un urlo. A quel punto, Derren tornò ad adagiarla sul materasso e si lasciò andare su di lei; Monique sorrideva come un'adolescente spensierata ed accarezzava il Maggiore con le mani ed anche con i piedi, visto che le gambe seguitavano ad andare su e giù lungo quelle di lui. Derren, dopo un po', si risollevò appena e tornò a baciarla con delicatezza e lei lo lasciò fare, apprezzando il gesto ed assaporando ogni singolo bacio, per quanto velato. Poi però gli prese il volto tra le mani, trascinandolo ulteriormente verso di sé e baciandolo con più passione, come se non ne avesse avuto abbastanza. Il fatto era che con le parole non ci sapeva fare granché, ed era sempre stata convinta che un gesto valesse più di qualche parola, anche se non detta tanto per dire. Magari ci avrebbe pensato Derren a dire qualcosa, magari no, sinceramente non le interessava affatto sentire nulla né dire qualcosa, si sarebbe "accontentata" di continuare a baciarlo e mordicchiargli il labbro di tanto in tanto per il resto della serata.
    Monique Céline Dubois@
     
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