She took my heart, I think she took my soul

4 Luglio 102 PA, primo pomeriggio, base dei Vigilanti

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    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Il nervosismo tornò velocemente a farla da padrone, mettendo lo stomaco di Zaira completamente sottosopra non appena tornò a fissare Dastan e, quindi, a vivere nella realtà, quella realtà in cui lei doveva abortire, e doveva farlo in fretta per evitare di correre il rischio di lasciarsi condizionare dall'inaspettato ma anche apprezzato atteggiamento dell'Orso del Nord. Le era chiaro quanto quella decisione non gli facesse piacere, nonostante questo l'accettava pur di non renderla ulteriormente confusa e complicarle la vita e di questo Zaira gliene sarebbe stata riconoscente più o meno per tutta la vita: dal lato di lui che aveva conosciuto, di certo non si sarebbe mai illusa nello sperare di ricevere tanta comprensione di più da parte sua. Ma Dastan era sostanzialmente un concentrato di sorprese, c'erano così tante sfaccettature del suo carattere che la von Row non immaginava neanche sarebbe mai riuscita a conoscerle tutte: aveva odiato il Dastan violento e rabbioso senza un apparente motivo, aveva accettato il suo menefreghismo e si era compiaciuta del lato di lui più passionale, ma non avrebbe mai creduto potesse albergare in quell'uomo anche del sentimentalismo, non avrebbe mai pensato sarebbe stato in grado di intenerirla con la sua confusione ed il leggero imbarazzo che trapelava dal suo viso e che all'occhio attento di lei non era affatto sfuggito. E tutta questa serie di lati nascosti del carattere di Dastan e che lentamente erano venuti a galla la rendevano confusa e la facevano tentennare sulla sua decisione, perché inconsciamente le avevano fatto prendere in considerazione l'idea che l'uomo sarebbe stato un buon padre per la creatura, e che si sarebbe dimostrato corretto nei confronti di lei, a prescindere dal fatto che le sarebbe rimasto accanto o meno.
    Dire ad alta voce che era ora di farla finita, era un modo più per convincere se stessa che per informare Dastan e di conseguenza indurlo ad accettare il suo punto di vista, anche perché, in realtà, lui era già più che pienamente consapevole che la ragazza non avrebbe cambiato idea, considerando la testardaggine che aveva. Lui l'aveva accettato, lei era convinta quasi del tutto, quindi tanto valeva non perdere altro tempo. Di nuovo, Dastan le ribadì che non le avrebbe messo fretta e che aveva tutto il tempo che voleva per prepararsi, e, per quanto non se ne rendesse conto, così non la aiutava affatto: se avesse preso in considerazione la sua proposta e si fosse presa un po' di tempo, Zaira avrebbe finito col diventare mamma. Al solo pensiero, cominciò a scuotere la testa, senza distogliere lo sguardo da quello dell'altro Vigilante, almeno fino a quando lui non allungò una mano per aiutarla ad alzarsi. Non che non fosse in grado di farlo da sola, ma anche quello era uno dei tanti bei gesti che Dastan tendeva ad offrirle quel giorno, quindi ne approfittò. Si aggrappò al suo braccio, issandosi e rimanendogli incollata addosso. -Non correrò il rischio di ripensarci Dastan.- gli spiegò, alzando le spalle e poi dirigendosi verso la porta. L'Anziano se ne stava seduto su una panca poco distante dalla porta, insieme ad un paio di sedicenni maghi falliti. Zaira prese un profondo respiro, poi si schiarì la voce per attirare l'attenzione. -Possiamo procedere, se per voi va bene.- Certo che gli sarebbe andato bene, che diavolo le saltava in mente? Era a lei che doveva andare bene, lei che doveva sentirsi pronta ad affrontare la situazione, per l'Anziano si trattava solo di pronunciare qualche formula ed il gioco era fatto. L'uomo si congedò dai ragazzini e le lanciò un'occhiata triste e dispiaciuta che fece gelare il sangue nelle vene della ragazza. Lanciò poi un'altra occhiata a Dastan, della medesima natura, quindi si richiuse la porta alle spalle. -Tu rimani, Espen?- domandò poi, con tono basso e ritmo lento, decisamente studiato. Zaira gli lanciò un'occhiata incuriosita, chiedendosi perché se la stesse prendendo apparentemente tanto a cuore, quindi guardò Dastan: già, la questione del rimanere o meno non l'avevano affrontata minimamente e, visto come erano andate le cose fino a quel momento, Zaira non avrebbe saputo cosa aspettarsi.
    Zaira von Row @
     
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    Anche Zaira sembrò non essersi minimamente accorta del fatto che si erano appena baciati. Non appena si erano separati, infatti, aveva assunto un'espressione pensierosa e decisamente scoraggiata. Dastan, comunque, non l'avrebbe potuta aiutare in alcun modo. Se avesse potuto, di sicuro lo avrebbe fatto, anche perché la colpa era in parte pure sua. La rossa accettò il suo braccio, afferrandolo e rimettendosi in piedi. Senza guardarlo, poi, gli disse che non poteva esitare, perché evidentemente aveva paura di ripensarci all'ultimo momento. Il Vigilante non disse nulla, limitandosi a guardarla di sottecchi, anche se lei sembrava non voler più incontrare i suoi occhi. Sospirò, rimanendo però fermo in quel punto anche quando la rossa spalancò la porta e chiamò il vecchio, che intanto aveva aspettato fuori. Dastan fissava il letto con il solito sguardo, come se non avesse la forza di voltarsi ed affrontare quel problema enorme. Stavano per mettere fine ad una vita. Zaira disse all'Anziano che potevano procedere, e Dastan lo vide alzarsi con la coda dell'occhio. Quello entrò nella stanza, lasciando che Zaira gli chiudesse la porta alle spalle. Avvertiva il suo sguardo bucargli il cervello, ma non si voltò. Piuttosto, si mosse verso la finestra e rimase lì, in piedi. Il vecchio tacque per un istante, poi gli chiese se volesse restare, chiamandolo ancora Espen. Dastan si domandò che diavolo avesse di così profetico quel nome, eccetto il suo significato. Non poteva semplicemente chiamarlo con quello che era il suo nome? Gli sarebbe andato bene anche il cognome, pur di non sentire quelle stronzate da svitati. A quella domanda, comunque, Dastan si voltò verso il vecchio, fissandolo con un'espressione così attenta e diffidente che l'Anziano avrebbe potuto benissimo sentirsi offeso.
    « Certo che rimango, vecchio. » gli rispose. Non aveva neanche sentito il parere di Zaira, perché lei avrebbe effettivamente potuto non volerlo lì. Se n'era semplicemente infischiato: non l'avrebbe lasciata da sola con quello, di ciò era sicuro. Non per nulla, perché di sicuro Dastan era niente in confront a quello Stregone, ma era una questione di principio. Fino a quando l'avrebbe chiamato Espen, comunque, lui lo avrebbe trattato male. E lo avrebbe chiamato vecchio. L'Anziano aggrottò le sopracciglia, fissandolo per un momento -ovviamente contrariato- ma poi si voltò verso Zaira e le chiese di sdraiarsi sul letto, indicandoglielo con un braccio. Dastan, a quel punto, si avvicinò ai due. Superava di qualche spanna il vecchio, e gli si mise dietro come un avvoltoio. Avrebbe osservato ogni mossa, e se non gli fosse andato bene qualcosa avrebbe protestato. Lo Stregone si chinò sulla ragazza, sollevandole appena la maglia e scoprendole la pancia. Era piatta: ancora, ovviamente, non si notava nessun cambiamento. Il Vigilante la guardò per un istante, poi cercò gli occhi di Zaira, ma lei li aveva chiusi. Quel contatto visivo mancato gli procurò una sensazione fastidiosa alla bocca dello stomaco. Il vecchio si tirò su le maniche della tunica, poi si sporse in avanti e cominciò a toccare la pancia della donna, così come aveva fatto quando lui era entrato di corsa. Sottovoce, poi, cominciò ad intonare una specie di cantilena. Dastan ne rimase quasi incantato, tanto che strabuzzò gli occhi. Dovette scuotere appena la testa per pensare ad altro. Mentre sussurrava, l'Anziano toccava di qua e di là la pancia di Zaira, senza sosta. Il Vigilante continuava a rimanere vicino al tipo, con le braccia incrociate al petto e pronto per scattare. Anche lo Stregone aveva chiuso gli occhi, ma qualcosa gli diceva che avrebbe potuto prevedere un destro ben collocato. Continuò in quel modo per qualche minuto, poi si fermò al centro della pancia di Zaira e si ammutolì, abbassando la testa fino a far toccare il mento contro il petto. Dastan non si mosse, preso alla sprovvista: sgranò gli occhi, osservando la scena. Non accadeva assolutamente nulla. Lì per lì, pensò che il vecchio si fosse addormentato. Si avvicinò un po' di più, inclinando la testa per controllare, ma non riuscì a vedere nulla. Era l'unico che sembrava sveglio, lì dentro. Si guardò attorno, cercando di capire se dipendesse da lui o meno. All'improvviso, l'Anziano alzò le braccia e gridò qualcosa, poi esse ricaddero sulla pancia della ragazza e spinsero all'impazzata, facendola urlare di dolore. Dastan scattò in avanti, ma tutto d'un tratto la stanza si era fatta caldissima, ed una strana luce verde illuminava il tutto. Venne di nuovo sbalzato all'indietro, ma stavolta picchiò la schiena contro la finestra, incrinando il vetro, e l'impatto lo fece cadere. La rossa era ancora sul letto, ma l'espressione era chiaramente sofferente. Il cappello del vecchio era volato via, e la barba pendeva tutta da una parte. Evidentemente, c'era stata come un'esplosione senza carica. Sostanzialmente, uno spostamento d'aria. Dastan gemette di dolore, rialzandosi pian piano e toccandosi la schiena come meglio poteva. Aveva quasi spaccato una finestra. Lo sguardo saettò all'Anziano, che si stava tirando giù le maniche. Preso dalla rabbia, Dastan scattò in avanti, riuscendo ad acchiapparlo per il colletto della tunica. Evidentemente, l'aveva lasciato fare. Lo guardò dritto negli occhi, serio, mentre il Vigilante non sapeva che dire. Era talmente arrabbiato che quasi gli usciva il fumo dal naso, eppure non gli disse niente. Non era colpa sua, l'aborto era stato scelto consapevolmente. Dastan lo mollò spingendolo un po' all'indietro, ancora con il fiatone. Quello si aggiustò la tunica, poi guardò Zaira e le sorrise. Che cosa avesse da ridere lui non lo sapeva.
    « Ti sentirai meglio tra un'oretta, Zaira. » le disse. Poi, lentamente, si voltò verso Dastan, sorridendogli beffardo. « Non preoccuparti dei fantasmi, Espen. Abbi cura di lei. » rivelò. Come diavolo faceva a sapere che lui aveva pensato a Tommen? La sua frase sui fantasmi poteva significare solo che quello leggeva nel pensiero, oppure aveva un istinto molto sviluppato. Si rimise il cappello buffo in testa, poi uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Dastan non aveva avuto il tempo per rispondergli, perché la botta contro la finestra gli aveva tolto il fiato e stava tentando ancora di riprenderlo. Si avvicinò a Zaira, sedendosi sul letto ed osservandola. La pancia non aveva segnacci né nient'altro, ma la sua espressione era sofferente. Dastan scosse la testa, sospirando sonoramente e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
    « Che cazzo di persone... » cominciò, ma una fitta alla schiena lo costrinse a tacere. Nascose il viso tra le mani, rimanendo così per un po' di tempo. Era stremato. Era appena l'una e gli sembrava di non aver dormito per tre notti di seguito.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Zaira lanciò a Dastan un'occhiata contrariata, quando si rivolse all'Anziano in modo nuovamente sgarbato; non riusciva a capire cosa c'era che non gli andava bene in quello Stregone, era fin troppo gentile e decisamente non era curioso, almeno non nei loro confronti, li stava trattando bene e a lui si rivolgeva con un appellativo che faceva suonare anche importante. Non che Zaira credesse che essere chiamato in quel modo significasse qualcosa per Dastan, a giudicare da come si comportava probabilmente se ne infischiava dell'importanza e preferiva essere chiamato col proprio nome, ma non credeva comunque ci fosse il bisogno di comportarsi in modo sgarbato. Era lì per aiutarli, lei gli era grata e anche l'Orso del Nord sarebbe dovuto esserlo.
    L'Anziano le disse di sdraiarsi e Zaira non se lo fece ripetere due volte; non sapeva cosa aspettarsi, perché lei non aveva mai avuto quel problema con cui fare i conti e non conosceva nessuno che avesse già sperimentato quella pratica, perciò andava totalmente alla cieca e questo non la tranquillizzava di certo. Stava comunque cercando di mostrarsi calma, anche perché era una cosa che nessuno le aveva imposto e quindi era giusto che non facesse troppe storie e cercasse di affrontare la faccenda nel modo più rilassato possibile; quanto meno, poi, non era sola, e questo era molto importante. Lo Stregone cominciò a pronunciare una serie di incantesimi che alle orecchie di Zaira suonavano sempre uguali: erano parole scandite da un ritmo ben preciso, e nonostante nella lingua dei maghi avessero dovuto avere ognuna un diverso significato, lei non ci sentiva nessuna differenza. Chiuse gli occhi e si concentrò sugli incantesimi, più per avere un diversivo a cui pensare che per un vero e proprio interesse, scoprendo anche -o almeno così le sembrava- che questi avevano il potere di rilassarla sul serio: forse il loro suonare come una sorta di ninna nanna era volta proprio a non far agitare la donna in questione. Una bella fortuna, anche quella.
    Lo Stregone andò avanti così per qualche minuto, poi improvvisamente si zittì: Zaira aprì gli occhi solo per un istante, per cercare di intuire se fosse già tutto finito o se era solo un momento di pausa. L'Anziano sembrava essersi appisolato, aveva la testa reclinata verso il basso e il respiro decisamente rallentato, come se si stesse preparando a qualcosa di nuovo; con la coda dell'occhio, la ragazza vide Dastan sporgersi leggermente, probabilmente incuriosito, e per evitare di incontrare i suoi occhi chiuse immediatamente i propri. Tutto quello che successe dopo furono una serie di eventi in successione così veloce che lei non ebbe il tempo di capacitarsi di nulla: sentì l'Anziano urlare, ma quando aprì gli occhi per vedere cosa fosse successo, quello aveva già smesso e aveva portato le sue mani a spingere sul ventre di lei con forza: Zaira credette di sentire ogni osso del proprio corpo spezzarsi di netto, ed il dolore che provò in quel momento fu più che atroce, tanto che le tolse il respiro per un intero secondo. Poi urlò, chiaramente, con tutta l'aria che aveva nei polmoni, ed inarcò la schiena con una mossa secca e repentina. Quella spiacevole sensazione non durò che pochi secondi, durante i quali la stanza si era illuminata di una strana luce verde di cui, però, la von Row si era curata appena, visto che il suo cervello era tutto preso ad elaborare il dolore. Le faceva male qualsiasi parte del corpo, si sarebbe contorta dal dolore se solo avesse avuto la forza di muovere un solo muscolo: dopo essere scatta a causa della mossa dello Stregone, Zaira si era lasciata cadere nuovamente sul letto in una posizione normale, e così era rimasta perché non riusciva minimamente a muoversi, persino respirare sembrava farle male. E, tanto perché tutto quello sembrava non essere abbastanza, Zaira vide Dastan scattare verso l'Anziano, che si stava sistemando dopo l'intera operazione, e il Vigilante afferrò l'altro per il colletto, sollevandolo da terra di diversi centimetri; la ragazza avrebbe voluto protestare ma chiaramente le risultava difficile anche solo trovare la volontà per farlo in quel momento e ringraziò il cielo che, alla fine, l'uomo decise di non dire né fare nulla di stupido e che l'avrebbe sicuramente portato a farsi male, molto male.
    Non appena tornò con i piedi a terra, l'Anziano finì di sistemarsi e poi le si rivolse, dicendole di stare tranquilla perché entro un'ora si sarebbe ripresa, e la cosa avrebbe sicuramente dovuto tranquillizzarla, ma ebbe l'effetto contrario e la innervosì ulteriormente. Poi, l'uomo si rivolse a Dastan, cercando di tranquillizzare anche lui e tirando fuori l'argomento dei fantasmi; Zaira non capì a cosa si stesse rivolgendo lo Stregone, ma suppose che si trattasse del passato nascosto dell'uomo, in cui lei non aveva mai avuto interesse ad immischiarsi. Tutto quello che sapeva, lo sapeva per sentito dire e non si era mai curata di chiedere spiegazioni a Dastan perché sapeva benissimo che non ne avrebbe ricevute, quindi perché sprecare fiato? Lo Stregone se ne andò in fretta, lasciando lei e l'altro Vigilante da soli; Dastan si sedette sul letto, cominciando a parlare ma si zittì subito, dolorante per chissà cosa. -Falla finita.- tagliò corto lei, cercando di muoversi appena e trovare una posizione in cui sentisse meno dolore, si girò di lato, ma non che così riuscisse a stare meglio. -Puoi andare se vuoi.- riprese quindi a dire, dopo diversi secondi, con fare innervosito -Anzi, vai e basta, ho bisogno di rilassarmi.- E di stare da sola, soprattutto.
    Zaira von Row @
     
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