[FIRE] So what if you can see the darkest side of me?

30 Aprile 102 PA, sera, Base militare di Giustizia

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    Dastan le si avvicinò con la sua solita area da superficiale e menefreghista, ma si vedeva che quella situazione non gli piaceva neanche un po': la guardava in modo severo, ed il cervello annebbiato di Zaira produsse l'immagine di suo padre quando decideva di tirare fuori il suo lato meno dolce e rimproverarla per qualcosa. Il che succedeva di rado e alla fine era sempre lei ad averla vinta, grazie a qualche lacrima e qualche urlo di troppo. Il Capo di Indipendenza le chiese cosa le avesse fatto credere che la serata sarebbe finita come pensava lei e l'ammonì dicendole di non saltare a conclusioni affrettate. Zaira arricciò le labbra sbuffando: va bene, aveva bevuto, ma non era mica diventata stupida tutto assieme. Insomma, avevano bevuto entrambi -lei molto di più, o più probabilmente reggeva l'alcool molto meno di lui- e non ci sarebbe voluto molto per farli saltare "alle cazzo di conclusioni", per citare lui. -Non prendermi per stupida.- ribatté quindi la von Row, con tono più rabbioso di quanto in realtà avesse pensato. Se si fossero potuti risparmiare una serata di fuoco, per lei sarebbe stato molto meglio, avrebbe avuto meno sensi di colpa e, soprattutto, non sarebbe dovuta stare attenta ad alcun segreto da nascondere; ma se pure avessero concluso qualcosa, le sarebbe andato bene lo stesso perché -per quanto sia brutto dirlo- era decisamente dell'umore giusto.
    Mentre percorrevano -o meglio, era Dastan a camminare, non lei- Zaira si permise di rilassarsi un po', chiudendo gli occhi per qualche secondo. Il pensiero di quel che sarebbe potuto succedere la terrorizzava ed intrigava allo stesso tempo, perché si, sicuramente si sarebbe pentita di tutto a cose fatte e mente fredda, ma l'idea di qualcosa di così "trasgressivo" le piaceva, come sempre d'altronde: insomma, finire al letto con il Capo della Fazione nemica, dove si era mai visto in più di cento anni dalla nascita dei gruppi dei Vigilanti? Sarebbe in qualche modo -forse- stata la prima ad infrangere questa regola non scritta e si malediva perché la cosa le andava tremendamente a genio. Cosa c'era che non andava in lei, per la miseria?
    Si costrinse comunque a riaprire gli occhi quando Dastan le chiese -o forse se lo chiese- come si facesse a programmare una notte di sesso. Zaira lo fulminò con lo sguardo, chiedendosi adesso cosa c'era che non andasse in lui. Prima le diceva di andare via insieme e poi lasciava intendere che non avesse pensato ad ovvie conclusioni? Quello si che era assurdo! -Non sono io quella che propone di andare via nel bel mezzo della serata.- borbottò -E non dirmi che avevi semplicemente pensato di fare il cavaliere e salvare la damigella dai cattivi!- Insomma, non che a Zaira piacesse programmarsi le notti di sesso, ma se parlava così era perché sapeva ancora fare due più due, e quasi si sentiva in diritto di ritenersi offesa perché sembrava che Dastan la stesse trattando da stupida troietta -come l'aveva già definita- che non vedeva l'ora di farselo e mettere fine a quella storia. Ma, a dispetto di tutte le provocazioni che Zaira poteva fare, lei non era affatto quello che aveva dato l'impressione di essere, anche se era perfettamente in grado di portare fino in fondo le sue provocazioni, e, complice anche l'alcool, lo stava dimostrando in quel momento.
    Quando arrivarono alle stalle, Zaira girò la testa ed individuò il suo cavallo, ma non fece in tempo ad avvertire Dastan che quello l'aveva già adagiata con poca grazia sul suo stallone ed assicurandola subito dopo alla sella, così che, probabilmente, non sarebbe potuta andare molto lontana, quindi salì in sella anche lui e partirono alla volta di chissà quale taverna. Dastan le disse di evitare di dare di stomaco e Zaira si girò verso di lui rivolgendogli un sorrisetto forzato e quanto mai falso. -Figuriamoci, non mi permetterei mai di rovinarti tutta questa serie di cose che ti sei messo addosso.- rispose perciò, girandosi a fissare la strada. Ora che ce l'aveva fatta pensare, Zaira si rese conto di non sentirsi lo stomaco troppo in subbuglio, per il momento, il che era un bene solo in parte: certo, si sarebbe sentita molto meglio se avesse dato di stomaco, ma avrebbe indubbiamente fatto una pessima figura, più di quanto non stesse già facendo per altro. No, non avrebbe vomitato, non subito almeno. Tornò quindi a fissare Dastan, rimase in silenzio a studiarne l'espressione seria per un paio di minuti, quindi l'ombra di un sorriso le attraversò il viso e distolse subito lo sguardo. -Quell'espressione seria ti rovina quel bel visto che hai, Dastan, cerca di rilassarti.- gli disse perciò, con estrema tranquillità, come se non gli avesse appena fatto un complimento.
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    La Fazione della Giustizia si aprì davanti a loro come un fiore di pietra: le casupole che si erano ammassate attorno alla Base parvero distanziarsi mano a mano che il cavallo di Dastan prendeva velocità. Le luci erano ancora accese, segno che non doveva essere poi così tardi. Magari avrebbe fatto in tempo anche a bersi qualcosa, visto che sembrava non averne ancora abbastanza. Avrebbe lasciato Zaira in camera e poi sarebbe sceso a farsi una birra, magari con qualche Vigilante serio. Sperava solo che avesse due camere singole: con la scusa della stupida festicciola dei militari, molti vecchi criminali si erano riuniti lì, ed avevano pensato bene di alloggiare nelle taverne limitrofe. Sapeva questo perché gliel'aveva detto sua padre, non per altro. Aveva deciso di ignorare tutto ciò che proveniva dalla bocca della rossa, ma quando quella se ne uscì con una frase piuttosto dolce, Dastan si ritrovò a sfarfallare gli occhi, contento che il cavallo potesse trottare spedito da solo. Sbagliava, o gli aveva appena fatto un complimento dicendogli che aveva una bella faccia? Era sicuro che fosse solo un modo di dire, o magari Zaira gliel'aveva detto apposta per vedere se avesse notato il cambio repentino di tono e di tema, in un certo senso. Era indeciso su come risponderle. Di sicuro, se a dirlo era stata lei, non poteva essere niente di buono. Dastan non si era mai considerato brutto, ma era decisamente raro sentire un complimento da quella ragazza, perché aveva la fama di non essere troppo facile da conquistare. Come lui, d'altronde. Divertito da ciò, decise quindi di rivoltare la frittata.
    « Buffo sentirlo dire da quella bocca, visto che mi ha quasi staccato un orecchio solo per qualche carezza. » disse, rigirando un po' il coltello nella piaga. Non si sarebbe mai scordato di tutte le ferite che gli aveva provocato Zaira -esclusivamente fisiche, per fortuna- ed era sicuro che neanche lei l'avrebbe fatto. Il cavallo trottava ad una velocità costante, ed il buio era a loro favore: sarebbero passati inosservati ed avrebbero raggiunto prima la taverna. Non che distasse ancora molto, ma la Base si trovava al centro della Fazione, ed era difficile trovare qualche posto libero in quei locali. Per questo aveva pensato alla Tavola Rotonda. Magari lì avrebbe ottenuto due camere separate, anche se non credeva che ce l'avrebbero fatta. In quei mesi, Giustizia pullulava di visitatori: era anche periodo di cerimonie militari e scambi di ortaggi e frutta di stagione con Onore. Dastan reggeva Zaira per i fianchi con le braccia, che erano tese verso le briglie. Non poteva dire che fosse un viaggio difficile, ma sicuramente sarebbe stato più sicuro percorrere quella strada da solo. Prima aveva pensato di poter concludere con Zaira, ma ormai non sapeva più se sarebbe successo. Lei gli sembrava troppo ubriaca per non pensare di essere un approfittatore -come la rossa gli aveva fatto notare- ed a lui non piacevano certe cose. Le donne -quelle poche che aveva avuto- andavano a letto con lui perché ne avevano voglia, non perché erano ubriache. Sospirò, preso un po' dallo sconforto, ma non disse nulla.
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    Stando girata, anche se non completamente, Zaira non si poté gustare a pieno l'espressione stupita di Dastan nel sentirla parlare così. Erano parole dette per dire, in realtà, ma la ragazza non poteva neanche negare che l'Orso del Nord avesse un certo fascino. Quando non era di cattivo umore e soprattutto finché non apriva bocca, poi si rovinava. E lei era comunque una persona sincera, senza troppi peli sulla lingua, perciò un complimento del genere glielo avrebbe potuto fare in qualsiasi situazione, a prescindere dallo stato della sua testa; era un caso, in pratica, che se ne fosse uscita a quel modo da ubriaca.
    L'aveva sicuramente preso in contropiede, di ciò se ne rendeva facilmente conto, perché Dastan rimase a fissarla per un po' in silenzio e poi tentò di girare intorno al discorso per riuscire, forse, a portarselo a proprio favore; e proprio a tal fine ritirò fuori la storia del morso all'orecchio, che Zaira aveva già rimosso come più o meno buona parte delle botte che si erano dati e avevano incassato. -Ah già, quello.- borbottò a mezza bocca, alzando gli occhi al cielo e poi voltandosi completamente verso Dastan -Mettiamola così, visto che per non so quale assurda legge divina sono finita a passare la serata con te, se proprio devo rivolgerti parola tanto vale che ti dico la verità.- cominciò a parlare con molta calma e anche sincerità, lasciando che le parole le uscissero di bocca senza neanche provare ad ostacolarle -Se non avessi dei modi di fare che sono pessimi, saresti un ragazzo interessante, perché te lo dovrei negare?- fece una pausa, sospirando come se fosse dispiaciuta -Il fatto è che sei arrogante e tremendamente ignorante, e ciò conta molto di più del tuo aspetto fisico.- Di nuovo fece una pausa e tornò a sorridere e a scuotere la testa, lasciando vagare per qualche secondo lo sguardo intorno a lei e rendendosi conto di essere quasi arrivata al villaggio più vicino alla Base dei Militari, considerato il numero di case che di metro in metro si faceva sempre più elevato. Zaira dovette comunque distogliere in fretta lo sguardo dalle varie casette e, soprattutto, dalle loro luci, tremendamente accecanti per via di tutto l'alcool che le aveva mandato in tilt tutti e cinque i sensi, e perciò tornò a guardare Dastan. -Il fatto che tu abbia un bel faccino non ti autorizza di certo a mettermi le mani addosso, e visto che ti eri assicurato che non ti potessi prendere né a schiaffi né a calci, mi sono difesa come ho potuto.-
    Decise poi di zittirsi almeno fino a che non fossero arrivati ovunque stessero andando, riconoscendosi che l'alcool la faceva parlare più del dovuto; certo, stava dicendo la verità, le sue erano semplici constatazioni di fatto, ma non erano state richieste e, in quel momento, potevano anche essere scambiate per le fantasticherie di un'ubriaca, il che non le piaceva affatto. Si sforzò di prestare attenzione solo alla strada battuta, evitando di incontrare in modo diretto le luci delle torce. Non sapeva dove si trovassero, ma aveva come la sensazione che presto si sarebbero fermati a qualche locanda locale e lì avrebbero passato la notte, insieme o meno che fosse stato, anche se Zaira sentiva di aver bisogno solo e soltanto di un letto per riposarsi un po'. Di fatti, dopo poco tempo Dastan tirò le briglie e fece arrestare il suo stallone, più o meno davanti all'insegna di quella che doveva essere una taverna e che recava il nome di La Tavola Rotonda.. Zaira si ricordò di averla sentita nominare in passato, ma lei non c'era mai stata di persona. Si guardò intorno incuriosita, gli unici suoni molesti provenivano dall'interno del luogo, mentre intorno a loro regnava il silenzio, probabilmente perché gli abitanti erano a dormire già da almeno un'ora o due. La von Row lasciò che Dastan la slegasse dalla sella a cui l'aveva assicurata e poi, cercando il sostegno di lui, si lasciò scivolare giù dal cavallo. Stranamente, si sentiva più stabile rispetto a quando avevano lasciato la Base dei Militari, ma era certa che ciò sarebbe durato poco, quindi doveva approfittarne. -Strano, ma mi reggo in piedi.- lo informò, avviandosi verso l'entrata -Vediamo di sfruttare la cosa prima che sia tardi, o mi dovrai portare di nuovo in braccio e sembrerebbe fottutamente romantico.- sbruffò all'idea di essere costretta a farsi portare in camera da letto in braccio, un gesto molto legato alle coppie appena sposate o comunque innamorate, ossia quanto di più lontano da lei e Dastan potesse esistere.
    Zaira von Row @
     
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    Dastan poteva pensare di tutto, meno che le frasi che Zaira aveva appena sparato fossero vere. Non se la sarebbe mai immaginata a riflettere sul suo charme o su come si comportava male, e giungere poi alla conclusione che sì, era affascinante, ma il suo carattere lo rovinava. Non diede quindi peso alla cosa, cercando di trattenersi dal ridere come meglio poteva. La sua espressione un po' intontita non aiutava sicuramente, visto tutto l'alcol che si era scolata. Non è che non gli facesse piacere avere un'ubriaca Zaira come compagna di serata, perché lo stava facendo sicuramente divertire con le sue frasi buttate qua e là, ma era meglio portarla alla taverna il prima possibile, o gli sarebbe crollata tra le braccia. Si era persino giustificata per quanto riguardava il morso; Dastan sapeva che ne aveva avuto tutte le ragioni, visto che lui le aveva fatto credere di volersi approfittare di lei, ma non riusciva a smettere di pensare al dolore acuto che gli aveva provocato quel giorno. Aveva poi scontato la sua pena, visto che lui le aveva spezzato una gamba con rabbia, ma quell'ira bolliva ancora un po' nelle viscere di Dastan. Ira che comunque lui non avrebbe più mostrato, se non deliberatamente provocata. Arrivarono alla Tavola Rotonda in men che non si dica, grazie sia al buio che allo stallone. Dastan smontò da cavallo per primo, osservando Zaira mentre si muoveva. Le sue mani avevano toccato un po' tutto in cerca di un appiglio, ed alla fine erano arrivate alla spalle di Dastan, che lasciò che la rossa si reggesse e scendesse per conto suo. Gli disse di poter camminare, e di sfruttare questo momento per condurla nella stanza, visto che non voleva farsi prendere in braccio ancora. Il Vigilante legò lo stallone nero al paletto e gli diede una pacca sul dorso, facendolo sbuffare ed agitare la coda. Prima di lasciarlo, prese una piccola borsa in pelle che aveva precedentemente attaccato alla sella: era un cambio di vestiti normali. Si diresse poi verso l'entrata, lanciando un'occhiata alle finestre sudice: c'era ancora parecchia gente sveglia. Quando aprì la porta, l'odore di fumo, birra e sudore tipico delle taverne lo investì, costringendolo a storcere il naso. Per quello odiava viaggiare: farlo significava dover alloggiare in quelle bettole per almeno un paio di giorni. Proseguì senza guardare se Zaira lo avesse seguito, schizzando subito verso il locandiere. Era un uomo sulla cinquantina, con tutti i capelli bianchi ed un paio di buffi occhiali sul naso. Aveva un fisico asciutto e sembrava anche piuttosto pulito. Stava conversando con un mercenario quando li vide entrare. Si voltò subito verso Dastan, sorridendogli amabilmente. Vedendo poi sopraggiungere Zaira, quello inarcò un sopracciglio, sorridendo anche a lei.
    « Buonasera! Una matrimoniale per i signori? » gli chiese l'uomo, muovendosi verso il muro dove erano appese tutte le chiavi. Dastan si sporse appena dal bancone, appoggiandocisi e guardando l'uomo con la sua solita espressione corrucciata.
    « No, no, due singole. » ribatté il Vigilante, squadrando l'uomo e sperando che le avesse. Non si voltò a guardare Zaira, perché sicuramente anche lei aveva intuito che Dastan non era proprio in vena di coccole. O meglio, era stata colpa sua se si era spento. Non si dicevano certe cose ad alta voce. L'uomo dai capelli bianchi si portò una mano al mento, esaminando il muro. L'attesa stava per uccidere Dastan, che ormai aveva i nervi a fior di pelle. Tanto valeva andare a dormire comunque, non gli importava come.
    « Ah! » iniziò a dire l'uomo, allungando una mano, ma poi la ritirò. « Ah, no, niente. Non ne ho più. » dichiarò infine, voltandosi verso Dastan e rivolgendogli un'espressione dispiaciuta. Si avvicinò a lui con le mani unite, come se avesse davvero dei rimorsi nel dirgli che le singole erano terminate.
    « Forse i signori vogliono una tripla, magari con un matrimoniale ed un singolo? » chiese.
    « Non ho intenzione di pagare per una tripla, dammi questa fottuta matrimoniale. » disse Dastan, ritornando a drizzare la schiena e rivolgendo al tizio un'espressione molto poco amichevole. Quello scattò verso il muro, con le mani tremanti. Forse pensava che fosse un militare, uno di alto grado -vista l'uniforme grigia sotto alle giacche. Afferrò una chiave e gliela poggiò sul bancone: la camera era la 11. Dastan l'afferrò con un gesto, voltandosi verso le scale e cominciando a salire. Sapeva che alla Tavola Rotonda si pagava una volta che si doveva andar via, per questo stava quasi finendo in malora. Senza contare la gentaccia che ormai la frequentava, ma quella era un'altra storia. Le scale scricchiolavano ad ogni passo, ed il Vigilante non si voltò mai neanche una volta a vedere se Zaira stesse bene. Arrivò alla stanza numero undici ed infilò la lunga chiave di bronzo, la girò nella toppa e la porta si aprì, rivelando una gradevole stanzetta. Al centro c'era un grosso letto matrimoniale; alla sinistra di esso, una finestra con le tende tirate. Dall'altra parte, una porta: sicuramente conduceva ad un bagno privato. Mollò la piccola borsa del cambio su una sedia poggiata al muro, poi si sfilò molto velocemente le due giacche che portava, rimanendo solo con l'uniforme. Ecco, lì ci sarebbe sicuramente da ridere.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Zaira aspettò che fosse Dastan ad entrare per primo, così che avrebbe potuto essere lui quello a trattare con il locandiere per una camera, visto che lei non era propriamente in grado. Sembrava riuscire a camminare, per il momento, ma di certo non si sarebbe potuta appoggiare al bancone e chiedere di una camera matrimoniale: probabilmente le sarebbe venuto da ridere, oppure non sarebbe stata presa sul serio viste le sue condizioni, questo l'avrebbe mandata decisamente su tutte le furie e non le andava proprio di arrabbiarsi, ora che grazie all'alcool si sentiva leggera e senza troppi pensieri per la testa -escludendo il possibile finale di serata con Dastan, che continuava a darle pensiero nel bene e nel male.
    Zaira entrò con calma, quando l'Orso del Nord già aveva chiesto all'oste due camere singole; lo guardò stupita, decisamente presa in contropiede da quella decisione improvvisa e che non aveva minimamente preso in considerazione; probabilmente l'aver parlato di sesso così apertamente doveva aver turbato Dastan a tal punto da portarlo a decidere di lasciar perdere ogni intenzione iniziale che si era messo in testa. Dopo lo stupore, comunque, la ragazza si diresse con pasto piuttosto sicuro verso il bancone, passando sotto lo sguardo decisamente troppo attento di alcuni dei presenti, che cominciarono a parlottare tra loro non appena lei li ebbe superati; Zaira girò il volto appena un po' verso di loro, per lanciargli un'occhiataccia che, però, non faceva il suo solito effetto visto e considerato il tipo di sguardo che l'alcool doveva averle "donato", e dopo aver fatto ciò affiancò Dastan, giusto in tempo per sentire il vecchio locandiere dire di aver terminato tutte le camere singole. Zaira sbruffò un po', ma alla fine non se la prese eccessivamente, visto e considerato che era entrata in quella locanda sicura di dover condividere la stanza con Dastan, che per altro si rassegnò ad accettare la stanza matrimoniale perché non aveva intenzione di pagare di più per una tripla. Ora che ci pensava, effettivamente, la von Row si rese conto di non avere con sé neanche un centesimo, perché di certo non si sarebbe aspettata di finire in una taverna qualunque, per giunta con un uomo che qualunque di certo non era. L'idea di avere un debito nei confronti dell'Orso del Nord la turbava più della possibilità -a questo punto forse remota- di finirci al letto.
    Zaira, comunque, non mise bocca nello scambio di battute tra Dastan e l'oste, limitandosi a seguire il primo non appena questo ottenne la chiave della loro stanza. L'uomo si fermò davanti alla stanza numero undici e vi entrò, seguito subito dopo da lei. Zaira si ritrovò a studiare con fare incuriosito la camera che il locandiere aveva riservato loro, una stanza piccola e apparentemente confortevole, sicuramente dotata del minimo indispensabile, anche se a lei sarebbe bastato solo e soltanto il letto. Di fatti, dopo una prima occhiata, la von Row non esitò a lanciarsi -quasi letteralmente- sul grosso letto matrimoniale, rimbalzando appena sul morbido materasso e rimanendo momentaneamente ferma: era più comodo di quanto si fosse aspettata. Rimase per un attimo immobile, rilassandosi sul letto, poi si voltò di fianco e fissò Dasta con un sopracciglio alzato: si stava forse spogliando? O aveva semplicemente caldo con quella serie infinita di giacche che si era messo addosso? -E' meglio di quel che pensavo, tutto sommato hai dei gusti accettabili.- bofonchio, girandosi immediatamente a pancia in su e fissando il soffitto. Ma Zaira durò poco in quella posizione, perché sentì improvvisamente un conato di vomito risalirle dallo stomaco e fu costretta ad alzarsi di corsa dal letto, giusto in tempo per trovare un secchio di latta dentro cui dare di stomaco. -Maledizione!- imprecò una volta finito, sentendo la testa scoppiarle e cercando la bacinella d'acqua che di solito si trovava nelle stanze delle taverne e con la quale si rinfrescò la faccia, completamente dimentica del trucco che aveva. Uscì dal bagno fissando Dastan con fare innervosito, quindi si andò a sdraiare di nuovo sul letto. -Apri quella cazzo di finestra e fai entrare un po' d'aria.- quasi gli urlò contro nel dirgli quella cosa, come se il fatto che Dastan non ci avesse pensato prima le desse fastidio, ma chiaramente lui, per una volta, non aveva colpa di nulla, quindi cercò di addolcirsi un po' e aggiunse -Per favore.- sperando che l'uomo potesse essere un po' più accondiscendente.
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    Successe tutto molto velocemente: Zaira si buttò sul letto mentre lui si sfilava le giacche, poi lei gli disse che non aveva brutti gusti in fatto di vestiti ed infine corse verso il bagno, dando di stomaco in un secchio e sciacquandosi la faccia. Dastan assistette a quella scena senza muoversi neanche di un centimetro, vista la velocità in cui si era svolta. Si ritrovò a sfarfallare gli occhi nel guardarla sedersi. Non ci aveva capito assolutamente nulla. Quasi come se fosse infastidita, poi, la rossa gli ordinò di aprire la finestra con un tono stizzito, riprendendosi però subito dopo ed addolcendolo con un "per favore". Dastan le lanciò un'occhiataccia, ma si mosse per andare ad aprire le finestre. Doveva mettere bene in chiaro le cose, altrimenti lì sarebbe successo il finimondo. Non aveva intenzione di prendere di nuovo a botte Zaira, ma lo avrebbe fatto se fosse stato necessario. Le si parò davanti agli occhi, guardandola bene in volto, come a farle capire che non scherzava. Apsettò un po' prima di parlare, segno che stava testando accuratamente se la rossa ci fosse con la testa o fosse completamente partita.
    « Primo: io non mi vesto così. Mai. » sentenziò, come se fosse una cosa estremamente importante. Poi, pian piano, si avvicinò alla ragazza, abbassandosi, fino a quando non le fu così vicino da poterle quasi contare le ciglia.
    « Secondo: ora ti vai a lavare i denti e la faccia. » le intimò, puntando il pollice alle sue spalle per indicare il bagno. « Terzo: non ho intenzione di morire di freddo perché tu hai le vampate. » disse, allontanandosi lentamente fino a ritornare con la schiena dritta. Una volta che fu di nuovo in piedi per bene, gli spuntò un sorrisetto malizioso sul volto. « Se senti caldo, ti spogli. » sentenziò. Sì, era decisamente una provocazione, ma a lui andava bene così. Non avrebbe protestato se Zaira si fosse spogliata, né se fosse rimasta vestita. L'importante, per il Vigilante, era dormire al caldo. Si mosse prima che la ragazza potesse rispondergli, ma era sicuro che lo avrebbe fatto anche se stava camminando. Si diresse in bagno ed afferrò con tre dita il secchio dentro cui Zaira aveva vomitato, tenendolo ben lontano dal suo naso. Un'espressione di disgusto si dipinse sul suo bel volto, ma durò poco: con un gesto veloce, gettò il secchio di latta fuori dalla finestra, con il rischio di colpire qualcuno ed ammazzarlo. Solo dopo averlo fatto, infatti, si affacciò: nulla di preoccupante, era solo caduto sull'erba. Non aveva intenzione di dormire con il puzzo di vomito nella camera, meno che mai di svegliarcisi. Neanche lui aveva bevuto poco, e non era decisamente ciò che gli serviva. La testa gli girava un po' e le luci delle candele erano ancora troppo forti, ma in fin dei conti stava bene. Si accorse solo successivamente che Zaira aveva effettivamente fatto ciò che lui le aveva chiesto, seppur con un tempo tutto suo. Si stava ancora sciacquando la faccia con il sapone quando Dastan la raggiunse. Si appoggiò allo stipite della porta, osservandola con il solito -ormai- sorrisetto malizioso sulla faccia. In mano aveva un asciugamano bianco. Lo avrebbe porto a Zaira quando si sarebbe voltata. Mentre lei era piegata, notò che il vestito era composto in realtà da un corpetto e da qualcos'altro che lui non sapeva come definire. Diamine, odiava i corpetti. Erano decisamente troppo difficili da slacciare.
    « Ma come ti va di portare un corpetto? » le chiese. Era chiaramente l'alcol a fargli porre certe domande, ma ringraziò il cielo di essere nato uomo. Gli erano sempre sembrati scomodi, quei cosi, e di sicuro non voleva sapere che cosa diavolo si provasse ad indossarne uno. Osservandosi di nuovo allo specchio, si ricordò di avere i capelli corti e di aver rasato la barba. Sospirò, portandosi una mano al mento e massaggiandoselo. Gli mancava il suo bel pizzetto.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Dastan la guardò male, ma non si oppose alla sua richiesta ed aprì la finestra quasi subito, probabilmente perché sapeva che il ricambio dell'aria avrebbe fatto bene ad entrambi, non solo a lei. Zaira sospirò sollevata dal fatto che l'uomo avesse fatto ciò che lei gli aveva chiesto, ma il suo sollievo non durò che il tempo effettivamente di un respiro, perché poi Dastan le si piantò davanti e la costrinse a mettersi in guardia, non sapendo bene cosa volesse fare: per quel che ne sapeva, l'uomo l'avrebbe anche potuto cacciare fuori dalla stanza in quello stesso momento, così da non dover temere di nuovo che lei potesse dare di stomaco, magari durante la notte e addosso a lui. E l'avrebbe potuto fare, visto che i soldi li avrebbe sborsati lui. E invece no, Dastan le si era avvicinato semplicemente per metterle in chiaro delle cose. Cominciò col dirle che non si vestiva in quel modo tutti i giorni e Zaira inarcò un sopracciglio con fare decisamente perplesso, chiedendosi perché le stesse dicendo quelle cose ma lasciandolo fare, anche perché lo sapeva perfettamente che non andava in giro conciato in quel modo, lo aveva visto in un paio di occasioni quotidiane e, in tutta sincerità, preferiva il vecchio Dastan a quello attuale. In secondo e terzo luogo, poi, l'Orso del Nord le ordinò di andarsi a lavare la faccia e poi le fece presente che non avrebbe dormito con la finestra aperta perché lei aveva caldo, suggerendole di spogliarsi se non avesse potuto sopportare la temperatura, quindi si allontanò da lei per prendere il secchio. Zaira lo guardò con aria torva, le sopracciglia aggrottate e gli occhi ridotti a due fessure. -Primo: non mi faccio dare ordini da nessuno, men che meno da te.- cominciò a mettere le cose in chiaro anche lei, con un tono piuttosto fermo e sicuro di sé. Forse aver vomitato le aveva fatto bene. -E secondo, io non mi spoglio a comando per farti contento, e per tua sfortuna non ho neanche intenzione di lasciare la finestra aperta.- E non lo avrebbe fatto, infatti, perché tutto sommato era ancora aprile e non ci teneva a beccarsi una polmonite così, inutilmente.
    Seguì poi Dastan con lo sguardo, avviandosi al contempo verso il bagno: l'uomo gettò il secchio fuori dalla finestra e Zaira alzò automaticamente gli occhi al cielo con fare esasperato. Dastan aveva appena gettato via una preziosa risorsa, probabilmente, e anche se aveva avuto tutte le ragioni per farlo, la von Row non poteva dirsi completamente d'accordo con quel gesto. -Grandioso!- borbottò -Al prossimo girò ti vomito nelle scarpe.- Dopo avergli detto ciò entrò in bagno ed aprì l'acqua: si sciacquò di nuovo la faccia un paio di volte, godendosi la sensazione di freschezza che il gesto le provocava, quindi cominciò a farsi degli sciacqui. Le ci volle un po', ma la sensazione di avere la bocca impastata svanì, e con essa anche il tremendo sapore che il vomito aveva lasciato.
    Sentì Dastan fermarsi sulla soglia del bagno, perciò alzò il viso verso lo specchio per osservarne il riflesso e lì si accorse delle misere condizioni in cui era ridotta la sua faccia: il trucco le si era sciolto, visto e considerato il modo in cui si era passata l'acqua sulla faccia, ma aveva lasciato aloni scuri intorno ai suoi occhi, che Zaira si impegnò ad eliminare. Prese il sapone e riprese a lavarsi il viso, con più determinazione che mai adesso, strofinandoselo per bene e poi sciacquandoselo un paio di volte, quindi alzò di nuovo lo sguardo verso Dastan, che aveva appena parlato. Si guardò velocemente allo specchio, sentendosi soddisfatta per aver praticamente rimosso quasi tutto il trucco -o almeno il grosso di esso- quindi si voltò verso l'uomo e gli si avvicinò. -In realtà è tremendamente insopportabile.- confessò, tornando a guardarlo in modo malizioso. L'effetto dell'alcool era ben lontano dall'essere svanito e di sicuro l'indomani avrebbe risentito dei postumi della sbornia, ma al momento l'aver dato di stomaco e l'essersi rinfrescata sembravano averla aiutata a tornare un po' in sé, a riprendere il controllo delle sue azioni, delle sue parole e dei suoi pensieri. Poi, tornando a guardarlo con un'espressione più o meno serena e neutra, Zaira indicò con un cenno del capo l'asciugamano che l'uomo aveva con sé. -Da' qua, odio avere il viso gocciolante.- ed allungò una mano per farsi passare l'asciugamano.
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    Era decisamente l'alcol a farlo parlare, a farlo muovere ed a farlo pensare. Le scene che osservava con i propri occhi erano un po' in ritardo, ma dopotutto erano veritiere. Perlomeno non vedeva i draghi nella stanza. La rossa si voltò verso di lui, gocciolante, dicendogli che i corpetti erano decisamente scomodi, e poi gli chiese di porgerle l'asciugamano. Dastan osservò prima il panno, poi la ragazza, ed infine glielo gettò in faccia con un movimento veloce, strofinandoglielo alla bene e meglio come se fosse un cane. Ridacchiava mentre lo faceva, ma durò vermanete poco: le braccia di Zaira, seppur in modo sconnesso, arrivarono ad acchiappare l'asciugamano, strattonandolo poi verso il basso. L'equilibrio precario di Dastan venne sconquassato, ed il Vigilante precipitò in avanti, andando proprio a finire addosso a Zaira. Riuscì a frenarsi all'ultimo momento, ovvero poco prima di colpire la testa della rossa con la sua fronte. In fondo era stata colpa sua se si era sbilanciato, perché aveva strattonato l'asciugamano, quindi Dastan aveva la coscienza pulita.
    « Ops. » biascicò con tono divertito e furbetto, allontanandosi velocemente dalla Vigilante. Temeva che lei lo avrebbe potuto colpire. Con i riflessi che aveva al momento, ci sarebbe sicuramente riuscita. Non che Zaira fosse sobria, ma almeno lei si era sciacquata la faccia. A Dastan, invece, prendeva così: era lucido per ore, e poi, all'improvviso, arrivava la sbronza. Barcollò fino al letto, buttandocisi sopra con molta poca grazia. Rimase, sostanzialmente, col culo all'aria, seppur coperto dalla sua bella uniforme grigia. Aveva sepellitto la faccia nel letto, visto che le lenzuola sembravano profumare di pulito. Era da molto tempo che non odorava un profumo del genere, eppure si lavava i vestiti a mano da sempre. Pensava fosse semplicemene questione di sapone: alla Base usavano quello scadente, perché non potevano permettersi altro. La schiena gli lanciava qualche fitta dolorosa, segno che era decisamente stanco. Dopotutto, era stato l'intera giornata in piedi a parlottare con suo padre, poi era andato e ritornato a cavallo. Di sicuro non si poteva dire che fosse una stanchezza ingiustificata, ecco. Si sfilò le scarpe lucide -e scomode- con un gesto veloce, poi si voltò e si distese per bene sul letto, unendo le mani dietro alla nuca e lasciando che gli occhi gli si chiudessero. Non avrebbe dormito perché aveva un conto in sospeso con Zaira, ma il sonno c'era. Muoveva ritmicamente la gamba destra, seguendo chissà quale melodia nella testa.
    « Forza, togliti il corpetto, io non ti guardo. » proprose, con il solito sorrisetto malizioso in faccia. Certo che l'avrebbe guardata. Non si sarebbe mai neanche sognato di coprirsi gli occhi. Credeva che Zaira sapesse che stava mentendo spudoratamente, perciò volle vedere come avrebbe reagito. Era curioso, molto curioso, e di sicuro il non sapere come sarebbe andata a finire quella serata lo rendeva ancora più coinvolto di quanto in realtà fosse. Anche perché, se fossero stati sobri, non si sarebbero neanche sfiorati, quella sera. O forse sì. Doveva ancora deciderlo.
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    Quando gli aveva chiesto di passarle l'asciugamano, Zaira non avrebbe mai neanche lontanamente immaginato in una reazione come quella, decisamente non da Dastan a suo parere: si vide arrivare il panno dritto dritto in faccia e percepì chiaramente il gesto dell'Orso del Nord, che sembrava le stesse asciugando il viso, chiaramente senza un minimo di delicatezza come suo solito. Zaira cominciò a borbottare, ma le parole le uscivano fuori a metà ed era comunque impossibile capire cosa dicesse a causa dell'asciugamano, quindi alzò le mani nel tentativo di afferrarlo e porre fine a quella scenetta idiota, e, una volta esserci riuscita, lo tirò verso il basso e allo stesso tempo si sbilanciò un po' all'indietro. -Ma che diavolo ti sei messo in testa?- sbraitò immediatamente, spalancando poi la bocca nell'accorgersi che Dastan le stava praticamente venendo addosso, probabilmente a causa della mossa di lei: non aveva tirato forte l'asciugamano, ma ci si era sostanzialmente aggrappata per tirarsi indietro e non rischiare di cadere, e ciò doveva probabilmente averlo fatto sbilanciare un po'. Dopotutto, non era l'unica ad aver bevuto.
    Dastan si allontanò immediatamente da lei, ma non pareva infastidito da tutto ciò, come se per lui fosse stato normale scherzare in quel modo. Zaira inclinò la testa di lato, fissandolo mentre usciva fuori dal bagno, poi finì di asciugarsi il viso in modo decente e lanciò l'asciugamano alle sue spalle, senza curarsi di dove andava a finire, quindi uscì. Si avvicinò ad una specie di cassettone che si trovava ai piedi del letto, lanciando solo una rapida occhiata a Dastan, che se ne stava buttato sul materasso a pancia in giù. La von Row cominciò a togliersi la collana, poi anche le ballerine e se fosse stata da sola sicuramente non avrebbe esitato a sbarazzarsi anche di quel dannato vestito. Come se, poi, l'avesse letta nel pensiero, l'Orso del Nord le disse di togliersi il corpetto, non l'avrebbe guardata. Zaira alzò entrambe le sopracciglia, assumendo un'espressione decisamente sorpresa e chiedendosi perché quel ragazzo si ostinasse a cercare di dargliela a bere. -Dannazione Dastan, sei o non sei un uomo? Mi preoccuperei se non mi guardassi.- borbottò lei, avvicinandosi poi alla finestra per chiuderla. Gettò una rapida occhiata all'esterno, il mondo là fuori sembrava essere immerso in una pace quasi irreale, ma questo semplicemente perché era notte e gli abitanti del villaggio ormai erano nel mondo dei sogni già da un pezzo. Chiuse perciò i vetri e tornò a fissare sorridendo anche lei maliziosa, valutando più o meno attentamente la prossima mossa da fare. Dastan si era voltato a pancia in su e aveva gli occhi chiusi, ma Zaira era ancora abbastanza sveglia da capire che non sarebbe rimasto così se lei avesse fatto quello che lui le aveva implicitamente chiesto di fare.
    Sospirò, pensando che ormai era in ballo e tanto valeva ballare; dopo quella notte, poi, ognuno per la sua strada. Poteva contare sul fatto che Dastan avrebbe preferito tenere nascosta la cosa, quindi era abbastanza sicura che quello che fosse successo in quella stanza, lì sarebbe rimasta. Con una mossa più o meno veloce, Zaira saltò sul letto e si mise a cavalcioni sull'uomo, poggiando le mani vicino la sua testa e fissandolo divertita e con il solito tocco malizioso che ormai sembrava essere fisso sul suo viso. -Io non ho intenzione di fare nulla, soprattutto se me lo ordini tu ed in quel modo.- si sbrigò a dire, calcando bene il tono sull'io iniziale. Adesso doveva solo aspettare la reazione di Dastan, che comunque sembrava essere vagamente lunatico e perciò non poteva essere sicura al cento per cento della prossima mossa.
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    Dastan aveva tenuto gli occhi chiusi anche quando l'aveva sentita muoversi per la stanza, mantenendo apparentemente la sua parola. Non era uno che diceva bugie, solitamente, ma quella sera gli sembrava cosa buona e giusta mentire per arrivare a scaldare l'ambiente. Non che volesse a tutti i costi portarsi a letto Zaira, perché non l'avrebbe mai forzata, ma tanto valeva provarci. Erano ubriachi, nella stessa stanza, e fino a prova contraria erano un uomo ed una donna. Non c'era nessun contro che contrastasse tutti quei pro. All'improvviso, poi, la rossa gli disse che si sarebbe preoccupata se Dastan non avesse sbirciato un po', perché altrimenti che uomo era? A quel punto, Dastan aprì gli occhi, come se il sonno fosse svanito tutto d'un tratto. Puntò lo sguardo verso Zaira, che si stava togliendo la collana ed altri aggeggi, ed osservò la curva della sua schiena ben delineata dal corpetto. Che, comunque, continuava ad odiare. Si ritrovò incosciamente a leccarsi le labbra, mantenendo l'espressione furbetta.
    « Esistono uomini che lo farebbero. » controbatté, tornando a fissare il soffitto ed a muovere ritmicamente la gamba. Un paio di militari che aveva conosciuto anni prima lo avrebbero fatto. Ricordava un certo Derren, un Sergente che era stato spesso schernito in mille e più modi dai suoi compagni perché faceva il bravo con le donne. Eppure, nonostante fosse un mollaccione, era quello che aveva fatto più strada di tutti. Lo aveva rivisto quella sera, al banchetto, assieme ad una sventolona mora, che portava sottobraccio. Maggiore Loggins, lo avevano chiamato. E invece Dastan era finito ad Indipendenza, a vegliare su un gruppetto di marmocchi che ancora puzzavano di latte. Assorto com'era nei suoi pensieri, non si accorse della titubanza di Zaira nel fare qualcosa. Si accorse, però, che lei gli fu sopra in un battibaleno, mettendosi a cavalcioni su di lui, proprio all'altezza del basso ventre. Se non era una provocazione quella -e pure bella tosta- lui era un bravo ragazzo. Cercò di trattenersi dal sobbalzare, soprattutto vista la posizione della ragazza, e si mantenne fermo. La rossa gli si avvicinò, puntando le mani sul cuscino di lui e dicendogli che non avrebbe rispettato i suoi ordini, soprattutto perché glielo diceva in quel modo. Dastan si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, mentre il suo sguardo passava da serio a malizioso. Non poteva dire di averla invitata a saltargli addosso, tantomeno a provocarlo in quel modo. Aveva fatto tutto da sola, brilla o meno non importava. Questo, per lui, era fondamentale: glielo avrebbe rinfacciato a vita. Rifletté in un paio di secondi, squadrandola dall'alto in basso: sapeva che sotto ai corpetti andava comunque del tessuto, non sapeva cosa, ma sicuramente non era nuda. Glielo doveva togliere in qualche modo, possibilmente veloce. In un lampo, la risposta gli attraversò il cervello. Si tastò la tasca dei pantaloni e ne fece uscire un coltellino, che portò così velocemente alla schiena di Zaira che sembrava volesse ammazzarla. Non appena la lama toccò i lacci, quelli si spezzarono in due. Con un gesto veloce, ruppe tutti i legacci, spostando verticalmente il coltello lungo tutto il corpetto. Quest'ultimo si aprì con un rumore trionfante per lui, forse meno bello per lei.
    « Allora lo faccio io. » le rispose. Non sapeva bene perché, ma qualcosa gli diceva che doveva essere lui a fare la prima mossa. Piazzò le mani sulle cosce di Zaira, portandosi in avanti con la schiena e finendo per affondare il volto nell'incavo del collo della ragazza. Profumava ancora, segno che doveva essersi preparata proprio bene per quella serata. Prese a baciarle il collo prima con delicatezza -molto inusuale da parte sua- poi sempre più coinvolto, stringendo a sé la ragazza e sperando, ormai, che quella serata fosse finita per il meglio.
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    Dastan aveva il sopracciglio inarcato, come se quel gesto l'avesse lasciato interdetto, ma il suo sguardo malizioso non lasciava dubbi sul fatto che aveva sostanzialmente apprezzato la mossa di lei. Non che Zaira avesse mai dubitato di ciò: insomma, a dispetto di quello che aveva detto lui, la von Row non avrebbe mai creduto che un uomo si sarebbe potuto tirare indietro di fronte ad una donna che lo provocava tanto palesemente, tanto più quando anche questo non si aveva mancato di fare lo stesso. Certo, poteva starci la mancanza di interesse delle volte, ma per lei un uomo che non reagiva a dovere ad una provocazione o aveva seri problemi di comprensione o non era un vero uomo, non avrebbe mai cambiato idea.
    Dastan stette a fissarla per un po', il suo sguardo passava in rassegna il viso di lei ed il suo corpetto di continuo: Zaira sapeva perfettamente quanto i bustini fossero degli arnesi infernali non solo per le donne che li indossavano, ma anche per gli uomini quando si trovavano a doverli togliere alle donne in questione. C'era chi, a furia di slacciarli, era ormai diventato pratico e veloce come un fulmine, ma forse per Dastan non si poteva dire la stessa cosa. Sembrava stesse cercando un metodo per sbarazzarsi di quel capo fastidioso tanto per lui quanto per lei, e ad un tratto parve illuminarsi, momento che Zaira registrò come quello in cui l'Orso del Nord aveva finalmente trovato la soluzione ai suoi problemi.
    Ma quello che vide non le piacque, e non poté comunque farci nulla perché Dastan fu estremamente veloce: Zaira lo vide tirare fuori dalla tasca un coltellino ed i suoi occhi per poco non uscirono fuori dalle orbite. Nella sua mente si affollarono mille spiegazioni per quel gesto, nessuna che alla fine avesse combaciato con la realtà, però. Anche perché, sostanzialmente, non avrebbe avuto senso farle del male in quel momento -anche solo per divertirsi e vendicarsi- e soprattutto non sarebbe stata una mossa corretta, considerando che era disarmata e non troppo in sé. Ma non conosceva Dastan, per quanto ne poteva sapere poteva anche essere l'uomo più scorretto sulla faccia della terra. E lei ci stava finendo al letto.
    E invece l'Orso del Nord le andò a tagliare di netto i laccetti del corpetto, assumendo un'aria tremendamente soddisfatta. Zaira spalancò la bocca per una frazione di secondo, poi la richiuse: le aveva sostanzialmente distrutto il vestito con quella mossa, e non che la cosa le desse fastidio, ma ci doveva comunque tornare a casa; si sarebbe appropriata di una delle sue giacche, probabilmente, ma questo non era un problema da porsi in quel momento. Richiuse perciò la bocca e anche lei assunse un'espressione soddisfatta, sostanzialmente perché i gesti inaspettati come quello le piacevano. Subito dopo le labbra di Dastan raggiunsero il suo collo e Zaira lo lasciò fare, decisa, forse per la prima volta in vita sua, a lasciar guidare il suo partner, semplicemente perché non sapeva bene come comportarsi di fronte ad una persona enigmatica come poteva esserlo Dastan. D'altra parte, però, non sarebbe potuta neanche essere un fantoccio che l'Orso del Nord avrebbe potuto usare a suo piacimento, probabilmente non ci avrebbe neanche provato gusto, perciò all'inizio decise di inclinare la testa all'indietro, così da agevolare Dastan in qualche modo, affondando le dita di una mano tra i suoi capelli, mentre l'altra mano era già andata a finire sotto la maglia di lui e con le unghie passava in rassegna la parte di schiena che riusciva a percorrere. Zaira lasciò che l'uomo le baciasse il collo indisturbato per almeno un minuto o forse due, poi si tirò indietro ed entrambe le sue mani andarono ad agguantare il bordo della maglia e la sollevarono. -É ora che anche tu ti sbarazzi di qualcosa.- disse, con un mezzo sorriso appena accennato e lo sguardo malizioso più che mai.
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    I giochi erano veramente iniziati. Si erano provocati per ore, pensando di non andare a sbattere contro nulla, ed invece eccoli lì, a spogliarsi e baciarsi come se non ci fosse un domani. Non che si fossero impegnati sentimentalmente in alcun modo, ma sicuramente quello era un avvicinamento. Insomma, era sicuramente meglio di tutte le botte che si erano dati fino a quel momento. Almeno, in quel modo, non stavano facendo del male a nessuno. O meglio, Dastan lo stava facendo a tutte quelle ragazzette di Indipendenza che ancora gli filavano dietro, ma non è che gli importasse poi molto. In quel momento, il cervello gli diceva di reagire in un certo modo, e lui lo stava facendo. Non era un tipo che rimurginava sui propri errori: quello che aveva fatto, lo aveva sicuramente fatto per un buon motivo. Come era stato per Jason: sì, l'aveva ammazzato, ma Dastan non era in alcun modo un assassino. Non per come la pensava lui, comunque. Zaira ci stette subito, gettando la testa all'indietro e lasciandolo fare. Si era preparato per una scenata a causa dello squarcio nel corpetto, ed invece era stata zitta. Doveva essere indubbiamente piena d'alcol. Non che lui scherzasse, ma stava decisamente meglio di lei. Zaira lasciò che lui la baciasse un po' ovunque, poi avvertì le sue mani avide sul suo corpo: anche la rossa voleva vedere qualcosa. Non poteva biasimarla, dopotutto Dastan aveva una buona considerazione di sé e del proprio corpo. L'accontentò, quindi, distanziandosi un po' e lasciando che Zaira gli sfilasse la maglia bianca che teneva sotto l'uniforme. O meglio, aveva tenuto per anni. Ora non era più un suo problema. Il Vigilante aveva sempre avuto un bel fisico, essendo stato costretto fin da bambino ad allenarsi quasi tutto il giorno, e di sicuro non aveva smesso quando era entrato alla Base di Indipendenza. Quindi, quello che Zaira aveva davanti era dopotutto un bel ragazzo. Portava ancora i segni dell'aggressione brutale che i Giusti avevano architettato contro di lui -rossa compresa- e non pensò neanche minimamente di nasconderli. Era una cosa con cui Zaira avrebbe dovuto convivere: l'aveva quasi ammazzato. Lei che si era detta impossibilitata ad uccidere perché semplicemente non ce la faceva. Aveva un paio di ematomi sul petto, e la lunga cicatrice sotto al collo che proprio la rossa gli aveva procurato. Sarebbe sparita, non era stata una ferita profonda, ma ce l'aveva ancora. Di sicuro non era sparita con un mese o poco più. Afferrò i fianchi di Zaira, stringendoli, poi la sollevò appena e la fece sdraiare sul letto, posizionandosi sopra di lei. Non era abituato a stare sotto, doveva ammetterlo. Solitamente, Dastan aveva il controllo di tutto. Riprese a baciarla sul collo, ma sapeva che la rossa non sarebbe rimasta molto tempo così. Anche lei aveva la smania di controllo che quasi tutti i capi dei Vigilanti avevano, e gli sembrava anche giusto. Comunque, Dastan avrebbe continuato fino a quando lei non gliel'avrebbe proibito. Le mani andavano sue e giù, passando per le cosce e le braccia, fino ad arrivare ai fianchi ed ai seni. Non sapeva come diavolo le avrebbe sfilato quel vestito, visto che l'unico modo possibile gli sembrava farglielo scendere da sotto, ma cominciò a tirare su la gonna con noncuranza, come se, in fin dei conti, poco gli importasse del vestito. Infilò una mano sotto di esso, arrivando alla pancia di lei e carezzandola lascivamente. Certo, avrebbe preferito che lei fosse stata nuda, ma non si fidava del suo istinto per la moda. Magari le avrebbe strappato il vestito e non se ne sarebbe accorto. Non gli andava di ascoltare la sua ramanzina.
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    Zaira aveva pensato le sarebbe rimasto più difficile lasciarsi andare, perché nonostante l'alcool riconosceva tutti -o quasi- i pro e i contro di quello che stavano facendo. In realtà, però, sembrò non farsi alcun problema né nel lasciar fare Dastan né nel "rispondergli" anche lei come si doveva; era un po' come quando si vedeva con David, con l'unica differenza che con lui aveva costruito un rapporto del tutto diverso nel corso del tempo: non che Dave fosse una persona particolarmente amabile e socievole, ma indubbiamente aveva un carattere più gestibile rispetto a quello di Dastan. Dopotutto, comunque, l'Orso del Nord si stava dimostrando capace di "fare il suo lavoro", per la durata di una notte le andava più che bene.
    Dastan si sfilò la maglia non appena lei glielo chiese, mettendo in mostra il suo bel fisico: si, perché era inutile negarlo, aveva un signor gran bel fisico. Zaira l'aveva già visto in un'altra occasione, ma gli occhi che aveva quella volta in qualche modo non erano gli stessi di quel momento: la prima volta l'avrebbe semplicemente fulminato, se ne avesse avuto le capacità per farlo, adesso si poteva permettere tranquillamente il lusso di compiacersi di ciò che vedeva. Non poté comunque evitare di notare una serie di lividi e di cicatrici che costellavano il suo intero busto e che, molto probabilmente, erano per la maggior parte dovuti ai suoi compagni di Base. Zaira passò in rassegna i vari ematomi e fissò la cicatrice che Dastan aveva sul collo, opera del suo coltello, ma non provò alcun rimorso: dopotutto, quel ragazzo se l'era cercata, e anche se i suoi compagni avevano esagerato alla fine sembrava fosse servito a qualcosa. Quanto meno, tra Giustizia ed Indipendenza si era instaurata una tregua, che molto probabilmente avrebbe trovato il suo sigillo definitivo quella sera.
    Dastan la prese per i fianchi e la fece sdraiare sul letto, riprendendo a fare quello che aveva interrotto un minuto prima, accompagnando i baci sul collo alle carezze sulla pancia, un gesto piuttosto delicato e a cui Zaira non era abituata, esattamente come per lei era inconsueto stare in quella posizione e lasciarlo fare rimanendo quasi del tutto con le mani in mano. Si limitava a far scorrere le dita sulla schiena e sul petto di lui ed a mordicchiargli il lobo dell'orecchio quando riusciva a raggiungerlo, ma non riusciva comunque a gestire la situazione in quella posizione, e la cosa la disturbava. Si irrigidì appena, quindi, e sfruttò il momento in cui Dastan se ne rese conto per ribaltare la situazione -cosa che non avrebbe di certo mai fatto vista la mole di lui. Fu adesso il suo turno di lasciargli baci qua e là, partendo dal collo e scendendo fino ai capezzoli, che cominciò a mordicchiare alternativamente. Era una tipa molto più da morsi che da baci, quando non c'era un legame affettivo con il ragazzo con cui stava.
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    Entrambi si erano buttati a capofitto in tutto quello senza neanche pensare, e tutto ciò era evidente. Dastan non pensava nemmeno a baciare Zaira, e lei lo stesso: non sembrava troppo interessata ad incontrare le sue labbra. Il Vigilante era un tipo rozzo, maleducato e tante altre cose, ma sicuramente non era uno che baciava le tipe a destra ed a manca. Se Dastan dava un bacio a qualcuna, significava che ci teneva. Per quello non si sbilanciava mai quando voleva portarsi a letto una ragazza. Ovviamente gli era successo di non conoscerle affatto, ed il primo pensiero non era proprio ricoprirle di baci. All'improvviso, il corpo di Zaira sembrò congelarsi, come se avesse avuto paura di fare qualcosa. Dastan smise di carezzarla e di baciarle la pelle, alzando appena lo sguardo. Quando incontrò i suoi occhi, però, non vide nulla eccetto la sua espressione ancora piuttosto maliziosetta. Lei, quindi, prendendolo in contropiede, lo spinse di lato, montandogli sopra. Gli era sembrato strano che la rossa si lasciasse fare tutte quelle cose. Era troppo bello per essere vero. Zaira prese a baciargli il collo, scendendo poi fino al petto. Dastan si ritrovò più affannato di quanto pensasse: il fiato gli si era accorciato tutto d'un tratto, segno che c'era davvero dentro fino al collo. Ormai sarebbero dovuti arrivare al sodo, altrimenti si sarebbe arrabbiato davvero tanto. Zaira non gli sembrava una che lasciava le cose a metà, ma non si poteva mai sapere. All'improvviso, qualcosa di appuntito si chiuse sulla sua pelle, e più specificatamente sui capezzoli: Dastan abbassò lo sguardo, notando che Zaira lo stava mordicchiando. Credeva forse che fosse buono da mangiare? Si lasciò scappare una risatina, sempre col suo tono basso, poi allungò le braccia fino ad acchiappare di nuovo le cosce della rossa, che portò più vicino ai propri fianchi. Sostanzialmente, si strinse a lei, o forse sarebbe meglio dire che strinse lei a sé. Una delle due mani salì fino al fondoschiena, per poi risalire ed arrivare a quello che doveva essere un reggiseno, o comunque qualcosa che stava sostenendo il petto di Zaira. Non lo slacciò subito, però; prima ci giocò un po', facendo scivolare le dita sotto la stoffa ed avvicinandosi spaventosamente alla Vigilante. Ad un tratto, sembrò quasi che volesse baciarla, ma le sue labbra sfiorarno quelle di lei con un movimento veloce e stuzzicante. Anche perché Dastan pensava che privarsi dei baci animasse un po' le cose. La mano libera finì tra i capelli rossi di lei, mentre le carezzava la nuca e la portava sempre più vicina a sé. Non sapeva quanto ancora avrebbe resistito, ma si stava decisamente divertendo. Senza contare che tutte le lampade ad olio erano ancora accesse, e quindi riuscivano a fissarsi negli occhi, forse senza vedersi a causa dell'alcol. Aspettava che facesse lei la prossima mossa, visto che lui aveva provato ad alzarle il vestito ma non era riuscito a risolvere nulla. A quanto pareva, Zaira voleva giocare ancora un po'. Affondò il volto verso il collo della Vigilante, per poi passare alla spalla sinistra. La percorreva lascivamente con la bocca, lasciandole piccoli baci qua e là. Forse Dastan era delicato solo nei preliminari. Nella vita e nel sesso in generale, invece, era la solita bestia. Sperava sinceramente che lei non si facesse troppi problemi a causa sua. Era uno a cui piacevano le cose crude, reali, e quindi anche piuttosto spinte. Era fatto così.
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    Vigilante • Beware the beast but enjoy the feast he offers.
    Zaira si era aspettata che Dastan disapprovasse la sua mossa, in fondo c'erano uomini che avevano un'indole al comando talmente esagerata da non apprezzare le donne che cercavano di dominare, se non totalmente quanto meno in parte. Lei era così, difficilmente lasciava che un uomo potesse giocare con lei a suo piacimento, non era mai stata capace a rilassarsi e a lasciarsi fare di tutto, aveva sempre avuto il bisogno di gestirsi la situazione a modo suo. D'altra parte, però, non le andavano a genio neanche quegli uomini che le lasciavano il pieno comando; quel genere di partner la annoiavano da morire, ma per fortuna ne aveva trovato uno così soltanto una volta in vita sua e logicamente non era durato più di una notte. Zaira era abituata al lavoro di squadra, probabilmente ciò aveva qualche tipo di influenza anche sulla sua vita sessuale e la portava a cercare qualcuno che cercava di tenerle testa. Insomma, Dastan sarebbe potuto essere un amante perfetto se avesse avuto tutti i requisiti che lei richiedeva, ma il fatto che fosse a capo della Fazione opposta alla sua chiaramente gli faceva perdere punti.
    Zaira lo sentì ridacchiare non appena i suoi denti andarono ad afferrare un suo capezzolo e questo la spinse a continuare con un pizzico di determinazione in più, stando attenta a non lasciarsi troppo andare per evitare di fargli del male; non era quello il momento per ferirlo, anche perché, dopotutto, aveva già parecchi segni lasciati da lei e dai suoi compagni, era inutile aggiungerne di altri. Lasciò poi che l'uomo la attirasse a sé e non smise di fare quello che stava facendo, fino a che non lo sentì giocherellare con quello che era il suo reggiseno, e a quel punto alzò la testa per guardare Dastan, giusto in tempo per vederselo a pochi centimetri dal suo viso. Ora, se Zaira avesse sentito il bisogno di baciarlo, probabilmente avrebbe cercato le sue labbra prima di qualsiasi altra cosa; e invece non ne aveva minimamente intenzione, non baciava seriamente un uomo, con sincera passione da quando era morto Tommen. Non che non avesse più sfiorato le labbra di un uomo, certo, ma non la prima volta in cui aveva a che fare con lui e soprattutto mai con troppo trasporto: era un blocco psicologico che ancora non aveva superato, come se inconsciamente credesse che baciare qualcuno la legasse sentimentalmente, una cosa che non sentiva mai di volere. E Zaira era certa che anche per Dastan valesse la stessa "regola", motivo per cui si stupì quando l'uomo le sfiorò le labbra e si convinse che era stato un gesto del tutto involontario da parte sua. Non si irrigidì, anche perché l'uomo riprese a baciarle il collo, un gesto che le piaceva e, in qualche modo, la rilassava; sentì che il respiro cominciava a farlesi più pesante e si rese conto che anche quello di Dastan non era più regolare, segno che l'ambiente cominciava a scaldarsi e che, forse, era anche ora di aggiungere altra legna al fuoco. Anche lei cominciò quindi a tracciare dei percorsi con la sua bocca lungo il busto di lui, fino ad arrivare al bordo dei pantaloni: non era una tipa che ci girava troppo intorno alle cose, e per i suoi gusti quei preliminari erano stati fino troppo lunghi. Giocò con i bottoni per un paio di secondi, poi, lentamente, cominciò a sbottonare i pantaloni di lui, ed una volta completata l'azione afferrò il bordo del suo vestito e se lo sfilò più o meno velocemente, rimanendo solo con l'intimo addosso. Lei aveva fatto le sue mosse, e adesso rilanciava la palla a lui, certa che l'avrebbe colta al balzo e sarebbe arrivato dritto dritto al sodo.
    Zaira von Row @
     
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39 replies since 8/1/2014, 23:07   347 views
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