I know you hate me so, but I ain't gonna go, I'm staying here, alright?

5 Marzo 102 PA, Base dei Vigilanti di Giustizia, mattina presto

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    Zaira fu risvegliata dal rombo sordo del tuono e aprì gli occhi ritrovandosi ad osservare il buio -forse dovuto al temporale o forse all'ora, che ormai si era anche potuta far tarda per quanto ne sapeva lei- e le prime gocce di pioggia che cominciavano a scendere. Si guardò intorno velocemente, non perché le servisse di fare mente locale, visto che sapeva perfettamente dove si trovava e in che stato, ma semplicemente perché voleva capire se c'era qualcuno intorno a lei. E non ci trovò nessuno. -Fantastico..- borbottò a denti quasi serrati, aggrappandosi alla catena e trascinandosi lentamente verso il tronco dell'albero a cui era stata legata; la gamba le faceva ancora un male atroce e strascicarsela dietro in quel modo non faceva altro che peggiorarne le condizioni, ma Zaira no avrebbe potuto fare diversamente, considerando che le mani le aveva bloccate. Si costrinse a stringere i denti, trattenendo altre urla per il dolore, e dopo un paio di minuti raggiunse l'albero, giusto in tempo per ripararsi dalla pioggia che cominciava a cadere sempre più fitta. Appoggiò la schiena all'albero lasciandosi sfuggire un sospiro che esprimeva la sua stanchezza e lo sforzo fatto: non aveva praticamente più forze in corpo, non mangiava né beveva da diverse ore, ed il modo in cui era stata trattata non aveva fatto altro che peggiorare ulteriormente le sue condizioni. E, come se tutto quello già non fosse stato abbastanza, ci si mise anche il tempo a darle contro: iniziò a piovere a vento nel giro di pochi minuti, e ben poco riparo le forniva la quercia. I vestiti che aveva, leggerissimi per altro, le si appiccicarono subito al corpo, ed i capelli al viso; faceva un freddo tremendo e Zaira cominciò a tremare come una foglia. Sarebbe morta congelata se qualcuno non avesse avuto l'ordine di andarla a prendere e sbatterla in prigione; quanto meno, li sarebbe stata un po' più al caldo.
    Gli occhi della ragazza cominciarono a scrutare l'edificio davanti a sé, e per quanto la pioggia fosse fitta, Zaira notò dei movimenti alle finestre, persone che andavano e venivano di continuo e che si fermavano lì, a fissarla e compatirla, magari. Il solo pensiero le diede il voltastomaco, ma non volle distogliere lo sguardo; non avrebbe chiamato nessuno, non avrebbe implorato pietà, ma sperava con tutta sé stessa che, se l'ordine non fosse arrivato dal Capo, ad Indipendenza ci fosse almeno qualcuno abbastanza coraggioso e di buon senso da sfidare gli ordini dell'Orso del Nord e portarla al riparo da quel temporale tremendo. Ne passarono di minuti, ma alla fine la porta della Base di Indipendenza si aprì con un tonfo e qualcuno corse verso di lei; la testa di Zaira scattò nella direzione da cui aveva sentito provenire il rumore e nel giro di pochi secondi mise a fuoco la figura imponente non di un uomo qualunque. L'Orso del Nord non le rivolse parola, né lei disse qualcosa; si fissarono, lui con sguardo impassibile e lei trasudando odio e rabbia dagli occhi, e una volta che l'ebbe slegata, l'uomo la sollevò da terra e, correndo, si diresse verso la Base. Di nuovo, Zaira strinse i denti per evitare di urlare -ora che era in sua presenza non aveva minimamente intenzione di farlo- e si lasciò aiutare, nonostante a quel punto si sentisse confusa. Sapeva, però, che non era il momento per fare domande.
    Il Capo di Indipendenza la portò in una grande stanza, lasciandola davanti al fuoco; Zaira fissò prima il fuoco per qualche istante, percependone subito il piacevole calore, quindi il suo sguardo saettò su tutti i presenti, passando in rassegna il volto di ciascuno e lasciandosi per ultimo quello dell'Orso, fissandolo rabbiosa ma anche incuriosita, curiosità che aumentò nel momento in cui quello diede l'ordine ad una ragazza di risistemarle la gamba, avvertendo poi le altre che per nessun motivo l'avrebbero dovuta slegare. La von Row non lo perse d'occhio neanche un secondo, fino a che lui non uscì dalla stanza per andare chissà dove e, non appena l'uomo la lasciò con le altre ragazze, Zaira si concentrò su di loro. Erano silenziose, forse avevano timore di dire o fare qualcosa di sbagliato, e la controllavano tutte quante, come se avessero paura che chissà cosa sarebbe potuto succedere se l'avessero persa di vista per un secondo. -Rilassatevi ragazze, grazie a quell'essere che vi ostinate a chiamare capo non posso andare da nessuna parte, non vi sfuggirò né ho possibilità di farvi del male. Per ora.- disse, sorridendo divertita. Vide una delle ragazze più giovani sussultare, il che le provocò una breve risata; l'Orso del Nord doveva averle realmente terrorizzate, tanto che bastava una semplice e falsissima minaccia a farle sobbalzare aspettandosi il peggio da un momento all'altro.
    La ragazza a cui era stato ordinato di risistemarle la gamba, intanto, era stata l'unica ad averla pressoché ignorata, si era allontanata dal gruppo e si era poi riavvicinata più volte, senza dire una parola. -Allora, questa gamba?- borbottò alla fine Zaira, che era stanca di vederla passeggiare e che si stava anche innervosendo a causa di quella ragazzina insicura. Quella la guardò come presa in contropiede, poi si inginocchiò vicino a lei e annuì. -Tagliale il pantalone, voglio vedere il livello della frattura.- biascicò la ragazzina con non troppa sicurezza, quindi una delle ragazze la accontentò e tagliò la gamba del pantalone di Zaira che, nel mentre, non si perdeva un solo passaggio, una sola mossa. La ragazza osservò la sua gamba, sfiorandola con una certa delicatezza e scuotendo la testa. -Deve averti fatto un gran male, visto come è rotta.- disse quindi, rivolgendole anche un sorriso. Zaira si accigliò, chiedendosi cosa ci facesse una ragazzina così per bene in una Base di Vigilanti, poi sbruffò e scosse la testa. -Non perderti in chiacchiere ragazzina, fai quello per cui sei stata chiamata.- le disse. La giovane le rivolse uno sguardo spaesato, poi annuì di nuovo e le disse -Farà un po' male.- quindi impose le mani all'altezza della frattura e pronunciò alcune parole che la von Row non capì; gli occhi della ragazzetta si dorarono non appena finì di formulare il suo incantesimo e nello stesso momento si sentì un rumore simile ad un crack che però fu superato da un urlo che Zaira non riuscì a trattenere; inarcò la schiena, gettò la testa all'indietro serrando la mascella e strizzando gli occhi, il tutto per trattenere altri lamenti. -Dite a quell'immondo essere del vostro capo che pagherà anche per questo.- borbottò dopo un minuto, tornando a fissare le presenti una ad una. Poi si voltò verso la strega che l'aveva curata, che adesso si era alzata: la fissò dalla testa ai piedi, poi si sforzò di rivolgerle un sorriso cortese. -Ti ringrazio.- le disse semplicemente, quindi il suo sguardo si spostò sul fuoco scoppiettante all'interno del camino e rimase fissò lì per un po', mentre lei si concedeva di rilassare un attimo i nervi tesi e si tastava la gamba con non troppa sicurezza; sentiva ancora un po' di dolore, logicamente, ma niente in confronto a quello che aveva avuto fino ad un paio di minuti prima.
    Zaira Von Row@
     
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    La Base era insolitamente calma. Anche la sua stanza sembrava una semplice camera: nulla pareva avere a che fare con un branco di ragazzotti dediti alla violenza ed alla vendetta. A Dastan stava bene: nonostante non sembrasse, amava la tranquillità e tutto ciò che comportava. Per quello aveva scelto di lavorare il legno, in modo da rilassarsi e comunque produrre qualcosa di fruttuoso. Si mise seduto sul letto, abbandonando la schiena al muro condiviso con la sala grande. Voleva sentire quello che si sarebbero dette, ma le voci gli giunsero attutite dal cemento. Qualcosa riuscì a captare, ma comunque non molto. Zaira era quella che parlava a voce più alta, quindi intercettò la maggior parte delle sue frasi stizzite ed austere. Dastan sorrise divertito quando la rossa rimproverò la Strega: sembrava non perdere mai il suo spirito ribelle. All'improvviso, tutto sembrò tacere, ma solo per fare spazio ad un urlo che squarciò la notte come un tuono. I peli di Dastan si rizzarono, come se avesse sentito l'ululato di un lupo feroce, ed alla fine non c'era nulla di più simile ad esso. Non mentì a se stesso e si vide costretto ad ammettere di sentirsi un po' in colpa. Fuori ancora pioveva a dirotto, e Dastan non era ancora asciutto. Forse avrebbe potuto rimediare al problema della presenza di Zaira, oppure si sarebbe potuto addormentare. Si alzò dal letto, aprendo un poco la porta. Non si affacciò, però, come se non volesse più guardare la rossa in faccia.
    « Strega. » chiamò, riferendosi ovviamente alla stessa che aveva curato la gamba di Zaira. Si rimise seduto sul letto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia alte e curvando un poco la schiena. Dopo qualche secondo, Dastan avvertì i passi leggeri della brunetta, che entrò nella sua stanza con un gran sorriso. Era una di quelle che ancora non si era rassegnata, che ancora credeva di poter fare breccia nel suo cuore. Il Vigilante si alzò, fronteggiandola e guardandola negli occhi.
    « Puoi asciugarmi? » le chiese. Se fosse stata in grado di farlo, Dastan si sarebbe coricato. Altrimenti, sarebbe uscito e sarebbe andato a dire a quelli di Giustizia che potevano passare a riprendersi Zaira. La brunetta gli guardò la maglia bianca appiccicata addosso ed i capelli fradici, aggrottando le sopracciglia. Si morse un labbro, improvvisamente nervosa. Dastan inarcò un sopracciglio, fissandola con uno sguardo severo.
    « Allora? » le chiese, impaziente.
    « No. Non sono capace. » gli rispose. Dastan sbuffò, alzando gli occhi al cielo e dandole le spalle. Che razza di Stregoni avevano, lì dentro? Non sapevano neanche generare una ventata d'aria calda? Afferrò la giacca di pelle, infilandosela sopra la maglia bagnata. Gli sarebbe sicuramente preso un colpo quella sera. Gli sarebbe bastato uno spiffero d'aria fredda, ed ecco che si sarebbe beccato la febbre. La Strega continuava a stare nella stanza, fissandolo ora con un sorrisetto divertito. Dastan si voltò verso di lei, guardandola con un'espressione interrogativa in volto.
    « Però posso scaldarti in un altr... » cominciò, ma il Vigilante l'afferrò per un braccio e la spinse fuori dalla sua camera, accompagnandola con un « via » udibile probabilmente solo da lei. Era inutile, quella brunetta non voleva smettere di torturarlo. Dastan, questa volta, si chiuse la giacca di pelle fino al collo, poi si infilò un paio di calzini puliti ed asciutti e si cambiò anche gli stivali. Il resto degli abiti non era un problema. Poco dopo, aprì la porta e ne uscì, camminando con passo svelto. Nessuno sapeva dove stava andando, ma era meglio così. Non l'avrebbero visto bene se gli avesse detto che avrebbe raggiunto la Base di Giustizia. Non si voltò verso Zaira neanche un secondo, ma notò con la coda dell'occhio che la brunetta le si stava avvicinando. Tanto meglio: aveva una distrazione.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Poco dopo essersi sistemata, nel silenzio più totale che era sceso sulla stanza Zaira sentì il rumore di una porta che si apriva ed il suo sguardo si spostò verso l'entrata della grande sala in cui si trovava; si aspettava di veder comparire l'Orso del Nord da un momento all'altro, invece ne sentì solo la voce: con tono imperioso, l'uomo richiamò a sé la Strega che l'aveva appena curata e Zaira seguì l'esile figura della ragazzetta che trotterellò fuori dalla stanza con un enorme sorriso dipinto sul volto. La rossa sorrise appena al pensiero che quella giovane ragazzina doveva essersi presa una cotta per il suo Capo, e che quello o non se la filava proprio oppure la usava. Ovviamente, però, non sprecò il suo fiato per pronunciarsi in merito a ciò con le restanti ragazze, perché in realtà non le interessavano affatto le storie "amorose", non le erano mai interessate quelle di Giustizia -se non la sua, chiaro- figuriamoci se le poteva importare qualcosa di quelle di un'altra Fazione. Se ne rimase perciò in silenzio, a guardare il fuoco e a gustarsi il calore che mandava, cominciando finalmente a sentirsi un po' meglio: era ancora tutta fradicia dalla testa ai piedi, ma lo stare davanti ad una fonte di calore faceva stare indubbiamente meglio.
    La Strega tornò dopo pochissimi minuti ed il sorriso era scomparso dal suo volto; si sentì una porta sbattere dopo mezzo minuto, e Zaira non riuscì a trattenere la risata. Le ragazze nella stanza volsero tutte la loro attenzione verso di lei e ci furono un paio di persone che, addirittura, si affacciarono sulla porta per vedere cosa era successo. Zaira captò un paio di "Dove sta andando il capo?" e "Cos'ha la prigioniera da ridere?" il che non fece altro che farla ridere ancor più forte e più a lungo. Quando si calmò, Zaira tentò di muoversi un pochino, giusto per incontrare lo sguardo della Strega; scoprì che poteva muovere la gamba senza avere dolore. Certo, non poteva rimettersi subito in piedi, ma issarsi e sedersi sulla poltrona che le stava vicino, quello si, lo fece. Si comportò come se non fosse una prigioniera ma un'ospite qualunque. Fissò per un po' la Strega, leggendo il disagio nei suoi occhi. -Gli occhioni dolci non hanno calmato il Capo, questa volta?- domandò divertita e con un pizzico di acidità nel tono di voce. La Strega abbassò lo sguardo sulle proprie mani, e dopo qualche secondo di silenzio le rispose -Non lo calmano mai, se è per questo.- disse, con tono rassegnato -In realtà non lo calma nulla se non lavorare con il legno o vagare da solo per i boschi.- Involontariamente, Zaira le stava cavando fuori di bocca una serie di informazioni interessanti, che le sarebbero potute tornare utili in futuro. Si stravaccò sulla poltrona, aspettando che l'ingenua ragazza continuasse a sfogarsi, invece quella rimase a guardarla in silenzio. Zaira alzò gli occhi al cielo, quindi cercò di spronarla. -Bé, non sarai il suo tipo, ragazza.- disse, con fare quasi annoiato, come se stesse parlando dell'ovvio -Ma almeno non ti usa per divertirsi un po'.- Adesso fu il turno della Strega di ridere, e le altre ragazze la seguirono a ruota. La loro era una risata palesemente amara, il che incuriosì la von Row più di quanto lei stessa si sarebbe mai aspettata. -Bé, che avete da ridere tanto?- domandò fingendosi contrariata, mossa che funzionò come previsto. A parlare fu ancora la Strega. -Dastan non usa né me né nessun'altra ragazza della Base.- le disse lei, sorridendo sempre amaramente. Poi prese la parola un'altra ragazza che fino a quel momento se n'era stata in silenzio. -Non ti avrebbe mai torto un capello su quel letto, fidati.- la informò -Ti avrebbe massacrata di botte, quello si, ma di violentarti non se ne parlava proprio!- Zaira registrò tutte quelle informazioni e si complimentò da sola per essere riuscita a scoprire tutto ciò in meno di due minuti e senza neanche averlo voluto.
    -Non saprà neanche come si fa!- quella battuta da parte di una tipetta bruna e dallo sguardo sveglio che fece il suo ingresso nella stanza all'improvviso, provocò le risate generali delle altre ragazze, ma Zaira non reagì. La ragazza si sedette sulla poltrona accanto a quella dove stava lei, e la von Row se la fissò con sguardo neutro, chiedendosi cosa avesse lei da rivelare, visto che sembravano tutte in vena di darle informazioni riguardo l'Orso del Nord. -Dastan non ha mai avuto una donna, almeno da quando è diventato Vigilante, ma c'è chi giura di sapere che neanche prima ne ha mai avuta una. Non accetta le attenzioni di nessuna di noi, e ti assicuro che ci abbiamo provato in tutti i modi ad incantarlo.- Zaira inarcò un sopracciglio, non aveva voluto credere fino in fondo a quelle storie quando gliele avevano raccontate, ma adesso ne aveva le conferme. Significava che Dastan l'aveva sostanzialmente presa in giro, che lei si era fatta rompere una gamba praticamente per nulla.
    Digrignò i denti e cambiò improvvisamente espressione, si sentiva terribilmente offesa oltre che incazzata per essere stata presa in giro. Stava per dire qualcosa, quando si sentì di nuovo una porta sbattere e nella stanza si materializzarono tre dei suoi compagni. -Ragazzi, ma che diavolo..- cominciò a dire lei, sorridente ed incredula, ma quelli non le dettero il tempo di finire e si fiondarono su di lei, prendendole uno un braccio ed uno un altro e portandoseli dietro il collo. Il terzo, ancora sulla soglia, le spiegò velocemente -Prima che cambia idea è meglio andarcene.- I due la portarono fuori dalla stanza sotto lo sguardo stupito dei presenti e anche di lei stessa. Poi, prima di uscire, i suoi occhi incontrarono per un momento quelli del Capo di Indipendenza e non riuscì a trattenersi dal "salutarlo" in malo modo. -Dammi il tempo di rimettermi a pieno e ci rincontreremo di nuovo per saldare tutti i debiti, Dastan.- lo informò, a denti stretti, chiamandolo finalmente per nome; distolse immediatamente lo sguardo dal suo, perché non aveva voglia di guardarlo troppo al lungo, quindi uscì dalla Base di Indipendenza nel più completo silenzio.
    Zaira Von Row@
     
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