Look like the innocent flower, but be the serpent under't

28 marzo 102 PA, confine tra Indipendenza e Giustizia, tramonto

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    Vigilante, umano • i know you hate me so
    Zaira gli disse che gliel'aveva chiesto appunto perché non riusciva a crederci. L'espressione di Dastan si fece più curiosa, come era solita diventare quando si cominciava a parlare di un qualcosa che gli interessava. La fervente curosità del Vigilante l'aveva più volte condotto in grossi guai, come quando si era detto di voler provare a rimorchiare una Sergente. Inutile dire che aveva ricavato più botte che altro, ma era stato comunque divertente. Dastan non si considerava un rubacuori, più che altro perché non ci teneva ad esserlo. Era un ragazzo difficile, le ragazze di Indipendenza avevano ragione. Non immaginava, però, che anche Zaira si fosse fatta qualche domanda sul suo rapporto con l'altro sesso. Il mondo si stava rivoltando o cosa? Magari la rossa non voleva ammettere che, in fondo, lui le interessava. Rimase quindi a guardarla, a metà tra il divertito ed il malizioso, ma non si mosse neanche quando la Vigilante gli si avvicinò pericolosamente. Piuttosto, seguì i suoi movimenti con gli occhi, senza perderla un attimo di vista. Era chiaro che anche lei stesse apertamente giocando, di sicuro Dastan non si aspettava di averla conquistata. Anche perché, sinceramente, lo avrebbe deluso. Lei gli disse che non credeva a nulla se non lo vedeva o lo testava personalemente. La frase poteva avere mille altri significati, ma Dastan la interpretò come andava interpretata: con un ovvio riferimento al sesso. Tolse le braccia da dietro la nuca, ma solo per stringerle lentamente al petto. Continuava a fissarla quasi senza sbattere le ciglia, ed ormai poteva persino sentire il suo respiro sulla bocca. Evidentemente, alla rossa piaceva giocare col fuoco. Il Vigilante le restituì un'espressione neutra, stringendosi appena nelle spalle, come se non gli importasse molto.
    « Meglio per te, rossa. » le rispose con un tono piatto. Si vedeva chiaramente dagli occhi che si stava divertendo, ma l'espressione rimaneva impassibile. Gli occhi erano l'unico particolare che continuava a tradirlo in qualsiasi situazione: che provasse gioia, dolore o agonia loro lo riflettevano senza particolari problemi. La vicinanza eccessiva di Zaira sembrava non avergli procurato un particolare fastidio, ma neanche un qualche tipo di esaltazione. Dastan pareva completamente estrenao a tutto quello che stava accadendo, anche se era sicuro che la rossa sapesse che non era così. La sua risposta era stata appositamente lenta e studiata, in modo da farle credere che stesse facendo sul serio, anche se la sua faccia diceva il contrario. Non sapeva che fine avrebbero fatto, loro due, ma di sicuro non era nulla di preoccupante. Non credeva di potersi affezionare a qualcuno tanto da violare l'accordo con i Vigilanti di Indipendenza, ma non si poteva mai sapere. Non aveva mai abbassato lo sguardo da lei, e non lo fece neanche quando non ebbe più nulla da dirle. Era parte della sfida: mai interrompere il contatto visivo.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Con la più totale impassibilità, sfoggiando una calma quasi innaturale, Dastan rispose alla sua provocazione con una frase di quattro parole, che sembravano dette tanto per dire, per evitare di rimanere in silenzio per l'ennesima volta. Come non lo fece lui, neanche Zaira distolse mai lo sguardo dal suo e si ritrovarono perciò in una situazione di stallo che sembrò essere destinata a durare in eterno. Nessuno dei due si distraeva o volgeva la sua attenzione verso qualcos'altro per far capire che alla provocazione non sarebbe stato, motivo per cui rimasero a fissarsi nel più completo silenzio per un minuto o forse più, la von Row non stava certo tenendo il conto. Quella posizione, però, le fece venire male alla schiena abbastanza in fretta -e per fortuna- perciò fu costretta a distogliere lo sguardo e tornare ad assumere la posizione eretta, ma piantò nuovamente gli occhi in quelli di Dastan immediatamente e, ancora, studiò la sua espressione. Zaira non sapeva se dirsi delusa perché la sua provocazione non aveva suscitato alcuna reazione nellOrso del Nord oppure felice e compiaciuta, proprio per quel motivo; un uomo che non si lasciava abbindolare tanto in fretta da qualche curva -neanche troppo accentuata, nel suo caso- un sorriso ed un occhiolino era, tutto sommato, da ammirare almeno un po', in particolar modo se questo era un Vigilante, categoria che aveva la fama di essere ricca di seduttori e quant'altro. Ma quello davanti a lei era uno che stava palesemente giocando ogni sua carta, perciò anche se fosse stato attratto dalla sua persona sicuramente, per una questione di orgoglio, di divertimento e di soddisfazione, non glielo avrebbe dato a vedere.
    Ritenendo conclusa, almeno per il momento, quella fase della loro sfida, Zaira decise di tornare a sedersi sul letto, ma questa volta non andò fino in fondo, ma rimase a metà, così che poteva vedere meglio ogni espressione di Dastan -almeno quelle poche che sembrava in grado di fare, alternandole l'una all'altra. Tornò quindi a fissare il Capo di Indipendenza e, come fosse uno specchio, anche lei assunse un'espressione del tutto neutra, come se lo stesse guardando ma non vedendo. Si chiese improvvisamente cosa avesse voluto dire l'Orso del Nord con quelle poche parole che in un primo momento le erano parse completamente senza cognizione di causa; forse lo erano realmente, certo, ma si fidava poco di lui in qualsiasi cosa, soprattutto quando parlava, perché, un po' come lei, sapeva dire una cosa ed intenderne tutt'altra. In quel caso poteva facilmente trattarsi di quella seconda opzione, anche per il modo in cui aveva pronunciato la frase, scandendo bene parola per parola, lasciando intendere che, tutto sommato, così poco preso non era. O almeno così l'avrebbe intesa qualcuno che si aspettava da lui una reazione, per così dire, positiva, il che portò Zaira a chiedersi se non fossero andati troppo oltre e se fosse il caso di finirla lì.
    Non riuscì comunque a trovare la forza di volontà per alzarsi da quel letto, sentiva di essere ancora nel bel mezzo della partita, quindi si concesse di giocare per qualche altro minuto. Tornò quindi a guardare Dastan con curiosità, l'immancabile sorrisetto beffardo ed il sopracciglio inarcato a sottolineare quella caratteristica, piuttosto accentuata anche, del suo carattere. -Rimarrei così irrimediabilmente delusa, quindi?- controbatté, corrucciando appena l'espressione e senza smettere di sorridere, come se realmente l'idea di finire al letto con lui e non essere soddisfatta del suo lavoro la infastidisse.
    Zaira von Row @
     
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    L'espressione di Zaira non cambiò neanche quando Dastan le rispose con indifferenza. La rossa mentenne un volto neutro, seppur conservasse una nota di malizia nello sguardo, così come era per Dastan, dopotutto. Neanche la donna distolse mai lo sguardo da lui, segno che aveva capito che il gioco consisteva anche in quello. Probabilmente, se qualcuno li avesse osservati, li avrebbe presi per due idioti che si fissavano senza concludere nulla. Evidentemente stanca di stargli così vicino, poi, Zaira tornò alla posizione eretta, mantenendo il contatto visivo. Dastan seguì le sue mosse fino a quando non si sedette più vicino a lui. Il Vigilante non poteva evitare di pensare che le sarebbe bastato scattare di lato e gli avrebbe fatto partire una gamba, vista la sua precisione con il coltello. Sperava seriamente non avesse intenzione di torturarlo, ma d'altra parte sarebbe stato stupido farlo curare per poi ferirlo nuovamente. O magari voleva guarirlo solo per poter ricominciare. Inoltre, dopo il fattaccio con le parti intime e la sua eccessiva vicinanza ad esse in quel momento, Dastan non riusciva a stare tranquillo. Non che credesse che ce l'avrebbe fatta, quello no. Pur di proteggere la sua virilità si sarebbe fatto amputare la gamba o un braccio. Era un tipo piuttosto orgoglioso quando si parlava di certe cose. O meglio, lo era in generale, ma sicuramente la cosa sarebbe potuta peggiorare molto rapidamente. Dopo qualche secondo -o forse minuto, non seppe dirlo, la rossa assunse di nuovo la sua faccia più maliziosa, come se avesse pensato fino a quel momento e poi avesse capito un qualcosa di divertente. Gli sorrise in modo furbetto, chiedendogli se ne sarebbe rimasta delusa. Era ovvio che si riferisse ad un eventuale rapporto con lui, quindi non si sprecò neanche a fare il finto tonto o a girarci attorno. Le braccia che aveva al petto scivolarono, andandosi a posare ai lati del suo corpo. Non ce la faceva a stare per troppo tempo sollevato. Sentiva anche che doveva sdraiarsi, ma non poteva farsi vedere debole da Zaira. La fissò, rivolgendole un'espressione un po' più divertita. Si era trattenuto quando lei l'aveva guardato -forse con una punta di delusione nello sguardo- ora poteva fare la sua parte.
    « Non ho mai detto questo. » puntualizzò, inarcando a sua volta un sopracciglio. Visto che voleva giocare pesante, Dastan avrebbe risposto a tono. Non aveva intenzione di passare per quello che non si metteva in gioco, proprio no. Ormai non pensava neanche più agli eventuali problemi che le rispettive Basi gli avrebbero potuto procurare: il capo di Indipendenza che se la fa con la rossa di Giustizia. Avrebbero sicuramente fatto scalpore.
    « Ma non posso neanche dirti che non lo dimenticheresti mai, visto che "non credi a niente fino a che non lo vedi con i tuoi occhi o lo provi tu stessa." » disse, citandola, aprendo i palmi delle mani verso l'alto, come a dire "non posso farci nulla": Arricciò le labbra, scuotendo appena la testa, poi appoggiò il capo al muro e rivolse a Zaira un'espressione diversa da tutte quelle che le aveva mostrato fino ad ora. Era maliziosa, sì, ma anche seria. Segno che non stava mentendo, probabilmente.
    « Per cui... viaggia con la fantasia. » concluse, lasciandosi sfuggiere un sorrisetto beffardo. Si stava divertendo a rivoltare la frittata, doveva ammetterlo. E poi, sostanzilamente le stava dicendo la verità, seppur giocando. Dastan non mentiva mai, e di certo non ad un nemico -se ancora si poteva definire tale- che aveva indubbiamente il coltello dalla parte del manico, in quel momento. Sarebbe stato uno stupido. Non era neanche tipo da vantarsi o da conquistarsi le ragazze con il romanticismo, quindi era più in sé che mai. Il fatto che poi le ragazze delle taverne andassero con lui solo perché aveva una bella faccia -anche se rovinata- era un'altra storia.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Come se si stesse rilassando all'improvviso, Dastan lasciò andare le braccia che caddero lungo i suoi fianchi sul materasso, dicendole poi che non era quello che aveva detto. Classica risposta, pensò Zaira, figuriamoci se un uomo avrebbe mai ammesso qualcosa di diverso dall'essere "un campione al letto". Non che credesse davvero che Dastan potesse non esserlo, ma in fondo non avrebbe neanche potuto affermare il contrario. E questo lo sapeva anche lui, visto che poi continuò a parlare ed a dirle che, dopotutto, neanche le avrebbe potuto assicurare che non se lo sarebbe mai dimenticato. Zaira sperò con tutto il cuore che nessuno stesse origliando la loro conversazione, perché sicuramente avrebbe potuto male interpretare ogni singola parola detta dai due e se si fosse sparsa per la Base la notizia che dopo essersele date di santa ragione Dastan e Zaira erano finiti al letto insieme, la von Row immaginava che avrebbe avuto dei seri problemi con i suoi compagni. Avrebbe dovuto dare spiegazioni, cosa che non faceva per lei, perché non amava rendere conto a nessuno e questo non avrebbe fatto altro che far accrescere i sospetti e far diffondere chiacchiere inutili e false. Se non fosse stato per il fatto che si stava sostanzialmente divertendo a sentire l'Orso del Nord parlare di cose come quelle, a cui chiunque diceva non fosse minimamente interessato, l'avrebbe fatta finita da un pezzo con quella conversazione.
    Perciò, ignorando adesso anche l'idea delle fughe di notizie, Zaira continuò a dare spago al suo interlocutore. -Chi ti assicura che voglia ricordarti a vita?- domandò quindi, e nello stesso momento si rese conto di star prendendo fin troppo seriamente l'idea di avere dei rapporti con lui, e lo stava facendo perché tutto quel discorso suonava alle sue orecchie come una provocazione, e lei era portata per natura ad amare le sfide, a raccoglierle ed a lottare per ottenere la vittoria, ecco perché temeva che, se si fosse presentata l'occasione e se Dastan l'avesse saputa "ingannare" a dovere, lei ci sarebbe sicuramente stata solo per sentirsi poi, in qualche modo, trionfante. Logicamente, poi, prendendo tutto come una sfida, Zaira non si sarebbe certo voluta legare all'uomo anche sentimentalmente, né tanto meno avrebbe avuto la brillante idea di tornare più volte da lui. Insomma, la classica botta e via, poi l'avrebbe dovuto dimenticare, perché non voleva problemi all'interno della propria Base, né probabilmente lui ne voleva all'interno della sua.
    E Zaira stava per dirgli anche quello, magari sotto forma di ennesima provocazione per vedere cosa ne pensava lui e quanto si stesse prendendo sul serio, quando la porta fece un rumore cigolante. La ragazza girò la testa ed i suoi occhi incontrarono quelli luminosi di Astra, che però, da radiosa che era, si fece subito torva e sospettosa non appena si accorse che la von Row era lì. La rossa si chiese cosa fosse mai quell'espressione così gioiosa con la quale la Strega aveva fatto il suo ingresso nella stanza e cercò la risposta sul volto di Dastan; effettivamente, l'uomo sembrava aver cambiato espressione anche lui, perciò Zaira fece qualche rapido calcolo e capì che magari c'era del tenero tra i due, o che forse Dastan avesse incantato la Strega -più probabilmente il contrario, visto che, appunto, quella era una Strega. Si alzò quindi dal letto sorridendo estremamente e sinceramente divertita da tutto ciò. -E' arrivato il momento delle coccol.. ops, volevo dire, cure, Dastan.- disse poi, sorridendogli e avviandosi verso la porta e, prima di uscire, aggiunse -Ma abbiamo ancora un discorso in sospeso.- No, in realtà non lo avevano, non il discorso inteso come tale almeno.
    Zaira von Row @
     
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    Si vedeva chiaramente che Zaira si stava divertendo, ma allo stesso tempo era altrettanto chiaro che si stesse frenando. Come lui, probabilmente, non voleva portare in tutto quel loro stupido gioco anche i compagni della Base. Entrambi sapevano che tutti si sarebbero arrabbiati: era impensabile che il capo di Indipendenza flirtasse con la "seconda" di Giustizia, anche se a lui era sembrata tutto tranne che una vice. Anche perché, fino a quel momento, il capo di Giustizia non si era fatto vedere. Avrebbe potuto puntare anche su quello, ora che ci pensava: schernire i Giusti perché avevano un capo codardo, scansafatiche ed anche piuttosto debole, se si faceva mettere i piedi in testa da una donna. Anche se la suddetta donna era Zaira. I due si guardavano in volto come se non esistesse nient'altro eccetto la persona che gli era davanti, forse eccessivamente presi dalla situazione. In effetti, si sarebbero dovuti regolare. Evidentemente la rossa pensava che fosse ancora tutto normale, perché gli chiese chi gli assicurasse che lei volesse ricodarlo a vita. Dastan si trattenne dal ridere, ma si ritrovò comunque ad allargare il sorriso e scuotere appena la testa, come se pensasse che non poteva fare nulla per aiutare Zaira. Subito dopo, infatti, parlò.
    « Non si può evitare l'inesorabile. » sentenziò. Forse quella era l'unica frase che poteva dirsi appartenere al suo passato. Sì, perché di certo non avrebbe potuto evitare la gravidanza di sua madre, o la separazione da suo padre, o la morte di Jason. O forse quest'ultima sì, ma non si era ancora propriamente pentito di aver fatto ciò. Dastan era indubbiamente ancora annebbiato dall'ira, che nonostante il passare dei giorni e degli anni ancora gli attanagliava lo stomaco. La sua espressione si fece improvvisamente seria a questi pensieri, ed automaticamente si pentì per aver pensato al passato. Forse suo padre era stato l'unico a cui aveva voluto bene, dopotutto, nonostante lui fosse sparito dalla circolazione dopo averlo diseredato. Eppure Dastan era sicuro di aver visto i suoi occhi brillare di dispiacere quando gli aveva detto addio. Benjamin Dauthdaert era un uomo potente, tutt'altro che dolce e sicuramente condizionato dalle alte cariche. Molte decisioni non erano dipese anche da lui. Assorto com'era nei suoi pensieri, non si accorse neanche della porta che cigolava. Quando vide la figura di Astra, però, i suoi occhi schizzarono in direzione di Zaira. La Strega era entrata con un'espressione gioiosa, nonostante Dastan non è che le avesse dato qualche minima speranza. Doveva ammettere, però, che un po' gli piaceva. Forse era l'unica che si imponeva a Zaira. Quest'ultima, con un'espressione divertita sul volto, si alzò, dicendogli che era arrivata l'ora delle coccole, per poi correggersi all'ultimo. Quella battuta non era degna neanche di una risposta, perciò si limitò a sorriderle con un'espressione maliziosetta, come se volesse dirle "visto? È caduta ai miei piedi come niente". Seguì le sue mosse con gli occhi fino a quando non si fermò sulla porta: gli disse che il discorso era ancora in sospeso.
    « Ovviamente, Zaira. Dobbiamo concludere. » le rispose. Il doppiosenso di quella frase era palese per loro due, ma non per Astra, che lo guardò corrucciata. Non poteva fare l'offesa, Dastan non dipendeva da nessuno. Non appena Zaira uscì dalla stanza, lei lo fissò con uno sguardo di fuoco, evidentemente ferita nel profondo.
    « Che c'è? » le chiese.
    Dastan Dauthdaert @
     
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