[FIRE] The moon isn't so far.

07.08.102 PA. Baia a sud dell'Isola Verde

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    Un viaggio. Aveva sempre desiderato farlo. Un viaggio attraverso le fazioni, un viaggio alla scoperta di ciò che il mondo aveva da offrire anche pochi metri lontano da casa sua. Un viaggio assieme alla persona che più amava sulla faccia della terra per fuggire insieme, per andare dove nessuno li avrebbe trovati. Amyas glielo aveva proposto come regalo di compleanno. In agosto il tempo diventava gradualmente più caldo fino a raggiungere una temperatura tanto mite da permettere di indossare abiti più leggeri. Avevano deciso pertanto di andare sull’Isola Verde, il luogo natio di praticamente la maggior parte dei draghi vaganti per le Fazioni. Charlie aveva espresso il desiderio di vederne uno, e Amyas aveva cercato di accontentarla. Pochi giorni prima del suo compleanno avevano preparato in due pratiche sacche – modificate con la magia affinchè fossero più capienti all’interno ma il peso fosse minimo – con tutto l’occorrente per il viaggio.
    Charlie aveva indossato per degli abiti piuttosto comodi. Indossava una pratica maglia color panna con le maniche a tre quarti, un paio di pantaloni scuri e degli stivali di cuoio alti fino al ginocchio. Aveva dormito da Amyas la notte prima e, il giorno della partenza, al mattino presto, si sentiva fresca come una rosa. Era scesa di casa di corsa con la terribile impressione di stare dimenticando chissà quante cose importanti. Amyas le aveva detto più volte di non pensarci, che avevano preparato tutto insieme e non mancava nulla, ma Charlie non si era detta convinta. Avevano deciso di usare il teletrasporto, in modo tale da non spendere troppo denaro per il viaggio ed arrivare quantomeno prima. Partivano lasciandosi dietro tutto immutato in una straordinaria ordinarietà: Jim, tornato quello di una volta da ben tre mesi, aveva deciso di occuparsi di sua moglie Olenna e di starle quanto più vicino possibile mentre, Evangeline, era stata quasi contenta di vedere sua figlia andare via per un po’. Usare il teletrasporto non era facilissimo e, da soli, non sarebbero mai riusciti ad utilizzare quell’incantesimo senza controindicazioni. Si erano concentrati, mettendosi l’uno difronte all’altra e si erano presi le mani stringendole forte. Poi avevano chiuso gli occhi e avevano pronunciato l’incantesimo. Per un attimo, Charlie non aveva avvertito nulla, neanche la terra sotto i piedi. Il vuoto assoluto li avvolgeva. Poi, un tonfo. Charlie aprì gli occhi, incontrando luminosa la luce del sole nascente che tutto illuminava e rendeva tutto più splendente. Guardò Amyas davanti a sé avere la sua stessa espressione un po’ sbigottita e gli sorrise. All’improvviso, sentì le gambe cederle e s’appoggiò a lui. Non immaginava che il suo primo viaggio con il teletrasporto sarebbe andato così. “Sto bene, tranquillo.” disse al ragazzo riscuotendosi.
    Trovò che si erano spostati in una baia, ombreggiata appena da una macchia di lecci e giovani querce. La sabbia pallida sotto i loro piedi era morbida e scorrevole, e scendeva in pendenza lungo l’acqua marina splendente e mite. Un sorriso si disegnò sul viso di Charlie. Corse rapida verso il bagnasciuga e, levatasi gli stivali in tutta fretta, immerse i piedi nell’acqua fresca. “Vieni, forza!” invitò Amyas. Il vento leggero le sferzava appena il viso smuovendole la lunga capigliatura rosso fuoco. Charlie si guardò attorno. Davanti a sé, per molte miglia, si stendeva placido il mare azzurro, diventando scuro in diversi punti laddove era il fondale era più profondo. Dietro di sé si apriva un fitto bosco attraverso il quale Charlie riusciva a scorgere un largo sentiero, probabilmente abbastanza trafficato, che doveva condurre al villaggio più vicino. Sicuramente lo avrebbero preso, ma più tardi. Cominciò a camminare avanti e indietro, sentendo la sabbia fredda e liscia modellarsi attorno ai suoi piedi ad ogni passo. L’acqua marina su ad Onore era molto più fredda, doveva ammetterlo. Sarebbe stato il miglior compleanno di sempre. Era abituata a trascorrere quel giorno con Amyas poiché, molto spesso, sua madre se ne dimenticava persino. Evangeline le faceva un regalo ogni tanto, giusto quando ricordava di che giorno fosse, e spesso si trattava di cose da niente. Era Amyas quello che le faceva i regali, che non dimenticava mai quel giorno, anzi, molto spesso era più eccitato di lei.
    “Che te ne pare?” chiese ad Amyas, “Non è bellissimo?”. Lo era a tutti gli effetti. Charlie poteva affermare con sicurezza di non aver mai visto un paesaggio del genere. Onore era colma di boschi, era più fredda e la costa era frastagliata e quasi totalmente priva di sabbia. “Dovremo trovare un alloggio.” disse annuendo. Non sapeva quanti giorni sarebbero rimasti lì ma, senza alcun dubbio, Charlie non sarebbe andata via senza prima vedere un drago.
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    Sentiva la sabbia sotto ai piedi. L'avvertiva proprio lì, morbida, calpestata appena dal suo peso esiguo e dagli stivali di pelle. Il rumore del mare gli arrivò alle orecchie subito dopo: un suono caldo, calmo e rilassante. Le onde che s'infrangevano sul bagnasciuga erano forse la cosa più bella che lui avesse mai visto. Sì, certo, lui abitava vicino al mare di Onore, ma era molto diverso. Innanzitutto per via degli scogli, poi del freddo pungente che raramente gli permetteva di girare tranquillamente con una blusa di cotone. Ad Onore c'era sempre freddo, eccetto quei due mesi scarsi in cui splendeva il sole e la gente si scatenava alle fiere e sulla spiaggia. Aveva ancora le mani di Charlie intrecciate alle sue. Quando avvertì una leggera pressione da parte sua, voltò la testa e la guardò in volto: sembrava raggiante. Di riflesso, Amyas le sorrise con estrema dolcezza, come se gli fosse appena stato detto che aveva vinto tante monete d'oro alla lotteria della Sword's Hilt. Riuscì ad acciuffarla appena in tempo, perché la ragazza gli crollò addosso per via della stanchezza. L'icantesimo di teletrasporto, anche se congiunto, richiedeva una grossa fonte d'energia. Di solito, gli Stregoni erano in grado di farlo una volta finito l'apprendistato, visto che, quando la loro aura s'illuminava, incanalavano così tanto potere da essere costretti ad usare la magia a destra e a manca per scaricarne un po'. Eseguire un incantesimo di teletrasporto era il metodo più veloce e sicuro. Tenne Charlie ben stretta tra le braccia, poi lei gli disse che non era nulla e che stava bene. Si staccò da lui, infatti, procedendo verso l'acqua e togliendosi gli stivali. Immerse le gambe fino a metà polpaccio, ridacchiando. Amyas appoggiò le mani sui fianchi e si voltò verso di lei, sorridendo teneramente. Gli sembrava di rivederla da bambina, quando avevano deciso di fare il bagno d'inverno in una piccolissima spiaggia -forse l'unica- di Onore. Si erano pian piano spogliati fino a rimanere solo con le braghe e la canotta, poi si erano buttati senza pensare alle conseguenze. Che, ovviamente, gli erano precipitate addosso un paio di giorni dopo: febbre alta e tosse.
    Quel giorno, però, era tutto molto diverso: per iniziare, erano più grandi; stavano insieme, e non era una cosa da poco, ed infine era estate, esattamente il compleanno di Charlie. La ragazza lo invitò a raggiungerla, e così fece. Si sfilò gli stivali e le si affiancò, circondandole la vita con un braccio. Osservò i suoi lineamenti alla luce del sole dell'alba, notando sempre di più quanto fosse bella. Probabilmente era l'amore, ma Amyas la vedeva come la ragazza più bella del mondo. Lei gli chiese se quel magnifico posto non fosse spettacolare, e lo Stregone annuì, voltando lo sguardo verso il panorama.
    « Lo è. » confermò quindi. Nella sua sacca c'era il regalo di compleanno che aveva deciso di fare a Charlie. Cercò di non buttarci troppo gli occhi per evitare che lei capisse che lo aveva nascosto, quindi la guardò quando gli disse che avrebbero dovuto trovare un alloggio. Anche Amyas annuì, stringendo la ragazza a sé e voltandosi verso il piccolo villaggio che avevano alle spalle. L'Isola Verde era pressocché incontaminata, anche se l'uomo aveva raggiunto persino quel posto selvaggio.
    « Credo ci sia una taverna poco lontano da qui. La scorsa settimana mi sono informato. » esclamò. Anche se non si fosse informato, comunque, una taverna doveva esserci per forza. Di solito, nella Sword's Hilt se ne trovava almeno una ogni cento, centocinquanta chilometri. Tornò a guardare Charlie e poi appoggiò la fronte sulla sua, un suo gesto ormai abituale, facendo sfiorare i loro nasi. Si sporse ancora un po' e le diede un bacio leggero, tenero. Era contento di essere lì con lei.
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    Amyas appoggiò la fronte contro la sua e la baciò con tenerezza. Charlie lo afferrò per il colletto della camicia e lo baciò a sua volta con trasporto. Forse era l’aria salina o il semplice essere in un altro, inesplorato posto ma Charlie si sentiva più felice di chiunque altro sulla terra. Bastava pochissimo e Charlie si emozionava. Un bel paesaggio, le braccia calde di Amyas attorno a lei, il cuore che le batteva forte nel baciarlo. E poi, era il suo compleanno: era un giorno importante. Non le importava ricevere dei regali, mangiare una gigantesca fetta di torta con la frutta candita o tante persone ad augurarle cento di altri giorni del genere. Tutto ciò che contava era essere lontana da casa o, più precisamente, essere all’avventura con la persona che più desiderava al suo fianco. Amyas disse che nei dintorni doveva esserci una taverna, avrebbero potuto alloggiare lì. Charlie annuì e lo prese per mano, conducendolo fuori dall’acqua. Per un po’ stette ferma mentre il vento le sfiorava il volto illuminato dal sole. Come giornata era cominciata proprio bene, chissà come sarebbe andata a finire. Lasciò la mano di Amyas e andò ad infilarsi nuovamente gli stivali. Tirò su la sacca che aveva portato con sé mettendosela in spalla e si mise a braccetto al ragazzo. “Andiamo.” gli disse. Si incamminarono verso la fitta boscaglia e, ben presto giunsero al sentiero. Era una via larga abbastanza per il pratico passaggio di un carro di grandi dimensioni e ben battuta, segno che veniva adoperata ogni giorno. Su entrambi i lati era costeggiata da alti pini marittimi che la ombreggiavano in gran parte. Il vento si era acquietato e l’aria sembrava essere più fresca. Proseguirono per circa un’ora prima di vedere un blocco di abitazioni stagliarsi all’orizzonte. Si trattava di un agglomerato di case eretto su una bassa collina. La torre in pietra chiara di un piccolo castello svettava al di sopra di tutte le abitazioni con uno stendardo blu appeso su un lato. Charlie alzò il passo stringendosi di più ad Amyas. “Il nostro primo viaggio” commentò con tono dolce. In effetti, con Amyas aveva trascorso una vita intera condividendo praticamente ogni cosa. Eppure, proprio quella situazione i due non l’avevano mai vissuta. Charlie si chiese come sarebbe stato essere in viaggio con Amyas nei panni di suo ragazzo. “Cerca di non infastidirmi, okay?” ridacchiò alzandosi sulle punte stampando un bacio sulla guancia di Amyas. Continuando a chiacchierare, erano giunti finalmente in città. Gli edifici erano piuttosto chiari e semplici, e sorgevano qua e là sul lastricato di pietre chiare. Il castello era visibile in lontananza attraverso le minuscole stradine a zig zag. Furono subito molto fortunati. La prima – e forse unica – taverna si trovava proprio innanzi a loro. Si trattava di un alto edificio in pietra chiara con il tetto scuro. Sopra un portico in legno era appeso un cartello raffigurante un cavallo bianco imbizzarrito. “Sembra buona” affermò Charlie. Spinse Amyas ad entrare con lei. L’interno della locanda era luminoso e ben arieggiato. Sembrava che fosse ben tenuta e pulita. Il locandiere, un uomo tarchiato e panciuto con una lunga barba bianca, gli andò incontro con un gran sorriso. “Oh, due giovani, due giovani! Prego, venite venite!” li invitò, “Volete una stanza immagino, una stanza!”. Charlie sorrise educatamente. “Certo, buon uomo.” L’uomo allargò il proprio sorriso a dismisura. “Lo immaginavo, lo immaginavo! Due stanze singole? O una per due?” domandò. Charlie allungò lo sguardo verso Amyas e lo assottigliò, come una gatta che aguzza un topo con la vista. “Per due, ovvio” disse con un sorriso sornione stampando un bacio sulla guancia del ragazzo.

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    Avevano passato una giornata spettacolare. Senza pensare alla scuola, ai genitori ed a tutti i loro problemi, i ragazzi si erano goduti l'uno la presenza dell'altra e viceversa. Forse era stato proprio in quel giorno che Amyas aveva capito di amare seriamente Charlie. Sapeva che il suo cuore era in qualche modo legato a lei, un legame forte, ma quel pomeriggio ne aveva avuto la conferma. Con lei stava bene, viveva come se l'intera umanità non esistesse. Sì, certo, avevano qualche amico, ma loro erano così uniti che tendevano a scartare eventuali partecipanti alle loro conversazioni. Senza nominare il fatto che a volte parlassero in codice, o che si capissero con uno sguardo. Gli era capitato di scoppiare a ridere davanti a chi non capiva cosa stesse succedendo così tante volte che alla fine avevano deciso di trattenersi per non sembrare troppo pazzi.
    Quella mattina si erano sistemati, avevano fatto un giretto e poi avevano pranzato alla locanda. Inutile dire che Charlie aveva voluto per forza schiacciare un pisolino prima di uscire di nuovo, ma Amyas l'aveva assecondata. Aveva avuto il tempo di sfilare il suo regalo dalla sacca e farlo scivolare nella tasca interna della giacca senza farsi sentire. Quando poi la ragazza si era svegliata, avevano camminato per il piccolo villaggio e avevano chiesto informazioni riguardo le uova di drago. Una volta trovatasi davanti ad esso, Charlie era quasi impazzita. Lo aveva ammirato per una quantità di tempo spropositato e aveva detto di volerne uno. Sfortunatamente, quella specie di rozzo guardiano le aveva risposto che non era possibile, ma sembrava che le fosse andata bene lo stesso. Probabilmente lei già sapeva di non poterne prelevare uno.
    Si erano poi presi un colpo quando un drago era volato sopra le loro teste, ruggendo. Le squame rosse avevano brillato così forte che Amyas aveva dovuto coprirsi gli occhi. Ed il sogno di Charlie si era avverato: aveva visto un drago -più precisamente, una dragonessa- e aveva avuto anche il piacere di ammirarne uno appena nato. Amyas l'aveva guardata mentre aveva accarezzato le creature, sicuro che, se avessero voluto, se la sarebbero potuta pappare in un sol boccone. Erano poi filati a cena -il ragazzo aveva particolarmente fame, forse per via del nervosismo- e si erano adagiati su un tronco portato a riva dal mare, fissandolo con stupore. Quel posto era incredibile, l'avevano ammesso entrambi. Non aveva niente a che vedere con Onore. Così, Amyas era ora accoccolato alla sua Charlie, che gli aveva appoggiato la testa su una spalla. Sospirò, continuando a carezzarle la nuca. Al pensiero di dover tornare, Amyas si sentiva triste. Sarebbe voluto rimanere lì per sempre. Strinse la ragazza sé, avvertendo improvvisamente una morsa gelida stringergli lo stomaco. Era nervoso, molto nervoso. E solo perché doveva dirle quattro parole in croce, sì. Prese un altro bel respiro e poi si spostò appena, facendo tirare su la testa a Charlotte. La guardò negli occhi per una manciata di secondi, poi le afferrò la mano sinistra e la fissò, deglutendo. Si vedeva chiaramente che era imbarazzato e nervoso, perché non riusciva neanche a dissimularlo. È solo Charlie, Amyas. Dai. gli disse la coscienza. Le sorrise, quindi, tornando a fissarla negli occhi.
    « Charlie... » cominciò, facendo una piccola pausa. « Io ti amo. » le disse, serio. Portò subito la mano destra alla tasca interna della giacca beige, afferrando l'oggettino. Tanto per cambiare, le tre dita non venivano fuori. Dovette strattonare e forse strappare qualche punto cucito per tirarle finalmente via.
    In mano, Amyas Daedalus Abrams teneva un piccolo anello d'oro. Al centro, c'era una pietra opaca e tendente al verde acqua. Non sembrava valere poi così tanto -era indubbiamente datato- ma aveva scelto di darlo a lei insieme a suo padre. Quello era l'anello di fidanzamento che Jim aveva donato ad Olenna. Lo afferrò ai lati e lo infilò al dito indice della mano sinistra della ragazza, non senza qualche movimento impacciato. Tornò a guardare Charlie negli occhi, sicura che capisse che anello era.
    « Promettimi solo che non te ne andrai. » le disse, sussurrando.
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    Charlie non avrebbe dimenticato quella giornata per nulla al mondo. Era stata senza alcun dubbio quella più movimentata e interessante di tutta la sua vita. La presenza di Amyas, poi, aveva fatto la sua parte. Charlie era convinta che se il ragazzo non ci fosse stato, non le sarebbe piaciuto poi tanto. Aveva visto delle uova di drago, dei cuccioli e una dragonessa, aveva dormito come un ghiro in un minuscolo letto a baldacchino in una simpatica locanda, aveva giocato a piedi nudi nella sabbia e nell’acqua limpida, aveva mangiato la miglior torta di zucca della sua vita e si era seduta su un tronco lasciato dal mare al chiaro di luna con Amyas. Ormai il ragazzo era diventato – ora più che mai – una costante nella sua vita. Se prima che tra loro nascesse del tenero erano più che uniti, adesso la loro relazione era diventata quantomai inscindibile. Non esisteva una Charlie senza un Amyas e viceversa. Era come se fossero un’unità, come se vivessero in simbiosi. Charlie non poteva dirlo con certezza, ovvio, ma era più che sicura che la loro storia sarebbe durata a lungo, magari come quella dei genitori di lui. Sperava che, qualsiasi cosa fosse accaduta, lui non avesse mai deciso di abbandonarla, quale che fosse la ragione. Lei non lo avrebbe fatto. Sarebbe rimasta al fianco di Amyas per tutti gli anni che si paravano innanzi a loro nel tempo ancora da vivere. Sarebbe stata il suo doppio e la sua metà, l’altra faccia della sua medaglia, l’altro capo della corda. Qualunque cosa fosse accaduta, Charlie sarebbe stata parte di Amyas. E lui di lei. Erano ormai seduti da un po’ su quel vecchio e grosso tronco che il mare aveva fatto arenare sulla spiaggia pallida. Alta e candida nel cielo, la luna brillava come non mai allungando con dolcezza le ombre sulla pallida luce. Charlie non aveva visto un cielo così scuro ma, più lo guardava con attenzione, più si accorgeva di quanto il nero più profondo si trasformasse in blu scuro e viceversa, e di come a poco a poco le stelle comparissero nel cielo come punti di luce fusa, come fuochi fatui. Lo scrosciare debole delle onde miti si accompagnava al placido verso di un gufo nella foresta in una sorta di magica melodia che la natura stava offrendo loro. A Charlie quasi vennero gli occhi lucidi. Prese la mano di Amyas tra le sue e cominciò ad osservarla minuziosamente, come se avesse tra le mani un tesoro di inestimabile valore. Ne segnò il contorno con le proprie dita, la accarezzò appena poi, voltatala, seguì con lo sguardo le pieghe del palmo. Lasciò andare la mano lanciando un piccolo sorriso ad Amyas e si accasciò sulla sua spalla. Non poteva esistere un compleanno migliore, no di certo. All’improvviso, Amyas la riscosse. Le afferrò la mano sinistra costringendola ad alzare il viso. Si fissarono per un po’ prima che Charlie si accorgesse di come Amyas trafficasse con qualcosa all’interno della sua tasca. Le sorrise, ma lo stesso Charlie percepì il suo nervosismo. Cosa poteva esserci di sbagliato in quel momento? Amyas la chiamò. Charlie tirò su il viso pronta all’ascolto quando udì il proprio nome. Le disse che l’amava. Charlie sorrise, pronta a replicare quando qualcosa catturò la sua attenzione. Vide le dita del ragazzo protendersi verso la sua mano stringendo qualcosa di lucente alla pallida luce della luna. Si guardò l’indice con curiosità e sgranò gli occhi: un anello d’oro lo adornava. Era un anello semplice, non troppo sofisticato, ma certamente ben tenuto. Al centro, una pietra verde e ben tagliata lo adornava. Charlie rimase sbigottita a fissarlo per un paio di minuti buoni. Quando sollevò il capo per ritrovare il proprio riflesso negli occhi chiari di lui, si vide commuoversi. Amyas le sussurrò allora qualcosa, le chiese di promettergli di non andare mai via da lui. Charlie si chiese come avrebbe mai potuto. Non era l’anello che li legava, no. Era il gesto da lui compiuto. Non si trattava dell’oggetto che, sicuramente, aveva un valore più che simbolico, ma del sentimento che ora, proprio in quel momento, diventava indistruttibile. Cercò di parlare, ma avvertì un grosso groppone su per la gola. Ridacchiò nervosamente, poi posò le mani sul viso di Amyas. “Se mai andrò via, tu verrai con me.” disse soltanto, e lo baciò. Per la prima volta, le parve diverso. Da quando avevano capito di essere qualcosa di più che semplici amici e da quando si erano scambiati il loro primo bacio, in seguito ce n’erano stati davvero molti. Eppure, in quel momento, a Charlie sembrò di rivivere il primo. Provava quegli stessi sentimenti ed emozioni che aveva provato quel giorno. Le guance bollenti, il cuore a mille, le labbra di Amyas troppo calde, il brivido freddo lungo la schiena: ogni cosa sembrava nuova e inattesa. Allungò le mani fino a raggiungere la nuca del ragazzo, facendo scorrere le dita fin sulla base del collo. Si staccò da lui giusto una frazione di secondo, neanche un istante, per sussurrargli a fior di labbra un appena accennato “Ti amo”.

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    Amyas aveva capito perché le aveva chiesto di non andare mai via: sua madre l'aveva fatto. Era -in un certo senso- stata assente, non l'aveva cresciuto, anzi: sfortunatamente, era stata costretta ad abbandonarlo quando lui era molto piccolo. Ecco perché aveva chiesto a Charlotte di non lasciarlo mai solo, di non far terminare il loro rapporto. Aveva capito che, senza di lei, probabilmente non sarebbe potuto andare avanti. Era una questione di abitudini, forse, eppure il suo cervello ed il suo cuore si erano rifiutati di pensare ad un eventuale futuro senza la sua figura trasandata accanto. Non poteva. Non riusciva. La ragazza gli posò le mani sul volto e gli disse che, se se ne fosse andata, allora lui sarebbe andato con lei. Amyas sorrise, un sorriso stupido ed ebete, di quelli che si fanno quando si riceve una di quelle notizie sconvolgenti alle quali non si può neanche crederci. Charlie lo baciò delicatamente, afferrandogli il colletto della camicia e stringendolo a sé. Amyas non poté che ricambiare, appoggiando entrambe le mani sui fianchi della ragazza. Quella sera, chissà perché, poteva affermare con certezza di essersi legato definitivamente a Charlie. Si scostò leggermente da lei, lasciando che la fronte si appoggiasse alla sua come faceva ormai sempre. Le prese di nuovo la mano sinistra e sorrise, guardandola. Gli sembrava strano vedere quell'anello al dito di Charlie, la sua migliore amica e confidente, nonché prima ragazza ufficiale. Senza staccare lo sguardo dal gingillo, Amyas carezzò il dorso della mano di Charlotte e cercò le parole per descrivere quello che sentiva.
    « Quest'anello era di mia madre. Mio padre gliel'aveva regalato per il loro fidanzamento. La misura è perfetta. » disse, per poi alzare lo sguardo e fissarla negli occhi color nocciola. Arricciò appenna il naso e le stampò un bacio sulla guancia, ridacchiando.
    « La pietra sta bene con i tuoi capelli. » affermò, anche se sembrava più che stesse scherzando, visto che non poté trattenere una risatina stupida. Probabilmente era colpa dell'adrenalina che si stava scaricando, perché non si era mai sentito così agitato. Era decisamente esagerato, doveva ammetterlo, ma quando si trovava in queste situazioni lui reagiva così, non poteva farci nulla. Strinse la mano di Charlie, per poi sporsi un pochino e cercare di baciarla come si confaceva ad una coppia ben assemblata. Quella sera voleva stare sempre con lei. Dormire abbracciati, toccarle i capelli, darle pizzicotti sui fianchi per farla innervosire ed infine baciarla. Voleva solo quello. O forse qualcosa di più, sì, ma non osò neanche pensarci. Se a Charlie fosse andato bene, allora lui avrebbe accettato. Si sentiva pronto per quel passo, ormai. Anche perché era un "ostacolo" che avrebbero dovuto affrontare, prima o poi. Chiuse gli occhi, quindi, e strinse i fianchi di Charlie, avvicinandola alla sua bocca. La voleva vicina, così tanto che avrebbero rischiato l'uno di inglobare l'altra. Era un po' come gli era successo a casa di lei, qualche mese prima: aveva questa sorta di vampate, di ondate d'amore che non riusciva a trattenere, o che dominava a stento. Solo che l'altra volta c'era stata la figura imponente della madre di Charlie; questa volta, chi avrebbe salvato la piccola e povera ragazza dai capelli rossi?
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    Amyas si staccò da lei per spiegarle che quell’anello, tempo prima, era appartenuto a sua madre Olenna. Charlie sorrise e annuì dolcemente: lo ave ipotizzato già da sé. La fattura dell’anello e l’intenso valore affettivo che sembrava avere per Amyas le avevano subito fatto pensare ad un gioiello appartenuto tempo addietro ad un membro femminile della famiglia del ragazzo. Amyas le carezzava appena il dorso della mano, senza staccare mai gli occhi dall’anello.
    Le disse che le stava bene, che quel verde opaco era in perfetta concordanza con i capelli fiammeggianti di lei. “E’ meraviglioso” confermò Charlie esponendo la pietra alla luce pallida della luna. “Credo di non aver mai indossato un anello” continuò con un leggero tono imbarazzato, “Questo è a tutti gli effetti il primo. È così bello che dovrò nasconderlo a mia madre, o me lo ruberà durante la notte.” Charlie ridacchiò nervosamente.
    Per quanto quell’anello potesse essere splendido nella sua perfetta raffinatezza, nel bagliore della pietra - sicuramente di un certo valore - e dell'oro del gioiello in sè, Charlie guardava oltre. Quello era il suo regalo di compleanno, certo, ma se non fosse mai arrivato per nessun motivo al mondo ciò avrebbe fatto la differenza. Vedeva quell’anello come una sorta di surplus: il vero regalo era Amyas al suo fianco, ilil suo sorriso quando la guardava, i suoi baci, il suo semplicemente essere tutto ciò di cui lei aveva più bisogno.
    Per un attimo, Charlie pensò ai tempi in cui erano stati solo amici: lei era stata sempre un po’ scostante nei suoi confronti, eppure non l’aveva mai fatto di proposito. Pensò a quando lo buttava giù dal letto – magari facendogli anche male – e alla rabbia di lui che non si presentava mai. Pensò a lui che la prendeva in giro benignamente e a lei che, invece, gli rispondeva in malo modo. Quanta pazienza doveva aver avuto Amyas con lei, davvero tanta. Senza contare che poi se n’era innamorato. Di lei. Chi poteva mai provare qualcosa per una ragazza irascibile e sicuramente poco femminile come lei? In paese, nessuno aveva mai dimostrato qualche interesse nei suoi confronti. Non che lei avesse mai provato ad avvicinarsi ad un ragazzo che non fosse Amyas, ma semplicemente reputava estremamente stupidi e banali tutta quella cerchia di giovani gagliardi che, invece, sembravano infiammare i cuori delle ragazze sue coetanee. Fortunatamente, Amyas non faceva parte di quel gruppo. Sin da praticamente sempre, Charlie lo aveva reputato così tanto diverso da affidargli ogni suo piccolo segreto, ricordo o frammento di vita. Ora che erano fidanzati, Charlie si sentiva pronta a dargli persino di più, quasi in segno di riconoscenza per tutto ciò che lui aveva fatto per lei. Pensare a lui come 'fidanzato', però, le faceva ancora strano. Charlie non aveva mai avuto un ragazzo prima d’allora e, un po’ a causa di sua madre, un po’ a causa di momenti di bassa autostima, non aveva mai creduto di poter avere una persona al proprio fianco in futuro. Del resto, lo stesso Amyas era arrivato come un fulmine a ciel sereno nonostante facesse più che parte della sua vita. Era stata una fortuna aver trovato lui: Charlie non poteva chiedere di meglio. Ora comprendeva come mai Amyas avesse avuto così tante ragazze: sebbene si ritenesse brutto, aveva una sorta di fascino e ironia così contagiose da non lasciare via di scampo. Ma ora era tutto suo, e guai a portarglielo via: allora sì che si sarebbe vista una Charlie davvero arrabbiata.
    Amyas cominciò a baciarla ancor prima che lei se ne rendesse effettivamente conto. Il ragazzo le aveva stretto le braccia attorno ai fianchi e la spingeva sempre più verso di sé. Charlie ridacchiò, staccandosi per un momento. “Che fai, approfitti di me?” rise, “Cattivo ragazzo, non si fa.” Charlie, avendo allungato le mani verso il petto del ragazzo, aveva poi cercato di spingerlo giù dal tronco, nella morbida sabbia pallida, e di metterglisi a cavalcioni sullo stomaco. “Non provare a ribellarti, lo sai che sono più forte di te” gli disse.
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    Charlie era sempre stata abilissima nel distrarlo. Si ricordava persino quando, da piccoli, la bambina gli aveva fatto le boccacce per deconcentrarlo durante un'interrogazione del maestro di Storia Pre Apocalittica. Per non parlare delle frasi buttate al vento giusto per distogliere la sua attenzione da qualche ragazza o da un oggetto che gli piaceva. Evidentemente, Charlotte ci provava gusto ad incasinargli la mente. Mentre era intento a baciarla, infatti, lei si staccò appena e lo rimproverò affettuosamente, costringendolo a ridacchiare. Non capiva che il cervello di Amyas non poteva suddividersi in troppi pezzi? O pensava a baciarla -e, di conseguenza, a tutto il resto- oppure rideva. Non riusciva a fare entrambe le cose, era come se gli si spegnesse una qualche parte della testa. Erano due emozioni nettamente differenti, l'eccitazione ed il divertimento, non poteva mescolarle. Sperava di non essere l'unico, altrimenti avrebbe dovuto considerarsi grave. All'improvviso -come era solito di Charlie, d'altronde- la ragazza lo spinse di lato, facendolo scivolare col sedere nella sabbia. Amyas rimase sorpreso dal gesto e non fu in grado neanche di reagire e rimanere in equilibrio: andò direttamente per terra, quindi, a gambe larghe, sdraiandosi all'indietro con un movimento fulmineo. Non se lo aspettava, certo, ma di sicuro si aspettava ancora meno la mossa successiva di Charlotte: alzò una gamba e gli si mise a cavalcioni, fronteggiandolo. Ecco, no, quelle cose non doveva farle. Non così all'improvviso. Amyas era stato dolce, aveva aspettato tutti quei mesi, ma non era mica un automa. Aveva degli stimoli precisi, dei punti deboli, degli imperativi biologici. No, non poteva farlo. Deglutì e si irrigidì, teso a causa della situazione. Non stava succedendo nulla, alla fine, solo che gli era presa un po' d'ansia. Probabilmente era perché quella sera sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa: erano lontani da casa, soli e fidanzatissimi. Era sicuro che anche Charlie si aspettasse qualcosa di più concreto. La ragazza gli disse infine di essere più forte di lui. A quel punto, lo Stregone sorrise, appoggiando le mani sui fianchi di Charlotte e guardandola negli occhi.
    « Ma come, io ti regalo un anello d'oro e tu mi tratti così male? » scherzò, arricciando il labbro inferiore come un bambino. Poi cercò di sorprendere Charlie afferandole le mani e strattonandola verso di sé. La cascata rossa dei suoi capelli gli discese dolcemente sul busto, sul collo e sul volto, coprendolo quasi completamente. Amyas rise, lasciando le mani di Charlie -visto che sapeva quanto lei odiasse sentirsi imprigionata- e poi gliele poggiò sulla schiena, tentando di avvicinarsi alle sue labbra. In mezzo alla sabbia, poi, certi movimenti non erano molto facili. Senza contare che aveva una persona seduta sullo stomaco, che di certo non era proprio la più leggera del mondo. Fosse stata una bambina, beh, l'avrebbe retto; ma era Charlie, e per di più lui l'aveva strattonata. Per il contraccolpo, comunque, Amyas aveva indurito l'addome per evitare botte involontarie. Lasciò la sua schiena e le infilò una mano fra i capelli, portandoglieli all'indietro e scoprendo il suo volto. Lo sguardo di Amyas era -ormai come sempre- pieno d'amore. Gli occhi gli scintillavano quasi, mentre contemplava il viso di Charlotte. Fidanzati. Siamo fidanzati.
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    Amyas le era sembrato sbigottito da quel suo gesto improvviso: era possibile che non si ricordasse di quel gioco che facevano sempre da bambini? In realtà, avevano continuato a farlo molto spesso. L’uno spingeva l’altra da qualche parte e viceversa, poi saltavano a cavalcioni sullo stomaco dello sfortunato atterrito. Amyas amava farlo al mattino, quando dopo che Charlie aveva passato la notte a casa sua, lui la svegliava saltandole sullo stomaco. Eppure, sembrava che questa volta fosse diverso. Quando erano stati solo amici e nulla di più, non si erano mai fatti problemi: era solo un gioco. Ora, per una qualche assurda ragione, sembrava che entrambi non riuscissero ad essere pienamente loro stessi. Charlie guardò Amyas: il ragazzo le sorrideva, certo, e le rispondeva scherzosamente anche ma... Era come bloccato. Charlie lo aveva sentito indurire l’addome quando lei si era seduta su di lui e l’aveva guardato incuriosita, quasi a chiedergli il motivo di quel gesto. Amyas le prese le mani e le diede una poderosa scossa. Charlie ridacchiò contenta, ma poi lo avvertì irrigidirsi nuovamente. Con una mano le scostò i capelli dal viso, fissandola intensamente. Charlie si piegò su di lui, accostando il viso al suo petto. Sentiva il battito ritmico del suo cuore attraverso gli stati di stoffa e carne. Gli mise le mani sulle spalle, aiutandosi a sollevarsi. Impuntò il proprio sguardo in quello del ragazzo: se era vero che bastava ad entrambi un solo sguardo per capire cosa sentiva l’altro, allora quella sarebbe stata una sorta di prova del nove. Charlie si vide riflessa nelle pupille scure degli occhi di ghiaccio di lui. Sembrava che non ci fosse nulla che non andasse, nulla di diverso da prima. Eppure Amyas si era comportato stranamente. Lo fissò intensamente: ancora nulla di diverso. Charlie aggrottò leggermente le sopracciglia e storse la bocca. Strinse le gambe attorno al torace di lui e cominciò a premergli sul petto, aprendo larghi i palmi su quest’ultimo. Continuò a pressare per un po’. “C’è qualcosa che non va, Am?” gli domandò, “Sei strano. Cioè, non che tu normalmente non lo sia, ma ora sei particolarmente strano. Sono pesante? No, perché ti avviso: sono dimagrita, eh.” Ma Amyas sembrava non ascoltarla. Charlie aveva l’assurda sensazione che, da una parte questi avesse la testa tra le nuvole, dall’altra che invece fosse troppo concentrato a pensare a chissà che cosa. “Hai fame? Non credo, hai fatto il bis con la torta alla locanda. Sonno? E’ un po’ presto, non credi? Forse freddo? Beh, in effetti sei disteso nella sabbia.” ridacchiò facendo scivolare le mani fino al collo del ragazzo e stendendosi nuovamente su di lui. Allungò le mani fino a sfiorargli il mento con le dita, poi si lasciò scivolare di fianco, accoccolandosi accanto a lui e posando la testa sul suo petto. Ormai, Charlie si ritrovava a pensare a quanto istintiva fosse la loro relazione molto spesso. Era fatta di gesti inconsulti e sentiti che mai venivano programmati. Non si baciavano o abbracciavano perché dovevano farlo in quanto coppia, ma perché lo avvertivano come bisogno impellente. Capitava che così, di punto in bianco, uno dei due baciasse l’altro o lo stringesse in un abbraccio quale che fosse la situazione. In quell’istante, Charlie aveva sentito di volersi accoccolare ad Amyas e, nonostante il freddo pungente della sabbia sotto di sé, lo aveva fatto. Charlie non era una tipa romantica e mai da quando lei e Amyas si erano fidanzati, aveva preteso qualcosa da lui. Non un capriccioso regalo, non un insulso mazzo di fiori per festeggiare il loro primo mese insieme. Charlie festeggiava ogni giorno passato con Amyas semplicemente godendo della presenza di lui al suo fianco. Non poteva chiedere regalo migliore. “Sai” cominciò, “Non credo di poter immaginare la mia vita senza di te.”
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    In qualche modo, Charlie sembrava essersi accorta che Amyas si sentiva diverso rispetto al solito. Non aveva capito come, visto che aveva cercato di dissimularlo al meglio possibile, ma evidentemente si conoscevano da così tanto tempo che lei intrercettava anche la più piccola scintilla di cambiamento nel suo sguardo. Si domandò, quasi allarmato, se non avesse capito ciò che stava pensando -o meglio, ciò che stava cercando di evitare di pensare. La ragazza, infatti, cominciò a guardarlo in modo strano ed a chiedergli se fosse tutto a posto. Prima gli chiese se pesasse, poi se avesse fame e poi freddo. Amyas, sollevato dal fatto che lei non avesse capito proprio un bel niente, ridacchiò, guardandola negli occhi. Loro avevano sempre giocato in questo modo, ma ora era diverso. C'erano di mezzo sentimenti più importanti, ambizioni differenti. Amyas non era capace di fare finta di nulla, non gli veniva poi così bene. Loro due ormai erano fidanzati, avevano un altro tipo di rapporto, potevano sbilanciarsi un po' di più e probabilmente Charlie ancora non ci arrivava. Per quello Amyas rideva: non sembrava, ma Charlotte era la ragazza più innocente che avesse mai incontrato. Non aveva pensato che la sua presenza potesse ormai causare in lui quel tipico subbuglio nello stomaco che ha chi è nervoso anche al solo pensare di dover fare quella determinata cosa con la persona che ama. Amyas era nervoso, punto. Sentiva di volerlo fare, anche perché era decisamente ora, ma sapeva anche che una cosa del genere avrebbe potuto cambiare nettamente il loro rapporto. Conosceva Charlie, e per questo sapeva che lei era vergine. Non era questo il punto, comunque; certo, aveva paura di farle male e tante altre cose, ma più di tutto aveva paura di non essere all'altezza, di non poterla soddisfare a dovere. In molte coppie, se non c'era un'intesa particolare si poteva persino arrivare alla separazione. Le ragazze con cui era stato, comunque, non si erano mai lamentate, anzi; era vero, Amyas era brutto, ma evidentemente sapeva farci.
    « Niente, Charlie. Non ho niente. » ridacchiò, guardandola in volto. Sembrava una madre apprensiva che si preoccupava per il figlioletto malato. La ragazza, poi, si lasciò cadere al suo fianco e lo abbracciò, appoggiando la testa sul suo petto. Amyas alzò un braccio e glielo portò attorno alle spalle, stringendola a sé. Erano distesi nella sabbia e non gliene importava assolutamente nulla. Si voltò a guardarla negli occhi e cercò di carpire qualche informazione. Notò solo la forza dell'innamoramento e nient'altro. Allungò l'altra mano e le carezzò il viso, poi le si avvicinò e la baciò con tenerezza, chiudendo gli occhi. Quando si separarono, un attimo dopo, Charlotte gli sussurrò che non poteva immaginare la sua vita senza di lui. Amyas si voltò su un fianco e l'abbracciò meglio, appoggiando la fronte alla sua.
    « Non c'è bisogno che tu lo faccia. » le rispose, sorridendole dolcemente, senza mai staccare lo sguardo da quello di lei. Doveva ammettere di aver pensato la stessa cosa precedentemente, quando le aveva regalato l'anello. Per quel motivo preciso le aveva chiesto di non andare via: non ce l'avrebbe fatta.
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    Quel pensiero la spaventava più di ogni altra cosa al mondo. Eppure... Eppure si sentiva quasi pronta. Cosa poteva mai andare storto? Certo, c’era sempre il pericolo di fare il passo più lungo della gamba e ritrovarsi quindi con un imbarazzo tale da non riuscire a proferir parola per almeno una settimana. Da una parte però, quella stessa parte che quasi la spingeva a voler compiere quell’atto, si sentiva sicura: non stava per farlo con uno sconosciuto, accidenti, si trattava di Amyas. Non avrebbe potuto chiedere di meglio neanche se avesse voluto. Sapeva che, qualunque cosa fosse potuta succedere, lui non si sarebbe tirato indietro e l’avrebbe aiutata. Per Charlie poi, era la prima volta. Il ragazzo ormai, per quanto lei ne sapeva, doveva essere un esperto, ma... Cosa avrebbe detto di lei? Tutto ciò su cui Charlie poteva contare era il proprio istinto e nient’altro. Doveva semplicemente fare ciò che il suo corpo le ordinava di fare, tutto qui. E avrebbe anche lasciato fare ad Amyas, certo. Magari l’avrebbe guidata lui e tutto sarebbe andato per il meglio. Si chiese all’improvviso come fosse giunta a pensare tutta quella serie di cose. Intanto, aveva cominciato a giocare con Amyas e lui non le aveva risposto esattamente come lei si era aspettata. Poi, quando lui l’aveva presa per i fianchi, Charlie aveva avvertito come un brivido freddo correrle lungo la schiena. Potevano essere quelli i primi segnali? Charlie sapeva bene che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Durante quei loro primi mesi insieme, si era preparata psicologicamente: si era immaginata un sacco di situazioni in cui sarebbe potuto accadere, i gesti, i movimenti e, persino, le parole. Con un dito, cominciò a disegnare dei cerchi sul petto di Amyas. In quell’istante, anche se probabilmente non lo avrebbe mai ammesso a causa del suo strano e difficile carattere, Charlie scoppiava d’amore per lui. Spesso le capitava di sentire il cuore batterle forte quando lui le si faceva incontro semplicemente sorridendo. Provava una sorta di muta eccitazione quando lui la abbracciava stringendola forte al suo petto nonostante la testa di lei arrivasse di poco alle sue scapole. Adorava strofinare il viso contro la stoffa delle sue stravaganti camice e poi ordinargli di muoversi o sarebbero arrivati tardi al boschetto. Oh, Amyas. Di amarlo non aveva alcun dubbio: poteva dirsi pronta a compiere quel passo? Sì, poteva farcela. Cos’era, del resto, se non un atto d’amore? I cerchi sul petto di Amyas cominciarono ad allargarsi e ad essere sempre più lenti. Doveva cominciare lei? Cosa doveva fare esattamente? Si costrinse a trattenere il respiro per un attimo, poi sospirò sommessamente. Tutto doveva partire dalla sua testa. Poteva farcela? Certo. Pensò a quanto amasse Amyas, a quanto adorasse vederlo sorridere, a quanto si sentisse euforica all’idea di vederlo, a quanto le piacesse quando lui la toccava con passione. Fermò la mano sul basso ventre del ragazzo, cominciando a tirare su la camicia infilata nei pantaloni. S’accorse di stare tremando: sperò che Amyas pensasse al freddo e non alla sua agitazione. Si spinse in avanti, salendo di più in modo che il suo viso fosse a pochi centimetri da quello di lui. Si tirò un po’ su, issandosi su un gomito. Cominciava a sentire caldo, eppure la sabbia sotto di lei gelava sempre più. Si sporse sul viso di Amyas e cominciò a baciarlo. Non voleva che vedesse. La vergogna cominciò a montarle dentro come un piccolo fuoco in un pagliaio a poco a poco che tirava su la camicia. Al tocco con la pelle nuda del ragazzo, avvertì la sua pelle d’oca al tocco con il freddo pungente della sera. Charlie cercò di non pensarci, mentre un groppone le si fermava in gola. Spinse di più le proprie labbra su quelle di Amyas, fino a quasi farsi male. Con dita tremanti, a poco a poco, afferrò il bordo dei pantaloni di Amyas, facendo scivolare la propria mano all’interno. Deglutì violentemente strizzando gli occhi, mentre una scarica d’adrenalina le scendeva giù per la schiena.
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    La ragazza non gli rispose. O perlomeno non subito. Si fissarono per una manciata di secondi, durante la quale il sorriso di Amyas svanì a poco a poco. Notava che Charlie era assente: lo guardava, ma non lo vedeva. Gli era venuta voglia di prenderla per le spalle e scrollarla, in modo da avere la sua attenzione. Insomma, le aveva appena fatto una bella dicharazione d'amore! Come poteva perdersi certe perle? Charlie si alzò, impuntandosi con un gomito, e lo guardò in faccia. Sembrava che stesse decidendo qualcosa. Lì per lì, Amyas pensò ad un altro scherzo: e se gli avesse sferrato un pugno sullo stomaco? No, non lo pensava così per farlo, sapeva che la sua ragazza ne era capace. Con un movimento istintivo, il ragazzo si andò a coprire la pancia e lo stomaco con le mani, sorridendo come uno stupido alla sua fidanzata. Non riusciva a capire il suo nervosismo, non ci arrivava. Pensava che lei non volesse farlo, quella sera, quindi aveva eliminato la malizia dalle sue parole e dal suo sguardo. Non c'era neanche negli occhi di lei, però: non è che gli avesse fatto un occhiolino o che cosa diavolo ne sapeva lui. Si ritrovò il suo volto a breve distanza ed una mano di lei che scendeva pericolosamente. Sapeva che, se fosse stato uno scherzo, il suo amico laggiù non avrebbe retto. No, di sicuro. Era emotivamente debole, lui. Amyas era a posto, alla fine poteva capirlo. Ma lui no. Passò dalla manina di lei ai suoi occhi, fissandola con uno sguardo misto fra terrore e divertimento.
    « Charlie, cosa... » iniziò, ma la ragazza si spinse in avanti e lo baciò con foga. Amyas era troppo occupato per accorgersi che lei aveva definitivamente infilato una mano nei suoi pantaloni -anzi, quella furbona era andata a colpo sicuro e aveva superato persino il problema delle sue mutande. Gli sfuggì un urletto, non capì bene di che genere. Non stava davvero succedendo, no. Lei era una sorta di ologramma, ne era sicuro. O magari stava sognando. Insomma, gli era già successo. Sì, doveva amaramente ammettere che gli era già successo. Il vero problema era: fermarla o prendere la palla al balzo? Cosa volesse il suo corpo gli era chiaro, così come quello che desiderava la sua mente. Restava da chiarire che cosa volesse veramente lei. Si disse, però, che se lo aveva fatto doveva necessariamente averlo voluto fare. O forse no? La testa cominciò a rimpirglisi di pensieri, anche se piuttosto connessi, vista la presenza di Charlie laggiù. Lui non l'aveva mai costretta a fare nulla, né gliene aveva mai parlato. Non credeva di averla stressata su quell'argomento, quindi. Probabilmente era stata un'iniziativa dell'ultimo minuto. Prese, in conclusione, la palla al balzo, afferrando Charlie per le spalle e ridendo mentre la baciava. Con un movimento fulmineo se la portò di fianco -stando bene attento a non far uscire la sua manina da laggiù- e poi le si mise sopra, senza però appoggiarsi. Adesso che si era staccato notava il suo imbarazzo ed il suo nervosismo: ora che ci pensava bene, le tremavano anche le mani. Non voleva che provasse paura, né che temesse il dolore. Le afferrò l'altra mano -col cavolo che avrebbe sfilato quella dai suoi pantaloni- e la guardò in volto, sorridendole dolcemente. Poi avvicinò il volto fino a far sfiorare i loro nasi e le fece l'occhiolino.
    « Non devi avere paura, Charlie. Mi occuperò io di te. So come far-OH! » disse, terminando la frase con un gridolino. Sì, beh, l'istinto la stava guidando proprio bene. Amyas deglutì, cercando di riprendersi un po', poi tornò a guardarla negli occhi. La baciò e chiuse gli occhi, lasciando le mani libere. Una di esse scivolò sul bordo della blusa, l'altra pensò a tirare leggermente su Charlie. Indubbiamente il ragazzo sapeva come muoversi, visto che sfilò la maglia della sua fidanzata con un movimento fulmineo. Prima c'era, ora non c'era più. Come tutte le ragazze, Charlotte portava una sorta di reggiseno che le sosteneva, appunto, il seno. Decise che ci avrebbe pensato dopo. La adagiò di nuovo a terra, poi si staccò da lei e si sfilò la giacca beige. L'indumento volò via dietro di loro, così come la camicia. Rimase solo il farfallino. Con un sorriso sghembo, Amyas si piegò di nuovo su Charlie e la guardò negli occhi con amore. Le carezzò il viso e la baciò con trasporto. Sperava che non avesse paura. Non lo voleva.
    « Io ti amo. Lo sai, vero, Brutta Addormentata? »
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    Ci voleva calma, sangue freddo e tanta forza di volontà. Da ciò che sentiva Charlie, però, proprio quell’ultima non mancava all’appello. Aveva paura, certo, una paura terribile che le faceva tremare le mani come non mai, tuttavia era più eccitata di una trottola impazzita. Da un po’ di tempo, non avvertiva più il freddo pungente, anzi: le guance le si erano imporporate violentemente e avvertiva un caldo terribile. All’inizio, neanche Amyas era riuscito a credere a ciò che lei si apprestava a fare, ma poi era stato al gioco. Eccome. Charlie non si capacitava di come le fosse saltato in mente di fare una cosa del genere, un gesto del genere, ma si era affidata totalmente al proprio corpo, agli istinti primordiali che questo aveva, ed aveva funzionato. Sembrava che ad Amyas piacesse, il che era tutto dire. Poteva far godere il ragazzo, non ci credeva neanche lei. Ormai il momento era giunto e, sebbene il groppo in gola ancora non l’avesse abbandonata – non era riuscita a dire neanche una parola, infatti – psicologicamente si sentiva pronta. O quasi. Amyas l’aveva assicurata, o almeno ci aveva provato, prima di soffocare un gridolino al tocco della mano di lei nelle sue ‘profondità’. Quando lui aveva reagito in quel modo, a Charlie era scappato un risolino nervoso. Stava accadendo, ormai era questione di attimi. Di tirarsi indietro non ci pensava, no, ma a tratti sempre più frequenti la paura si impossessava di lei e le faceva tremare sempre più le mani. Non aveva paura del dolore, poiché era cosciente che sarebbe giunto in ogni caso. Ciò che temeva più di ogni altra cosa era non riuscire ad accontentarlo. Più e più volte nella sua mente Amyas era apparso come un esperto in quella materia alla quale Charlie stava accostandosi per la prima volta. Poteva dire di non avere neanche le basi. Se aveva fatto quel gesto era perché, dettata dalle leggi della natura, qualche scarica lungo la sua schiena l’aveva costretta. Ora si trattava di cose ben differenti. Cercava di baciare sempre più il ragazzo e, così facendo, di oscurargli la vista. Per un qualche assurdo motivo, non voleva che lui la guardasse: temeva che, in quegli occhi ormai più che simili ad un libro aperto per lei, potesse leggervi la delusione o il malcontento. Nei suoi, era più che certa che Amyas non avrebbe trovato altro se non amore e paura, in un mix così così carico d’adrenalina da farle rizzare i peli sulla pelle. Amyas l’afferrò in un momento e la tirò su di sé. Per un breve attimo, a Charlie mancò il respiro. In realtà, perse persino un battito, tanto le venne un colpo. Intanto però, il groppone sembrava essersi sciolto. Continuava a sentire le labbra calde del suo ragazzo sulle sue, la lingua di lui nella sua bocca, ma adesso stavano aggiungendosi anche le sue mani. Fredde, come il ghiaccio. Le sue dita sottili si strinsero attorno al bordo della camiciola che lei indossava e la tirarono su con un colpo secco, lasciandola a torso nudo. Il gelo pungente l’avvolse, facendole inarcare la schiena violentemente. Adesso però, quelle stesse dita di ghiaccio, ardevano come tizzoni sulla sua pelle. Quanta adrenalina era in circolo in quel momento lo sapeva solo lei. In un soffio, Amyas la rigirò sotto di sé e cominciò a spogliarsi a sua volta. La sabbia pallida si modellò attorno al suo corpo mentre l’ombra di Amyas si stagliava su di lei. Era certa che se lui l’avesse guardata negli occhi in quell’istante, li avrebbe trovati lucidi tanta era l’eccitazione. Amyas si sfilò la giacca e quindi la camicia. Rimaneva solo il farfallino rosso legato al suo collo. Charlie si staccò per un breve istante dalla bocca di lui per lasciarsi sfuggire una risatina a quella vista. Sfilò la mano dai pantaloni di lui e slegò il farfallino lanciandolo oltre la schiena di lui. Allungò le mani sotto il petto di lui e afferrò il bordo dei pantaloni, sfilandoli con lentezza. Voleva quasi frapporsi alla velocità di lui: voleva dimostrargli che, infondo, avevano tutto il tempo che questo mondo aveva da offrirgli. Ora, Amyas era completamente nudo, eccezion fatta per quell’indumento intimo così chiaro da sembrare parte della sua pelle. Con una mano, afferrò il mento di Amyas, costringendolo a premere sempre più il viso contro di lei; l’altra mano la posò sulla schiena di lui, prima carezzandola, poi artigliandola con dolcezza. Fece un sospiro: ecco, ora arrivava il momento. Con quella stessa mano, spinse giù Amyas, lasciando che i loro corpi quasi si fondessero in uno solo.
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    Solo successivamente aveva pensato che sarebbe potuto arrivare qualcuno. Vero, erano abbastanza appartati, ma era sicuro che anche lì vivesse qualche guardone. L'unica cosa che sperava, in quel momento, era che nessuno si facesse venire l'idea di fare una passeggiata sulla spiaggia. Ormai era notte, vista e considerata la posizione della luna. Probabilmente erano le undici o mezzanotte. Chi si sarebbe fatto un giro sulla spiaggia? Loro, tanto per cominciare. Quindi era possibile che venissero sorpresi proprio nel bel mezzo della loro... cavalcata, sì. Avvertì Charlie ridere e la guardò mentre gli sfilava il farfallino, lasciando libere le sue parti basse. Amyas aveva voluto fare il simpatico e tenerselo addosso, ma evidentemente lei lo voleva completamente nudo. Charlie l'aveva già visto senza abiti addosso; certo, molto tempo prima, ma in fondo erano cambiate ben poche cose. Era rimasto magro, fin troppo magro, cicatrici nuove non ce n'erano. Magari era cresciuto, quello sì. La ragazza allungò una mano dietro la sua schiena e si strinse a lui, baciandolo con foga. Lo Stregone la avvertì mentre gli sfilava i pantaloni con lentezza, quasi come se lo facesse apposta. Amyas non ce la faceva più, ma si disse che avrebbe potuto pazientare ancora un po'. Pensava solo a baciare Charlie, a renderla sua: dalla bocca passò al collo, dandole piccoli baci sempre più frequenti, fino ad arrivare alle ossa sporgenti della clavicola. Le percorse con le labbra, mentre le mani scivolavano sui fianchi di lei. Sempre più giù. Con dita esperte, Amyas sbottonò i pantaloni di lei, allentandoli un poco. Non sapeva se poteva buttarsi con i preliminari, e gli sembrava brutto chiederglielo. Perciò, quando tornò a baciarla in bocca ed a guardarla in volto, gli occhi di Amyas erano dorati. Non usava spesso la magia quando faceva l'amore, ma si disse che poteva essergli d'aiuto. Non voleva assolutamente che Charlie si facesse male, perciò doveva pensare ad aiutarla a sciogliersi. L'incantesimo -che formulò nella mente- l'aveva letto su una sorta di libro proibito nella biblioteca degli Anziani. In poche parole, avrebbe riprodotto i movimenti che lui avrebbe invece dovuto fare in altri modi, con parti distinte del suo corpo. Charlotte sembrava non volersi far guardare in faccia, e questo ad Amyas dava fastidio: se doveva fare l'amore con la ragazza che amava davvero, voleva fissarla dritta negli occhi. Le diede un piccolo bacio sul mento, poi tornò al collo, ancora senza smettere di pronunciare l'incantesimo. Insomma, voleva che si scaldasse. In questo modo, per lui sarebbe stato più facile portare a termine il rapporto senza farle troppo male. Le mani tornarono al bordo dei pantaloni di lei, stavolta tirandoli via con decisione. Ora indossavano entrambi solo biancheria. Era arrivato il momento decisivo. Gli occhi di Amyas tornarono normali solo quando avvertì il corpo di Charlie ribollire, come se l'avesse appena fatta cuocere su una piastra. Il ragazzo sorrise e si allontanò di poco per guardarla in faccia.
    « Io voglio guardarti negli occhi, Charlie. » le disse, carezzandole il volto. Gli sembrava strano anche il fatto che non parlasse, ma probabilmente l'emozione era talmente forte che le impediva di farlo. Amyas reagiva in modo diverso ad una tale carica d'adrenalina: faceva lo stupido, rideva. Era quello che sapeva fare meglio. Per quello non riusciva a smettere di sorridere, mentre la baciava e l'accarezzava. Gli sembrava tutto così irreale... la spiaggia, loro due, l'anello, il loro amore. Suo padre che era rinsavito, la madre di lei che aveva accettato -quasi- la loro relazione. Era il momento perfetto. Neanche si accorse di aver abbasato la biancheria di entrambi. Si rese conto di avere tra le braccia le cosce di Charlie solo quando avvertì i granelli di sabbia crollare a terra. Certo, doveva ammettere che non avevano scelto la location perfetta... la sabbia lo irritava.
    Non fece niente di corsa. Aveva lasciato le gambe della ragazza e le si era avvicinato, baciandola, poi aveva provato appena ad entrare in lei. Senza fretta, senza spingere. Ci avrebbero messo il tempo che le ci voleva, punto. Non aveva intenzione di affrettarsi, anzi, voleva godersi ogni momento con Charlie. Le afferò i fianchi e li strinse, preso dalla foga del momento. Aveva già il fiato corto: un po' erano le emozioni fortissime che stava provando, un po' l'eccitazione. Mentre la baciava teneva gli occhi quasi aperti, per paura di intravedere una qualche smorfia di dolore. Una cosa che temeva era che lei non si godesse la sua prima volta. Non se lo sarebbe mai perdonato. Tentò di farsi strada leggermente, smettendo per un momento di baciarla e guardandola negli occhi. Ci lesse solo tanto amore ed anche una buona parte d'eccitazione.
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    Amyas le tirò giù tutto ciò che rimaneva dei suoi indumenti in un soffio. Il freddo colpiva la sua pelle nuda e bollente come aghi pungenti. Istintivamente si strinse al ragazzo, avviluppando il corpo di lui con le proprie gambe. Charlie sentiva il suo corpo diventare sempre più bollente, man mano che i secondi passavano. Amyas la baciava praticamente ovunque, ma lei stessa sapeva bene che non erano quei gesti motivo di tanto bollore. Immaginava cosa avrebbe visto se si fosse guardata in faccia in quel momento: le guance, e anche gran parte del viso, stavano praticamente andando a fuoco. All’improvviso, una poderosa scossa le attraversò la schiena, facendogliela inarcare violentemente. Charlie emise un respiro strozzato, poi strinse le gambe attorno a quelle di lui. Non sapeva cosa fosse, ma la stava facendo impazzire. Si morse un labbro fino a quasi farlo sanguinare quando altre scosse come quella si ripresentarono. Sentiva le farfalle nello stomaco e l’addome dolorante per tutte le volte in cui era scattata a causa dell’eccitazione, eppure tutto ciò non le dispiaceva. Possibile che Amyas le facesse quell’effetto nonostante ancora non fossero giunti al sodo? Doveva esserci qualcosa di più. Amyas lasciò per un attimo di baciarla e la impose il proprio sguardo in quello di lei. All’istante, prima che lui le parlasse dicendole che voleva guardarla dritto negli occhi, Charlie notò le sue pupille, dorate e brillanti come oro fuso: ecco svelato il mistero. Non sapeva dove avesse mai potuto imparare un incantesimo del genere – perché di sicuro non si trattava di cose che gli Anziani insegnavano durante l’apprendistato –, ma voleva che non finisse mai. Era come se stesse sulle spine, certo, ma quella sensazione la mandava così su di giri da farla impazzire di piacere. Amyas, per conto suo, se la rideva. Charlie poteva capire come per lui tutto potesse essere più semplice. Non doveva certo prepararsi psicologicamente per tre mesi, lei non doveva utilizzare nessun incantesimo perché lui si eccitasse e, cosa ancora più importante, Amyas riusciva a spiccicare parola. Da quando tutto quello era cominciato, Charlie non aveva fiatato. Un po’ a causa del groppone che sentiva in gola, un po’ a causa dell’eccessiva emozione, ogniqualvolta Charlie aveva tentato d’aprir bocca, anche per lanciare un gridolino soffocato, non era uscito un bel nulla. Possibile che l’amore stregasse a quella maniera? Si rese conto che ormai entrambi i loro corpi grondavano sudore. Il freddo era praticamente impercettibile, nonostante la notte s’inoltrasse nel suo cammino e l’ora tarda era già giunta da un bel pezzo. Charlie sperò che a nessuno venisse in mente di farsi una passeggiata a mezzanotte sulla riva e, di conseguenza, li vedesse, o non sarebbe più riuscita a fare l’amore per tutto il resto della sua vita. Per il momento, tutto sembrava procedere bene. Charlie era fin troppo eccitata per preoccuparsi d’alcunché. Persino l’iniziale paura stava a poco a poco affievolendosi. Presa dal folle istinto, si era persino lanciata sul collo di Amyas tirandogli dei morsi – ovviamente, non dolorosi – lungo tutto il profilo delle spalle. Neanche si era accorta di non avere più la biancheria indosso. E che, di conseguenza, non l’aveva più neanche Amyas. Si chiese se non stessero correndo dannatamente troppo. Alla fine dei conti, avevano tutta la notte a disposizione. Amyas le afferrò le cosce, tirandogliele su e posizionandosi fra esse. A quel gesto il cuore di Charlie mancò un buon numero di colpi. Ecco, il momento era ormai giunto. Amyas la penetrò con lentezza, quasi timoroso. Non fu tanto il gesto che provocò dolore in Charlie, quanto la paura che ella aveva accumulato preparandosi. Emise un sospiro strozzato ed artigliò la schiena di Amyas, spingendolo su di sé. Poi lo invitò a continuare, spingendo il viso nell’incavo del collo di lui. Poteva farcela, anzi, ce la stava effettivamente facendo. Amyas non era stato brutale con lei ed aveva rispettato i suoi tempi: bene, lei era in dovere di ricambiare quella premura. Strinse le gambe attorno al corpo del ragazzo, e lasciò che egli le entrasse dentro. Charlie aveva potuto immaginare tutto di quel momento nel suo passato, ma non avrebbe mai potuto prevedere nulla di ciò che sarebbe stato. Aveva pensato al dolore, certo, il dolore che in quel momento le faceva stringere i denti e conficcare le unghie nella pelle di Amyas, ma era come se fosse il dolore più dolce del mondo. Era il dolore d’amore, ma di quel tipo che non spezza i cuori, li accende.

    Charlie Pole@
     
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