And I banished every memory you and I had ever made

1 MAGGIO 102 PA, MATTINO INOLTRATO, BASE DEI VIGILANTI

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    Sapeva che l'atmosfera sarebbe cambiata. Aveva tirato fuori un discorso decisamente poco allegro, ma in fondo Dastan era conosciuto anche per questo: non era in grado di discutere normalmente con una persona, conoscere le sue passioni e le sue paure. Le chiacchiere stupide non facevano per lui: preferiva fare discorsi seri, affrontare i problemi. Quando non picchiava la gente, Dastan era un buon ascoltatore ed un consigliere ancora migliore. Sempre che la persona a cui serviva aiuto fosse stata sua amica, o comunque una conoscente, altrimenti se ne fregava altamente. Si dava il caso che Zaira fosse forse un po' più di un'amica, quindi era pronto a dirle tutto quello che pensava. In un primo momento, la rossa aveva voltato lo sguardo verso la stanza, chiaramente intristita dai pensieri che le avevano probabilmente affollato la mente. Non sapeva come ci si potesse sentire a perdere una persona così cara, e non voleva neanche saperlo. Per quel motivo Dastan raramente si legava sentimentalmente alla gente: teneva ai suoi Vigilanti, sì, ma non li avrebbe compianti per tutta la vita. Erano semplicemente persone con le quali conviveva. Non poteva immaginare di avere una fidanzata e vedersela morire davanti ai suoi occhi, semplicemente non ce l'avrebbe fatta. La vita lo aveva privato già di una madre per bene, il suo cuore non avrebbe retto un altro colpo del genere. Zaira, dopo un po', parlò, dicendogli che il fatto che Tommen fosse stato una brava persona l'aveva ammazzato. Dastan non poté fare altro che annuire lentamente, perché era proprio quello che pensava anche lui. Non bisognava farsi vedere deboli, né tantomeno manipolabili, e Tommen aveva fatto proprio il contrario. Dopo una pausa, poi, la rossa gli disse che il Vigilante le aveva detto che era il suo punto debole, e che non lo conosceva come combattente. Si interruppe nel bel mezzo di una frase probabilmente troppo difficile da pronunciare, dicendogli poi che era il primo a rivelarle una cosa del genere all'infuori dei Vigilanti di Giustizia. Dastan aspettò un istante, come se volesse pensare a qualcosa di meno brusco, ma non riuscì a non parlare a raffica come faceva di solito lui.
    « Certo che eri il suo punto debole. » commentò, sostenendo il suo sguardo triste e rivolgendogliene uno abbastanza serio. « Il capo dei Vigilanti non può avere legami del genere, è una perdita di tempo. Si finisce solo per soffrire, perché tanto prima o poi uno dei due crepa. » concluse, senza muoversi neanche di un millimetro, come se volesse imprimere per bene quel concetto in Zaira. Dastan neanche pensava a lei come una possibile fidanzata, forse perché ormai né il suo cervello né il suo cuore erano abituati a vedere le donne in quel modo. Non c'era mai stata una ragazza in grado di fargli cambiare idea sul ruolo di capo, e probabilmente non ci sarebbe stata mai. O meglio, se si fosse riscoperto in grado di amare in quel modo, magari ci avrebbe pure potuto pensare. Ma, in quel caso, Dastan avrebbe abbandonato tutto ed avrebbe continuato il suo lavoro di falegname, senza mettere in pericolo la propria donna. Si alzò in piedi, sospirando, per poi affaciarsi dalla finestra e dare le spalle alla rossa, che era ancora nuda sul letto.
    « L'amore è un sentimento troppo complesso perché io lo capisca. » bisbigliò, sicuro che Zaira non lo avrebbe sentito. Magari l'avrebbe fatto, ma non gli interessava poi molto. Era convinto di non essere portato per una famiglia, anche se avrebbe voluto tanto tenere in braccio un bambino, il suo bambino. Non era tipo da tenerezze, ma adorava quei piccoli mostriciattoli che ti prendevano le dita e le studiavano. Forse si guastavano crescendo, perché imparavano a parlare ed a camminare, ed a quel punto era inutile stargli dietro.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Dastan annuiva come se effettivamente sapeva di cosa si stava parlando, conosceva quell'argomento scottante perché per primo l'aveva provato lui stesso. Il che, dopotutto, non aveva motivo di essere tanto lontano dalla realtà: nonostante i suoi modi di fare molto animaleschi, l'Orso del Nord era un essere umano, sicuramente anche lui, in un passato più o meno recente, aveva sofferto in qualche modo. Forse non aveva visto morire la propria ragazza sotto i suoi occhi, magari gli era successo altro, ma alla fine il risultato era sempre lo stesso e forse il suo essere arrogante, violento, schivo e scorbutico era proprio una conseguenza dei dolori e delle sofferenze che avevano costellato la sua vita. Zaira non poteva saperlo, ed in quel momento non era neanche interessata al passato dell'uomo, anche se, forse, sarebbe stato meglio per lei sviare la conversazione su quel tipo di argomento piuttosto che continuare a rimanere su Tommen. Ma Dastan non le avrebbe dato alcuna soddisfazione, non si sarebbe esposto tanto da parlare del proprio passato, visto che non erano così intimi ed era fin troppo riservato.
    L'Orso del Nord le rispose improvvisamente con parole un po' crudeli, dandole il suo punto di vista senza girarci troppo intorno. Zaira lo fissò senza reagire in alcun modo, rimanendo apparentemente impassibile, ma in realtà quelle semplici parole l'avevano scossa, non molto certo, ma non le erano comunque scivolate addosso come voleva far credere. Non era completamente d'accordo con lui quando diceva che avere dei legami era una perdita di tempo, perché lei non avrebbe rimpianto un solo istante accanto a Tommen, neanche con la consapevolezza di come sarebbe andata a finire; anzi, se solo avesse saputo che il tempo sarebbe stato così tiranno con loro, Zaira si sarebbe sicuramente impegnata a stargli il più vicino possibile, a vivere molti più momenti belli che brutti. Insomma, col senno di poi l'avrebbe vissuta in maniera diversa, la sua reazione con Tommen. D'altra parte, però, la von Row non poteva che concordare con lui quando diceva che il capo dei Vigilanti non avrebbe dovuto avere legami profondi con nessuno, e lei, anzi, avrebbe aggiunto che, data la sua esperienza, per quieto vivere ogni Vigilante sarebbe dovuto rimanere lontano dagli affetti, così non avrebbe mai avuto punti deboli, né vite per cui temere, né qualcosa o qualcuno verso cui farsi scrupoli. Sarebbe stato, in sostanza, come lui. -E così diventeremmo tutti come te, vero?- borbottò quindi lei, per schernirlo appena ma con tono piuttosto serio. La sola idea di essere circondata da tanti Dastan quasi la turbava. Sospirò appena, scuotendo la testa, quindi riprese a parlare. -Quando arriva l'ora di provare qualcosa, non pensi a come potrebbe andare a finire, la vivi e basta. Io non rimpiango nulla, nessun momento della mia vita con Tommen, e se mi venisse data l'opportunità di rivivere tutto dall'inizio, pur sapendo che finirà esattamente come è finita, credimi, lo rifarei.- parlò fin troppo a cuore aperto: doveva imparare a stare più zitta.
    Zaira seguì poi Dastan con lo sguardo mentre l'uomo si dirigeva verso la finestra e bisbigliava qualcosa che la ragazza riuscì appena a captare. Da come aveva pronunciato quelle parole, l'Orso del Nord sembrava quasi amareggiato, frustrato all'idea di non essere in grado di amare come qualsiasi altro essere umano. -Dicono tutti così finché non incontrano quella che gli fa perdere la testa.- borbottò perciò lei, con tono adesso beffardo e alzandosi dal letto per cominciare a rivestirsi -A quel punto è sicuro che non capirai cosa sia l'amore, o meglio, smetterai di chiedertelo perché non ti interesserà più.- Zaira cominciò a quel punto a gironzolare per la stanza in cerca dei vari indumenti che aveva avuto indosso fino a due ore prima e che ora erano sparsi praticamente ovunque. Ci mise un paio di minuti o poco più per raccattarli tutti e rivestirsi, quindi si avvicinò a Dastan, giusto mentre faceva per infilarsi la maglia. -Se solo tu avessi un carattere più aperto le cose sarebbero più facili.- disse, quasi con superficialità, mentre fissava fuori dalla finestra e scopriva che il Sole era fin troppo alto nel cielo e lei era rimasta lì decisamente per troppo tempo.
    Zaira von Row @
     
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    Zaira, evidentemente, si era sentita sotto accusa, o magari Dastan aveva colto nel vivo della sua debolezza: rinfacciarle che si era ammorbidita troppo con Tommen, così come aveva fatto anche quest'ultimo nei confronti di lei. Avvertì la rossa muoversi sul letto, poi lei proruppe in un fiume di parole come se si fosse sentita attaccata e dovesse difendersi. Cominciò col dirgli che fosse stato come aveva detto lui, allora tutti quanti sarebbero diventati come Dastan. Poi gli confessò di non voler cambiare nulla della sua vita, e che se avesse avuto l'opportuntià di tornare indietro, lo avrebbe fatto di nuovo. Dastan, a quel punto, inarcò un sopracciglio, voltandosi verso di lei e guardandola con uno sguardo contrariato mentre si rivestiva. Non esisteva frase più sciocca, a parer suo. Odiava sentir dire "col senno di poi", perché comunque, all'epoca, evidentemente il senno non lo aveva. Se avesse saputo che Tommen sarebbe morto, lo avrebbe evitato a tutti i costi, era sicuro come la morte. Si voltò completamente verso di lei, incrociando le braccia al petto e fissandola. Era chiaro che non fosse d'accordo, ma la lasciò parlare solo per ascoltare che diavolo le fosse saltato in mente di dire. Non immaginava che fosse così mollacciona quando si parlava d'amore; okay, aveva voluto bene a Tommen, ma addirittura dire che avrebbe rivessuto tutto quel dolore gli pareva troppo. Zaira, poi, disse che non comprendeva l'amore perché non aveva ancora incontrato quella giusta, e poi precisò che con il carattere che si ritrovava non sarebbe stato facile. Dastan alzò gli occhi al cielo, scuotendo appena la testa: chi le aveva detto che lui avrebbe voluto conoscere l'amore? Certo, gli piacevano i bambini piccoli, ma di certo non era tipo da famigliola felice. Forse sarebbe stato in grado di cambiare, ma in quel momento non lo sapeva, per cui dava per scontato che fare il marito non fosse un lavoro per lui. Fronteggiò la rossa, fissandola negli occhi con il suo solito cipiglio arrabbiato.
    « Non mentirmi, rossa. » cominciò, sciogliendo la braccia dal petto. « Se potessi tornare indietro, impediresti la morte di Tommen. Non dirmi che ci hai ricavato qualcosa di buono, perché non ti credo. » le disse, senza staccare neanche un attimo gli occhi da lei. Era chiaro che lo avrebbe fatto, così come ci avrebbe provato chiunque. Anche il Dastan del presente avrebbe consigliato al Dastan del passato di non ammazzare Jason e di stringere i rapporti con suo padre, ma non si poteva fare. Non c'era modo. Il Vigilante, poi, cambiò discorso, seguendo la linea logica che, a quanto pareva, filava dritta nel cervello di Zaira.
    « Comunque, non me ne frega un cazzo dell'amore. » cominciò, spostandosi da davanti a lei: aveva trovato la maglietta. Era andata a finire in cima all'appendiabiti. Lui l'aveva ovviamente cercata per terra, e per questo non l'aveva trovata. Continuò comunque a parlare mentre si muoveva, pur dando le spalle alla ragazza.
    « Non diventerò un debole per una donna. » sentenziò, infilandosi la maglia blu al contrario senza neanche accorgersene. Non che fosse una grande perdita, visto che si vedevano solo le cuciture, ma era chiaro che avesse il cervello da un'altra parte. Dastan temeva di poter diventare debole a causa di una donna. Ad essere sinceri, ci aveva pensato per anni ed anni, ma fortunatamente non aveva incontrato ancora "quella giusta", che, secondo i suoi ragionamenti, era "quella sbagliata".
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Chiaramente quello non era il discorso giusto da affrontare con lui, che comunque era stato il primo a tirarlo in ballo: chiaramente Dastan aveva una sua personale visione dell'amore e Zaira non gliene faceva una colpa in alcun modo, era più che libero di pensarla come preferiva. Ma più lui parlava più lei si convinceva che non sapesse di cosa stesse parlando, in realtà, si convinceva che l'uomo davanti a lei l'amore non l'aveva mai conosciuto, non come lo intendeva lei in quel preciso discorso, almeno. Poteva aver sperimentato l'amore dei genitori o l'affetto che legava amici intimi, ma l'amore di una donna lui non l'aveva mai conosciuto e questo lo portava a parlare in modo negativo dell'amore in generale -questo unito al suo modo di essere, tutto fuori dalle regole, chiaramente.
    Dastan alzava gli occhi al cielo, scuoteva la testa e sospirava come fosse infastidito dalle parole di lei. Probabilmente non le credeva o non le interessava sentire il suo punto di vista perché tanto non gli sarebbe servito a nulla, non lo avrebbe aiutato a cambiare un po' il suo modo di vedere le cose, ma visto che era stato lui a tirare in ballo un discorso come quello -che doveva dare per scontato avrebbe portato lei a parlare in un certo modo- Zaira non si lasciò certo scoraggiare da quelle sue reazioni. Era uno scambio di opinioni, che non avrebbe arricchito nessuno dei due probabilmente e che, al massimo, sarebbe servito a confermare il genere di rapporto che doveva esserci tra loro: non avrebbero trovato un punto di incontro al di fuori del letto, avevano vissuto e tutt'ora vivevano vite troppo diverse per riuscire a concordare su qualcosa, e quando succedeva -molto raramente- non era mai un concordare completo e soprattutto era per cose banali. Come sul fatto che i Vigilanti non dovessero avere relazioni con nessuno: la von Row era d'accordo con lui, ma solo parzialmente, e comunque sarebbe stato impossibile chiedere a degli essere umani di tenere a freno le proprie pulsioni e reprimere i propri sentimenti, di qualsiasi genere questi fossero stati, perciò era anche del tutto inutile starcisi ad arrovellare il cervello.
    Poi Dastan cominciò a risponderle, fissandola con quella sua solita espressione contrariata che aveva abbandonato il suo volto per troppo poco tempo. Le disse di non farsi gioco di lui, non gliel'avrebbe data a bere con il discorso che aveva fatto su Tommen e sul fatto che sarebbe stata disposta a rivivere tutto. Zaira si ritrovò a sbruffare sonoramente, adesso molto infastidita da quel suo atteggiamento. Chi era lui per dirle che non avrebbe rivissuto nulla se ne avesse avuto l'opportunità? E perché non l'ascoltava attentamente quando parlava, avrebbe evitato un mucchio di puttanate. -É chiaro che se potessi evitarla la eviterei, non sono mica così stupida da lasciarlo correre incontro al proprio destino senza fare nulla.- ribatté lei, alzando un pochino il tono di voce -Ma se non potessi farlo, in nessuno modo, se mi fosse data solo la possibilità di rivivere la mia vita con lui e cambiare pochissime cose, allora non me lo farei ripetere due volte.- Poi fece una pausa, distogliendo per un momento lo sguardo da Dastan in cerca degli scarponi che ancora non aveva indossato, e dopo averli individuati tornò a fronteggiarlo -E se tu sapessi cosa è stato Tommen per me capiresti perché ti sto dicendo questo.- quindi distolse lo sguardo e si allontanò da lui, scrollando le spalle -Ma non mi aspetto che tu capisca, non è il tuo forte questo campo.-
    Non appena lei disse questo, allontanandosi, anche Dastan si allontanò dalla finestra, avvicinandosi all'armadio ed afferrando la maglia, il tutto mentre le diceva di non essere interessato all'amore e che non sarebbe diventato debole per una donna. Zaira era stufa di quel discorso che non avrebbe portato a nulla, Dastan era troppo ignorante in materia d'amore e non avrebbe parlato diversamente da come stava facendo, sfornando una sciocchezza dietro l'altra. Come essere convinto che avere una donna accanto significasse automaticamente rammollirsi. Il fatto che fosse successo a Tommen non significava che sarebbe potuto succedere anche lui, il primo aveva avuto le sue ragioni, considerando il fatto che Zaira, all'epoca, era una dilettante, una "combattente" alle prime armi, una ribelle che aveva tanta voglia di fare che a stento riusciva a tenere a freno ma che, proprio per questo, andava protetta. Se Dastan si fosse trovato tutt'altro tipo di donna, magari già in grado di badare a se stessa, di sicuro non si sarebbe rammollito come credeva. Certo, di preoccupazioni ne avrebbe avute, ma non sarebbe stato l'unico e lei lo sapeva per esperienza personale. -Sei più idiota di quel che pensavo.- lo rimproverò lei, scuotendo la testa mentre gli fissava ancora le ferite, velocemente coperte dalla maglia, e poi tornava ai suoi stivali. -Sei libero di pensarla come ti pare, ma è chiaro che tu non sappia minimamente di che cosa stai parlando.- adesso lo stava attaccando, e non che si aspettasse che ciò avrebbe prodotto qualche effetto su di lui, visto che si lasciava scivolare tutto addosso, ma come Dastan le aveva dato il proprio punto di vista, accusandola anche laddove l'aveva ritenuto opportuno, allora anche lei si era sentita in dovere di ricambiare "il favore" e dire la sua. Come avrebbe fatto comunque, a prescindere da qualsiasi cosa, perché non era in alcun modo capace di tenere a freno la lingua. In tutti i sensi, apparentemente.
    Zaira von Row @
     
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    Doveva aver girato il coltello nella piaga senza neanche accorgersene, perché la rossa era partita in quarta con le sue convinzioni ed il Vigilante non riusciva più a fermarla. Gli aveva detto che se avesse potuto solo rivivere la sua vita senza cambiare nulla, lo avrebbe fatto. Dastan continuava a fissarla con un'espressione contrariata, visto che non riusciva a seguirla. Il discorso che stava facendo, per lui, era totalmente senza senso. Perché rivivere tutto quel dolore, quelle sofferenze? Se gli avessero proposto di rivivere la sua, di vita, sicuramente avrebbe rifiutato senza pensarci neanche troppo su. Senza la possibilità di cambiare qualcosa non avrebbe fatto altro che assistere di nuovo a tutti i suoi fallimenti e rivedere tutte quelle persone che gli avevano voltato le spalle anni prima. Dastan stava bene come stava: non voleva né vedere il futuro né tantomeno rivivere il passato. Zaira si mosse per mettersi gli stivali, segno che anche lei si stava innervosendo e che, probabilmente, voleva andarsene di lì. Il discorso di Tommen aveva portato a ben altre riflessioni, sicuramente molto più profonde. Dastan, però, non parlava d'amore e di relazioni, non era proprio il tipo. Sventolò una mano davanti a Zaira, spostandosi di nuovo e camminando per la stanza, cercando di riordinarla un minimo.
    « Lascia stare, tanto siamo in disaccordo. » borbottò, parlandole sopra. Doveva ammettere che si era immaginato Zaira molto più taciturna di così: la Vigilante gli stava parlando a cuore aperto, cercando di fargli capire che stava sbagliando, ma lui non voleva saperne. Sapeva, però, che in quel momento le sue parole gli stavano dando ai nervi: non c'era modo di convincerlo. Se mai avesse capito che cos'era l'amore, allora ne avrebbero riparlato. Pensava che non sarebbe mai accaduto, quindi magari non avrebbero toccato per niente l'argomento. Alla fine, Zaira gli disse che era un idiota e che non sapeva di cosa diavolo stesse parlando, il che era in parte giusto. Non era d'accordo con l'essere idiota, ma effettivamente non conosceva l'amore, né nessuna delle sue forme. Forse aveva provato l'amicizia, ma poi il suo migliore amico si era ritrovato un approfittatore, quindi non valeva. Sostanzialmente, Dastan non aveva mai avuto una persona che gli fosse stata vicino solo per il piacere di farlo, ed era anche intuibile perché. Il suo carattere brusco e impertinente non facilitava le relazioni normali, figurarsi avere un migliore amico. Era pressoché un miraggio. Si voltò verso la rossa, fissandola negli occhi e fermandolesi davanti.
    « Sono un idiota perché non la penso come te? È un pensiero un po' razzista, questo. » concluse, provocandola a sua volta. Zaira gli aveva lanciato una bella frecciatina, ma ora stava a lui rigirare la frittata. Non poteva costringerlo a pensarla come lei; anzi, non poteva costringerlo a fare nulla. Certo, durante il sesso non si mettevano a spartirsi i ruoli in quel modo, ma Dastan era sicuro di non voler mai sottostare ad una donna, forte o debole che fosse. Non era proprio il tipo che si faceva comandare. Era raro che comandasse a sua volta, lo faceva giusto perché l'avevano eletto capo, nulla di più.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Alla fine Dastan glielo disse esplicitamente di lasciar perdere tutto quel discorso, che tanto non sarebbero mai stati d'accordi su nulla. Zaira alzò le spalle con noncuranza, lasciando cadere l'argomento come l'uomo aveva richiesto e come lei avrebbe dovuto fare già da un po': aveva sprecato fiato, come al solito alla fine, e si era anche esposta più del dovuto per nulla, tanto valeva finirla lì.
    Ma nessuno dei due era realmente in grado di mettere un punto a quel discorso, o a qualsiasi discorso, perché entrambi volevano avere l'ultima parola, soprattutto lei che era una chiacchierona. Continuarono perciò a scambiarsi i rispettivi punti di vista e senza più toni amichevoli e pacati o quanto meno neutri: Zaira, soprattutto, si era fatta coinvolgere fin troppo dall'intera discussione, ma anche volendo sapeva perfettamente che non l'avrebbe potuto evitare in alcun modo, da troppi anni ormai era dentro quel discorso e col tempo non faceva che peggiorare.
    Dastan le si avvicinò per l'ennesima volta, fermandolesi di fronte e fissandola con fare serio, quasi la stesse rimproverando per quel discorso, e dopo un attimo di silenzio le chiese bruscamente se il suo essere idiota, per lei, fosse dato dall'avere un pensiero diverso dal suo. L'esasperazione di Zaira arrivò ad un passo dal limite massimo e la rossa si trattenne a stento dal saltare in piedi e mollargli uno schiaffo; si frenò perché sapeva perfettamente a cosa sarebbe andata incontro se si fosse lasciata andare alla violenza, e non aveva assolutamente voglia di tornare alla Base -ammesso che ci sarebbe riuscita- con lividi e ferite varie. Però lo guardò malamente, il nervosismo era palese nel suo sguardo. Ma che discorso era, quello? E dire che glielo aveva anche precisato che aveva tutto il diritto di pensarla come voleva, e che il suo essere idiota era semplicemente dovuto al fatto che apriva bocca eer dargli fiato, in sostanza.
    Zaira si alzò con uno scatto, allontanandosi da lui e ridendo nervosamente. -Lo vedi?- domandò, retoricamente -Sei un completo idiota e non sei neanche capace di ascoltare bene chi ti parla, dannazione!- scosse la testa, sempre più scocciata -Pensala come cazzo ti pare, Dastan, ma più parli più fai la figura dell'ignorante.- Si passò la lingua sulle labbra, portandosi le mani ai fianchi. Si stava avvelenando, era più arrabbiata del dovuto e questo non andava assolutamente bene: si era svegliata bene, si era arrabbiata e poi sfogata, adesso sarebbe potuto andare tutto liscio e lei se ne sarebbe potuta tornare alla Base felice e soddisfatta, ma chiaramente sembrava troppo bello per essere vero e Dastan stava cercando di mandarle storta la giornata. Di nuovo, e non poteva permetterglielo. Prese a guardarsi intorno in cerca di qualcosa di cui magari non ricordava l'esistenza ma che forse si era portata dietro quella mattina, e le sembrò di non vedere niente. A quel punto, tornò a fissare Dastan, cercando di sembrare meno innervosita e contrariata possibile. -C'è altro con cui ti piacerebbe darmi addosso, uhm?- domandò a quel punto, come a dire "posso andarmene o mi dai ancora modo di dirti come la penso su qualcos'altro?"
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    Era chiaro che quella discussione non fosse esattamente ciò che gli ci voleva. Si stava innervosendo, e poteva facilmente vedere che anche per Zaira era lo stesso. Lui aveva soltanto introdotto l'argomento Tommen, di certo non si era aspettato che la rossa tergiversasse. Ormai non aveva più la forza di starle dietro, e non era neanche il tipo che ascoltava troppo le opinioni degli altri. Quando era in disaccordo, tendeva a proporre di non addentrarsi più in una conversazione del genere. Con lei, però, ci sarebbe sicuramente tornato: era una donna che frequentava, ormai, e di conseguenza avrebbero dovuto parlare d'amore. Non che la frequentasse come potenziale fidanzato, ma era ovvio che dopo il sesso ci scappassero frasi del genere. O almeno sperava che la rossa avrebbe voluto continuare quella stranissima relazione con lui. Non disse una parola quando lei partì di nuovo in quarta, dicendogli prima che era un idiota -ancora- e poi che non sapeva ascoltare le persone che gli stavano parlando. Dastan si limitò a fissarla, mantenendo le braccia incrociate al petto e non dando alcun segno di voler protestare. Si era innervosita paurosamente, ed in quel momento gli sembrava una molla tesa pronta a balzare alla minima provocazione. Non gli andava di finire alle mani di nuovo, non ne aveva la forza. Dopo due sessioni intensive del genere, Dastan si sentiva pressoché sfinito. Zaira cominciò a misurare la stanza a grandi passi, come se cercasse qualcosa ma non la trovasse. Evidentemente, non vedeva l'ora di andarsene di lì. Dopo un momento, infatti, gli chiese se ci fosse qualcos'altro con cui volesse "darle contro". A quel punto, il Vigilante si appoggiò col sedere al tavolino sgangherato di camera sua, ancora senza sciogliere le braccia dal petto e fissandola. Inarcò appena un sopracciglio, rivelando una piccola parte del suo nervosismo.
    « Per me te ne potevi andare anche dieci minuti fa, invece di fare tutte queste storie del cazzo. » disse. Aveva esordito con un tono estremamente calmo e basso, segno che era più teso di quanto non dimostrasse. Sapeva che si sarebbe comunque trattenuto, visto che non c'era motivo di picchiare Zaira, ma delle volte la sua ira aveva la meglio. Aveva detto la verità, comunque: le aveva detto già una volta di lasciar perdere, che erano in disaccordo e basta, eppure la rossa aveva continuato a dargli addosso. Piuttosto, quindi, quella terminologia l'avrebbe potuta usare lui, ma si trattenne dal sottolinearlo. L'espressione era la solita: corrucciata, severa ed incazzata. Dastan, come sempre, sembrava arrabbiato col mondo. In realtà, in quel momento era solo tanto stanco. Non vedeva l'ora di aggiustare la doga di quel letto e poi piazzarcisi sopra. Quella notte avrebbe dovuto lavorare il legno, visto che si sarebbe riposato durante il giorno. Anche se non sembrava, Dastan aveva degli accordi e delle scadenze da rispettare, in quanto falegname part time. Ci fu un momento di pausa, poi, durante il quale lui sospirò e si portò una mano al volto, strofinandoselo. Zaira ce l'avrebbe avuta con lui per qualche giorno, ma ormai credeva di sapere come farla cedere. Al pensiero, gli spuntò un sorrisetto malizioso che probabilmente sarebbe stato male interpretato, ma non gli importava poi molto. Che credesse pure che la stava provocando: gli piaceva vederla arrabbiata perché lui ci provava.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Quella conversazione era ormai giunta alla fine, per la gioia di entrambi probabilmente. Dastan sembrava calmo, più di quanto Zaira si sarebbe mai aspettata ed indubbiamente più di quanto lo fosse lei in quel momento, che si era lasciata prendere la mano in modo esagerato; affrontare l'argomento "Tommen", chiaramente, non era cosa che uno come Dastan, con le sue idee e la sua inesperienza ormai assicurata, potesse permettersi di fare, perché tanto sarebbe sempre andata a finire a quel modo. Zaira era sempre pronta agli scambi di battute e a quelli di opinione, che di tanto in tanto potevano essere costruttivi, ma c'erano argomenti che la mandavano ai pazzi con una facilità estrema, trasformandola nell'essere più intollerante ed intollerabile dell'intera Swor'd Hilt, e si dava il caso che Dastan avesse avuto la brillante idea di affrontare proprio l'argomento peggiore, ed ecco che erano andati a finire male, rovinandosi anche la mattinata trascorsa assieme.
    Fissandola con il solito cipiglio innervosito, l'Orso del Nord la informò che se proprio ci teneva poteva andarsene e che, più precisamente, l'avrebbe potuto fare già da diversi minuti senza metter su quella discussione. Di nuovo Zaira sentì le mani pruderle e di nuovo dovette costringersi a mantenere la calma o la situazione sarebbe degenerata: aveva già abbastanza lividi per mano di Dastan, ma quelli li aveva accettati tranquillamente perché derivanti da un paio d'ore e più di sesso; altro tipo di ferite non aveva proprio intenzione di riportarle a casa. Per una volta, per altro, l'uomo aveva ragione, sarebbe dovuta andare via non appena aveva sentito nominare Tommen perché avrebbe dovuto sapere che non avrebbe portato a nulla di buono. Scosse la testa, sbruffando e roteando gli occhi al cielo, quindi lanciò un'ultima occhiata a Dastan, intento a strofinarsi la faccia come se fosse stanco -il che non le risultava neanche difficile da credere- e poi si avviò verso la porta, uscendo senza dire una parola ma facendo un gran casino perché la chiuse in modo violento e decisamente rumoroso. Sfilò sotto gli occhi dei curiosi ed uscì dalla Base accompagnata dal chiacchiericcio assordante dei Vigilanti di Indipendenza; avrebbe voluto incontrare le ragazze, o almeno alcune di quelle con cui aveva avuto modo di scambiare qualche battuta riguardo Dastan, per salutarle con un sorrisetto trionfante e leggere nei loro sguardi la rabbia e la frustrazione che quel semplice sorriso avrebbe scatenato in loro. Ma non successe nulla di tutto ciò, per la precisione nessuno dei Vigilanti le si mise sulla strada: erano rimasti tutti alle sue spalle e poteva ancora sentire il loro occhi piantati su di sé mentre abbandonava il cortile della Base, passava vicino all'albero a cui Dastan l'aveva legata -e alla cui catena Zaira lanciò un'occhiata di disprezzo, facendosi venire i brividi al ricordo del dolore alla gamba- e poi avviandosi verso il punto, non molto lontano, in cui aveva lasciato il cavallo.
    Zaira von Row @
     
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