She took my heart, I think she took my soul

4 Luglio 102 PA, primo pomeriggio, base dei Vigilanti

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    Era un mese che non vedeva più Zaira. Non avevano fatto che litigare ed andare a letto assieme, come se non sapessero trattenersi dal fare altro. E, in verità, era proprio così. Nessuno dei due pareva poter resistere per troppo tempo senza l'altro. Una volta si era presentato lui alla Base, qualche giorno dopo lei aveva fatto lo stesso. Come se avessero avuto un tacito accordo, i due Vigilanti si venivano a cercare a vicenda, facendo assolutamente finta di nulla. A giugno, però, Dastan aveva fatto la sua parte: era andato a cercarla, ed effettivamente era andato tutto bene. L'aveva già vista piuttosto nervosetta, ma credeva fosse soltanto una questione personale. Insomma, non era uno di quelli che si sentiva al centro del mondo, e di certo non era il fulcro di quello di Zaira. Anche Giustizia doveva aver avuto qualche grattacapo. Aveva poi aspettato il turno della rossa, ma lei non si era più presentata. Aveva anche fatto finta di niente e si era aggirato dalle parti della Base dei Giusti, ma gli era sembrato sempre tutto calmo. Zaira doveva per forza avercela con lui: aveva sentito la sua voce mentre conversava con altri Vigilanti, e gli era sembrata la solita. Aveva pensato e ripensato a che cosa avesse potuto fare, ed in effetti aveva trovato mille motivi per i quali Zaira avrebbe dovuto prendersela con lui. Il fatto era, però, che la rossa ci era sempre passata sopra. Sostanzialmente, era per quello che aveva continuato a frequentarla: era una tipa che si faceva gli affari suoi, nonostante fosse comunque abbastanza curiosa. La curiosità, però, era anche una caratteristica di Dastan, e oer questo non poteva biasimarla. Non ricordava litigate epocali: loro erano soliti battibeccare un po' praticamente ogni volta che si incontravano, quindi non vedeva dove fosse il problema. Gli sembrava impossibile che Zaira se la fosse presa per qualcosa che lui aveva detto o fatto. Quella mattina calda di luglio, Dastan aveva indossato una canotta bianca ed un paio di pantaloni logori e piuttosto aderente, poi aveva imbracciato la mazza e si era diretto verso la Base dei Giusti, deciso a mettere un punto a quella situazione. Non gli piaceva non avere delle spiegazioni, men che meno essere lasciato ad aspettare così, senza alcun motivo. Aveva camminato per qualche ora, arrivando poi all'altra Fazione ed incontrando le solite guardie. Ormai quasi tutti i Vigilanti di entrambe le Fazioni sapevano di loro due. Non c'era neanche più bisogno di chiedere il permesso di entrare, perché erano di casa. Dastan arrivò davanti alla Base sgangherata di Giustizia, trovandoci solo un paio di ragazzotti che si stavano divertendo a scrivere qualcosa col gesso sul pavimento. Quando lo videro, i loro sorrisi sparirono, ma lo lasciarono entrare senza neanche muoversi di un millimetro. Dastan spalancò la porta principale, producendo un rumore assordante. Qualche Vigilante saltò in piedi, in guardia, ma la maggior parte lo guardò stralunata, come se non capissero che cosa stesse succedendo.
    « Zaira, dove cazzo sei? » chiamò a gran voce lui, percorrendo il corridoio senza aspettare la sua risposta. Era sicuro fosse in camera sua, per cui ci andò direttamente, senza neanche dare uno sguardo alle altre stanze. Posò la mazza per terra con un gesto veloce, lasciando che quella cadesse con un tonfo, poi mise una mano sulla maniglia e la girò, aprendo la porta bianca della stanza di Zaira. La visione che ebbe lo costrinse a spalancare la bocca e gli occhi, per poi inchiodarsi sulla porta. C'era un vecchio, un Anziano forse, chino sulla rossa. Le toccava la pancia, pronunciando qualche formula strana. Zaira era sdraiata sul letto, e voltò di scatto la testa quando lo sentì entrare, probabilmente presa dallo spavento. Dastan era rimasto lì come uno scemo, ed il vecchio ebbe tutto il tempo di girarsi con lentezza, fino a fronteggiarlo. Era basso ed aveva una barba bianca e lunghissima, ma aveva pochi capelli. Due occhi grigi come il fumo lo penetrarono, sormontati da due folte sopracciglia nere. Il suo sguardo era severo, ma notò che l'espressione si addolcì a poco a poco.
    « Ah, Espen, ci hai raggiunti. » borbottò. La barba gli copriva praticamente tutta la bocca, e Dastan non capì se stesse sorridendo o meno, ma dal tono gli sembrava di sì. L'aveva chiamato... Espen? Il Vigilante aggrottò le sopracciglia, fissando il vecchio dall'alto al basso.
    « Ma chi cazzo sei? » chiese, allarmato.
    Dastan Dauthdaert @


    Edited by varden - 7/2/2014, 18:58
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar


    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    5,626

    Status
    Offline
    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Tutto era andato per il meglio con Dastan, almeno per il primo mese: si frequentavano ormai, nonostante tutti i buoni propositi di lei -e forse anche di lui, non le era dato saperlo- alla fine non riuscivano a fare a meno di vedersi anche per più giorni consecutivi. Si divertivano, litigavano e poi ricominciavano da capo, e questa storia riuscì a durare ben bene per un'intero mese. Alla fine di Maggio, però, cominciarono a sorgere i problemi, o meglio sorsero per Zaira, la quale si rese conto di non aver avuto le mestruazioni in quel mese e la cosa aveva fatto si che un campanello di allarme si accendesse nella sua testa. Si era convinta che non fosse nulla di grave, un semplice ritardo che non significava nulla, ed era andata avanti per la sua strada, continuando a vedere il Capo di Indipendenza fino alla metà di Giugno; da parte sua le cose stavano però cambiando, perché Zaira era sempre più nervosa ed i suoi presentimenti si facevano sempre più intesi giorno dopo giorno, fino a che non aveva deciso di dare un taglio a quella strana relazione con lui e non era più andata a cercarlo, né lui l'aveva fatto.
    Zaira aveva passato la restante parte di Giugno a sperare con tutto il suo cuore che non fosse realmente accaduto quello che pensava, che le lievi nausee con cui si era svegliata un paio di mattine non significassero assolutamente nulla; quando però anche in quel mese il ciclo non le era tornato, ogni suo sospetto cominciò a trasformarsi in probabilità, in qualcosa di concreto. Probabilmente, anzi, quasi sicuramente era incinta, incinta di un uomo con il quale aveva un rapporto strano ed indefinibile, che dopo un mese e mezzo sembrava non essere più basato sul semplice sesso ma che non si sarebbe mai neanche lontanamente potuto definire un rapporto serio. Zaira non credeva che avrebbe potuto contare su Dastan, aveva pensato più volte in quei giorni di andare da lui ed esporgli il problema, ma temeva di non trovare alcun tipo di comprensione da parte sua, e la figura della sciocca non ci teneva a farla. Sapeva, comunque, che per correttezza glielo avrebbe detto, prima di prendere un'inevitabile decisione, perché lei non si sentiva pronta per crescere un bambino, soprattutto non in quel tipo di ambiente.
    Zaira era comunque arrivata ai primi di Luglio senza degnarsi di informare Dastan del problema né tanto meno aveva cercato altre scuse per giustificare la sua sparizione. Aveva, piuttosto, deciso di procedere per gradi e, per il momento, per conto suo: aveva bisogno di avere delle conferme, di sapere che veramente stava aspettando un bambino, e solo allora avrebbe affrontato il problema con l'Orso del Nord. Zaira aveva allora fatto chiamare uno Stregone, non uno qualunque e non di certo qualche fallito della Base, bensì uno degli Anziani, il quale non si era fatto attendere. Non appena gli occhi di lei avevano incrociato quelli profondi del vecchio saggio, quest'ultimo le aveva rivolto un grosso sorriso, congratulandosi con lei, e già solo questo era bastato affinché Zaira cominciasse ad agitarsi e sudare freddo. Lo Stregone la fece sdraiare sul letto, chiedendole di rilassarsi e probabilmente facendole un incantesimo lui stesso perché piano piano la ragazza si sentì più leggera di quanto avrebbe dovuto. Nel bel mezzo della visita, poi, la Base sembrò venir scossa da un gran trambusto; Denna, sdraiata ai piedi del letto, cominciò a ringhiare sommessamente, e quel ringhio Zaira lo conosceva bene, perché la lupa era solita accogliervi sempre e solo una persona. La testa della rossa scattò istintivamente in direzione della porta proprio nello stesso momento in cui questa si aprì: la faccia di Dastan era impagabile, non sarebbe valsa tutte le ricchezze della Sword's Hilt, e Zaira ridacchiò tra sé e sé, ma l'espressione sul suo volto non era certo delle più felici. L'Orso del Nord non si era fatto vivo per una ventina di giorni e piombava lì nel momento meno opportuno, questo non poteva che infastidirla ed innervosirla più di quanto già di per sé non lo fosse.
    L'Anziano voltò lentamente la testa nella direzione del Capo di Indipendenza, smettendo momentaneamente di tastarle la pancia e recitare formule incomprensibili, e si rivolse a Dastan con un nome che non era il suo. Ora, Zaira non aveva neanche accennato al padre di quel bambino, ma immaginò che lo Stregone si fosse informato e avesse capito male il nome dell'uomo: Espen e Dastan non è che fossero nomi molto simili, ma forse alle orecchie di un uomo anziano così dovevano suonare. Il perplesso e sorpreso Orso del Nord si rivolse in modo brusco allo Stregone, chiedendogli chi fosse, al che Zaira sbruffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo. Fissò prima l'Anziano, scuotendo la testa. -Devi aver capito male, il suo nome è Dastan, non Espen.- spiegò, cercando di mantenere il tono più dolce e tranquillo possibile, per poi lanciare un'occhiataccia a Dastan e continuare a parlare, inasprendo adesso il tono -Il quale si dia il caso non sia nella posizione giusta per fare l'arrogante.- A quel punto Zaira fece una pausa, mettendosi a sedere per un momento e fissando Dastan, e dal suo volto non traspariva alcuna emozione. Non sapeva se essere sollevata o meno che l'uomo fosse lì perché, sostanzialmente, sapeva che aveva reazioni imprevedibili, cosa che non le sarebbe stata utile in quel momento. -Che sei venuto a fare, Dastan?- domandò, nonostante conoscesse già la risposta, ma le serviva tempo per pensare a cosa fare: se dirglielo e, soprattutto, in che modo.
    Zaira von Row @
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    Non solo era stato ignorato per un mese intero, ma quando aveva tentato di chiedere spiegazioni venendo lì lei si era pure alterata. Lo aveva guardato con un'espressione contrariata, dicendogli indirettamente che non era nella posizione adatta per fare l'arrogante. Dastan non aveva parole: non sapeva come diavolo uscirsene, visto che tutta quella situazione gli sembrava irreale. Che ci faceva un vecchio nella stanza di Zaira? Ed inoltre la stava pure palpando da qualche parte. La sua mente cominciò a vorticare come se fosse stata messa in un frullatore, ed il Vigilante non ci capì più nulla. Probabilmente credeva che fosse un molestatore, vista la veneranda età ed i movimenti con i quali si era presentato. Per non parlare di quello sguardo penetrante. La testa di Dastan scattò in direzione del vecchio, quindi, fissandolo con la sua solita espressione contrariata. All'improvviso, gli venne voglia di buttarlo fuori di lì. Forse perché l'aveva beccato a toccare Zaira, o magari solo perché aveva sbagliato il suo nome. Balzò su di lui, ma successe un qualcosa di molto strano: invece di andare in avanti, il corpo di Dastan fu sbalzato all'indietro, fino a farlo appiattire contro il muro. Sembrava che una forza invisibile lo stesse tenendo attaccato alla parete. Il Vigilante cercò di dimenarsi, ma non successe nulla. Per puro caso il suo sguardo frenetico volò agli occhi del vecchio: erano gialli. Ora aveva capito: quello che aveva davanti era un Anziano. Lo teneva in pugno con una mano, che aveva alzato verso di lui col palmo rivolto a Dastan. Quello, molto lentamente, come se credesse di avere tutto il tempo del mondo, si voltò verso Zaira, sorridendole beffardo. Sì, ormai aveva capito che quella doveva essere la sua espressione furbetta, anche se non poteva vedergli la bocca. Ridacchiò, guardandola negli occhi.
    « Oh, ho capito benissimo, mia cara. » esclamò. Fece una piccola pausa, durante la quale Dastan si sentì la gola stringersi sempre di più, come se qualcuno lo stesse strozzando. Il vecchio, poi, riportò la mano lungo i fianchi, e la morsa che attanagliava Dastan svanì. Il Vigilante cadde bocconi, tossendo e toccandosi la gola. Era stato terribile: non sapeva assolutamente come diavolo ne sarebbe uscito, e invece l'Anziano lo aveva lasciato andare. Non era in grado di combattere contro uno Stregone, come quasi tutti i Vigilanti ed i Militari. Era semplicemente impossibile. Si alzò pian piano, ancora massaggiandosi la gola, poi puntò gli occhi in quelli dell'Anziano, come a chiedere spiegazioni. Quello unì le mani, entusiasta per qualcosa che Dastan non riusciva ancora a capire.
    « Il nome Espen deriva da Ásbjörn, che è composto da "áss", dio, e "björn", orso. In sostanza, significa "il dio orso". » disse. Sembrava divertirsi un mondo. Sostanzialmente, gli aveva dato dell'orso, anche se in un modo molto più importante. Dastan rimase a guardarlo esterrefatto, come se si stesse domandando che diavolo volesse quel vecchio da lui. La sua testa scattò in direzione di Zaira, che nel frattempo gli era sembrata totalmente tranquilla, nonostante lui fosse quasi morto asfissiato.
    « Adesso ti fai toccare dai vecchi? » brontolò, fissando la rossa negli occhi, evidentemente fuori di sé. Non sapeva se gli desse più fastidio il fatto che si fosse trovata un amante vecchio e Stregone, o che non avesse prima troncato la cosa con lui. Insomma, non l'aveva avvertito, ed a Dastan non piaceva rimanere ad aspettare. L'Anziano aggrottò le sopracciglia, fissando prima Dastan e poi Zaira, come se non capisse che cosa diavolo stesse succedendo. Non disse niente, però. Il Vigilante non aveva neanche minimamente pensato che quella poteva essere solo una visita, perché il suo cervello aveva tratto conclusioni affrettate e decisamente sbagliate. Poteva quasi sentire la rabbia velenosa scorrergli nelle vene. Non si sarebbe mai immaginato di essere così geloso. Non appena pensò a quella parola, però, la cacciò immediatamente indietro. Lui non era geloso, perché a lui non importava nulla di Zaira. Certo.
    Dastan Dauthdaert @
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar


    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    5,626

    Status
    Offline
    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Quando aveva parlato di "non essere nella posizione adatta per un certo tipo di atteggiamento", si dava il caso che Zaira avesse voluto intendere proprio quello: Dastan non avrebbe di certo avuto a che fare con una persona qualunque, davanti a lui aveva uno Stregone, e non uno alle prime armi per giunta, quindi doveva assolutamente darsi una regolata, perché quell'uomo pieno di rughe avrebbe potuto spezzarlo con il solo schiocco delle dita, se avesse voluto. Ma l'Orso del Nord non era tipo che sembrava capire questo genere di cose, era impulsivo e per quanto Zaira l'aveva ormai "accettato" quel lato del suo carattere, in cuor suo in quell'occasione aveva sperato che Dastan desse retta al buon senso piuttosto che alle scariche di adrenalina che il suo cervello stava mandando. Speranze vane, chiaramente, perché l'uomo cominciò a muoversi e la sua espressione si fece minacciosa, ma il tutto non durò che un secondo, perché con estrema prontezza lo Stregone lo appese al muro. Zaira sbruffò di nuovo -Se tu imparassi a darmi retta queste cose non succederebbero.- lo rimproverò, lasciando poi che il suo sguardo oscillasse tra lui e l'Anziano: si ostinava a mostrarsi tranquilla, ma in realtà non lo era assolutamente perché la sola presenza di lui la agitava e scoprì che anche vederlo lì, attaccato al muro ed impotente, non le piaceva affatto. Dal suo sguardo tutto questo si doveva capire, probabilmente, perché solo dopo aver incrociato gli occhi di lei lo Stregone decise di lasciar andare Dastan; Zaira tirò un sospiro di sollievo non appena lo vide atterrare sul pavimento, se fosse stata un'altra e se avesse avuto un rapporto più "normale" con lui, di sicuro in quel momento si sarebbe alzata e sarebbe andata ad aiutarlo, ma non sarebbe stato da lei e di sicuro Dastan non avrebbe neanche apprezzato il gesto, quindi scartò l'idea. Dopo averlo lasciato stare, lo Stregone tornò a concentrarsi su di lei e, con il tono di chi raccontava una favola, le disse che aveva capito perfettamente qual'era il nome del ragazzo e poi le spiegò perché, invece, si era rivolto a lui con un appellativo diverso. Quella storia incuriosì Zaira, che come suo solito avrebbe voluto saperne di più. Ma non in quel momento, non con Dastan che stava ancora boccheggiando dopo "l'attacco" dello Stregone e non con un problema più grosso a cui pensare.
    Prima che Zaira potesse dire qualsiasi altra cosa, comunque, l'Orso del Nord se ne uscì con una battuta decisamente infelice, chiedendole se adesso si facesse toccare dai vecchi; Zaira lo guardò incredula, perché davvero non riusciva a credere che Dastan fosse andato a pensare proprio a quello, soprattutto dopo averla conosciuta. Era conscia del fatto che l'uomo amava stuzzicarla e darle addosso anche solo per il gusto di vederla innervosirsi, ma non pensava che sarebbe arrivato a farlo anche in quella situazione, in cui un'altra persona di sicuro si sarebbe fatta domande più profonde rispetto a quelle e non si sarebbe di certo messa a fare scena di gelosia inutili. Gelosia. Quella rivelazione la folgorò più delle parole appena uscite dalla bocca del Capo di Indipendenza, perché non avrebbe mai pensato che Dastan potesse essere geloso di lei; però c'era da dire che quell'atteggiamento trovava una solida spiegazione nella gelosia, e soprattutto dava a Zaira qualche speranza: non aveva intenzione di illudersi di essere importante per lui, ma la gelosia spesso indicava quello e se l'uomo era effettivamente geloso di lei -quindi un minimo coinvolto al livello sentimentale- magari non le avrebbe voltato le spalle se le avesse detto come stavano le cose.
    A quel pensiero, la von Row si alzò in piedi, rivolgendo un sorriso cortese allo Stregone. -Lasciateci soli per un attimo.- disse, e l'uomo annuì sorridendo con fare comprensivo, uscendo immediatamente dalla stanza. Una volta che la porta fu chiusa, Zaira percorse lo spazio che la separava da Dastan a gran passi, e presa da un momento di incontrollabile rabbia dette uno schiaffo all'uomo. -Sei un coglione.- gli urlò contro, cominciando poi a girare per la stanza come una trottola impazzita -La situazione è molto più seria di quanto pensi Dastan e mi spiace dirti che ci sei dentro fino al collo.- di getto, decise di introdurgli subito l'argomento, o quanto meno di fargli capire quanto effettivamente la cosa fosse più grave di quanto lui si fosse immaginato. Solo che adesso non riusciva a dire altro, si era completamente bloccata perché una parte di lei ancora non era sicura di voler mettere l'Orso del Nord di fronte al fatto compiuto, non così presto almeno, motivo per cui Zaira continuò a camminare avanti e indietro, respirando profondamente nel tentativo di pensare più lucidamente e soprattutto di tranquillizzarsi un po'. Dopo di che, che lo volesse o meno, si sarebbe costretta a vuotare il sacco.
    Zaira von Row @
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    Zaira chiese molto gentilmente al vecchio di lasciarli soli e quello ubbidì, uscendo dalla stanza con passo felpato, portandosi dietro la sua lunga barba come un fardello. Prima di chiudere la porta, però, lanciò un'occhiata furbetta a Dastan, che intanto l'aveva seguito per tutto il tragitto con lo sguardo. Una volta che l'Anziano fu uscito, il Vigilante si ritrovò a fissare come uno scemo la porta chiusa. Forse era a causa di uno strano incantesimo -ne dubitava- ma gli pareva proprio di sentirsi diverso. Probabilmente era tutta quella confusione in testa che lo rendeva stordito, come se non riuscisse più a pensare seriamente. Scosse appena la testa, forse per cercare di togliersi certe idee dal cervello, ma appena tornò a fissare Zaira, quella gli mollò uno schiaffone in faccia, facendogli scattare la testa esattamente dov'era prima. Incassò la sberla, toccandosi la guancia e facendo per lamentarsi, ma l'espressione preoccupata ed arrabbiata di Zaira lo zittì. Rimase con la mano in faccia, osservandola mentre misurava a grandi passi la stanza. Gli disse che era un coglione e che la situazione era molto più grave di quanto sembrasse. E lui c'era dentro fino al collo. Dastan lasciò cadere la mano lungo il fianco, osservandola con la sua solita espressione corrucciata. Che diavolo aveva combinato? Non gli era mai successo di fare casini a distanza, quindi la cosa doveva essere molto seria. Le possibilità erano due: o lo Stregone era venuto lì in quanto spedito da qualche conclave, oppure l'aveva chiamato la ragazza. E se la verità era la seconda opzione... beh, ci doveva essere davvero qualche problema. Dastan allargò le braccia, come per arrendersi a Zaira.
    « Non posso aver fatto danni a distanza, visto che non ti sei più fatta vedere. » le disse, sottolineando l'ultima frase con un po' più d'irritazione. Era chiaro che ci fosse rimasto male, ormai: forse neanche tanto per il suo allontanamento, più che altro lo innervosiva non essere stato avvertito. Gli sarebbe bastata anche una lettera, un gesto, qualcosa. Non era tipo da romanticherie, no, ma pretendeva che le cose si mettessero in chiaro, sempre. L'espressione e le movenze nervose di Zaira, però, non suggerivano nulla di buono. Dastan ancora pensava ad un eventuale problema tra Fazioni. Magari il fatto che si frequentassero aveva infastidito qualcuno di Onore, ed ora avrebbero dovuto affrontarla tutte e due le Basi assieme. Si avvicinò un poco alla rossa, tentando di fermarla ed afferrarle le braccia mentre procedeva spedita. Cercò il suo sguardo, senza però ammorbidire l'espressione.
    « Mi dici che cazzo è successo, Zaira? » le chiese, forse con un tono un po' troppo alto. Temeva che gli dicesse che non potevano più rincontrarsi per colpa di altra gente, quello sì. Non se la sarebbe presa troppo se fosse stata lei a voler troncare il rapporto, ma il coinvolgimento di altre persone lo infastidiva. Quello che decideva di fare lui -e quindi Zaira- non erano affari del mondo intero, tantomeno di gente appartenente ad altre Fazioni. Avrebbe voluto stringerla a sé e dirle che sarebbe andato tutto bene, che insieme ce l'avrebbero fatta e che non c'era ostacolo che non potessero superare. Ma, ovviamente, tutto questo non passò neanche per l'anticamera del cervello di Dastan, che tacque. Magari certe cose le pensava, ma non le diceva. Gli sembravano troppo smielate, troppo sentimentali, troppo... irreali. Lui era un tipo pratico, terra terra, non era in grado di uscirsene con certe cose, anche se avrebbe voluto. Anche solo per toglierle quell'espressione preoccupata dalla faccia e vederla sorridere come faceva quando erano da soli, in intimità.
    Dastan Dauthdaert @
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    5,626

    Status
    Offline
    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Dastan non reagì allo schiaffo, non in modo brusco come avrebbe potuto fare, una reazione che in fondo in fondo Zaira capì di aver preso inconsciamente in considerazione, di averla addirittura data per scontata: era preoccupata e non era in grado di nasconderlo, e aveva da tempo scoperto che Dastan era meno insensibile di quanto avesse mai pensato e ora ne stava avendo una specie di conferma, quindi, in qualche modo, già prima di rendersi conto che il suo corpo si stava muovendo da solo e che la mano le stava scattando verso il viso dell'uomo, senza controllo, la von Row aveva saputo che il messaggio che quello schiaffo portava sarebbe stato recepito. Di fatti, Dastan la guardò con aria perplessa e sorpresa, ma si vedevano nel suo sguardo i primi segni di preoccupazione che l'atteggiamento di lei lo stava portando ad avere. Effettivamente, i movimenti di Zaira, il suo silenzio interrotto solo a tratti e che metteva su un clima di tensione non indifferente, avrebbero mandato ai pazzi chiunque, e se la cosa fosse stata a parti invertite lei di sicuro non avrebbe reagito molto diversamente dall'Orso del Nord, il quale alla fine decise di parlare e di dire qualcosa che suonava decisamente più sensato delle precedenti frasi. Le fece capire che era confuso, che non credeva di aver fatto nulla di male, soprattutto dal momento che lei era sparita da giorni. La testa di Zaira scattò nella sua direzione, l'espressione meravigliata nel sentirlo parlare in quel modo, come infastidito dall'idea stessa di averla persa di vista, per giunta senza una spiegazione. Lo sguardo di lei, poi, tornò a farsi torvo e a riflettere tutto il suo nervosismo, portandola a continuare a camminare per la stanza senza dire una sola parola; effettivamente Dastan non era andato molto lontano dalla realtà, ma rispondergli con qualcosa tipo "no, infatti i danni li hai fatti a distanza decisamente ravvicinata" non le sembrava decisamente il caso.
    Però poi l'uomo l'afferrò per un braccio, costringendola a fermarsi e a prestargli le dovute attenzioni, ma soprattutto a dargli delle spiegazioni. Zaira incrociò il suo sguardo per un momento, poi cercò di guardare altrove, ovunque meno che negli occhi chiari di lui: era arrivato il momento di dire la verità, se lo meritava e gli era dovuta in fondo, ma la ragazza continuò ancora a prendere tempo e a fare in modo che il suo respiro tornasse regolare. Dopo un minuto buono di silenzio, poi, Zaira prese l'ultimo, profondo respiro e tornò a fissare Dastan. -Non so di preciso quando è successo, forse il giorno dopo la serata alla Base dei Militari o forse qualche tempo più tardi, non lo so, ma..- si prese un attimo di pausa, mordendosi nervosamente il labbro e tornando di nuovo a respirare profondamente -Ma aspetto un bambino, Dastan, ed è tuo senza ombra di dubbio.- Ecco, si era finalmente tolta il peso, dopo circa un mese di dubbi e preoccupazioni, solo che non si sentiva affatto più tranquilla di prima, e probabilmente ciò era dovuto allo sguardo dell'uomo davanti a lei, rimasto come paralizzato da quelle parole. Senza una sua reazione -possibilmente "positiva"- Zaira realizzò istantaneamente che non si sarebbe mai sentita più leggera.
    Zaira von Row @
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    La ragazza guardò ovunque meno che verso di lui. Le occhiate sfuggenti che gli aveva lanciato lo avevano fatto preoccupare prima, figuarsi ora che ce l'aveva davanti a così poca distanza. Il problema era indubbiamente grosso se lei non riusciva a sostenere il suo sguardo. Zaira l'aveva sempre sfidato occhi negli occhi, non ricordava mai di averla vista voltarsi o guardare da un'altra parte. Evidentemente, c'era anche una grossa parte di vergogna. Cominciò dicendo che doveva essere successo il giorno dopo la festicciola alla Base militare di Giustizia o forse più tardi, non lo sapeva. Dastan aggrottò le sopracciglia, fissandola con uno sguardo misto tra dubbioso e corrucciato. Che cosa diavolo era successo in quei giorni? Beh, loro si erano avvicinati, per così dire, proprio a quella festa, ma non ricordava di aver risposto male a qualcuno. Sperava che non c'entrasse suo padre: se Benjamin decideva di provocare una guerra interna, il Generale di Divisione ci riusciva. Era un uomo estremamente testardo e guerrafondaio, doveva ammetterlo, ma addirittura andare contro suo figlio? Gli era sembrato molto diverso dall'ultima volta che l'aveva visto. Stava per chiederle se c'entrasse Benjamin, quando lei gli disse che aspettava un bambino e che era senza dubbio suo. Dastan mollò immediatamente le braccia di Zaira, tornando a drizzare la schiena. Spalancò gli occhi per un momento, preso alla sprovvista. Il cuore gli martellava nel petto come se gli avessero appena detto... beh, che sarebbe diventato padre. Si portò una mano alla faccia, strofinandosela frettolosamente, come se credesse che quel gesto l'avrebbe aiutato a teletrasportarsi su un altro pianeta. La colpa era decisamente di entrambi, perché Dastan non è che si facesse incantare dagli Stregoni per non procreare, visto quanto di rado lo facesse; però, dall'altro lato, neanche lei doveva averci pensato. Continuava a muoversi freneticamente, prima passandosi una mano tra i capelli e poi lisciandosi il pizzetto, ma nulla lo aiutava a calmarsi. Un bambino era una cosa seria. Sarebbero stati dei bravi genitori? A quell'età forse no, ma Dastan aveva già pensato di avere una famiglia. Non era quello il momento, però. Dirlo a Zaira, comunque, non era così facile. Non aveva idea se la rossa volesse tenerlo, darlo in adozione o abortire definitivamente, il che lo rendeva più nervoso del solito. Era rimasto un paio di minuti in silenzio, preso dall'ansia e dallo spavento. Sì, perché Dastan aveva paura di quello che sarebbe potuto capitare. Per la prima volta nella sua vita, un brivido di terrore gli percorse la schiena. Cercò di ricomporsi, ma l'espressione rimase comunque allarmata e incredula.
    « Hai... » cominciò, ma la voce gli morì in gola. Sarebbe stato meglio non essere il solito Dastan e provare a riflettere prima di parlare. Deglutì, prendendo poi un bel respiro, infine tornò a fissare Zaira negli occhi.
    « Tu che volevi fare? Avevi pensato a qualcosa? » le chiese. Sapeva che in quel modo avrebbe messo in crisi anche lei, ma per lui era fondamentale il suo parere. In base ad esso, si sarebbe regolato anche lui. Non era molto favorevole all'aborto, perché non poteva pensare di ammazzare un bambino così piccolo, ma forse era la via giusta. Istintivamente, ed in modo decisamente sorprendente, Dastan si avvicinò a Zaira, riportandole le mani sulle braccia, ma stavolta senza stringerle. Lui era nei guai fino ad un certo punto; quella incinta era lei. Il fatto era che lei gli aveva detto che era senza dubbio suo, quindi una buona parte di colpa andava a lui. Insomma, c'erano dentro fino al collo entrambi, ed in quel momento il Vigilante si sentì così fragile da volersi avvicinare alla rossa e carezzarle appena le braccia. Era stato un gesto estremo per Dastan, che non era abituato neanche a dire belle parole a nessuno. Deglutì di nuovo, guardandola negli occhi. Non sapeva perché, ma quel fattaccio sembrava averlo legato di più a lei. Quindi era per quello che non si era più fatta vedere: per paura della sua reazione. Era quello che pensava la gente di lui, che si arrabbiava per un nonnulla e che non era in grado di riflettere prima di parlare. Era quella la sua reputazione, ormai. Il suo sguardo si spense, ma non mancava un pizzico di disperazione nei suoi occhi.
    Dastan Dauthdaert @
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar


    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    5,626

    Status
    Offline
    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Non appena il cervello di Dastan registrò le parole di lei, rielaborandole così che lui realizzasse ciò che gli era appena stato detto, Zaira lo vide immediatamente farsi assente: l'uomo le lasciò il braccio che fino a quel momento aveva tenuto ben stretto, fissandola con lo sguardo di chi non riusciva a credere a quello che udiva e nonostante ciò, lei era comunque convinta che Dastan non la vedesse realmente, immerso com'era in chissà quali pensieri. Zaira rimase ferma dov'era, senza muoversi di un centimetro e fissandolo: per il momento, l'Orso del Nord non aveva dato in escandescenza, né aveva girato i tacchi per andarsene, ma forse era soltanto questione di tempo prima che lo facesse, forse gli serviva solo di capire in che razza di situazione si era involontariamente andato a cacciare, situazione dalla quale lui, comunque, sarebbe potuto uscire velocemente, lavandosene le mani, mentre per lei non era affatto così. Zaira sapeva di non volerlo tenere, ma doveva fare appello a tutto il suo coraggio per prendere la decisione di abortire, considerando anche il fatto che avrebbe potuto affrontare la cosa del tutto da sola; anche alla Base non lo sapeva nessuno, se non Sam, né tanto meno lo sapeva la sua famiglia, e se Dastan avesse deciso di ignorare la cosa, tutto il peso sarebbe stato sulle sue spalle. Era forte, si, ma non sapeva se lo sarebbe stata fino a quel punto.
    Scrutando il suo volto, Zaira poteva intuire che Dastan avesse paura, o almeno a quello riusciva a pensare perché quell'espressione di lui le era completamente nuova: l'Orso del Nord era un tipo sprezzante del pericolo, da quello che aveva potuto capire di lui e anche dalle voci di corridoio, sapeva che era un tipo nel cui vocabolario la parola "paura" non era mai esistita, ma forse l'idea di poter diventare padre lo terrorizzava più della possibilità concreta di rimetterci la pelle in qualche scontro o roba simile. Questo la faceva ben sperare, perché forse Dastan stava prendendo la faccenda più seriamente di quanto non avesse mai avuto il coraggio di sperare. Fu ancora più confortante, poi, vederlo riprendersi e sentire di nuovo il suo tocco sulle braccia, quasi come le volesse dire di stare tranquilla perché non avrebbe dovuto fare tutto da sola. Zaira si meravigliò di quel nuovo Dastan di fronte a lei, che fosse momentanea o no, quella trasformazione le piaceva. L'uomo le chiese se avesse già preso una decisione, parlando con voce un po' insicura, perché probabilmente mille domande gli affollavano la mente e aveva scelto la più ovvia ed importante, anche se forse immaginava non avrebbe fatto proprio piacere ad una donna sentirsi dire cosa aveva pensato di fare.
    A Zaira, invece, quella domanda faceva comodo, perché lei una decisione l'aveva già presa, ma voleva il parere di lui. Infondo, anche se era le che si sarebbe dovuta portare il bimbo in pancia per nove mesi e poi crescerlo, nell'eventualità che Dastan avesse deciso di non prendersi le proprie responsabilità, lui era comunque il padre e aveva diritto di sapere. A maggior ragione, doveva sapere che padre non ci sarebbe mai diventato. Zaira si concesse si sorridere, un sorriso finto, amaro e logicamente nervoso, ma pur sempre un modo per cercare di alleviare la tensione. -Mi ci vedi a fare la madre?- borbottò sarcastica, scuotendo la testa, scoprendo di avere la voce decisamente tremante, incrinata dall'emozione del momento, sicuramente. Se si fosse lasciata andare adesso sarebbe finita, non poteva permetterselo, e per questo si allontanò da Dastan, andandosi a sedere sul letto. -Non credo di... non sono pronta, mi dispiace.- si ritrovò a dire, dopo un attimo di pausa, fissandolo negli occhi in modo serio.
    Zaira von Row @
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    vigilante, umano • I can't take what was not mine
    Alla sua domanda, Zaira rispose con un'espressione appena più tranquilla, come se fosse lieta di sentirsi dire certe cose. Indubbiamente, dopo tutto quel tempo, la rossa doveva aver elaborato un piano, o anche solo un modo per venirne fuori senza ferire nessuno. Gli sorrise amaramente, chiedendogli a sua volta se ce la vedesse a fare la madre. Dastan preferì tacere, perché sapeva che le avrebbe risposto che sì, ce la vedeva. Non era cattiva come voleva far credere di essere, il Vigilante l'aveva capito ormai da un po'. Era vendicativa e menefreghista, certo, ma quando si aveva una creatura in ballo era tutto molto diverso. Aveva visto donnacce cambiare totalmente con in braccio un bambino. Sua madre, comunque, non era cambiata molto, quindi forse anche la rossa aveva ragione: alcune donne non erano proprio portate per certe cose. Che ci si nascesse, con l'istinto materno, era indubbio; un altro discorso era farselo venire in qualche modo. Se Zaira avesse deciso di tenerlo, Dastan si sarebbe impegnato in qualsiasi modo per non far penare quel bambino le stesse pene che aveva dovuto subire lui, o anche quella che sarebbe stata sua madre. Insomma, pensava di poter essere un bravo padre. Quando però la vide sedersi sul letto e guardare a terra, Dastan capì: non aveva intenzione di portare avanti la gravidanza. Dopo qualche secondo, infatti, glielo disse: non era pronta. L'espressione del Vigilante non cambiò, rimanendo quindi abbastanza preoccupata, ma il cuore aveva già smesso di galoppare all'impazzata. Non sapeva dire se fosse contrariato oppure no, ma comunque avrebbe dovuto rispettare la scelta di Zaira. Anche perché, seppur fosse morto, in quella stanza sembrava esserci Tommen. Se lo immaginava già, con lo sguardo arrabbiato fisso su di lui e la rossa tra le braccia, come ad insinuare che l'Indipendente l'avesse violentata, perché di certo lei non avrebbe potuto cedere ad uno come Dastan. E, in effetti, neanche Dastan poteva crederci. Zaira era rimasta incinta di lui. Annuì lentamente, passandosi una mano sul volto e poi facendola scorrere tra i capelli. All'improvviso, gli sembrava di essere un traditore. Gli pareva di aver fregato la rossa ad un altro uomo, ad un Vigilante a cui aveva sempre portato rispetto -a modo suo. Poteva davvero prendere ciò che non era suo? Sarebbe stato un ladro, un vile? Sospirò, oscurandosi la vista con entrambe le mani, che si chiusero automaticamente sul suo volto mentre appoggiava la schiena alla parete. La luce tornò in un attimo, perché Dastan lasciò che le braccia gli cadessero lungo i fianchi, inermi. Era un Vigilante. Un Dauthdaert. Un Caporale Maggiore. Era l'Orso del Nord. Doveva riprendersi e tornare quello di sempre. Se non avesse ceduto alle ammalianti curve ed alla faccia tosta di Zaira, a quel punto la sua reputazione sarebbe stata ancora integra. Tornò quindi alla sua espressione corrucciata, staccandosi dalla parete con un colpo di reni e camminando fino ad arrivare a Zaira, che era rimasta seduta sul letto.
    « Ci penserà l'Anziano, quindi? » chiese, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni e fissandola in volto. Gli sembrava di conoscerla da anni, e sicuramente quel fattaccio non aveva aiutato. Non sapeva neanche se fosse un bene affezionarsi a lei. Senza contare la questione del "fantasma" di Tommen, Dastan non aveva mai provato a stare con qualcuno. Non era abituato a condividere le cose, a cercare di farle andare bene; anzi, il contrario. Certo, se ci fosse stato un bambino di mezzo avrebbe fatto di tutto per crescerlo al meglio, ma fino a quando non fosse successo si sarebbe potuto permettere di essere ancora se stesso. La parte peggiore di se stesso, per la precisione.
    Dastan Dauthdaert @
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar


    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    5,626

    Status
    Offline
    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Dastan sembrava essere indeciso se rispondere o meno alla sua domanda; in realtà, a Zaira non interessava granché il suo punto di vista in quel caso, perché di sicuro non avrebbe cambiato il suo, di punto di vista. Era intenzionata a non portare avanti la gravidanza, che questo piacesse o meno a Dastan; se pure fosse voluto diventare padre, la von Row era certa che col tempo se ne sarebbe fatto una ragione e avrebbe capito che lei non era pronta, magari non lo erano entrambi, ma che soprattutto non avrebbero potuto crescere un bambino in quelle condizioni: lui a Indipendenza, lei a Giustizia, due Fazioni nemiche e solo temporaneamente in pace grazie a lei e all'Orso del Nord. Ma se le cose fossero cambiate, come si sarebbe mai potuto pensare di far vivere un bambino in quel mondo, con i due genitori che si massacravano a vicenda, magari, e che si contendevano la creatura come se fosse stato un trofeo. Poteva essere fredda e cinica quanto voleva, ma non avrebbe di certo permesso a suo figlio una cosa del genere, e certamente non l'avrebbe fatto neanche Dastan. Insomma, la soluzione sarebbe stata quella di allontanarsi dalla Base dei Vigilanti e crescere la creatura il pace, ma si dava il caso che lei non aveva assolutamente intenzione di condurre una vita normale, non ancora.
    Non appena lei riassunse tutte quelle elucubrazioni mentali in poche parole, dicendogli semplicemente di non essere pronta ed evitando perciò tutte le congetture e le spiegazioni che non voleva dargli, Dastan annuì e si strofinò il volto, celando la sua espressione agli occhi di lei per qualche tempo. Zaira immaginò che l'uomo stesse ancora riflettendo e probabilmente stesse anche cercando di ritrovare la sua espressione, il suo atteggiamento normale, quotidiano. Zaira non se lo sarebbe mai immaginato mentre si metteva le mani nei capelli o si sfogava contro qualcosa e qualcuno perché lei aveva preso quella determinata decisione. Infatti, non appena si scoprì il volto Dastan tornò a mostrare la sua solita espressione disinteressata, di persona che si faceva scivolare tutto addosso. Una parte di lei si ritrovò ad apprezzare il ritorno del solito Dastan, sapere che comunque non l'avrebbe contrastata nel portare a termine quella decisione le dava in qualche modo la forza per andare avanti e farlo; c'era però un'altra parte, decisamente minore, che si risentì di quel repentino cambiamento, ma Zaira non ne capì i motivi e non si impegnò neanche un po' per venirne a capo. Attualmente, aveva raggiunto una parte del suo obiettivo e le andava bene così.
    Dastan quindi le si avvicinò e continuò a guardarla dall'alto in basso, come se mantenere quel tipo di distanze gli servisse a qualcosa, e gli chiese se l'Anziano avrebbe pensato a mettere in pratica quelle che fino a quel momento erano state solo parole. Zaira sostenne il suo sguardo per qualche secondo, quindi lo distolse mentre si alzava e si avvicinava alla finestra, pensando a quanto in quel momento avrebbe desiderato essere lontano da tutto e tutti, senza pensieri per la testa. -É ovvio.- rispose poi, voltandosi e fissando di nuovo l'Orso del Nord, concedendosi un'altro mezzo sorriso mentre aggiungeva -Non è il mio tipo di uomo, questo mi pare altrettanto ovvio.- Non si spiegava neanche lei dove la trovasse la forza di sdrammatizzare a quel modo, probabilmente erano tutti tentativi per cercare di non esporsi troppo ed apparire più forte di quello che in quel momento era. Tentativi inutili, per altro, perché non riuscì a tenere la bocca chiusa. -Solo che non so quando.. Non è una scelta facile né da prendere alla leggera.- confessò a quel punto, sentendo che avrebbe trovato comprensione in lui anche per quello.
    Zaira von Row @
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    vigilante, umano • I can't take what was not mine
    Nonostante Zaira cercasse di sdrammatizzare in tutti i modi, era chiaro che avesse paura. Così come ce l'aveva lui, ovviamente. La guardò dritta negli occhi mentre gli sorrideva amaramente e gli rispondeva che il vecchio non era il suo tipo. Non le disse nulla per sdrammatizzare a sua volta, perché Dastan era il tipo di ragazzo che si prendeva assolutamente sul serio. Non era in grado di riderci sopra, anche perché sostanzialmente lui non rideva. Poco dopo, però, gli occhi della rossa si intristirono in un attimo, rivelando il vero umore della ragazza. Gli rivelò che non sapeva quando sarebbe successo perché per lei era difficile. Ovviamente, non era una decisione da prendere alla leggera, non poteva darle torto. Dastan si ritrovò a sospirare rumorosamente, di sicuro appesantito da quella situazione. Non c'era nessuna scappatoia, niente che potesse farli sentire meglio. C'erano tutti e due in ballo, e certamente non ne sarebbero venuti fuori senza ferirsi. Si sedette vicino alla rossa con poca grazia, inarcando la schiena in avanti e poggiando i gomiti sulle ginocchia. Fissava il pavimento come se fosse il suo peggior nemico, e sfortunatamente i capelli erano ancora troppo corti per corprirgli il volto. Dio, quanto li odiava. Li rivoleva lunghi e selvaggi, così come la sua barba. Ed invece ancora sembravano sempre al loro posto, nonostante gli crescessero poi abbastanza velocemente. Si passò le mani sul volto, evidentemente pensieroso, poi le unì e le fissò, con un'espressione che era più triste che arrabbiata.
    « Fallo quando ti senti pronta. » le rispose, a bassa voce, e proseguì con una frase che pronunciò con ancor meno voce, come se gli fosse scappata dalla bocca e lui non avesse potuto frenarsi. « Oppure non farlo e basta. » bisbigliò. Probabilmente quello era solo un suo pensiero, perché mai si sarebbe sognato di dirle una cosa del genere e farla sentire ancora peggio, eppure l'inconscio l'aveva costretto a farlo. L'aveva detto, seppur con tono flebile e quasi assente. Quando se ne accorse, Dastan scosse appena la testa, portandosi una mano al collo e massaggiandoselo appena. Era chiaramente nervoso, ma non immaginava di potersi lasciar scappare un'idea come quella. Si era ripromesso di tenerla per sé. Si voltò verso la rossa, fissandola negli occhi, anche se lei non gli aveva ancora detto nulla.
    « Cioè, se lo vuoi fare... voglio dire... » cominciò, mangiandosi le parole. Si ritrovò poi a sbuffare dal naso, incavolato con se stesso. Non riusciva ad elaborare un pensiero ed esprimerlo a parole. « Aaah, vaffanculo. » si rimproverò, tornando ad appoggiare la schiena alla parete del letto, così come aveva già fatto tante volte lì dentro. Si voltò dall'altra parte, fissando la finestra. Non voleva guardare in faccia Zaira, un po' perché era quasi impercettibilmente arrossito, ed un po' perché sapeva che non si sarebbe potuto trattenere dal fare una faccia contenta se lei gli avesse detto che avrebbe tenuto il bambino. Deglutì, aggrottando le sopracciglia. Con quell'espressione ed il leggero rossore sulle guance, sembrava un bambino arrabbiato. Si ritrovò a stringere i denti per evitare di dire qualche altra stronzata, evidenziando la mandibola già di per sé squadrata.
    Dastan Dauthdaert @
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar


    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    5,626

    Status
    Offline
    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Zaira era alla ricerca di tutti i modi possibili ed immaginabili per cercare di alleviare la tensione, ma soprattutto per poter tornare a fissare Dastan con la sua solita sicurezza, e non cercare di evitare il suo sguardo come meglio poteva. Non voleva che la vedesse debole ed insicura, neanche in quella situazione in cui, tutto sommato, ne avrebbe avuto il diritto, ma nonostante ciò non riusciva comunque a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo, non riusciva a stare ferma in un luogo ed il suo umore sembrava variare di secondo in secondo, passando dalla tristezza ad una sottospecie di tranquillità volta solo ed esclusivamente a sdrammatizzare. Sostanzialmente, Zaira stentava a riconoscersi, quella che girava nella stanza come una trottola fuori controllo non era lei, così come sembrava non essere lui neanche lo stesso Dastan: per evitare di guardarlo -e comunque per il nervosismo che non riusciva a farla stare né in piedi né seduta troppo a lungo- la von Row era tornata a sedersi sul letto ed il Capo di Indipendenza l'aveva raggiunta immediatamente, sospirando anche lui con fare nervoso. Entrambi evitavano lo sguardo dell'altro, lui fissava le sue mani e lei la sua fedele lupa, che fino a quel momento li aveva osservati in silenzio, ancora accucciata sul pavimento. Quando Dastan cominciò a parlare, Zaira prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi e sentendosi solo momentaneamente tranquillizzata da quelle parole, una tranquillità che svanì nel momento in cui l'uomo tornò a parlare, dicendole che poteva anche non farlo. La rossa girò il volto verso di lui con uno scatto, fissandolo sbalordita e completamente incredula: aveva intuito che Dastan era d'accordo con la sua decisione solo in parte, ma non avrebbe di certo mai pensato di sentirglielo dire esplicitamente.
    Zaira non si era aspettata molta comprensione da parte dell'Orso del Nord, perché il lato di lui che aveva conosciuto non l'aveva mai fatta ben sperare; e invece si era ritenuta più fortunata del previsto nel momento in cui lui aveva accettato la sua scelta senza dire molto, senza dire niente in realtà. Non sarebbe mai arrivata, però, a pensare che Dastan desiderasse diventare padre, era stata piuttosto convinta che nonostante il dispiacere -che comunque provava anche lei nel prendere quella determinata decisione, almeno in parte- l'uomo era consapevole di quanto quella fosse la scelta migliore per entrambi. E invece no, Dastan appariva amareggiato, e a giudicare dal modo in cui la guardava, completamente spaesato, e dal suo improvviso balbettio, sembrava anche essere incapace di mettere insieme i propri pensieri. Zaira non riusciva ancora a riprendersi da quella che per lei era stata una sorpresa, e in realtà neanche lei sembrava essere pienamente in grado di ragionare. Non riusciva neanche a capire se quella rivelazione le facesse piacere o meno, era sostanzialmente ed improvvisamente confusa, e la confusione era l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, per altro.
    Alla fine, infastidito dal suo stesso atteggiamento evidentemente, Dastan si appoggiò con la schiena al muro, imprecando. Zaira inclinò la testa di lato, inarcando un sopracciglio ma rimanendo ancora nel più completo silenzio: l'uomo evitava accuratamente il suo sguardo e questo per lei era un bene, perché poteva studiarsi la sua espressione con più tranquillità e senza il rischio di venire interrotta dalla sua stessa incapacità di fissarlo negli occhi. Zaira scoprì di provare qualcosa di molto simile alla tenerezza nei confronti di quello che ora non sembrava proprio l'Orso del Nord, ma piuttosto un cucciolo ferito, il che di per sé era decisamente assurdo. Con estrema rapidità, tanto che neanche lei riuscì a capacitarsi in tempo del gesto che stava per compiere, Zaira si avvicinò a lui, al suo viso, allungando una mano e costringendolo a voltarsi verso di lei. Quindi lo baciò, velocemente ed in modo appena accennato, come se in qualche modo avesse paura di non star facendo la cosa giusta, anche se in realtà in quel momento non sarebbe stata in grado, né tanto meno aveva la voglia, di impegnarsi a stabilire cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Si staccò poi dalle labbra dell'uomo, ma rimase con la fronte poggiata contro la sua, cominciando a scuotere la testa. -Non è il momento di farsi prendere dai sentimentalismi, chiaro? Non mi fa bene per niente.- finse di rimproverarlo, ma sempre e solo perché non aveva intenzione di lasciarsi andare e doveva mostrarsi pienamente in grado di controllarsi.
    Zaira von Row @
     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    vigilante, umano • I can't take what was not mine
    Non la guardava. Il suo sguardo era fisso sull finestra, come se ci fosse qualcosa di molto interessante là fuori. Si domandò se l'Anziano avesse sentito i loro i discorsi, in qualche modo: di sicuro doveva esserci un qualche incantesimo per amplificare il suono. O magari si era semplicemente fatto i fatti suoi. L'aveva chiamato Espen, ovvero "il dio orso", o così gli aveva spiegato. Poi poteva pure essere una parolaccia in realtà, Dastan non lo sapeva. Una cosa che sapeva, però, era che quel tipo di persone gli davano i brividi. Gli sembrava che sapessero leggere la sua mente e potessero manipolarlo in qualsiasi modo. Aveva sempre dubitato degli Stregoni alla sua Base, ma un Anziano era tutta un'altra cosa. Era potente, era fiero, era sicuro di sé. Il meglio del meglio, sostanzialmente. Era contento che Zaira avesse scelto quel vecchio per procedere con l'aborto. In quel modo, poteva essere sicuro che non le avrebbe fatto del male in alcun modo. I minuti scorrevano mentre lui si rifiutava di guardare la rossa. Pensò che la sua frase fuori luogo doveva aver stupito la ragazza, perché taceva. Evidentemente, aveva incasinato pure la sua, di testa. Sapeva di non doversene uscire con certe cose, perché avrebbe solo complicato la situazione, eppure l'aveva fatto lo stesso. La parte più egoista di Dastan era uscita fuori in un battibaleno, senza che lui ne potesse prendere il controllo. Sospirò, allentando la stretta dei denti e rilassandosi un po'. Magari fra qualche minuto gli sarebbe venuto il coraggio per voltarsi e fronteggiarla. Per lui non era semplice mostrare la sua parte debole, perché aveva sempre fatto finta di non averla. Dastan era l'Orso del Nord, quello che aveva ammazzato a mani nude il suo migliore amico. Poteva avere una parte debole, un tizio così? Si era detto di no. E, fino a quel momento, era pure riuscito a trattenersi. Ma l'idea della famiglia, di poter crescere dei figli e fargli avere tutto ciò che lui non aveva avuto, beh... era uno dei suoi sogni nel cassetto. E, in quanto tale, era anche un suo punto debole. All'improvviso, avvertì la rossa muoversi e le dita di lei chiudersi attorno al suo mento. Gli girò il volto verso di sé, fissandolo per un momento, poi gli si avvicinò e poggiò le sue labbra su quelle di lui. Dastan non riuscì neanche ad opporsi, perché fu tutto molto rapido e sconvolgente. Zaira l'aveva baciato. Era stato un bacio a stampo, certo, ma era comunque una cosa gravissima. O bellissima? Lei rimase molto vicina a lui, abbassando lo sguardo. Evidentemente, non aveva ancora la forza di parlare mentre lo guardava negli occhi. Dastan, invece, rimase in silenzio ad ascoltarla, seguendo i lineamenti del suo volto con lo sguardo. Gli disse che non era il momento dei sentimentalismi e che così facendo complicava solo le cose, ma quello lui lo sapeva già. Erano così vicini che l'uno poteva contare le ciglia lunghe dell'altra, ed i loro respiri -seppur così flebili da essere quasi impercettibili- si mischiavano. Dastan deglutì, conscio di ciò che il suo cervello gli stava dicendo di fare, tentennando appena. Poi, lentamente, si avvicinò ancora un po' a Zaira, facendo sfiorare i loro nasi. Stava ovviamente cercando la sua bocca, ma aspettò un po' prima di ricambiare il bacio. Alzò lo sguardo sugli occhi azzurri di lei, che ora lo scrutavano, ed in quel momento la sua mano destra si mosse, andando alla guancia di Zaira. Poi, sempre lentamente, poggiò le labbra sulle sue, di nuovo. Partì come un bacio a stampo, ma Zaira gli fu complice, e gli permise di insinuare la lingua. Non sapeva neanche lui che diavolo stesse facendo, eppure non gli importava. Si era ripromesso di baciare solo chi significava qualcosa per lui, e forse lo stava facendo. Non capiva più nulla, non sapeva come classificare tutte le emozioni che gli si ingarbugliavano dentro. Non si era mai sentito così, no. Sapeva solo che stava baciando Zaira, e che gli piaceva anche. Era sparita la sensazione sgradevole a causa del "fantasma di Tommen che li osservava", ed era svanito anche tutto il resto. Non c'era più l'Anziano fuori dalla porta, le Basi, la distanza, il bambino. Niente.
    Dastan Dauthdaert @
     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar


    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    5,626

    Status
    Offline
    Vigilante • Who possesses your time also possesses your mind.
    Si frequentavano da più di un mese, eppure le loro labbra non si erano mai sfiorate, sostanzialmente perché entrambi davano ad un bacio lo stesso valore, come se questo potesse indicare il livello di importanza che si dava all'altra persona. E Zaira, doveva ammetterlo, non aveva mai tenuto a Dastan dal punto di vista sentimentale: il Vigilante, per lei, era stato più una distrazione che altro, un po' come quel David che di tanto in tanto capitava alla Base e con il quale la von Row si dava alla pazza gioia. Non si legava sentimentalmente a nessuno da tempo, perché non voleva rimanere di nuovo ferita dall'assenza dell'altro, come sfortunatamente era successo con Tommen; certo, non doveva necessariamente andare a finire così, non era scritto da nessuna parte che gli uomini a cui si legava prima o poi sarebbero morti o l'avrebbero abbandonata all'improvviso, però lei aveva fondamentalmente paura che succedesse e questo l'aveva sempre bloccata, non le aveva più permesso di guardare un uomo e pensare che potesse costruire qualcosa insieme a lui. Tanto meno con Dastan. Insomma, poteva essere un bel ragazzo e decisamente bravo al letto, ma oltre quello Zaira non andava, non si sarebbe mai fatta passare neanche per l'anticamera del cervello di legarsi a lui al livello sentimentale, ad un uomo con cui si era scannata fino quasi ad arrivare ad ammazzarlo.
    E invece si ritrovava lì, nella sua stanza, incinta di lui e apparentemente coinvolta più di quanto non avesse mai pensato. E non avrebbe potuto di certo scaricare la colpa su niente, né sull'alcool -che era stato complice la prima volta- né sulla gravidanza in sé per sé: se aveva baciato l'Orso del Nord era perché aveva sentito il bisogno di farlo. Più volte ci erano andati vicini, soprattutto lui spesso e volentieri le aveva dato l'impressione di voler smettere di afferrarle il labbro solo con i denti, ma si era sempre trattenuto e, comunque, lei non glielo avrebbe di certo mai permesso. In quel momento, invece, aveva ritenuto opportuno e giusto fare quello che aveva fatto, e non si pentiva in alcun modo di averlo baciato, a prescindere dal fatto che Dastan avesse apprezzato o meno il gesto. Non gli aveva neanche dato il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo, aveva piuttosto cercato di concentrare la sua attenzione sulle sue parole più che sul bacio che gli aveva appena dato; il modo in cui l'uomo la guardò subito dopo la sua semi-specie di ramanzina, le fece capire che pur avendolo preso in contropiede, non aveva fatto nulla di sbagliato. E proprio come a volergliene dar prova, Dastan le sfiorò il volto con una mano, con fare quasi insicuro, e poi tornò a baciarla, dapprima come aveva fatto lei, con un semplice bacio a stampo, e poi mettendocisi di impegno: il Capo di Indipendenza voleva qualcosa di più del semplice bacio timido in stile adolescenziale, e Zaira non si oppose, tutt'altro. Era stata la prima a fare la mossa, noncurante delle reazioni che Dastan avrebbe potuto avere, ed ora che capiva che l'uomo non si sarebbe opposto a qualcosa di più, lei si lasciò andare. Non più un bacio serio ed innocente, ma qualcosa in cui entrambi erano coinvolti probabilmente più di quanto si erano mai immaginati, intenso ma senza quella foga che contraddistingueva i loro incontri ed i loro baci dati più o meno ovunque.
    Non credeva che quel bacio fosse stato dato al fine di convincersi -e convincerla, per quanto riguardava lui- a prendere un tipo di decisione del tutto diversa, ma quando l'idea le attraversò il cervello, Zaira interruppe il bacio, mordendosi appena il labbro inferiore. -Bella mossa..- borbottò, senza sarcasmo e sorridendo appena, come a volergli far capire che aveva realmente apprezzato, quindi si allontanò un po' dal volto dell'uomo. Non sapeva se azzardare e dirgli che comunque non avrebbe cambiato idea o se rimanere in silenzio e aspettare che dicesse qualcosa lui. Ma tenere a freno la lingua non era mai stata la sua specialità, e aveva ancora un peso che le gravava addosso, un peso di cui non poteva più sopportare il carico. -Per entrambi credo sia meglio.. Mettere subito un punto a questa storia.- Zaira si lasciò sfuggire due o tre sospiri, perché quelle erano parole dure da sentirsi dire, figuriamoci da pronunciare.
    Zaira von Row @
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar




    ◆◆◆◆◆◆

    Group
    dragons
    Posts
    8,529

    Status
    Offline
    vigilante, umano • I can't take what was not mine
    Lì per lì, Dastan aveva pensato di aver fatto la cosa sbagliata. Certo, lei lo aveva baciato per prima, ma magari l'aveva fatto solo per distrarlo, o per coinvolgerlo ulteriormente. O forse lo aveva fatto istintivamente. Il problema era che Dastan, in fin dei conti, aveva riflettuto prima di baciarla, se "riflettuto" significava non pensare a nient'altro eccetto quello che si vuol fare. Di conseguenza, era stata una mossa rapida, dettata solo dal puro istinto. A causa di questa sua insicurezza, il Vigilante aveva iniziato con un piccolo bacio a stampo, ma quando lei aveva ricambiato tutto aveva cominciato a vorticare, e Dastan si era lanciato completamente in quel bacio, così come pure la rossa. Per qualche istante, i due si dimenticarono del mondo circostante, ritrovandosi ad essere uniti molto più di prima. Sì, perché il sesso li aveva uniti, ma un bacio vero era qualcosa di molto più importante. Dastan non poteva dire di amare Zaira, ma sicuramente, ormai, ci teneva. Ad un tratto, però, le labbra della Giusta si separarono dalle sue, anche se lei rimase abbastanza vicina. Si morse un labbro, come per trattenersi dal continuare, e poi gli disse che la sua era stata una bella mossa. Non capendo a cosa si riferisse, Dastan aggrottò le sopracciglia, perplesso. Che tipo di mossa pensava che fosse? Non era uno che giocava sporco, almeno non in queste situazioni. Anche perché, sostanzialmente, non era bravo a dire le bugie. Zaira, poi, si allontanò dal suo volto, ritornando al suo posto. In quel momento, sembrava come se non fosse successo nulla. Dastan aveva probabilmente già cancellato tutto dalla sua mente: era una sorta di protezione, forse. Quando gli succedeva qualcosa di bello, stentava sempre a credere che fosse realmente accaduto perché aveva paura di rimanerci male. Sospirò appena, notando la punta di serietà nello sguardo della rossa: voleva arrivare al punto. Dastan le aveva già detto che era d'accordo e che gli andava bene, non capiva perché la stesse facendo così tanto lunga. Si alzò dal letto, aggiustandosi i pantaloni di tessuto scuri che gli erano calati appena, poo lanciò uno sguardo alla lupa, che aveva smesso di ringhiargli non appena era entrato in quella stanza. Faceva sempre così, forse per giocare. Ricordava bene come i suoi denti gli avessero smembrato il polpaccio, e non ci teneva a riprovare una sensazione del genere. Si voltò verso Zaira quando lei parlò, dicendogli che bisognava mettere un punto a quella situazione. Quindi aveva intuito bene. Sospirò, guardandola in volto.
    « Devi decidere tu quando farlo. Nessuno ti fa pressioni. » cominciò a dirle, indurendo lentamente lo sguardo. Era tornato il solito Dastan perché erano tornati anche i problemi, ed in qualche modo avrebbe dovuto affrontarli. La guardò negli occhi con uno sguardo intenso, talmente espressivo che le sue iridi sembravano due specchi d'acqua.
    « Te la caverai. » aggiunse. Allungò una mano verso di lei, offrendole quindi aiuto per alzarsi dal letto. Sembrava veramente che non fosse successo niente. Dastan era tornato il solito corrucciato di sempre, e si comportava in modo normale con la rossa. Ricordava bene di averla baciata, ma non voleva pensarci. Non voleva credere di aver ceduto ai sentimentalismi e di essere diventato persino romantico. Non faceva per lui.
    Dastan Dauthdaert @
     
    Top
    .
17 replies since 29/1/2014, 23:00   172 views
  Share  
.