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15 gennaio 103 P.A. - Indipendenza

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    Vigilante • born 7.07.77 • that's not me... who's there?
    Il nonno. Chissà che tipo era. Non poteva sapere se fosse quello paterno o quello materno, però, quindi tagliò bruscamente quel filo di pensieri nella sua mente, come a non volersi ferire per nulla. Le Alte Cariche. Ah, come le conosceva bene. Probabilmente aveva visto anche questo fatidico nonno di Dylan, contando che suo padre adottivo era il Generale di Divisione dell'Esercito, ovvero appena sotto il Generale normale. C'erano svariati tipi di generali, e probabilmente suo nonno era uno di loro. Cercò di fare mente locale, ma in quel momento non gli venne nulla di buono in testa. Dylan continuò a parlare, descrivendosi come "libero professionista un po' irruento". Un mercenario. Suo fratello era un mercenario. Più volte gli era stato proposto di fare lo stesso, di accettare contratti e soldi per fare fuori chi era scomodo per qualcuno. Non aveva mai accettato. Gli era stato posto in tutte le maniere: facendogli vedere i lati positivi, quelli negativi, facendolo provare o dandogli i soldi prima. Dastan si era semplicemente tenuto le monete d'oro e non aveva ammazzato nessuno. Non era capace di prendere ordini del genere. Una volta sola aveva ucciso, e di certo non per i soldi, ma per vendetta. E probabilmente l'avrebbe fatto ancora non appena avrebbe incontrato Lloyd, ma non gli pareva il caso di avventurarsi ancora da solo. Mentre pensava, conscio che fosse passato un po' di tempo senza che facesse o dicesse nulla, Dylan si sentì evidentemente un po' offeso dalla sua domanda precedente, ovvero se qualcuno l'aveva pagato. Aggrottò le sopracciglia e parlò con un tono indignato tipico di chi veniva ferito nell'orgoglio, come qualche volta succedeva anche a Dastan stesso. Disse di non volersi ficcare in situazioni come quella della guerra, e che lui seguiva gli antichi princìpi. Non era un tipo che massacrava famiglie per soldi, insomma. O almeno così diceva lui. A Dastan venne da ridere, ma si tenne per sé le sue considerazioni, per evitare di far scoppiare una rissa. Non aveva mai amato i mercenari, meno che mai dopo che l'avevano quasi ammazzato in cinque. Tutto quello che gli avevano fatto era segno di irrispettosità nei suoi confronti, e ciò lui non lo aveva dimenticato. Prese un bel respiro, strofinandosi le mani, come a voler pensare velocemente a che cosa avrebbero dovuto fare da quel momento in poi. Deglutì, poi tornò a guardare Dylan.
    « Non dirgli che mi hai trovato. Sarebbe inutile e sconveniente, di questi tempi. » riuscì solo a dire. Considerando anche che erano stati proprio lui e Zaira ad iniziare il conflitto -anche se involontariamente- di sicuro suo padre non sarebbe stato particolarmente entusiasta di ascoltare la sua storia. Era cresciuto in una ricca famiglia che lo aveva istruito persino alle buone maniere, ma la sua vena ribelle lo aveva sempre condizionato, fino a portarlo alla morte di Jason. Delle volte, ancora sentiva la sua mancanza.
    Sentiva che c'era ancora qualcosa di importante da fare o da dire, ma non capiva cosa. Forse avrebbe dovuto dirgli che voleva conoscere suo fratello? Forse, però, non era poi così vero. Un mercenario buono. Ne aveva sentito parlare tantissime volte, di questi mercenari misericordiosi, ma non li aveva mai visti o colti sull'atto di carità. Era più che sicuro che Zaira credesse a certe fandonie, considerando che era di Giustizia e lì tutti si bevevano certe chiacchiere, perciò lasciò correre. Non sapeva che cosa fare.
    Dastan Dauthdaert @
     
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    Vigilante • Be prepared for the confrontation.
    Lo strano trio composto da lei e dai due fratelli entrò nella Base sotto gli occhi attenti di qualsiasi Vigilante presente: sembrava una situazione del tutto surreale, di quelle che ti rendono così incredulo da spingerti a prenderti a schiaffi o a darti pizzicotti un po' ovunque per controllare di essere sveglio e di non star semplicemente sognando. Zaira si sentiva sostanzialmente frastornata, e vedere Dastan che si ritrovava in quella situazione persino meno di lei -e come dargli torto, del resto- la rendeva ancora più confusa. Lo scambio di battute tra i due uomini non tardò a riprendere una volta dentro la stanza, e Zaira se ne stette in silenzio, studiando le espressioni prima dell'uno e poi dell'altro, notando l'assurda somiglianza che c'era tra loro, così assurda da farle venire i brividi ogni volta che il suo sguardo passava da Dastan a Dylan e viceversa.
    Il Capo degli Indipendenti cominciò col chiedere all'altro come facesse a sapere della sua esistenza e Dylan si lanciò in un lungo racconto neanche troppo intrigato, ma la mente di Zaira ci mise qualche secondo più del normale ad elaborare i dati, e quando si rese conto di ciò che implicavano le parole di Dylan, il suo sguardo saettò automaticamente verso Dastan. Quest'ultimo aveva subito afferrato ciò che a lei era inizialmente sfuggito, tanto che non mancò di inveire a denti stretti contro la madre; a Zaira parve di cominciare a capire molte cose, come ad esempio la natura di questa Catherine, la madre di Dastan, di cui lui non aveva mai parlato troppo volentieri, ed ora lei ne poteva finalmente capire il motivo. Istintivamente, Zaira fece per alzarsi ed avvicinarsi al suo uomo, ma poi si fermò a causa dell'incertezza: non era propriamente sicura che in quel frangente una carezza o una stretta di mano avrebbero avuto il potere di rilassare Dastan, anzi, avrebbe rischiato l'effetto contrario perché magari avrebbe dato l'impressione di compatirlo. Se poi avesse perso la testa e avesse attaccato il fratello? Lei di certo non si sarebbe potuta mettere in mezzo a quei due giganti, sarebbe morta schiacciata senza aver avuto neanche il tempo di dire qualcosa, quindi doveva cercare di evitare di far adirare un già irritatissimo Dastan, e doveva anche sperare che il fratello non dicesse nulla di inverosimilmente inappropriato. Si limitò a fissare Dastan, incrociando le braccia all'altezza del petto ed aspettando che dicesse qualcos'altro. E l'uomo non mancò di riprendere parola, chiedendo al fratello se fosse stato pagato per trovarlo ed ucciderlo. Di nuovo in maniera del tutto meccanica, lo sguardo della rossa si spostò su Dylan, il quale inizialmente disse di essere lì per via del nonno, probabilmente un pezzo grosso dell'esercito che aveva mandato il nipote a perlustrare le zone più infuocate della Sword's Hilt, quindi, col tono quasi scocciato di chi si infastidisce per essere scambiato per qualcuno che non è, lo straniero disse che aveva dei principi troppo solidi per poter arrivare ad uccidere degli sconosciuti dietro pagamento. Zaira non poté evitare di pensare che sotto quel punto di vista i due erano molto simili: Dastan odiava i mercenari, odiava l'idea dell'uccidere qualcuno solo ed esclusivamente per soldi, e dopo quello che aveva passato odiava quel genere di persone oltre ogni dire. Dylan non sembrava pensarla tanto diversamente, da quel che diceva. Un angolo della bocca di lei si incurvò verso l'alto quasi senza che la rossa se ne accorgesse, quindi si voltò verso Dastan e notò che i suoi occhi avevano adesso una luce diversa, come se anche lui trovasse la faccenda in qualche modo divertente; solo che lei sorrideva appena, l'Orso del Nord invece si stava trattenendo. Respirava lentamente e profondamente, in modo del tutto regolare, poi al'improvviso prese un respiro più profondo degli altri. Adesso stava pensando, era palese anche per chi non lo conoscesse bene quanto lei. Zaira inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa stesse frullando per la mente del suo compagno: aveva la strana sensazione che a Dastan non andasse troppo a genio l'idea di conoscere il fratello ed il padre, con annessa famiglia magari, e come se i due si stessero leggendo nel pensiero a vicenda, Dastan confermò ogni suo sospetto, pregando Dylan di non dire alla sua famiglia di averlo trovato.
    Zaira sapeva di non doversi mettere in mezzo tra i due, di essere già di troppo semplicemente stando lì davanti a loro ad ascoltare ciò che avevano da dire, ma sentir parlare Dastan in quel modo le dette fastidio. Per quanto l'uomo volesse dargliela a bere, lei sapeva che nel profondo aveva sofferto la mancanza di una famiglia compatta, di qualcuno che gli dicesse belle parole, e di sicuro continuava ancora a soffrire per lo stesso motivo; ora gli si presentava l'occasione di conoscere un'altra parte della sua famiglia, quella paterna, ma lui no, lui non voleva, si autodefiniva sconveniente ed inutile. -Io mi chiedo solo perché, Dastan, perché diavolo non cogli al volo le occasioni che ti si presentano?- borbottò lei, sciogliendo le braccia e scuotendo la testa, cercando di mostrarsi il più calma e distaccata possibile dalla situazione. Si avvicinò all'uomo, sedendosi accanto a lui e cercando il suo sguardo. -Cosa ti fa pensare di non essere accettato da loro? Sanno da tempo della tua esistenza e ti cercavano! Sembra quasi assurdo, ma è grazie a questa dannata guerra se lui ti ha trovato, cosa cazzo ti costerebbe provare ad avere una famiglia?- aveva cercato di non lasciarsi coinvolgere troppo, ma non ce l'aveva fatta. Probabilmente Dastan se la sarebbe presa e le avrebbe intimato di stare fuori da tutto ciò, oppure si sarebbe limitato a guardarla con fare impassibile e gelido, dandole lo stesso messaggio. Era cosciente di tutto ciò, era pronta a sentirsi dire qualsiasi cosa, ma non accettava di vederlo comportarsi in quel modo, come qualcuno che ritiene di essere già stato sconfitto senza neanche essere sceso in campo a combattere.
    Zaira von Row @
     
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    Dragon rider • Choose your enemy well
    Dylan rimase in silenzio, appoggiato al muro. Aveva detto al fratello la verità, null'altro, sottolineando con fermezza che non era come gli altri. Sospirò appena notando una certa inquietudine nella sua dragonessa, mentre Dastan e la Rossa parevano persi in un muto ragionamento, legato, per forza di cose, sicuramente al suo ingresso in scena. - Tuo nonno probabilmente non ci crederà mai... Ammesso e concesso che lo venga a sapere Hammer.- La sua Nur, come sempre, si era mostrata più loquace e sveglia del previsto, nonostante si trovasse appisolata su chissà quale sperduta roccia, nell'Isola dei Draghi. Hammer sospirò, scuotendo le spalle, mentre la giovane ragazza andava a sedersi al fianco del fratello. - Rispetterò la sua scelta... Vorrei capire tutta questa riluttanza... Nonostante il mio aspetto scorbutico sono una brava persona... Non concordi con me?- Nur starnutì qualche nuvoletta di fumo, spalancando un occhio ambrato. Emise un brontolio d'approvazione poi richiuse la palpebra intimando silenziosamente al suo cavaliere di tornare nel mondo reale e interagire con Dastan e la ragazza che lo affiancava. Dylan si scosse velocemente, tornando ad osservare Dastan, seduto sul letto. Improvvisamente la giovane sbottò, prendendo a parlare con calma, cercando di mostrarsi estranea ai fatti, ma con fermezza si espose, cercando di spingere il Comandante a fare almeno un tentativo, a provare ad intraprendere una prima battaglia. Il Cavaliere sorrise, passandosi una mano sulla barba biondiccia. - La ragazza ha ragione Dastan. Io non sono nessuno e non voglio permettermi di giudicare la tua vita ma, mi farebbe piacere conoscerti, o almeno fare un tentativo...- Fece una pausa, respirando piano, con regolarità. Era quello che pensava, in fondo non gli era costato nulla ammetterlo. Certo, avrebbe di gran lunga preferito fare la sua conoscenza in tempi di pace ma non poteva farci nulla, la vita era un continuo susseguirsi di eventi spesso sconnessi ma sempre legati tra loro da chissà quale filo invisibile, manovrato dal vento o, ancora una volta, da un evento impreciso. Incurvò le labbra in un sorriso e riprese a parlare. - La decisione spetta comunque a te e io la rispetterò in ogni caso.- Terminò in fretta il discorso, sollevando le spalle e tornando ad appoggiarsi al muro. Nur ridacchiò appena soffiando inavvertitamente una lunga lingua di fuoco che incenerì all'istante la cima di un albero poco distante. Dylan roteò gli occhi. - Meno male che ami e rispetti la natura... Nur.- La rimproverò ironicamente, come a volerle ricordare le sue paternali sul rispetto dell'ambiente e di tutto ciò che compone la Sword's Hilt e oltre, finite nel concreto, in una serie di "piccoli incidenti" a danno di tutto ciò che aveva insistentemente dichiarato di proteggere. Nur non rispose, muovendo velocemente la coda, segno di zittirsi e tornare a pensare agli affari propri, in fretta.
    Dylan Hasvik @
     
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