the dogs days are over

7 marzo 102 PA, castello

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  1. anguissette
     
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    DRAGONRIDER • DON'T NEED TO BE SAVED
    Erano passati quasi tre anni dall'ultima volta che aveva messo al Castello, ma a Nymph sembrava quasi che il tempo si fosse fermato. Tutto era esattamente come se lo ricordava: ogni pietra, ogni corridoio, ogni albero. Era come se lei e Ras non se ne fossero mai andati, e invece erano successe un sacco di cose, da allora! Avevano girato in lungo e in largo, come dei nomadi, solo loro due. Non tornavano a casa da un sacco di tempo, ma sulla via del ritorno avevano deciso di fare una tappa lì, in memoria dei vecchi tempi.
    Il suo drago non era stato subito d'accordo, ovviamente; a lui piaceva parecchio fare lo scorbutico e rovinarle l'entusiasmo ogni volta possibile, ma alla fine aveva accettato. Il Castello era stato la loro dimora per parecchi anni, e conservava un sacco di ricordi a cui tutti e due erano incredibilmente affezionati. E poi, speravano tutti e due di rivedere Kyle, uno degli addestratori con cui avevano più legato; rincontrarlo sarebbe stato piuttosto emozionante. Desideravano mostrargli i loro progressi, e raccontargli di tutto ciò che avevano fatto e visto: sapevano che sarebbe stato interessato alle loro storie, perché, nonostante fosse già un po' avanti con gli anni, aveva quello scintillio negli occhi quando si cominciava a parlare di avventure che l'aveva reso così simpatico a Nymph.
    La ragazza camminava nel parco, ben infagottata nei suoi vestiti per proteggersi dal freddo invernale che cercava di entrarle nelle ossa; Ras svolazzava irrequieto lì intorno, lamentandosi di avere fame. Ne aveva sempre una, in realtà; Nymph era convinta che gli piacesse semplicemente essere al centro delle sue attenzioni, quindi aveva deciso semplicemente di ignorarlo. Certo, la cosa diventa alquanto difficile quando chi stai ignorando riesce a parlare nella tua testa, ma dopo un po' ci si fa l'abitudine. Lei aveva imparato a canticchiare mentalmente, così lui perdeva il filo del discorso e si arrendeva.
    Quella volta, però, era anche più insistente del solito. Continuava a pressarla perché se ne andassero, così avrebbe potuto cercarsi qualcosa da mettere sotto le zanne nella foresta lì vicino.
    Se non la pianti ti abbandono! Sbottò Nymph, sia telepaticamente che ad alta voce, mentre lo cercava in cielo per incenerirlo con lo sguardo. Si era improvvisamente bloccata ed aveva perfino gesticolato con le mani, giusto per evidenziare la sua scocciatura. A volte era davvero insopportabile! Decise di fare finta che non esistesse. « Ti abbandono io, mostriciattolo a due zampe! » Rispose lui indispettito, poi si allontanò dalla sua vista, come per sottolineare il concetto. Si era offeso! La ragazza scosse la testa, sconsolata, mentre imprecava tra sé e sé contro il suo compagno. Stavano insieme da talmente tanto tempo che in alcuni momenti non desideravano altro che ammazzarsi; forse avrebbero dovuto prendersi una paura di riflessione.
    Nymphadore sapeva che non sarebbe durata cinque minuti senza il suo Rastaban: erano totalmente dipendenti l'uno dall'altro. Tuttavia in alcuni momenti si sentiva quasi soffocare; forse aveva bisogno del contatto umano, e forse era anche per quello che aveva deciso di tornare lì. Si incamminò verso il castello, sperando di trovare un posticino caldo e magari anche qualcosa da mangiare.
    Nymph. V. Faust @


    Edited by anguissette - 23/10/2012, 14:02
     
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    Quella mattina Baby aveva deciso di fare la caprocciosa. L'aveva chiamata e lei non era venuta. Non si era fatta viva neanche dopo mezz'ora. Aveva quindi deciso di chiederle come mai non volesse venire, ma la sua risposta fu solo « Stavo dormendo ». Qualcosa gli diceva che ce l'aveva con lui, ma non mise il coltello nella piaga, anzi: lasciò correre senza problemi. Era dunque salito in groppa al suo drago ed era volato al Castello. Suo zio l'aveva fatto chiamare, diceva che era una questione in sospeso. Probabilmente voleva che gli facesse un favore, magari una commissione o che diavolo era. La sua enorme Baby aveva appena piegato le ali per planare quando il suo sguardo cadde su una ragazza che gesticolava e parlava da sola appena fuori dal Castello, nel parchetto che ne decorava l'entrata. « Ma chi è quella pazza? » gli chiese Baby, cercando di poggiarsi a terra. Alec, però, la strattonò nella direzione opposta e le fece fare una giravolta prima di atterrare proprio al centro del parco. Alec Shane Selth e le sue entrate scenografiche. Il drago si poggiò a terra ed il ragazzo scese, dandole poi una leggera pacca sul collo. Quello era un segnale personale per dirle "tutto okay, puoi volare via". E fece proprio così: la bianca Baby spiegò le ali e se ne andò senza problemi. « Me ne vado, c'è quell'antipatico di Rastaban. » gli disse ancora, sparendo oltre l'orizzonte. Aveva visto, infatti, un altro drago sorvolare il perimetro del Castello come se il suo padrone fosse nelle vicinanze. Ora collegava tutto: Rastaban era di Nymphadore, la "pazza" che aveva visto prima. Probabilmente stava ciarlando con il suo drago, capitava a tutti di essere scambiati per squilibrati.
    « Se fossi un po' più gentile, dolcezza, anche lui si comporterebbe di conseguenza. » pensò, inviando la considerazione a Baby. Quest'ultima non rispose. Decise che andava bene così: quando il suo drago era irritato, era meglio starle lontano. Il più possibile. Cominciò a camminare verso Nymph, abbottonandosi la giacca di lana grezza alla bene e meglio. Certo, quei vestiti non erano il massimo, ma per ora era il meglio che riuscivano a fare. Non c'erano macchine per cucire né tessuti troppo morbidi o trattati, quindi bisognava accontentarsi. Sperava che Nymphadore si ricordasse di lui; in fondo avevano solo un anno di differenza, erano praticamente cresciuti insieme. Non appena fu abbastanza vicina da distinguerne le espressioni, Alec sorrise, andandole incontro. Chissà perché anche lei era lì.
    « Hey, Nymph. » la salutò quindi, infilando le mani in tasca. Non se la ricordava così donna. Dalle immagini che la mente riportava alla luce, riusciva a scorgere solo una bambina dai capelli rossi sempre piena di lividi e con un sorriso sdentato. Quasi tutti i Cavalieri coetanei crescevano assieme, era abbastanza logico. Anche il drago era diventato bello grosso. Gli era sempre piaciuto Rastaban, anche se a Baby sembrava non andare a genio.
    Alec Shane Selth @


    Turni: Sab - Clà - Elena
     
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    Apprendista addestratrice • Work hard play hard
    Aveva trasportato i manichini per l'addestramento tutta la sera prima, le dolevano le braccia e i polpacci che sembravano così duri da ricordare la pelle dei draghi che tanto le piaceva osservare. Avrebbe voluto rimanere a casa, nel suo letto, ma anche quella mattina le sarebbe toccato osservare con attenzione i giovani apprendisti cavalieri, controllare se tenesero le spade correttamente, se muovessero i piedi abbastanza veloce per evitare di cadere a terra in caso di attacco frontale. I suoi studi consistevano in quello, guardare con occhio critico sia gli addestratori, sia i cavalieri e cercare di comprendere quali fossero gli sbagli di entrambi. Un lavoro parecchio stressante, contando il fatto che erano ormai dieci anni che era costretta a portare avanti quella routine. Si alzava all'alba, sistemava le armi che poi sarebbero state utilizzate, pulendone il sudore dell'impugnatura, preparava il campo e,se le rimaneva tempo, si allenava quel poco necessario per mantenersi in forza. A lei -come del resto a tutti i giovani apprendisti addestratori- toccavano le mansioni più sporche e infami, ma tutti quanti prima di entrare in contatto diretto con i cavalieri si erano formati su quei piccoli lavori di disciplina.
    Quella mattina, come ogni dieci anni da li a quella parte, si recò al castello, tra le mani aveva un grosso tomo dove annotava le razze dei draghi che mettevano le “zampe” entro i confini del maniero. Era un'abitudine che aveva preso da piccola, più precisamente a sei anni, quando aveva iniziato a nutrire una particolare passione per quei bestioni alati.
    Non essendo un cavaliere non aveva la possibilità di possederne uno tutto suo, così si divertiva ad osservarli da lontano, con occhi un po' sognanti e affascinati. Fino ad allora ne aveva descritti poco più di cento, alcuni dalla pelle impenetrabile come il diamante, altri invece con una velocità fuori dal comune.
    Arrivata nel cortile del castello appoggiò il diario per terra, vicino alla rastrelliera con le armi da mischia e alzò gli occhi catturati da una macchia di capelli rosso come il fuoco. Cosa ci faceva Nymphadora entro le mura del maniero? Era raro vedere i cavalieri che avevano finito l'addestramento da quelle parti.
    Le si avvicinò, sorpassata dal passo svelto di un altro cavaliere uscito da lì qualche anno prima. Eris scosse la testa, pensando che il lavoro della sera prima l'avesse stancata talmente tanto da procurarle allucinazioni. La verità era che i tre ragazzi non avevano mai avuto la possibilità di essere amici, si conoscevano certo, ma mai si erano fermati troppo a parlare o condividere le loro esperienze. O per lo meno era quello che era successo alla ragazza, la quale non facendo parte del loro ordine, e quindi si era sempre sentita un po' in imbarazzo.
    Non vorrete dirmi che volete tornare ad addestrarvi qui?
    Si fece avanti con un mezzo sorriso, Eris era una personcina amichevole, per niente cattiva o invadente. Si abbassò raccogliendo quella che doveva essere la spilla di uno dei nuovi arrivati, scosse la testa, odiava il disordine, odiava quando le cose non erano sistemate come lei voleva, era una questione di principio, così diceva lei.
    Un leggero vento iniziò a tirare da ovest, segno che il giorno dopo molto probabilmente sarebbe piovuto, la ragazza incrociò le braccia solo dopo aver messo in tasca la spillina e aver osservato i due draghi dei giovani, così diversi l'uno dall'altro. Li ricordava entrambi, erano stati tra i primi ad essere annotati nel suo diario, complice l'età simile dei tre ragazzi.
    Vi fermerete a lungo?
    Era una domanda che Eris era solita fare a tutti i cavalieri che atterravano entro le mura del castello, lo faceva per sapere se era necessario preparare alcune stanze per loro o se invece non vi era la necessità.
    Eris Durden@



    Vi prego chiamatemi Ele..o trovate anche un nomignolo stupido, non chiamatemi Elena XD
     
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  4. anguissette
     
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    DRAGONRIDER • DON'T NEED TO BE SAVED
    Nonostante non lo vedesse più, Nymphadore sapeva perfettamente che il suo drago era ancora lì nei paraggi; non li allonantava mai troppo da lei, anche quando, come in quel caso, sapeva perfettamente che non la lasciava in balia di nessun rischio. Il Castello era probabilmente la fortezza più sicura di tutto il mondo, piena com'era di combattenti nati. Il problema di Rastaban era, più che altro, che era protettivo come pochi, a tratti quasi paranoico, proprio come un fratello maggiore che si sente di dovere di tenere costantemente d'occhio la sorellina, anche a costo di farla impazzire.
    L'avvisò mentalmente prima ancora che Nymph si accorgesse di non essere sola; al centro del parco era comparso un drago che non avrebbe assolutamente potuto confondere con nessun altro: era Baby, la bestia di Alec Selth. Era famosa per essere la creatura più impossibile mai passata da quelle parti, e una di quelle che avevano dato più filo da torcere agli addestratori. Sapeva che Ras l'ammirava segretamente, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
    « Hey Nymph » La salutò Alec mentre si avvicinava. Non erano mai stati propriamente amici -lei non era mai stata propriamente amica di praticamente nessuno-, ma erano cresciuti insieme, o quasi. Lui derivava da una famiglia con una tradizione molto antica, che metteva in soggezione Nymphadore, ed era sempre stato il tipico ragazzo popolare, a scuola. Tipo il bello e impossibile; fare parte della sua cricca significava contare qualcosa. Ovviamente lei, che era stata tutto tranne bella e simpatica (con la sua fissazione per le spade e l'aria da maschiaccio) li aveva sempre visti solo con il binocolo. Le sembrò per un attimo di tornare ai vecchi tempi.
    « Alec » Gli sorrise. Era sinceramente contenta di vederlo; era stato sempre molto più avanti dei suoi coetanei, e lei l'aveva sempre ammirato per quello, per la sua capacità con le armi e perché sapeva un sacco di cose che gli altri non si sognavano nemmeno. « Stai portando Baby a spaventare qualche ragazzino? » Lei era un po' lo spauracchio dei nuovi Cavalieri, e dappertutto nelle isole si parlava di un drago che non rispondeva nemmeno al suo padrone; Nymph sapeva che non era del tutto vero, ma non si era mai preoccupata di smentire le voci: alla gente normale piace avere qualcosa di fantastico su cui chiacchierare.
    « Non vorrete dirmi che volete tornare ad addestrarvi qui? » Si voltò, accorgendosi solo in quel momento della presenza di un'altra ragazza, una brunetta dal viso familiare che stava sorridendo loro. Nymph si ricordava bene di lei: studiava per diventare apprendista addestratrice. Si erano ritrovate a lavorare insieme, qualche volta, e si erano sempre trovate piuttosto bene. Non erano mai state in grandi rapporti, soprattutto perché, all'epoca, non aveva creduto avessero troppi argomenti in comune. La presunzione dei Cavalieri, che pensano sempre che il mondo giri attorno a loro! Pensò che avrebbero potuto essere amiche, forse, se solo non fosse stata così concentrata sul suo addestramento. « Magari! » Esclamò, ricambiando il suo sorriso. Il periodo lì a scuola era stato, nonostante tutto, uno dei più felici della sua vita. Non le sarebbe dispiaciuto affatto poterlo rivivere per un po', anche se probabilmente Ras non sarebbe stato d'accordo. Lui si era sempre sentito in gabbia lì.
    « Vi fermerete a lungo? » Domandò ancora la ragazza; Nymphadore guardò prima Alec, chiedendosi cosa avesse intenzione di fare lui. Probabilmente lui era più che benvenuto lì. « Io ero venuta a cercare Kyle, ma non lo si trova da nessuna parte » Rispose con una scrollata di spalle. Le avrebbe fatto comodo un posto per la notte, ma non osava chiedere, per cui non aggiunse altro. Si limitò a portare una mano all'elsa della spada, un gesto casuale che ripeteva in continuazione, senza nemmeno accorgersene, solo perché la rassicurava sapere di avere Chaos al suo fianco.
    Nymph. V. Faust @


    se ho scritto qualche boiata scusate, sono dal mac book di mia sorella e non so usarlo lol
     
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    Non aveva fatto neanche in tempo a rispondere a Nymphadore che era comparsa Eris. La prima la ricordava perché erano cresciuti insieme, l'altra gli era rimassa impressa nella mente perché era una delle poche addestratrici, per così dire, avvenenti. La maggior parte avevano le braccia e le gambe muscolose, non si curavano troppo e preferivano persino indossare abiti da uomo. Gestirsi i nuovi draghi non era facile, certo, poteva capirlo. Da bravo furbetto, però, aveva sempre preferito quelle carine. Ancora ricordava gli scappellotti di suo zio a causa dei commenti sconvenienti che a volte tirava fuori. Sorrise ad entrambe, facendo un segno con la testa ad Eris, come per salutarla.
    « Magari. » rispose in coro con Nymphadore. Gli anni al Castello erano quelli più spensierati ed emozionanti. Erano gli anni in cui imparavano a conoscere il loro drago, gli anni in cui si consolidavano le amicizie e le relazioni. Conosceva un paio di Cavalieri che si erano sposati con delle compagne che frequentavano sin dai primi anni d'apprendistato. La maggior parte dei Cavalieri avevano il cuore sincero e leale, per questo erano rari i casi di tradimenti e cose del genere. Bisognava precisare che Alec era uno di quelli, sì, ma solo perché non aveva mai fatto sul serio con nessuna. Eris chiese se si sarebbero fermati a lungo, e fu Nymph a rispondere per prima: disse che stava cercando Kyle -l'addestratore per eccellenza, quello che c'era sempre in caso di crisi- ma non lo aveva trovato. Alec annuì, forse per immagazzinare meglio l'informazione, poi si rivolse ad Eris.
    « Mio zio Alastair mi ha fatto chiamare, forse gli serve qualcosa. Devo ancora entrare a cercarlo. » rispose. Di solito evitava di dormire al Castello, appunto perché suo zio l'avrebbe cacciato. Diceva che non sapeva porre un freno alle sue azioni. Alec era davvero sicuro che non fosse così, più per sbruffonaggine che altro. In realtà era vero: non era in grado di tenersi niente per sé e doveva avere tutto subito. Incluse le addestratrici avvenenti. Fece spallucce, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni di lana e guardando prima Eris e poi Nymphadore.
    Alec Shane Selth @
     
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  6. ;katniss
     
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    tl5LH
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    Il vero problema di quel castello era che sia d'inverno che d'estate c'erano alcune ale dove faceva davvero freddo. Si trattava delle camere per i forestieri e nessuno sapeva spiegarsi il perchè. Circolavano alcune leggende circa quel misterioso fatto, si diceva che una giovane strega venne ammaliata da un cavaliere per poi venir denigrata in pubblico. Per quel motivo lanciò un incantesimo contro le stanze dove alloggiava l'amato, imponendo un sigillo. I ragazzi più giovani, quasi per iniziazione, si divertivano a cercare il simbolo della maledizione, percorrendo tutto il perimetro dell'ala.
    A dir la verità Eris non credeva a quelle storie, secondo lei quel freddo pungente era dovuto alla brutta posizione di quella parte di castello, costretta a combattere ogni giorno contro il vento e le intemperie.
    Le dispiaceva dover offrire ai due ragazzi quelle stanze, ma le camerate degli aspiranti cavalieri erano piene zeppe di giovani desiderosi di prendere il volo, letteralmente parlando.
    La ragazza strizzò gli occhi per mettere a fuoco i due, soffriva di miopismo da quando era piccola, non erano serviti a nulla gli intrugli degli stregoni e nemmeno quegli aggeggi da infilarsi sulle orecchie chiamati occhiali. C'era chi diceva che tempo prima quegli affari fossero usati da moltissime persone, ma Eris non riusciva proprio a portarli, le davano fastidio, soprattutto durante gli allenamenti.
    Erano belli i vostri tempi, i ragazzi diventano sempre più irrequieti
    Sorrise alla risposta dei due, arrivata nello stesso istante e poi si portò una mano ai capelli scostandoli di lato, abitudine alla quale non faceva nemmeno caso.
    La ragazza aveva sempre nutrito abbastanza soggezione nei loro confronti, forse perchè ricordava la loro ferocia in battaglia, o più semplicemente li vedeva come due eroi usciti dai grossi libri madioevali che i suoi nonni avevano conservato. Lei derivava da una lunga stirpe di esperti medievali.
    Nymph, disse che stava cercando Kyle, l'uomo che l'aveva addestrata pochi anni prima. Quell'uomo era stato per molti un esempio, sia per i cavalieri che per quelli come me, aveva raggiunto una tecnica invidiabile, dopo anni di allenamento.
    Alec invece cercava suo zio, quello che metteva i brividi, quello antipatico da far paura.
    Sfortunatamente nessuno dei due è qui, dovrebbero arrivare verso sera
    Cercò di scusarsi dell'inconveniente gesticolando. Lì al castello si sapeva sempre tutto di tutti. Alcune volte era fastidioso, soprattutto quando il resto della popolazione li intorno era venuta a sapere che Eris era rimasta a casa per una settimana perchè aveva contratto una di quelle malattie per aver ingerito cibo per draghi.
    Si allontanò dai due avvicinandosi alla rastrelliera più vicina.
    Vediamo se siete ancora capaci di usare queste?
    Le mazze chiodate erano le armi più affascinanti, letali e incredibilmente rozze esistenti sulla faccia della terra, molto pesanti e difficili da maneggiare. Ne prese tre, erano le armi per gli addestramenti dei più giovani, e nonostante avessero la stessa forma e lo stesso peso venivano ricoperte da spessi strati protettivi, onde evitare spiacevoli inconvenienti.
    Vi va?
    Un'espressione furba le comparve sul viso.
    Eris Durden@


     
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  7. anguissette
     
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    DRAGONRIDER • DON'T NEED TO BE SAVED
    Ras si stava innervosendo, Nymphadore poteva sentirlo. Non era più abituato a stare in mezzo ai draghi, ed in quella zona ce n’erano anche troppi per i suoi gusti. La ragazza ignorò le sue lamentele, dedicando tutta la sua attenzione ai suoi coetanei; a volte le risultava difficile concentrarsi, soprattutto quando il suo compagno era troppo insistente. Cioè la maggior parte delle volte.
    L’altro Cavaliere era alla ricerca dello zio, ma Eris disse che né lui né Kyle erano al castello. Nymph ne fu alquanto delusa, perché sperava di vederlo il prima possibile; avrebbe dovuto aspettare fino a sera, come minimo, ed improvvisamente si rese conto che l’unica cosa di cui aveva voglia era infilarsi in un letto –un letto decente, per una volta- e dormire per giorni interi. Al solo pensiero represse uno sbadiglio, poi appoggiò ancora una volta la mano destra all’elsa di Chaos, che le penzolava dalla vita. Riflesso automatico, le venne da sorridere.
    « Credo che ci toccherà aspettare! » Rispose, sentendo Rastaban che, a qualche chilometro da lì, brontolava a quel pensiero. Si era procurato una preda ed ora stava banchettando in una radura a nord del castello. « Smettila di fare il bambino » gli disse mentalmente senza nascondere la sua irritazione. Lui lasciò uscire un po’ di fumo dalle narici, in un gesto che, fosse stato fatto da un umano, sarebbe stato classificato come “sbuffare”. . « Mi devi un favore, ragazzina »
    . « Non ti devo proprio niente. » La discussione si concluse in quel momento, e l’attenzione di Nymph tornò ancora una volta al parco del Castello. Eris teneva in mano delle mazze chiodate, constatò con orrore la ragazza, e doveva aver proposto un duello con quelle. Quelle armi erano state l’incubo di Nymph per parecchi anni: erano troppo pesanti per lei, che puntava più sull’agilità che sulla prestanza fisica; quindi si era sempre ritrovata svantaggiata, rispetto ai Cavalieri più forti. Per quel motivo aveva sempre prediletto le spade, che sono molto più maneggevoli e decisamente più comode, ed era diventata un’esperta nell’uso di quel particolare tipo di armi, mentre non si era mai particolarmente applicata nell’uso di mazze e affini. Almeno queste non sono pericolose, constatò, osservando che erano quelle che utilizzavano gli studenti.
    Lanciò un’occhiata ad Alec, cercando di cogliere la sua reazione. Pensò che lui probabilmente non si sarebbe tirato indietro, quindi lei non poteva essere da meno. Scrollò le spalle.
    « Se Alec se la sente… » Buttò lì con un sorriso provocatorio.
    Nymph. V. Faust @
     
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    Ele, usa le virgolette («») per i discorsi diretti (:


    « Vuole davvero farvi usare le mazze chiodate? » chiese Baby. Il pensiero gli arrivò all'improvviso, cogliendolo di sorpresa. Alec sobbalzò quasi. Lo aveva leggermente spaventato il tono che aveva usato il suo drago. Sembrava come se stesse quasi per venire lì a proteggerlo. E infatti Alec conosceva molto bene la sua bambina. Si udì l'enorme drago bianco sbattere le ali e poi cominciare ad avvicinarsi ai tre. Alec non si mosse neanche di un centimetro, fissando il pavimento.
    « Hai intenzione di starmi così addosso? » le chiese, ma quella era già atterrata dietro di lui, facendo tremare il terreno. Si mise seduta ed allungò il muso fino ad infilarsi fra i tre ragazzi, fissando la giovane addestratrice con i suoi occhi azzurri come il cielo limpido. Sembrava come se volesse mangiarsela o incenerirla. Era quasi come una moglie gelosa, sempre pronta ad attaccare chiunque minacciasse il loro rapporto o la salute del ragazzo. Delle volte diventava davvero pesante. Alec strinse la mandibola, per poi voltare lo sguardo verso Eris e sorriderle. Stava cercando di tranquillizzarla, visto che tutti temevano bene o male Baby, eppure non c'era alcun tipo di sicurezza nel suo sguardo.
    « Scusala. È un'impicciona. » disse alla ragazza, per poi afferrare il suo drago con un movimento fulmineo. Fece come per spingerla, ma ovviamente l'unica parte che si mosse fu la testa. Baby gli rivolse un'occhiata fredda, cominciando a sbuffare vapore caldo. Era anche piacevole, visto quanto erano scese le temperature, ma non gli piaceva quel comportamento. Quel drago era una continua ramanzina. Ricambiò lo sguardo senza paura, mettendole una mano sul naso. L'animale sapeva che quando faceva così era perché era arrabbiato.
    « Fila. E non tornare se non ti chiamo. » pensò, trasmettendole il messaggio con una voce bassa e seria. Baby restò ancora qualche secondo a fissarlo, poi si voltò e decollò in tutta fretta, sparendo all'orizzonte in pochi secondi. Alec seguì la sua figura fino a quando non scomparve dietro ad una massa di nuvole nere. Temeva che questa volta si fosse davvero arrabbiata, ma poco gli importava. Doveva imparare a fare la brava. Un'altra sua preoccupazione era il tempo: sembrava che stesse per venire a piovere, e per di più era quasi ora di pranzo.
    « Perché invece non entriamo? » chiese alle ragazze, stavolta rivolgendogli un sorriso sincero. Tutto voleva meno che bagnarsi, con quel freddo. Avrebbe aspettato suo zio nel Castello, non era la fine del mondo. Perché quando gli serviva quell'idiota di Ebony lui non c'era mai? Uno Stregone gli avrebbe fatto comodo, in quel momento. Okay che non era il suo, ma tanto era idiota. Non sapeva dove doveva stare e quando. Poteva rigirarselo, no?
    Alec Shane Selth @
     
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    Occhi che incenerivano. Era quello che Eris si era trovata di fronte non appena aveva proposto di utilizzare le mazze chiodate per l'addestramento. Abbassò lo sguardo intimorita dall'immensità di quella bestia gelosa. Era al tempo stesso affascinata e impaurita da quella vicinanza con la dragonessa. La ragazza deglutì portandosi una mano sul braccio in segno di protezione, le mazze chiodate che aveva trascinato fino al centro della piazzola le erano cadute di mano. Non era abituata a trovarsi così vicina ai mostri alati.
    Si spostò di qualche passo guardando prima Nymph e poi Alec, avrebbe dovuto mostrare più sicurezza in una situazione del genere, ma non voleva mettersi in mezzo tra i cavalieri e le loro dolci metà, se così potevano essere chiamate.
    « Mi piacerebbe sapere che cosa sta pensando in questo preciso istante. E' strano sentire i pensieri del vostro drago?»
    Si era sempre domandata se non fosse fastidioso dover condividere tutto con il proprio animale, pensieri, sentimenti, emozioni. Forse essendo addestrati sin da piccoli i cavalieri non facevano più caso a questo continuo scambio.
    Eris raccolse le mazze con un sospiro, circondandole con le braccia in modo da non farle cadere ancora.
    «Avviatevi pure, vado a avvisare del vostro arrivo. »
    La ragazza si allontanò per un breve periodo lasciando i due soli. Se c'era una cosa che Eris odiava fare era rincorrere le persone per tutto il castello, quel giorno sembrava che nessuno si volesse fermare ad ascoltare le sue notizie. Mandò al diavolo cinque o sei ragazzi e finalmente trovò una giovane disposta ad ascoltarla, che avrebbe comunicato alle cucine di aggiungere le porzioni per i forestieri e di preparare le camere.
    Era ancora scossa per colpa del drago e si vergognava per essersi mostrata ai due cavalieri intimorita. Si riteneva una stupida di proporazioni colossali.
    Tornò dietro il prima possibile, sorridendo per evitare che dal suo sguardo trasparisse qualsiasi emozione, trovò i due intenti a parlare.
    Eris Durden@



    scusate sia per le virgolette che per la risposta oscena, ma devo scappare a prepararmi
     
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  10. anguissette
     
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    DRAGONRIDER • DON'T NEED TO BE SAVED
    Ci fu un tonfo sordo quando Baby decise di atterrare a pochi metri da loro, dietro al suo compagno, in un moto di evidente iperprotettività. Infilò il muso fra di loro, fissando chiaramente Eris e cercando di intimidirla; forse se si fosse trattato di un altro Cavaliere non avrebbe funzionato, ma l’addestratrice era evidentemente a disagio ed in soggezione. Nymph sorrise, ricordando che era esattamente così che si era sentita guardando i draghi più grandi al suo arrivo al Castello. « Mi piacerebbe sapere che cosa sta pensando in questo preciso istante. E' strano sentire i pensieri del vostro drago?» Scrollò le spalle, mentre rifletteva su quella domanda: era strano? Probabilmente lo sarebbe stato di più non sentirli; dopo tutti quegli anni insieme era quasi rassicurante sapere di non essere da sola. « Credo stia immaginando di mangiarti! » Scherzò, lanciando uno sguardo divertito ad Alec ed alla sua compagna. Lui doveva averle detto di andarsene, perché lei sbuffò un po’ e poi si allontanò in volo, lasciando i ragazzi da soli.
    « È anche peggio di te » disse a Ras, senza nascondere un velo di sarcasmo. Aveva sempre pensato che il suo drago avesse un carattere impossibile, ma a pensarci bene Baby era decisamente peggio. Sapevano tutti che era piuttosto impulsiva; a Rastaban, comunque, lei era sempre piaciuta parecchio.
    Lui sbuffò. « Sei fortunata ad avere me, ragazzina. » Le rispose; aveva finito di divertirsi con la sua preda ed ora stava volando verso nord, in esplorazione. Nymph poteva immaginare la sensazione del vento che le lambiva il volto e le spettinava i capelli. Sorrise: sapeva che il drago aveva ragione. Dopotutto, Ras era il suo compagno da tutta la vita, e non poteva pensare di non averlo con sé.
    Ritornò con la testa sul collo. Alec aveva proposto di dimenticare le mazze chiodate e di entrare nel castello, idea che alla ragazza piacque infinitamente; non aveva assolutamente voglia di farsi del male. Sorrise, mentre Eris li invitava ad incamminarsi, ché li avrebbe raggiunti dopo.
    « Che cosa hai combinato dopo la fine della scuola? » domandò all’altro Cavaliere, sinceramente curiosa, mentre si avviavano. Raccolse i suoi spettinatissimi capelli rossi e li lasciò cadere sul lato destro del suo collo; li divise in tre ciocche e cominciò a farsi una treccia, un gesto che ripeteva spesso per abitudine. Una delle tante piccole cose che la tranquillizzavano. La sua zazzera arrivava sotto al seno, fin quasi alla vita, e alla fine li fermò insieme con un piccolo nastro che teneva legato al polso.
    Tornò ad osservare Alec, poi. Era cresciuto, da quando aveva 18 anni. Sembrava più maturo, e quell’aria gli donava particolarmente. Nymph si sentì arrossire, perché lei, fin dall’inizio, l’aveva sempre ammirato: uno di quei ragazzini che sanno già di essere bravi, con una preparazione superiore a quella di tutti gli altri e l’aria così sicura. Un po’ quello che avrebbe voluto essere lei.
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    Nymphadore gli si avvicinò quando Eris fu abbastanza lontana, poi gli chiese che cosa avesse fatto dopo la scuola. Caminavano lentamente verso la giovane addestratrice, mentre la rossa si faceva una treccia svelta muovendo le dita così velocemente che per Alec sarebbe stato impossibile riprodurne i movimenti. Alzò un sopracciglio ed abbozzò un sorriso, per poi tornare a guardarla negli occhi.
    « Cavolo, ci sai fare con le mani. » disse, senza pensare a ciò che poteva essere inteso. Fu Baby a schiarirgli le idee: forse si era sentita chiamata in causa in quanto femmina. « Se ti approcci così ad ogni femmina della tua razza avrai milioni di compagne. » gli disse, lasciando che un velo d'ironia traboccasse dalle sue parole. Alec era arrivato solo successivamente alla conclusione che poteva sembrare un doppio senso, ma non ritirò niente di quello che aveva detto. Si limitò solo a guardarla e a sorriderle con un'espressione un po' furbetta e un po' innocente che tendeva a confondere i suoi interlocutori. Era così che contrattava con i suoi committenti, dopotutto. Inviò un pensiero sarcastico a Baby, che gliene restituì uno divertito. Si strinse nelle spalle, pensando ad una risposta da dare finalmente a Nymph. Di certo non poteva dire di aver avuto successo, però qualcosa l'aveva fatta. All'Esercito non ci pensava neanche. O, perlomeno, non voleva arruolarsi. Non escludeva qualche missione assegnata su due piedi, no: gli faceva sempre piacere. In fondo l'aveva già fatto una volta e gli era piaciuto, perciò perché rifiutare?
    « Commissioni qua e là. Sto ancora decidendo. Tu? » chiese, infilando le mani nelle tasche del cappotto sfilacciato e logoro. Eris stava tornando lentamente verso di loro, con un sorrisetto imbarazzato ed un'espressione tirata in volto. Baby doveva averla davvero sconvolta. Chiaro, succedeva a tutti. Persino lui, a volte, rimaneva a bocca aperta. Ci avrebbe parlato successivamente. Voleva davvero tranquillizzarla: fortunatamente non tutti i draghi erano come la sua bambina, anzi, molto pochi. Per questo era considerata la più antipatica della Sword's Hilt. Le sorrise dolcemente, cercando di farle capire che era una cosa normalissima spaventarsi e che non doveva sentirsi in colpa. Suo zio Alastair ancora temeva quella bestia, tanto che gli chiedeva di presentarsi a piedi e senza dragonessa a carico.
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    Nymph notò lo sguardo di Alec mentre riordinava i capelli nella treccia; sorrise, immaginando che per un ragazzo cose del genere dovevano essere completamente inutili… e lo erano anche per lei, ad essere onesti, ma non lo faceva di certo per bellezza. A Nymphadore non interessava apparire bella; l’aspetto fisico era probabilmente l’ultima cosa che la preoccupava, essendo cresciuta tra uomini che avevano imparato ad accettarla fino quasi a dimenticare che non aveva gli attributi necessari per essere in tutto e per tutto come loro. Non aveva mai imparato a pettinarsi, truccarsi e vestirsi come le brave signorine in cerca di marito: tutte quelle cose stupide e noiose le erano state risparmiate con il diventare Cavaliere di Drago, e Nymph non ne avrebbe potuto essere più felice. Lei non conosceva le buone maniere e viveva benissimo anche così.
    Comunque, Alec si lasciò sfuggire un commento sulla sua bravura con le mani, che la fece trattenere il fiato ed arrossire leggermente. Non sapeva se avesse usato un doppio senso di proposito, o se la sua fosse stata semplicemente un’affermazione del tutto innocente presentata semplicemente in un modo un po’ infelice. Il sorriso del Cavaliere le fece capire che anche nel caso in cui la sua fosse stata solo una frase ingenua, non gli era sfuggita l’altra possibile interpretazione. « Anni di esperienza. » Gli rispose, sfoderando a sua volta tutta la ben poca malizia che aveva in corpo. In realtà l’esperienza di Nymph in quel campo era più che limitata; non era mai stata particolarmente interessata nel sesso occasionale, e non aveva mai provato niente che si fosse lontanamente avvicinato all’amore.
    Vide Eris avvicinarsi di nuovo a loro, solo per congedarsi: alcuni ragazzini del primo anno avevano combinato qualche casino da qualche parte nel castello, e doveva assolutamente correre a rimetterli in riga. I due Cavalieri la guardarono allontanarsi, ed Alec le raccontò che dopo la scuola aveva svolto qualche commissione, ma che non aveva ancora deciso. Quello, effettivamente, era un problema di molti di loro: dopo gli anni di studio obbligatorio, in tanti si ritrovavano a dover scegliere tra il lavorare per l’esercito o diventare mercenari. Le altre alternative erano poche, e per la maggior parte ben poco eroiche… a non molti interessava sprecare il proprio talento e quello del proprio drago per fare da guardia del corpo a dei signorotti pieni di soldi.
    « Io e Ras abbiamo viaggiato, più che altro. Volevamo vedere un po’, sai, il mondo. » …quello che ne è rimasto, almeno, pensò tra sé e sé, senza dirlo ad alta voce. Avevano girato il lungo e in largo, loro due, ma cioè che avevano visto non era molto incoraggiante: la povertà dilagava praticamente ovunque.
    Cominciò a giocherellare con la sua treccia. Alec la rendeva un po’ nervosa. « Non abbiamo un soldo bucato, sai… ma almeno ci divertiamo. » « Più o meno. Quando non combini stupidaggini, non ti comporti come una bambina e, in generale, quando non tenti di farmi venire un infarto. » Era stato Ras ad aggiungere quel particolare, ma ovviamente solamente Nymph poteva sentirlo. « Perché, i draghi possono avere un infarto? » Gli domandò lei; lui non rispose, ma sapeva che in realtà era divertito. Tornò a dedicare la sua attenzione all’altro Cavaliere, mentre ormai erano praticamente arrivati all’entrata del Castello.
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    La ragazza gli rispose con una certa malizia, ma Alec notò quel piccolissimo bagliore d'insicurezza che le era balenato per un attimo nello sguardo. Insomma, che non sapesse fare niente era vero, però almeno le donne riusciva a leggerle come dei libri aperti. Beh, no, neanche quello, però diciamo che se la cavava. Non cambiò espressione, anzi, se la rise. Si avvicinavano all'entrata del Castello e sentiva l'ansia crescergli nel petto. Chissà dove diavolo si era ficcato suo zio e che cosa voleva da lui. Non si poteva dire che i due non andassero d'accordo, però c'era qualcosa in quell'uomo che lasciava Alec come vuoto. Il più delle volte si sentiva sfruttato, sì, ma non era quello il punto: sembrava che Alaistar avesse qualche problema con l'Esercito e, in generale, con il mondo. Nymphadore gli rispose che aveva viaggiato con il suo drago, pur non avendo neanche un soldo dietro. Alec annuì ed assunse un'espressione seria: a lui era mancato il coraggio di girarsi le Terre, altrimenti l'avrebbe potuta benissimo seguire. O almeno così diceva a tutti...
    « Avete fatto bene. Delle volte vorrei aver scelto anche io di viaggiare, mi sarebbe piaciuto. » le disse, continuando ad annuire. In realtà gliel'aveva -in un certo senso- proibito suo padre, considerando che gli aveva chiesto di rimanere nella Fazione dell'Onore per trovarsi una donna, mettere su famiglia e continuare la stirpe dei Selth. L'unica cosa importante, per loro, era che la futura moglie di Alec partorisse un maschio. Il ragazzo sospirò, mentre saliva gli scalini dell'entrata. L'enorme porta di legno si aprì lentamente ed i due entrarono. Dietro di essa c'era un signorotto basso, con i baffi neri ed i capelli bianchi. Si ricordava di lui, gli sembrava si chiamasse Sebastian. Era sempre stato una sorta di portiere per il Castello, o almeno Alec lo associava all'ingresso. Quando il ragazzo frequentava quel posto, però, Sebastian era un po' più magro e di certo non aveva i baffi neri. Sospettava di qualche Addestratore, visto che -senza un apparente motivo- si divertivano a fargli degli scherzi molto poco divertenti. Alec gli sorrise e l'uomo riconobbe entrambi, alzando le braccia al cielo.
    « Alec! Nymphadore! Quanto tempo! » gridò, afferrando le mani della ragazza e rivolgendole un sorriso sincero. Probabilmente chiunque si ricordava di quel tipo. Era abbastanza singolare, per non dire strano.
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    Alec rise quando Nymphadore provò a fare la maliziosa. Rise! Lei divenne rossa in volto come un peperone, cercando di nascondere la delusione; era proprio un disastro. Non aveva mai flirtato con nessun ragazzo; non che ci volesse provare con Alec, per essere chiari, ma la imbarazzò comunque constatare che quando cercava di sembrare provocante tutto ciò che riusciva veramente a provocare era ilarità. Sapeva benissimo di non essere proprio l’emblema della femminilità, ma improvvisamente le diede fastidio avere la sensualità di una lucertola.
    Alec le disse che a volte avrebbe voluto essere partito anche lui, come avevano fatto lei e Ras. Nymph desiderava chiedergli che cosa l’aveva trattenuto, ma probabilmente non erano affari suoi e l’ultima cosa che voleva era che lui pensasse che era un’impicciona. Cosa che, tra l’altro, non era mai stata. « Beh, siete ancora in tempo, no? » Gli rispose, rivolgendogli un sorriso. Si stavano avvicinando all’entrata del Castello, e Nymph sentì una piccola morsa d’ansia allo stomaco: erano passati parecchi anni dall’ultima volta che era stata lì, e se da una parte era un po’ come tornare a casa, dall’altra aveva visto così tante cose che le sembrava quasi di non riconoscere più quel posto. Come se non le appartenesse più.
    Sulla soglia della porta li aspettava Sebastian, un po’ più grasso ma più o meno identico a come lo aveva lasciato. Ad eccezione di un paio di baffi che non ricordava di aver mai visto prima. Nymph non poté impedirsi di sfoderare un enorme sorriso nel vederlo, e porse le mani perché lui gliele stringesse. Sembrava più vecchio e più stanco, ma dal modo in cui li salutò sembrava che non si fosse affatto dimenticato di loro. Era anche l’unica persona che la chiamava ancora Nymphadore, pur sapendo che le dava incredibilmente fastidio il suo nome per intero… ma se lo faceva lui andava bene, non le importava correggerlo. Le aveva sempre fatto un sacco di tenerezza: studenti ed addestratori facevano praticamente a gara a chi faceva scherzi peggiori, lui si arrabbiava, urlava, ma alla fine erano un po’ come tutti figli suoi.
    « Sebastian, ti ricordi ancora di noi? » Domandò, senza nascondere la sorpresa. Cioè, di Alec sarebbe stato difficile dimenticarsi, considerando che proveniva da un’illustrissima famiglia di Cavalieri e che era anche stato uno dei ragazzi più in vista della scuola. Ma lei era sempre stata un po’ un outsider, e non era esattamente un tipo che si faceva notare… se non per i suoi capelli rossi, per lo meno, che erano praticamente il suo simbolo. Lei era sempre stata per tutti la rossa. « E per chi mi hai preso?! » sbottò lui, senza alcun tipi di cattiveria. Guardò prima l’uno e poi l’altro. « Allora… che cosa fate da queste parti? »
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    Alec osservò divertito l'ometto che si sbracciava e guardava Nymphadore e lui con gli occhi umidi, certo che per lui era stata davvero una bella sorpresa. Alec non veniva spesso al Castello, anzi, cercava di starci il più lontano possibile. Non perché si trovasse male o cos'altro, solo che vedere gli Addestratori trattere i Cavalieri come dei bambinetti senza esperienza non gli andava a genio. Lui sarebbe voluto diventare un Addestratore, se non fosse stato Cavaliere, ma il destino gli aveva regalato la sua bellissima Baby e ne era, dopotutto, molto fiero. Le inviò una sensazione di affetto e amore, che lei ricambiò con scetticismo. Alec sorrise apparentemente senza motivo, mentre gli altri due se la intendevano molto. Parlavano -o almeno Sebastian lo faceva, visto che Nymph sembrava abbastanza imbarazzata dalla situazione- fitto fitto degli anni d'addestramento. All'improvviso Sebastian chiese ad entrambi come mai fossero lì, guardandoli negli occhi. Alec quasi non riusciva a staccare gli occhi da quei baffi neri, ma cercò di dissimulare il tutto schiarendosi la voce e rispondendogli.
    « Zio Alaistar. » si limitò a dire. Tutti sapevano quanto quell'uomo fosse esigente nei confronti di chiunque, in special modo del suo nipotino prediletto, che ormai più tanto ino non era. Sospirò e si strinse nelle spalle, spostando poi lo sguardo verso Nymph. Aspettava che lei rispondesse, ma intanto si soffermò sul suo volto. Alec conosceva un po' tutti quelli che avevano frequentato il Castello con lui, considerando che suo zio lo aveva spedito spedito spesso di qua e di là per riportare missive o quant'altro. Era stato un po' il ciambellano della fortezza. Nymphadore, però, la ricordava per via dei capelli. La cosa che gli era rimasta più impressa, comunque, era la piccola Nymph, quella che giocava coi maschi ed era persino più brava di loro nella corsa o nel tiro a segno. I giovani Cavalieri giocavano sempre tutti assieme, considerando che si capivano molto bene anche se parlavano di draghi. Per questo ricordava la ragazza, così come la maggior parte dei suoi compagni di avventura. Di sicuro, però, non la ricordava così. Non ricordava il bel volto né il bel fisico, che comunque non passò inosservato al suo sguardo e indagatore e furbetto. Si concedeva sempre un grosso margine di tempo per scrutare le ragazze. Forse era questo che alla maggior parte di loro non piaceva. Sta di fatto che era cresciuta bene, sì. Inviò le informazioni che aveva appena raccolto al suo drago, che sbuffò e gli inviò un'ondata di ira. Era gelosa.
    « Se tocchi Nymph lo dico a Ras, così lui ti mangia ed io sono contenta. » gli rispose. Alec inarcò un sopracciglio -sempre apparentemente senza motivo- e le rispose: « Ti voglio bene anche io ». La dragonessa non se ne curò neanche, anzi: sparì addirittura dalla mente di Alec. Quanto si divertiva a farle questi dispetti.
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