Nunc per ludum, dorsum nudum, fero tui sceleris.

17 Maggio 103 PA, intorno alle 23, base dei Vigilanti

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  1. alpenglow
     
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    Quella giornata aveva avuto un inizio lento. Appena aveva aperto gli occhi quella mattina, Zaira si era ritrovata sola nella stanza di Dastan -che ormai era diventata anche un po' sua- perché il suo uomo si era svegliato presto -le era addirittura parso di sentirlo- e poi era stato convocato da Benjamin per chissà quale motivo. Ad Indipendenza, poi, non c'era proprio nulla da fare, non per lei almeno; se non c'era Dastan con lei, la rossa si aggirava per la Base come un'anima in pena, alla ricerca di un passatempo qualsiasi, anche il più stupido, qualsiasi cosa pur di tenersi impegnata. Ma non la trovava mai. Non poteva neanche andare a pattugliare i confini: verso Giustizia le acque erano ormai calme da un anno, non avrebbe assolutamente avuto nulla da fare ad est se non tornare dai suoi compagni o dalla sua famiglia; al confine con Onore, invece, Zaira aveva deciso di non avvicinarsi, almeno per il momento. Da quando Sam aveva perso la vita nella maledetta Base dei Valorosi, la Giusta si era riscoperta restia ad avvicinarsi al confine, ma non per questo l'aveva evitato; da due settimane a quella parte, invece, ossia da quando la sorella del Moro aveva preso il controllo della Base che prima era stata di suo fratello, Zaira aveva scelto di rimanere lontana da quelle zone, perché sapeva che se mai la Mora avesse dato ordine di catturarla per usarla contro Dastan, lei non se lo sarebbe mai perdonato. Perché era chiaro che lei fosse diventata il maggior punto debole del Capo di Indipendenza, così come lui lo era per lei. Non avrebbe messo a rischio il ruolo dell'Orso del Nord né tanto meno la sua vita, non per motivi futili e legati semplicemente alla noia. Certo, se ce ne fosse stato bisogno non si sarebbe tirata indietro dal fare una ronda ad ovest, in fondo era ancora una Vigilante a pieno titolo e quello era il suo compito, ma per il momento c'erano ragazzi e ragazze a sufficienza in quella zona, e lei faceva meglio a tenersi alla larga da ogni eventuale pericolo.
    Se solo, però, Zaira avesse immaginato che un pericolo non indifferente si trovava nascosto entro le quattro mura della Base di Indipendenza, probabilmente quel giorno -o meglio, quella sera- non avrebbe finito con l'ingannare il tempo bevicchiando qualcosa in compagnia di altri Indipendenti. Si, perché in mancanza di cose da fare e della voglia di sellare il cavallo per raggiungere Giustizia -dov'era stata due giorni prima, per altro- l'unica cosa che le era rimasta da fare era stato mettersi a fare quattro chiacchiere con un paio di streghette fallite -come le chiamava lei- tre ragazzini di appena sedici anni che si erano uniti da un paio di giorni al gruppo e che ancora non ci si arrischiava a mandare al confine, e Craig, un ragazzo che da Giustizia era passato ad Indipendenza dopo quattro o cinque giorni da che lei aveva lasciato la Base. Il gruppetto, insomma, aveva passato il pomeriggio a parlare del più e del meno, avevano lucidato i fucili quando gli argomenti per portare avanti la conversazione erano finiti, e poi, dopo cena, una delle streghe aveva tirato fuori una bottiglia di whisky da lei modificato con qualche erba o qualche strano incantesimo di cui la rossa, ovviamente, non era a conoscenza. Zaira aveva assaggiato quella bevanda con un po' di timore e scetticismo, perché l'idea di un alcolico modificato -probabilmente reso più forte- con la magia non le andava molto a genio, ma la curiosità l'aveva comunque fatta da padrona. Quella roba era tremendamente forte, e la Giusta se ne accorse subito dopo il primo sorso, ma era anche buona, tanto che, non appena finite le due dita di whisky che aveva nel bicchiere, la ragazza ne prese dell'altro, totalmente non curante della testa che si faceva via via sempre più leggera, della risata che via via si faceva sempre più facile ed acuta o delle cose intorno a lei che iniziavano ad avere dei contorni sempre più sfuocati, ai suoi occhi. Complice di quella che stava per trasformarsi in una vera e propria sbornia fu Craig: quel giorno quel ragazzo non l'aveva mai abbandonata, neanche per un secondo si era allontanato da lei, e quando la strega aveva tirato fuori la bottiglia di whisky era stato lui a convincere la rossa ad assaggiarlo, lui a versargli ogni singolo goccio di alcol nel bicchiere, bevendo giusto qualche sorso e lasciandole poi la propria parte.
    Dopo l'ennesimo bicchiere, ma soprattutto dopo aver finito l'intera bottiglia, il gruppetto si era sparpagliato: c'era chi era andato a vomitare, chi si era trascinato sulla prima poltrona a portata di mano e si era addormentato. E poi c'era lei, che dopo essersi alzata e poi essere ricaduta sulla sedia su cui stava, aveva chiesto a Craig di accompagnarla in stanza perché così avrebbe dormito -o almeno finto di dormire- così che al suo ritorno Dastan non si sarebbe accorto di nulla. Pur essendo ubriaca, infatti, Zaira sapeva benissimo di aver fatto qualcosa che avrebbe fatto arrabbiare il suo uomo, si sentiva sporca per aver esagerato in quel modo e quindi voleva tentare di nasconderlo come meglio poteva. Craig, comunque, le aveva passato un braccio intorno alla vita e, lentamente, l'aveva trascinata in camera. Solo non in quella di Dastan, bensì nella propria. Zaira chiaramente non aveva fatto caso a nulla, o meglio, aveva avuto la sensazione di non essersi diretta nella solita direzione, di vedere un arredamento diverso rispetto al solito, per quanto comunque essenziale, ma sapeva anche di non potersi fidare eccessivamente delle immagini che il suo cervello le restituiva, quindi non aveva opposto troppa resistenza. -Questo maledetto letto è più scomodo del solito.- aveva poi biascicato la rossa dopo essersi distesa su un materasso che sapeva non essere il solito: troppo stretto, troppo corto, troppo diverso. Craig, intanto, si era seduto sul bordo del letto, accanto a lei, e le accarezzava un braccio, fissandola in silenzio. In un primo momento, Zaira quasi non si accorse di nulla, poi, quando se ne rese conto, prese a fissare il ragazzo e si sforzò il più possibile di mettere a fuoco il suo viso, scoprendovi una strana espressione dipinta sopra. Qualcosa le stava sfuggendo. Non appena, però, provò a parlare, Craig le poggiò un dito sulle labbra per farle capire di rimanere in silenzio, e con quello stesso dito tracciò poi il contorno della bocca di lei, poi le accarezzò una guancia.
    -Perché non concludiamo la serata nel migliore dei modi, eh?- le sussurrò poi lui, avvicinando il proprio viso al suo e mettendosi subito dopo su di lei. Zaira ci mise diversi secondi ad elaborare quella semplice frase e rendersi conto di cosa stava succedendo, tempo durante il quale Craig aveva preso a sbottonarle la camicia. La rossa cercò di biascicare qualcosa, ma l'unica cosa che uscì dalla sua bocca furono dei lamenti indefiniti. Cercò di ribellarsi, di sottrarsi all'ex-Giusto, ma senza successo: non aveva la forza necessaria per sopraffare Craig, ed infatti non riuscì a smuoverlo neanche di un centimetro. L'unica cosa che poteva fare, sostanzialmente, era cercare di chiamare aiuto, di attirare l'attenzione di qualcuno della Base, qualcuno che le venisse a togliere di dosso quello schifoso approfittatore. Ma non riuscì a fare neanche quello, non prima, almeno, di rendersi conto che Craig le aveva sbottonato anche i pantaloni, anzi, glieli aveva quasi sfilati. A quel punto, forse in una forma di autodifesa, Zaira ritrovò un po' di lucidità, sufficiente a farle pronunciare un'unica parola, un unico nome, un urlo leggero ma disperato con cui riuscì a superare le parole indefinite che Craig le stava sussurrando all'orecchio. La rossa riuscì a chiamare Dastan un paio di volte, poi l'uomo sopra di lei le tappò la bocca con una mano, mentre con l'altra fece per afferrarle le mutandine ed abbassargliele, ma senza successo. Nella stanza risuonò un tonfo sordo e la porta si spalancò. Zaira girò la testa in direzione del rumore che le era arrivato in modo decisamente ovattato alle orecchie, non riuscì a mettere a fuoco la figura che si stagliava sulla porta ma era abbastanza sicura che fosse l'Orso del Nord. Improvvisamente, poi, Zaira non sentì più il peso di Craig che la teneva incollata al materasso. Riuscì a vedere il ragazzo che veniva sbattuto per terra con violenza, poi le immagini cominciarono a farsi sempre meno vivide e lei, pur rimanendo sveglia -o quasi- non si rese minimamente conto di ciò che stava accadendo in quella stanza.
    Zaira von Row @


    Edited by varden - 15/4/2015, 23:21
     
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