Audentes fortuna iuvat.

29 Marzo 102 P.A. - Cairliàth

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    Brandon viaggiava senza meta, camminava per intere miglia senza fermarsi, raggiungeva piccoli boschi e minuscoli villaggi, costeggiava immense foreste e grandi città. Le terre dell’Ovest gli erano molto care. Proprio lì, in quelle terre, era situato il Boschetto, luogo leggendario dove ogni strega o stregone di tutte le fazioni si recava per apprendere le arti magiche. Quanti ricordi si affollavano nella mente di Bran al pensiero di quegli anni trascorsi al Boschetto. Quelli erano stati anni sereni, durante i quali era rimasto lontano dalla sua terribile famiglia e dalle loro vessazioni, anni di amicizie, anni di divertimenti, anni di scoperte e di vita vera. Quando aveva terminato gli studi era andato a dire addio alla sua famiglia ma, subito dopo, aveva deciso di tornare ad Ovest, in quelle terre che reputava la sua vera casa. Bran conosceva tutto di quei luoghi. Per lui non era difficile riconoscere l’ubicazione dei fiumi e dei torrenti più grandi, conosceva la varietà di piante ed animali che abitavano le foreste e le pianure, sapeva i nomi delle vie delle città che aveva visitato fino a quel momento. Ora era in cammino per Cairliàth, uno dei borghi più grandi dell’entroterra. Da tempo si era affermato come mago. Principalmente, si occupava di incantesimi curativi. Girava per le città, somministrando sciroppi a bambini e anziani ammalati o medicando ferite a cacciatori e soldati. Una volta era stato persino richiesto il suo intervento durante un parto gemellare. Bran era rimasto piuttosto accigliato e perplesso, ma presto aveva scoperto che tutto ciò che doveva fare era solo fornire un buon ricostituente alla madre dopo il faticoso parto. Un fringuello fischiettò allegro sopra la sua testa. Bran alzò il capo e scorse la piccola creatura seminascosta tra le ampie foglie di un frassino. Era pomeriggio inoltrato e si stupì di come esso non fosse già accoccolato nel proprio nido. Gli fischiò in risposta. Il piccolo essere si drizzò sulle zampette e girò il capo più volte, da un lato e dall’altro, piuttosto incuriosito. Zampettò sul ramo e guardò giù, lanciando un lungo fischio. Brandon ridacchiò e fischiò anch’egli ancora una volta. Adorava gli animali, li aveva sempre adorati. Da bambino, era abituato ad occuparsi dei cani da caccia di suo padre, i quali temevano il loro violento e nerboruto padrone, ma erano particolarmente affezionati a quel bimbo biondo che aveva sempre qualcosa di buono per loro, un biscotto o una carezza gentile. Bran conservava i resti di pesce per i gatti randagi, si preoccupava di raccogliere qualche carota per i cavalli, costruiva delle casette in legno e dei nidi per uccelli e vi metteva dentro dei chicchi di grano. I suoi fratelli, per dispetto, distruggevano quelle casette, tirandogliele giù con delle pietre o prendendole a bastonate. A Bran non importava che mandassero in pezzi il lavoro di tutto un giorno; tutto ciò che importava era l’incolumità dei suoi amati amici pennuti. Così era diventato un asso nello scalare gli alberi. Si arrampicava veloce e abile come uno scoiattolo e raggiungeva facilmente la cima, non importava di che albero si trattasse. Questa sua abilità si era rivelata utile: non solo i rami più alti erano un fantastico rifugio per sfuggire alle malefatte dei suoi fratelli, ma garantivano un’ottima posizione per le casette, in quanto non potevano essere raggiunte né dalle pietre, né da calamità di alcun tipo. Per Cairliàth mancava ormai poca strada da fare ancora. Di lì a poco il sole si sarebbe nascosto dietro le colline oltre la città e il cielo si sarebbe tinto di pesca e di violetto. Il tramonto e l’alba erano i momenti che Bran preferiva di più. Il sole che per tutto il giorno gli aveva bruciato la schiena si era affievolito e il cammino cominciava a diventare più piacevole. In lontananza, scorse le porte della città. Quando il sole fosse calato, queste si sarebbero chiuse impedendo qualsiasi passaggio. Si affrettò e, circa dieci minuti dopo, si ritrovò a varcare la soglia di Cairliàth. Era un borgo molto movimentato. Case e piccole abitazioni sorgevano ai lati di una via principale, pervasa da bancarelle di ogni tipo e da una grande folla che si muoveva in tutte le direzioni. Brandon sorrise e inspirò il profumo della città: sapeva di frutta fresca, di fumo e di zuppa di carne. Probabilmente c’era qualche osteria nei dintorni. Ogni tanto Bran si fermava a qualche bancarella. Comprò una mela da un contadino per una piccola moneta e si fermò davanti ad una donna che vendeva tessuti per rimirare una casacca ben fatta in filaticcio di seta color avorio. Non potè acquistarla, poiché tutto ciò che aveva in tasca doveva bastargli per trovare un rifugio in cui dormire. Addentò la mela e proseguì lungo la via lastricata. Dopo una serie di svolte e di diramazioni, la via conduceva alla piazza principale. Questa era di forma ottagonale ed aveva una lunga torre campanaria nel centro. Bran si rese conto che il vero movimento della città era proprio lì. Tutto era un continuo brulicare, donne che ciarlavano tra di loro, risate di bambini ovunque, qualche vecchio che tossiva, nitriti di cavalli e latrati di cani. Brandon riusciva a muoversi a stento, dovendo districarsi da tutto quel marasma. Il sole stava ormai scomparendo dietro le mura della città e urgeva un’osteria o un rifugio nel quale chiedere per un letto e un pasto caldo. Si mosse tra la folla, cercando qualcuno a cui poter chiedere.
    Brandon Ivers @
     
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    Per due viandanti come Nymph e Rastaban, tornare a viaggiare era un po’ come ricominciare a respirare dopo una lunga apnea. I due avevano passato gli ultimi anni a girare in lungo ed in largo, fermandosi nello stesso posto solo per brevissimi periodi, giusto per sbrigare qualche commissione e guadagnare un po’ di soldi. Erano tornati a casa, al Nord, dopo parecchi mesi di lontananza, ed era stato bello rivedere i posti conosciuti della loro infanzia, i visi familiari, riscoprire gli odori e i rumori della loro terra; tuttavia erano anime irrequiete, e la routine per loro era un vero e proprio incubo: non riuscivano a stare fermi, l’impazienza, il vento o forse qualcos’altro li spingevano a ripartire sempre, alla ricerca di qualcosa. Non sapevano nemmeno loro cosa, esattamente, e non avevano nessuna destinazione: andavano di città in città, offrendo servigi a chi ne aveva bisogno, racimolando denaro in un modo o nell’altro. Quel giorno stavano volando verso Ovest, attraversando la terra dei Valorosi, alla ricerca di un po’ di fortuna; non avevano avanzato molti soldi, ed avevano bisogno di lavoro. Come se non bastasse, l’incantesimo di resistenza applicato alla sella di Ras doveva essere scomparso, o qualcosa del genere, perché si stava logorando tutta, e Nymph sospettava che da un momento all’altro si sarebbe rotta completamente. Quindi i due avevano deciso di fare una tappa nella città più vicina, perché la ragazza potesse passare una notte in un letto vero e proprio e perché così avrebbe potuto cercare un conciaio ed uno stregone disposti ad aiutarla; certo, non avevano molti soldi da spendere, ma confidavano di poter ottenere un buon prezzo, magari offrendo dei servigi, o cose del genere.
    « Cairliàth non dovrebbe essere lontana » La voce di Rastaban interruppe i pensieri di Nymph, che se ne stava rilassata sulla sua schiena, godendosi il cielo al tramonto. Era il momento migliore della giornata, quello, insieme all’alba, quando l’orizzonte si tingeva di colori pastello e tutto sembrava in pace. La ragazza gli lasciò percepire un leggero moto di irritazione. « Dovrebbe?! » Domandò. « Siamo in volo da ore, Ras! Se hai sbagliato di nuovo strada, questa volta ti abbandono » Il suo tono era stizzito, ma entrambi sapevano che stava scherzando: non potevano vivere l’uno senza l’altra. Il legame tra un Cavaliere ed il suo drago è troppo profondo e radicato; separarsi significa perdere un pezzettino di sé stessi, e loro lo sapevano bene. Con gli anni si diventa dipendenti, tanto che Nymph non sarebbe riuscita ad immaginare una vita senza il suo compagno; per questo evitarono di continuare il litigio, limitandosi a volare in silenzio fino a quando la città non apparve veramente all’orizzonte. Raggiungerla fu una questione di poco tempo. La rossa disse al drago di trovarsi un riparo per la notte, ed attraversò i portoni della città. Cairliàth era un borgo piuttosto piccolo ma prosperoso, e Nymphadore si stupì della quantità di persone riverse per le strade; i suoni e gli odori del paese le sembrarono allo stesso tempo familiari e sconosciuti, abituata com’era solo alla compagnia di Ras ed alla natura più incontaminata. Si rese conto di non sentirsi completamente a suo agio, circondata da così tanti esseri umani, e le mura della città la fecero sentire un po’ oppressa. Per qualche secondo rimpianse di aver lasciato andare via il suo drago e pensò di chiamarlo a sé con una scusa, per passare la notte fuori con lui e rientrare il mattino seguente. Ma non voleva perdere tempo, ed aveva delle commissioni da sbrigare. così scosse la testa e si incamminò per le vie, osservando le bancarelle.
    Impiegò poco per trovare quella che cercava: era il banco di un conciaio, un uomo piuttosto corpulento che sembrava del tutto indaffarato a sbraitare offerte ai passanti. « Mi serve un aiuto per riparare una sella » Nymphadore si era avvicinata a lui, senza togliere il cappuccio del mantello dalla testa, e stava osservando attentamente i suoi lavori esposti; passò una mano sulle pelli lì esposte, di tutti i tipi e tecniche, cercando di capire se potesse andare. Sembravano lavori di buona qualità. « Potete aiutarmi? » Continuò, sorridendo accorgendosi della smorfia indignata apparsa sulla faccia dell’uomo. « Mia signora! », esclamò « Per il prezzo giusto, posso riparare qualsiasi cosa! » La sua voce risultava più acuta del normale, quasi come si fosse ossero. A Nymph venne da ridere, e lo prese subito in simpatia; gli rivolse un sorriso. « Anche una sella di drago? » Sperava di prenderlo un po’ in contropiede, per metterlo in difficoltà; vide una scintilla negli occhi del mercante, che subito cominciò a spiegarle tutte le tecniche di concia delle pelli ed i vari prezzi; Nymph fece attenzione, cercando di strappare il prezzo più basso possibile: i soldi erano pochi, e non aveva ancora trovato un posto per la notte… né uno stregone a cui chiedere l’incantesimo.
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    La piazza era gremita di gente nonostante stesse giungendo ormai il tramonto. Fra qualche ora le bancarelle avrebbero chiuso e la gente si sarebbe ritirata nelle proprie case. Bran si ricordò che aveva intenzione di trovare la bottega di un conciaio dal quale acquistare una sacca. Ne aveva bisogno per poter portare sempre con sè i suoi strumenti e le sue ampolle da stregone. Ne possedeva già una, ma era così vecchia che presto si sare rotta la tracolla logora a causa dei frequenti usi. L'aveva presa a suo padre, il quale la utilizzava per la caccia. Al suo interno vi metteva dei coltelli, le esche per le prede, qualche boccone per i cani. Bran l'aveva ripulita e messa a nuovo ma ne desiderava proprio tanto una nuova. Una più bella e capiente, una che sentisse sua e che non fosse appartenuta all'uomo che più aveva odiato durante il corso della sua stremante vita. Trovò diversi uomini che vendevano borse e sacche di ogni tipo, ma nessuno a buon prezzo o che lo convinse ad acquistare. Brandon scorse un ultimo conciaio nel fondo della piazza. Vide che urlava proposte di offerta e incitava i passanti a fermarsi alla propria bancarella neanche fosse stato un fruttivendolo. Bran fece spallucce e si avviò verso di lui con passo sostenuto. Arrivò innanzi al banco e cominciò a scrutare la merce che offriva: vi erano briglie per cavalli, giunture da sella, grossi rotoli di pellame di ogni tipo, persino scarpe. Finalmente scorse ciò che cercava. Si trattava di una borsa molto capiente con numerose tasche e una tracolla spessa e resistente. Gli occhi gli brillarono: la voleva. Tuttavia, fu costretto a fare un passo indietro: e se fosse costata troppo? Non è che poi Bran navigasse nell'oro... Si voltò e incontrò una figura al suo fianco, una giovane ragazza dai capelli fiammeggianti che contrattava con il mercante circa una sella. « Buonasera, signora. Buonasera, buon mercante. » salutò entrambi con un sorriso. La giovane contrattava per un prezzo ragionevole circa la messa a nuovo di una sella, ma Bran sembrò non ben capire che tipo di sella fosse. Quando poi udì che si trattava della sella di un drago... I suoi occhi si illuminarono e la voglia di aspettare il suo turno e non intromettersi negli affari altrui fu più debole rispetto al pensiero di un enorme bestia alata e della sua padrona. « Siete un cavaliere di drago? » domandò estasiato alla fanciulla, « Perbacco, da quanto tempo non ne vedo uno! La sella è per il vostro animale? Accidenti, il cuoio dura proprio poco sulla schiena a grattugia di quei lucertoloni! Oh, vi servirà qualcosa di molto resistente, eh già. » Le parole uscirono dalla bocca di Brandon neanche fossero state un fiume in piena che durante una pioggia torrenziale rompe gli argini e invade i campi. Per Merlino, quella ragazza era un Cavaliere di Drago! Era la padrona di una delle bestie più incredibili che esistessero sulla faccia della terra e che Bran non vedeva l'ora di incontrare di persona almeno una volta nella vita. Aveva visto altri Cavalieri, certo, ma solo loro, non i loro draghi. Quelli li aveva visti solo illustrati sui libri con i quali studiava al Boschetto. Sin da quando aveva che a scorrere nelle sue vene non vi era sangue ma magia, aveva desiderato vedere un drago con i propri occhi. Per non contare poi, quanto desiderasse divenire il fedele compagno di uno di quei Cavalieri. Era il sogno di una vita, chissà se sarebbe mai riuscito a realizzarlo.
    Brandon Ivers @


    Scusami il ritardo DDD:


    Edited by `quincykräfte· - 4/12/2012, 11:18
     
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    Nymph detestava i disonesti, e quell’artigiano le sembrava un vero e proprio truffatore: 15 monete per aggiustare una maledettissima sella! Un vero furto. Lei non aveva assolutamente idea di quale avrebbe potuto essere un prezzo accettabile, ma poteva spenderne sette, al massimo otto, altrimenti non le sarebbe rimasto un centesimo per tutto il resto. Non aveva voglia di passare le notte fuori al freddo; desiderava un letto caldo e più o meno comodo; così si mise a contrattare, cercando di strappare un prezzo decente al suo interlocutore. Quasi non si accorse dell’avvicinarsi di un ragazzo, che aveva salutato lei e l’altro uomo, presa com’era da quello che stava facendo. « Possiamo fare dodici, se proprio vuoi » le stava dicendo il mercante; c’erano ancora quattro monete di troppo, ed il Cavaliere non era disposto a cedere. Possibile che essere una guerriera paladina della giustizia addestrata a salvare la povera gente non comportasse nessun vantaggio? Neanche dei maledettissimi sconti?
    Venne distratta dal nuovo arrivato, che doveva avere ascoltato la loro conversazione; le domandò se fosse un Cavaliere; poi, senza nemmeno darle il tempo di rispondergli, iniziò a raccontargli di come non ne vedesse uno da tempo, e le domandò se la sella fosse per il drago. No, volevo indossarla io, pensò, sarcastica, ma evitò di dirlo per non risultare maleducata. Il ragazzo sembrava decisamente eccitato e non avrebbe di certo voluto distruggere il suo entusiasmo; d’altra parte, si trattenne anche da fargli notare che probabilmente lucertolone non era il termine più appropriato per definire Ras, che probabilmente se l’avesse sentito non sarebbe stato particolarmente contento. I draghi sono creature piuttosto permalose.
    « La sella del mio drago dev’essere riparata », gli rispose con un sorriso « ma questo signore non sembra disposto ad accettare un compenso ragionevole » Fece molta attenzione a rimarcare in modo piuttosto infantile il “questo signore”, per far capire il suo disappunto. Probabilmente qualche secolo prima la gente faceva a gara per avere l’onore di servire un Cavaliere, ma ormai i tempi erano cambiati e ci si doveva arrangiare come si poteva. E questo significava anche fare gli spilorci sulle piccole cose.
    Il mercante borbottò tra sé e sé qualcosa che suonava tipo « giovani impertinenti », scuotendo la testa per sottolineare la sua indignazione. Scese ancora di una moneta e Nymph, intuendo che insistendo sarebbe probabilmente riuscita a strappargli un prezzo decente, si voltò verso l’altro cliente. « Conoscete per caso altri mercanti della zona? » Gli domandò, sfoderano il sorriso più gentile del suo repertorio: sapeva che non era giusto comportarsi così, perché quell’uomo non stava facendo altro che il suo lavoro, ma non poteva assolutamente permettersi di sprecare soldi in quel modo, e la sella per Ras era più che indispensabile. « Avrei bisogno di uno stregone, anche, perché mi dicono che possano fare incantesimi di rinforzo. Ne conoscete? » Cominciò ad intrecciarsi i capelli nervosamente, il solito gesto d’abitudine chel’ accompagnava nei momenti d’ansia. Vide con la coda nell’occhio il mercante diventare paonazzo, e le disse che forse potevano accordarsi per dieci. Troppo. Nymph si limitò ad ignorarlo.
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    La ragazza si voltò verso di lui e gli spiegò per sommi capi quanto poco soddisfatta fosse dei servigi del mercante. Bran sapeva bene che i Cavalieri non navigavano nell'oro. Per quanto fossero paladini della giustizia, conosciuti e temuti ogniddove, non sempre venivano ripagati per i loro servigi in oro. Infatti, a volte gli veniva offerto cibo, per il cavaliere o per il drago, pelli e pellicce, strumenti vari. Quando era al boschetto, aveva conosciuto un Cavaliere che gli aveva spiegato tutte queste cose. E gli aveva anche detto perchè molto spesso necessitavano di uno stregone al loro fianco. Poichè questi conoscevano incantesimi di riparazione ed erano molto pratici nella tecnica, potevano essere molto d'aiuto in diverse situazioni. Sicuramente, valutò Bran, quella giovane non possedeva alcun esperto in materia d'incantesimi al suo fianco, o non avrebbe avuto alcun problema con quel mercante.
    Continuò a contrattare sul prezzo per diverso tempo. Si rese conto che il mercante era piuttosto caro e, per quanto possedeva in tasca, non sarebbe mai riuscito a comprare, neppure contrattando, quella sacca che lo aveva colpito. Sospirò abbattuto. Anche avendo la stessa tempra che possedeva la ragazza, non sarebbe mai riuscito a strappare un prezzo inferiore a sei monete. All'improvviso, udì la ragazza dire qualcosa che subito catturò le sue orecchie. Inizialmente, aveva chiesto se non vi fossero altri mercanti nei paraggi e subito Bran aveva cercato di buttarsi in avanti affermando che lui li aveva girati tutti e quello era l'ultimo quando, al colmo del suo stupore, la ragazza non chiese se vi fossero stregoni. Bran sussultò e un grosso sorriso si allargò sul suo viso.
    "Se permettete, signorina, io potrei esservi d'aiuto" intervenne. "Sono Brandon Ivers" si presentò, "Ufficialmente stregone da ben due anni ormai, potrei esservi d'aiuto!". Brandon non stava più nella pelle. In realtà, quello era il peggiore dei suoi vizi. Quando qualcosa lo eccitava, andava fuori di sè dalla gioia, spesso diventando quasi insopportabile. "Ovviamente, dovrei vedere la sella per prima cosa. La consistenza, quanto è esteso il danno, il tipo di pelle... Ecco, vi avverto, se dovesse essere troppo spessa potrei metterci addirittura un giorno o forse più ma, certo, potrei fare del mio meglio. Ah, ovviamente non mi dovreste nulla, certo che no, assolutamente no." Scosse la testa con vigore e sorrise. Il mercante li guardava allibito. "V-vi prego signori, ripensateci... Insomma, perchè riparare una sella ormai logora quando sarebbe possibile acquistarne una nuova e sicuramente più resistente! Ripensateci, miei signori!" si lamentò perdendo presto le staffe. Bran si ricordò della sacca che desiderava. "Avrei una domanda per voi, buon uomo." Il mercante lo guardò pieno d'intezioni e si strofinò le mani, compiaciuto per una possibile vendita. "Quella sacca lì, me la vendereste per sei monete?" domandò Bran indicando l'oggetto del suo desiderio. "C-cosa? Sei monete? Impossibile! Insomma, mio signore, è di pelle raffinatissima..." cominciò il mercante, ma Bran non lo lasciò finire. Sapeva già la risposta. Lo bloccò con una mano e gli fece segno di tacere. "Allora, signora, mi mostrerete la sella?" sorrise.
    Brandon Ivers @

     
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    Non era mai stata particolarmente brava con le trattative: perdeva subito la pazienza. Ed era esattamente quello che stava succedendo quel giorno; Nymph non voleva nemmeno più quella maledettissima sella, ma ne aveva bisogno: era impossibile cavalcare Ras senza di essa. Ci aveva provato, un paio di volte, ma gli esperimenti erano sempre finiti decisamente male, e da lì aveva imparato che stare su un drago non è esattamente come stare su un ragazzo.
    Comunque, il ragazzo biondo al suo fianco colse l’occasione al balzo per presentarsi. Si chiamava Brandon ed era uno stregone; finalmente la fortuna girava un po’ anche dalla sua parte! Almeno avrebbe dovuto risparmiarsi la fatica di cercarne uno per tutta la città. Brandon sembrava un tipo piuttosto entusiasta; le disse che avrebbe potuto aiutarla e perfino senza chiederle niente in cambio. Che fosse in grado di ripararla completamente? Le avrebbe fatto un enorme favore; favore che lei avrebbe pagato, questo era poco ma sicuro: a Nymph non piaceva avere debiti con la gente, soprattutto se erano degli sconosciuti. E poi anche lui sembrava povero in canna esattamente quanto lei, quindi si sarebbe sentita terribilmente in colpa a farsi aiutare senza dargli niente in cambio. Ascoltò la discussione tra lui ed il mercante, che rifiutò di vendergli una sacca al prezzo di sei monete, ed alla fine lo stregone tornò a parlare con lei. Voleva sapere se gli avrebbe mostrato quella sella.
    « Pensate di riuscire a ripararla? » Domandò, sorridendogli speranzosa. Le stava praticamente salvando la vita, ma non si era nemmeno presentata. Rimediò subito. « Mi chiamo Nymph. Vi sarei incredibilmente grata, ma insisto per pagare il vostro lavoro. » Si dimenticò completamente del mercante, che aveva perso due clienti nel giro di cinque minuti; invece si concentrò sullo stregone, studiandolo attentamente. Non aveva incontrato parecchi stregoni nella sua vita, e la affascinavano particolarmente: per lei avere Ras era la normalità, ma fare incantesimi era del tutto straordinario. Si ripromise di fargli qualche domanda.
    « Il mio drago ormai è lontano » gli disse « ma, se lo volete ancora, domani mattina potrei portarvi da lui. » L’animale aveva ancora addosso la sella, che era troppo pesante per essere trasportata a mano, ma ormai era a parecchi chilometri di distanza; aveva trovato un posto in cui passare la notte e stava mangiando un animale cacciato nei pareggi. « Nel frattempo, forse, potreste consigliarmi una locanda economica in cui dormire. » Gli sorrise nel modo più amichevole possibile; anche se Brandon non sembrava affatto intimidito dall’avere di fronte un Cavaliere, spesso sapeva che l’idea rendeva nervosi i suoi interlocutori.
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    Nymph, così si chiamava la ragazza, disse che aveva lasciato la sella sul dorso del suo drago e che questi era ormai lontano, avrebbero potuto vederlo solo al mattino del giorno dopo. Brandon parve notevolmente deluso. Aveva sperato tanto di riuscire a vedere il drago il prima possibile. Nymph gli chiese se non conoscesse una locanda dove avrebbe potuto alloggiare. Bran sorrise sconsolato sollevando le spalle. "Purtroppo no, sono desolato. Sono arrivato in questa città poche ore fa e debbo ancora ambientarmi. Anzi, vi dirò di più: anche io cerco una locanda dove trascorrere la notte" ammise. Si guardò attorno. La piazza cominciava a svuotarsi, il sole era ormai calato e le persone tornavano a casa con i propri acquisti. Si disse che avrebbe dovuto affrettarsi prima che tutte le locande della città si riempissero dei mercanti stranieri. "Venite con me" disse alla giovane, "Troveremo insieme una locanda." Brandon sorrise, poi guardandosi attorno, scelse una stradina stretta e tortuosa. Non si voltò a vedere se Nymph lo seguiva.
    La stradina si snodava tra due strette file di abitazioni, ogni edificio era attaccato all'altro per mezzo di un muro in comune. A Bran non piaceva quel tipo di posto. Forse perchè lui era cresciuto in una grande villa circondata dal verde, ma quella strada gli toglieva l'aria, sentiva che quelle mura avrebbero potuto schiacciarlo o chiuderlo tra loro se avessero potuto. E poi, era davvero buio. Le case erano così alte da oscurare la luce della luna nascente. Un brivido di freddo percorse la schiena di Bran. Doveva pur esserci una locanda da qualche parte. Superava con passo fermo strette porte scure, finestre dai vetri lerci, lanterne spente campeggiavano sulle mura, alcune spente, altre animate da piccole e insignificanti fiammelle. Bran pensò che non avrebbe potuto scegliere una via peggiore. Un macilento cane randagio gli attraversò la strada andando a nascondersi dietro ad un vecchio barile marcio. In lontananza, scorse delle luci, tante luci. Animato di nuova speranza si lanciò in avanti, camminando a passo svelto. A poco a poco si fece vivida una grossa porta di legno semi aperta, luce, suoni e calore che ne fuoriuscivano. Un'insegna sopra di essa chiariva trattarsi proprio di una locanda. Era più bassa delle abitazioni, più luminosa e chiassosa. Rispetto al buio di quel vicolo, pareva illuminare tutto il quartiere a giorno. Brandon si voltò. "Credo proprio di averne trovata una" affermò.
    Brandon Ivers @
     
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    Brandon sembrò piuttosto deluso nello scoprire che non avrebbe potuto vedere il drago fino al mattino seguente; Nymph notò come il suo sguardo si rattristiva, e fu per un secondo tentata di contattare Ras per chiedergli di raggiungerli nei pressi del paese, ma sapeva che era troppo tardi e che, se l’avesse fatto, il suo compagno l’avrebbe semplicemente liquidata con qualche insulto più o meno velato. Non che non fosse una creatura disponibile nei suoi confronti, e fondamentalmente avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla contenta; ma si era già preparato per passare la notte, e si sa che i lucertoloni non sono famosi per la loro pazienza. Così la rossa si limitò a rimanere in silenzio, mentre lo stregone rispondeva alla sua domanda dicendole di essere nuovo in città e che non avrebbe saputo indicarle un posto in cui passare la notte. Le propose di seguirlo per cercare insieme una locanda, e Nymph accettò senza nessuna riserva. Solitamente era sconsigliato alle ragazze di andare in giro dopo una certa ora in compagnia di uno sconosciuto, ma lei non era affatto una come le altre, e sospettava che tra i due quello più in pericolo fosse lui. Le sembrava una persona gentile, non un guerriero, mentre lei era abituata a combattere e sapeva perfettamente come cavarsela in ogni situazione. Comunque, spesso l’abito non fa il monaco, e lei si rendeva conto che avrebbe anche potuto sbagliarsi sul suo conto; quindi rimase all’erta, come sempre, pronta ad ogni evenienza. Lo seguì in una delle viette minuscole che caratterizzavano sempre paesini come quelli, con case costruite tutte l’una sopra l’altra, come in una sorta di gigante labirinto. Si domandava come facessero a non sentirsi claustrofobici gli abitanti di quel posto; lei era abituata alle grandi distese erbose, ai boschi, alla libertà che comportava l’essere circondati assolutamente dal nulla. Quand’era via sentiva la mancanza delle persone, dei rumori cittadini, degli aromi, ma quando poi si ritrovava in un paesino non riusciva a non provare quella sensazione di soffocamento che solo in sella a Ras riusciva a dissipare. Era una specie di sindrome del viaggiatore, a causa della quale lei ed il suo drago non trovavano mai pace, come fossero condannati a vagare senza sosta solo perché non avevano ancora trovato alcun posto a cui appartenere.
    Persa nei suoi pensieri, Nymph osservò per un po’ le pareti case ai lati della strada, domandandosi delle vite che avevano visto, delle storie che li avevano toccati; poi dedicò la sua attenzione a Brandon, che la precedeva di qualche passo. Aveva un fisico asciutto e magro, e capelli così chiari da sembrare quasi bianchi. Non aveva mai visto dei capelli così biondi. Arrivarono in silenzio ad una locanda, dalla quale provenivano rumori e profumi tipici del posto; lo stregone affermò di averla trovata, con una certa aria soddisfatta che fece sorridere la rossa: quel ragazzo le stava simpatico. « Sei un vero segugio » scherzò, per poi entrare nel posto. Venne investita da un calore piuttosto piacevole, mentre gli occhi si abituavano alla penombra; nel locale c’era molta gente, soprattutto mercanti, ma non era neanche troppo affollato. Nymph aveva fame, ma non poteva permettersi di sprecare soldi, quindi decise di saltare la cena.
    « Se ti va ancora, domattina puoi accompagnarmi fuori dalle mura; Ras ci aspetterà lì. » Disse a Brandon, con un sorriso, mentre si incamminava lentamente verso l’oste.
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    scusa da morire anche a te per il ritardo ç_ç
     
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