Nunc per ludum, dorsum nudum, fero tui sceleris.

17 Maggio 103 PA, intorno alle 23, base dei Vigilanti

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  1. alpenglow
     
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    Ormai sembravano essere quasi un tutt'uno: non solo piangevano insieme e condividevano le stesse emozioni, ma cercavano anche di calmarsi entrambi nello stesso momento, probabilmente con la stessa idea in testa, ossia farsi forza per l'altro. Neanche con Tommen era riuscita a condividere un rapporto così intenso, nonostante quello fosse stato il suo primo amore e nonostante fosse ancora presente, a modo suo, e probabilmente lo sarebbe stato per sempre. Perché Tommen l'aveva resa quella che era, la sua morte ed il vuoto che aveva lasciato in lei l'avevano spinta prima alla solitudine e poi a cercare qualcuno che quel vuoto potesse colmarlo. Dastan ci era riuscito, nonostante il loro rapporto non fosse iniziato bene, aveva riempito totalmente il vuoto lasciato da Tommen; non era stato il semplice rimpiazzo del suo precedente ragazzo, Zaira non l'aveva mai ritenuto tale, nonostante i mille paragoni che, spontaneamente, aveva fatto e che, di tanto in tanto, ancora si ritrovava a fare. La rossa aveva amato Tommen in modo davvero incondizionato, ma da tempo ormai si era resa conto di amare l'Orso del Nord molto di più. Tutto quello che avevano passato li aveva legati in maniera indissolubile, e né le discussioni inutili all'ordine del giorno, né la distanza né tanto meno ciò che era successo la sera prima sarebbe stato in grado di spezzare quella catena che ormai li teneva uniti. Lei e Dastan erano chiaramente la scintilla che accendeva l'uno il fuoco dell'altra, ma allo stesso tempo erano anche quel qualcosa in grado di spegnere quello stesso fuoco che erano in grado di accendere. Zaira sapeva di essere l'unica in grado di far ragionare il Capo di Indipendenza, l'unica in grado di farlo calmare, sapeva che se lei l'avesse abbandonato lo avrebbe distrutto, lo avrebbe trasformato nell'essere più brutale o forse nel più apatico dell'intera Sword's Hilt. Lo sapeva perché per lei sarebbe stato così, l'aveva già sperimentato in quei tre mesi di lontananza ed era ormai certa che anche per lui non sarebbe potuto essere diverso.
    Quando Dastan guidò i suoi movimenti fino a farla sedere sulle proprie ginocchia, Zaira ormai aveva smesso di piangere, era tornata di nuovo sufficientemente in controllo di sé e delle proprie emozioni. Sentiva di essere la più forte tra i due, in quel momento, la "dura" della situazione, situazione di cui, però, non prese il controllo, non totalmente almeno. Doveva procedere in modo graduale, lasciare che Dastan si tranquillizzasse, e di conseguenza , paradossalmente, doveva lasciare le redini anche a lui. Si lasciò abbracciare, quindi, aggrappandosi a lui come meglio poté -visto che le aveva pressoché bloccato le braccia, forse senza neanche rendersene conto. Quello che gli doveva dire era riuscita a dirglielo, tutto in un solo colpo per fortuna, motivo per cui rimase in silenzio, in attesa che fosse lui a dire qualcosa. Zaira si sentì improvvisamente e stranamente in pace, quasi come se di punto in bianco si fosse dimenticata del motivo per cui erano finiti in quel punto della foresta a piangere insieme. Era una sensazione strana, ma in qualche modo normale: probabilmente quell'improvvisa calma era dettata dalla sicurezza di non aver perso il suo uomo, di essere ancora uniti -probabilmente più di prima- nonostante la gigantesca stronzata che erano riusciti a combinare. Dastan sarebbe potuto fuggire da tutto quel caos perché incapace di sopportarne il peso o, peggio ancora, l'avrebbe potuto rifiutare perché stanco di tollerare le stupidaggini che faceva. Zaira aveva pensato anche a tutto ciò mentre lo cercava per il bosco, ecco perché ritrovarsi tra le sue braccia in quel momento le sembrava la cosa più bella del mondo. Quando, però, Dastan le sfiorò le labbra in modo quasi impercettibile per poi chiederle se avesse ancora intenzione di sposarlo, mentre una lacrima tradiva i suoi pensieri, il suo stato d'animo e le sue paure, quell'idillio si spezzò di netto e Zaira fu riportata alla realtà dal ritorno del groppo in gola e del macigno sulla bocca dello stomaco. Aveva sempre saputo di avere a che fare con un uomo duro solo in apparenza, che nascondeva bontà e fragilità dietro la maschera di "Orso del Nord", eppure non aveva mai sospettato che quella fragilità potesse essere così grande, così profonda. La si notava nelle iridi chiare o in quella lacrima solitaria che Dastan si sbrigò ad eliminare. Lo sguardo che la rossa gli rivolse fu quasi materno: Dastan aveva bisogno di essere tranquillizzato proprio come un bambino, né più né meno.
    -Se in questo remoto angolo della foresta passasse un Colonnello adesso, per puro caso, gli chiederei di celebrare la cerimonia all'istante.- gli rispose quindi lei, parlando lentamente e scandendo bene ogni singola parola, così che potesse imprimersi al meglio nella cervello del suo uomo. -Non puoi liberarti di me in nessun modo, Dastan, né io posso liberarmi di te, ormai.- aggiunse quindi, mentre un angolo della bocca si incurvava leggermente all'insù. -Siamo...- balbettò, improvvisamente in difficoltà nel riuscire a dare voce ai propri pensieri -Siamo troppo parte l'uno dell'altra per poterlo fare, ormai.- Le sembrava di aver detto una cosa talmente ovvia che non riuscì a spiegarsi il motivo del respiro di sollievo che le sfuggì subito dopo quelle parole, quasi come se si fosse appena liberata del peso maggiore che avesse mai dovuto portare. Era sempre stata abbastanza schietta nel dire ciò che provava per lui, ma quella cosa le riuscì difficile, e forse quella difficoltà era legata alla portata di quella semplice frase, al significato di quelle parole ed alla consapevolezza disarmante di non poter più fare a meno di lui.
    Zaira von Row @
     
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