Posts written by grimmjow

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    king's cross


    (i don't go looking for trouble)


    S
    essantaquattro anni dopo la notte in cui Grindelwald fu ucciso e la battaglia durante la quale Voldemort venne sconfitto per la seconda volta dal Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, il Mondo Magico è sul punto di perdere nuovamente quel fragile equilibrio che gli ha permesso di percorrere il sottile sentiero che si snoda fra il Bene e il Male. Un inaspettato contatto, proveniente dalla Bulgaria, aveva ritrovato e consegnato al Governo Magico Inglese un oggetto di inestimabile valore: parte dei diari di Gellert Grindelwald. Il loro contenuto era quasi indecifrabile, poiché le pagine sembravano essere state strappate e unite nuovamente secondo un ordine ben diverso dall'originale. Gli argomenti a cui veniva fatto riferimento, inoltre, risultavano incompleti, come se quella non fosse stata altro che una parte di ricerche e scritti più ampi e numerosi. Tutto ciò che quel contatto era riuscito a decifrare, riguardava una misteriosa e pericolosa scoperta che si trovava nascosta nei sotterranei della prigione di Nurmengard.

    Tirava un vento secco, a King's Cross. In quella folla chiassosa di persone, nella quale non esiste più il singolo, ma soltanto la massa uniforme che avanza indistinta verso questo o quel binario, nessuno avrebbe fatto caso alla sparizione di un giovane mago che aveva avuto la sfortuna di trovarsi proprio da quelle parti e proprio in quel momento, come i Mangiamorte avevano saputo o intuito attraverso vie più o meno illecite, alle quali da diverso tempo avevano avuto accesso. Lo scopo di quel rapimento e di quelli che sarebbero seguiti da quel momento in poi, era quello di trovare la persona più adatta ad ospitare l'anima e il potere del Signore Oscuro, così come era scritto nelle pagine del diario di Grindelwald che i Mangiamorte avevano ritrovato.

    prestavolti trama ruoli families rules


    king's cross gdr


    choose your side.

    codici sotto copyright - by starcross,

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    Accettiamo! Inserite e faremo lo stesso C:
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    euiuma
    human • i'm gonna start a fight!
    Il sole continuava a salire nel cielo limpido di quella mattinata, riscaldando con il suo piacevole calore il viso di Lissa. Ella però non aveva troppo tempo per goderselo. Era già in ritardo per l’apertura della bottega e, in più, quello strano tizio che aveva incontrato solo qualche minuto prima aveva persino cominciato a seguirla. I passi di Lissa si erano fatti più svelti quando aveva compreso le intenzioni del giovane, ma c’era stato ben poco da fare e la sua minuta statura era stata superata da quella più allenata e imponente di lui. Lissa lo fissò preoccupata, ormai stanca di quella situazione. Avrebbe di gran lunga preferito che lui fosse rimasto lì, in stato quasi comatoso su quella panchina. « Aspettate Milady! Vi prego... Io... Io non sono di queste parti! Mi sono perso... » biascicò, con il fiato grosso per la corsa. Lissa sollevò un sopracciglio, fermandosi di colpo. Sebbene una parte di lei fosse ormai convinta che ben poco aveva da temere di quell’uomo, l’altro lato di sé – quello più vispo, più attento – la costringeva a rimanere sulle sue. « Seguite la strada che avete percorso ieri sera per raggiungere quella panchina e vi ritroverete » rispose con sufficienza, poi lanciatogli un altro sguardo di curiosità, continuò sulla sua strada, superandolo. « Come vi dicevo pochi istanti fa, non sono originario di Giustizia e non saprei come fare a raggiungerla... Starò buono e composto Milady, sono un gentleman io... Però vi prego, permettetemi di venire con voi in città, altrimenti non tornerò mai a casa e sapete, il mio Maggiore non è proprio il classico bonaccione permissivo... »Lissa doveva ammettere che quell’uomo cominciava ad esserle sempre più simpatico. In un qualche modo, ridotto in quello stato, era quasi buffo. A tratti sembrava quasi un bambino che, perso tra le bancarelle di un mercato, desidera tornare dalla propria madre ma teme di essere sgridato per essersi allontanato senza di lei. Un risolino leggero le scappò dalle labbra quando lui citò il Maggiore dell’esercito presso cui era in servizio. Essendo cresciuta con un padre che a suo tempo era stato persino comandante dell’esercito, Lissa poteva ben capire cosa significasse. Non si poteva in alcun modo andare contro le sue decisioni: tutto doveva essere assurdamente perfetto, tutto strettamente organizzato, quasi ogni mera cosa si riducesse ad una marcia o ad un attacco militare. Suo padre era una persona pignola, severa, dal carattere piuttosto difficile e Lissa era cresciuta con il costante terrore delle sue decisioni non sempre corrette e dell’impossibilità di dire o fare come più desiderasse. In poche parole, Lissa era sempre stata una sorta di prigioniero politico. Non aveva vissuto l’infanzia spensierata che ogni bambino merita di vivere, anzi: una volta per puro capriccio suo padre le aveva tagliato i capelli cortissimi, alla moda militare, e Lissa aveva pianto per un mese intero. In ogni caso, fu proprio il ricordo di quei brutti quarti d’ora passati alla mercé di suo padre che la convinse ad avere fiducia in quell’uomo. « E va bene » acconsentì, « Venite con me, vi mostrerò la caserma ». Lo fissò per un attimo, poi sospirò: « E magari posso anche fare qualcosa per lo stato in cui vi trovate » annuì brevemente, poi gli fece cenno di seguirla.
    Lissa Seagard @
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    Beeeene avviso: sarà assente tutta la settimana, poiché parto in gita domani e torno sabato/domenica C:
    A presto <3
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    euiuma
    human • i'm gonna start a fight!
    I fumi dell’alcol? Lissa se ne rendeva perfettamente conto. Non poteva non notare lo sguardo spento del giovane uomo che, sebbene fosse quantomai arzillo e vivace, non tradiva il suo stato completamente confusionale. Lissa lo osservò a lungo, tenendosi tuttavia a debita distanza. Sebbene giunta a quel punto non lo temeva più poi tanto, qualcosa le diceva in ogni caso di stare all’erta. Conosceva bene i militari e sapeva altrettanto con certezza che non tutti potevano essere onorevoli come lo era suo padre. Alcuni si divertivano ad abusare del proprio potere, godevano di tutta una serie di privilegi di cui la divisa permetteva, in un qualche modo, di abusare. Non ci si poteva fidare, dunque, di tutti i militari. Benché meno di uno ubriaco. Lissa avrebbe saputo come difendersi, certo, non si sarebbe lasciata andare: ma quanto poteva, minuta e fragile com’era, contro un uomo di quella stazza? Si ritrovava ad essere debole e sprovveduta, se lui avesse cercato di abusare di lei, l’unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stato tirargli un calcio negli stinchi. In ogni caso, però, riteneva – e sperava, soprattutto – che non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. L’uomo le allungò una mano, sbuffando una densa nuvoletta di fumo chiaro, e Lissa fece un balzo all’indietro a quel tentato approccio inaspettato. « E sia Madame... Mi chiavo Ewan Hallmar, o meglio, Capitan Ewan Hallmar per servirla... ». Lissa si avvicinò con cautela, afferrandogli con delicatezza la mano e stringendola appena, prima di ritrarla con velocità. L’uomo parlava con un tono lento, quasi cadenzato dagli sbuffi di fumo che fuoriuscivano dalle sue labbra. Se prima l’aveva ringraziata per aver coperto con la sua misera figura il sole tanto cocente, ora le si presentava con spavalderia, esibendo un elegante inchino. A quel gesto, le scappò un sorriso divertito. Per quanto preferisse tenersi a distanza, non poteva non ammettere quanto egli, con la sua goffaggine dettata dallo stato di ubriachezza, potesse essere a suo modo divertente. « Lissa » disse, afferrandosi le vesti ed esibendosi in un breve inchino, « Lissa Seagard, ma forse non ho alcuna intenzione di servirvi ». L’uomo cominciò a biascicare qualcosa circa il proprio stato chiaramente impietoso, asserendo di non essere in forma in quanto sotto gli effetti stordenti dell’alcol. Lissa sollevò un sopracciglio, squadrandolo dall’alto verso il basso, poi sospirò. Uomini: sapevano sempre come rovinarsi l’esistenza, o peggio, la reputazione. « Sapete? Mi sembrate più simpatica delle altre donne di classe voi... Dite che è l'aria che gira da queste parti o siete così naturalmente? ». A quelle parole, la giovane aggrottò le sopracciglia, stringendo le braccia al petto. A suo dire, quella conversazione stava protraendosi fin troppo oltre, e in più era in ritardo per aprire la propria bottega. Meglio chiudere al più presto. « Non sono una donna di classe, ma avete ragione: sono ugualmente più simpatica » disse, ridacchiando leggermente, « E per natura, sì. Ora, vogliate scusarmi, ma sono in ritardo. Buona giornata ». Fece un ennesimo inchino, allargando appena le braccia, poi si voltò e si incamminò nuovamente lungo lo stretto sentiero che l’avrebbe condotta in città.
    Lissa Seagard @
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    euiuma
    human • i'm gonna start a fight!
    Lissa si avvicinò, cercando di scorgere meglio la figura. Si trattava di un uomo sulla trentina, dai capelli scuri e la barba folta, la pelle chiara, quasi alabastrina del suo volto in totale sintonia con i suoi occhi chiari. A giudicare dal suo abbigliamento – riconosceva quella divisa, poiché era tale e quale a quella che indossava un tempo suo padre – doveva essere un militare di alto rango. Non troppo, non aveva molte stelle al valore cucite sulla spalla, ma doveva essere una sorta di capitano o tenente. L’odore denso del fumo della sigaretta dell’uomo le faceva pizzicare il naso, mentre chinava leggermente il capo per scrutarlo meglio. A giudicare dal suo stato, l’uomo non doveva essere proprio in sé. Aveva gli occhi arrossati e lucidi, le mani leggermente tremanti e una strana espressione sul viso, quasi di costante riso. Ubriaco fradicio, sentenziò Lissa dopo un’attenta osservazione. « Non ho alcuna intenzione piromane... Vi sembro forse un malintenzionato che lancia le sigarette accese per i boschi? » biascicò l’uomo, senza tuttavia neanche guardarla. A dire il vero, sì, avrebbe tanto voluto rispondergli la giovane, ma rimase in silenzio. Per un attimo, temette per sé. Ogniqualvolta si ritrovasse davanti ad un uomo ubriaco o fuori di sé, tutta la determinazione e la forza di cui Lissa vantava svanivano nell’aria come il fumo della sigaretta di quell’uomo. Non sarebbe fuggita via, certo che no, piuttosto sarebbe rimasta in costante allerta, pronta anche a difendersi se ne avesse avuto la necessità. L’uomo si voltò, mentre con una mano sulla fronte cercava di scrutarla, schermandosi dai raggi sempre più vividi del sole in ascesa. « Siete per caso una della pulizia urbana? No, domando, perché io li raccolgo sempre i mozziconi, sa? ». Lissa si sentì quasi offesa. Incrociò le braccia al petto, assumendo quel particolare broncio che aveva messo su, quando era una bambina, ogniqualvolta desiderasse qualcosa dal suo inflessibile padre. « Non sono della pulizia urbana, vi sembro forse esserlo? » rispose, una nota di nervosismo nella voce limpida. Rimase immobile come una statua, non osando avvicinarsi all’uomo per paura di scaturire in lui il desiderio di un contatto ancor più ravvicinato. In quel momento, si chiese semplicemente perché non lo liquidasse semplicemente, proseguendo indifferente per la propria strada. « Vogliate scusarmi e lasciate che mi presenti, senza importunarla ovviamente! » esclamò all’improvviso l’uomo, e Lissa balzò in aria. Ormai lo osservava senza proferir parola da qualche minuto, persa nella completa osservazione di ogni suo movimento, ogni sua espressione del viso, ogni variazione della sua voce. « Oh per carità non potreste spostarvi? Mi si brucia la retina così! Ho gli occhi sensibili Madame, avanti, è mattina presto, siate comprensiva... » Per un momento, Lissa non capì. Poi avvertì il sole riscaldarle mite la nuca e capì. Si scostò, facendosi più avanti fino a coprire totalmente il campo visivo dell’uomo. Per una qualche ragione, aveva deciso di avvicinarsi a lui e fidarsi di quelli che, almeno a suo dire – per quanto potessero valere le parole di un ubriaco – erano buone intenzioni. « Ebbene? Presentatevi. » disse semplicemente, « Desidero sapere se siete un criminale che ha rubato una divisa da militare in un attimo di follia o siete così per natura. » Sollevò il mento, lasciandosi andare alla sua espressione più fiera, sorridendo appena.
    Lissa Seagard @
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    euiuma
    human • i'm gonna start a fight!
    Come ogni mattina, Lissa si svegliò di buon’ora. I raggi di un sole che filtrava debole dalle finestre della sua camera l’avevano svegliata con dolcezza, carezzandole miti il viso candido. Si era alzata dal letto con un sospiro, stiracchiandosi appena come una gatta sorniona. Cominciava ufficialmente un’altra giornata, all’insegna della routine, dell’abitudine, dell’immutabile realtà nella quale Lissa viveva e che sembrava stringerlesi attorno come un cappio. A volte si ritrovava a domandarsi cosa, ancora, la trattenesse lì, cosa le impedisse di fuggire, di lasciarsi tutto alle spalle per partire alla volta del mondo intero. Da un po’, tuttavia, aveva smesso di porsi tale quesito: non aveva alcun senso continuare a rimuginare sulla faccenda, a infilare il dito in una piaga che faticava a risanare. In un attimo si preparò e si vestì di tutto punto, si pettinò i lunghi capelli color del grano maturo e fu pronta. Pronta per affrontare il proprio destino, avrebbe tanto voluto dire. Invece, ai suoi occhi si prospettava l’ennesimo fallimento di una vita male organizzata, dedicata a tutto fuorché se stessa. Una vita che non aveva mai desiderato ma, chissà come, vi si era ritrovata immersa fino al collo e non vedeva possibili vie di fuga. Si lisciò il lungo abito grigio perla, drizzando con cura tutte le pieghe e annodandolo ben stretto sulla schiena, finché non fu pronta. Uscì di casa che il sole faceva timidamente capolino dietro le scure punte aguzze della pineta che circondava la sua casa, i suoi bei raggi caldi che le imporporavano appena il viso e le facevano risplendere le belle ciocche bionde di mille sfumature e colori diversi. A Giustizia non avevano un’estate afosa da secoli: sino a quel momento, benché fosse luglio, il clima si era mantenuto mite, con giornate piacevolmente calde e serate fresche, con qualche pioggerella settimanale a rinfrescare il terreno. Il buon odore di erba fresca di rugiada e pane caldo la mise di ottimo umore, facendola sorridere: almeno cominciava bene la propria giornata. Si incamminò lungo lo stretto sentiero di selciato che si inerpicava lento su per una bassa collina, dietro la quale – oltre una breve vallata – si stagliava una modesta cittadina. A poco a poco, man mano che Lissa saliva, sprazzi della città comparivano alla vista oltre l’estesa vegetazione: ora apparivano delle torri, poi dei comignoli dai quali usciva denso fumo bianco e infine le belle tegole rosse dei tetti spioventi. Lissa si strinse al fianco la propria sacca di pelle, contente alcuni barattoli di rifornimento per la propria bottega. Dolcemente, il sentiero si assottigliò pericolosamente, curvando appena a destra e immergendosi in una sorta di galleria costeggiata da una serie di querce secolari e giovani faggi, i cui rami si erano intrecciati sino a formare una sorta di verdeggiante volta sopra il suo capo. Ogni tanto era possibile scorgervi qualche panchina posta ad intervalli sui lati del sentiero. Lissa cominciò a canticchiare una canzoncina appena accennata, il suono della sua voce come unico rumore in quel quieto e silenzioso mattino. All’improvviso, una nuvola di fumo leggero le si parò innanzi, facendola tossire. « Ma cosa... » tossicchiò ancora, strizzando gli occhi per scorgere la fonte di quel terribile odore. Si voltò fino ad incontrare una figura scura seduta su una panchina fumare con tranquillità, ombreggiata dal tronco di un’immensa quercia bruna. « Ma siete matto? » sbottò Lissa all’improvviso, la voce resa roca, « Non dovreste fumare qui, potreste accendere l’intero bosco. » Rivolse uno sguardo severo alla figura, sebbene non riuscisse neanche ad identificarla.
    Lissa Seagard @
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    Ciaaaaao, cara! *^*
    Benvenuta mille mille volte, e scusami il ritardo :C
    Io sono Juls, la più figa del forum. Eh, già. E' dura, ma qualcuno deve pur farlo ù-ù
    Divertiti assieme a noi, e ancora welcome <3
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    Awwwwww ma io ti adoro! Ciao cara, benvenuta tra noi <3
    Anch'io sono una Giulia: che vogliamo farci, il nostro nome è fin troppo mainstream D:
    Che dire? Potrei adorarti anche solo pe il tuo avatar, senza minimamente leggere latua presentazione u-ù
    Sono certa che ti troverai benissimo *^*
    Ancor welcome ~ <3
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    Inseriamo anche noi! Grazie a voi, ci mancherebbe C:
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    Scusami il ritardo, non me n'ero proprio accorta :C
    Accettiamo con piacere! Inserite il nostro banner e faremo lo stesso :3
336 replies since 19/12/2010
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