what we left behind

25 novembre 102 PA, tramonto

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  1. ivash:kov
     
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    feet stuck in place, not moving
    Le labbra di Freya erano così screpolate che le sentiva tagliarsi, ed un dolore quasi piacevole la affliggeva ogni volta che apriva la bocca per parlare. I movimenti ondeggianti di Eldeth avrebbero quasi potuto essere cullanti, se stare sul dorso di un drago non fosse stato così dannatamente scomodo; quando aveva immaginato avventure come quelle, da bambina (ma anche più tardi) non si era mai soffermata a pensare a quanto doloroso, stancante e terrificante potesse essere volare. Nella sua fantasia, viaggiare e vedere il mondo non comportavano alcuno sforzo, ed i pericoli erano soltanto una possibilità vaga che serviva a dare un poco di pepe alla sua immaginazione. Nessuno, nei libri che tanto amava, aveva mai descritto quanto potesse essere spiacevole passare una giornata intera in quel modo; probabilmente perché i Cavalieri dopo un po’ facevano l’abitudine a tutto quello, ma lei, per quanto fosse cresciuta e diventata caratterialmente più forte, rimaneva comunque una ragazzina di diciotto anni minuta e delicata. I draghi erano maestosi ed elettrizzanti, certo, ma i cavalli decisamente più comodi. D’altra parte, quel leggero dolore quasi piacevole la aiutava a rimanere attenta, a non cedere alla stanchezza ed alla voglia di addormentarsi; il vento che le sferzava il viso le ricordava che lasciarsi andare sarebbe stato molto pericoloso.
    Da quando erano ripartiti, quella mattina, lei e Goron avevano parlato poco, si erano fermati per una breve pausa per il pranzo (che comunque non aveva riempito il cratere che si sentiva espandere nello stomaco di minuto in minuto) e subito dopo erano ripartiti, senza permettersi di indugiare troppo. Certo, ormai erano quasi sicuramente fuori pericolo, ma il Cavaliere necessitava ancora delle cure decenti (era visibilmente peggiorato da quando erano fuggiti, due giorni prima, dalla taverna) e anche lei non vedeva l’ora di posare la testa da qualche parte e dormire. Sentiva la mancanza di casa come un pugno nello stomaco, e impiegò quelle ore interminabili ripensando alla sua famiglia, abbandonandosi a quei ricordi dolorosi come non si permetteva di fare da mesi. Fu quindi sorpresa quando Goron, come per volerle dare forza, le accarezzò la mano e cercò di rassicurarla; il Cavaliere non era certo un tipo affettuoso, e con lei aveva sempre mantenuto le giuste distanze (perfino mentre condividevano il letto, non era stato mai meno che impeccabile, senza provare una volta ad approfittarsi della situazione), eppure quel contatto fu piacevole, rassicurante. Improvvisamente le attraversò nella testa l’idea che sì, forse non sarebbero mai stati amici nel senso più stretto della parola, ma Goron ormai le voleva bene, almeno un pochettino, e sarebbe sempre stato pronto ad aiutarla. Ne avevano passate talmente tante insieme, a quel punto, che probabilmente chiunque si sarebbe affezionato; ma il pensiero di avere il suo supporto, di lui che era una persona così impenetrabile, la fece sentire in qualche modo fortunata. « Siamo quasi arrivati, posso vedere il Castello in lontananza! » la informò lui, e Freya sentì un’ondata di sollievo così forte che quasi le fece venire le lacrime agli occhi. Presti sarebbero stati al sicuro, davvero al sicuro, Goron sarebbe guarito, e da lì in poi le cose sarebbero andate meglio. Stringendosi un pochettino più forte a lui (non troppo, perché aveva comunque paura di fargli male), rimase in silenzio per un po’; ad un certo punto poi Eldeth emise una specie di ruggito che la fece sobbalzare, e subito il Cavaliere le disse che stava cominciando la discesa. Atterrarono un con tonfo, e non appena si staccò da lui, Freya vide due ragazze –due bellissime ragazze identiche- correre loro incontro, ed una di esse saltò addosso a Goron, appena smontato dalla groppa del drago, in un gesto di affettuosa gioia; lui barcollò un attimo e dopo ricambiò il gesto, rivolgendolo poi anche alla gemella. Un po’ in imbarazzo, Freya rimase in silenzio, non volendo disturbare quel momento di felicità familiare, e si limito ad osservare la somiglianza del Cavaliere con quelle due fanciulle con la donna che era apparsa sulla soglia della porta e che li guardava attentamente. Era facilmente intuibile che quella fosse la sua famiglia, perché si assomigliavano tutti molto, ed era evidente che si volessero bene. Provò un insensato moto di gelosia, sentendosi subito dopo in colpa, perché non aveva senso invidiarli solo perché loro si erano ritrovati, mentre lei era lontana dai suoi cari da mesi ormai. In fondo, era stata una scelta sua e di nessun altro.
    Quando l’attenzione del gruppo si spostò su di lei, la ragazza desiderò per un momento di essere invisibile; poi Goron la aiutò a scendere a sua volta, e Freya per un secondo barcollò, sentendo le gambe pronte a cedere per essere rimaste immobili per tutte quelle ore. Tuttavia cercò di dissimulare, non volendosi mostrare sempre come la solita, debole ragazzina; e dopo che il suo compagno ebbe dato un bacio alla madre entrarono tutti in casa, accomodandosi in salotto. A quel punto spiegò loro in poche parole come si erano conosciuti, dicendo che lei si era presa cura di lui dopo averlo trovato nel bosco. Non è andata esattamente così, pensò Freya, ma non disse niente, e rimase in silenzio mentre una delle due sorelle lo sgridava per non essersi fatto curare. Lanciandole un’ultima occhiata, Goron si allontanò con lei, e sebbene la ragazza non morisse dalla voglia di rimanere da sola con la sua famiglia, fu almeno sollevata dall’idea che finalmente sarebbe guarito. Spero che non noti il casino che ho fatto al suo fianco cercando di curarlo si disse fra sé e sé, anche se sapeva che chiunque con un minimo di occhio avrebbe visto che aveva combinato un bel disastro. Ma era riuscita a mantenerlo in vita, e quella era già una conquista.
    Rimasta sola con le altre due, Freya si guardò attorno un attimo, non sapendo esattamente cosa dire. Non avrebbe voluto piombare lì così, si sentiva come se si fosse autoinvitata in casa altrui, e sapeva che forse la famiglia di Goron avrebbe voluto potersi godere il suo ritorno senza una sconosciuta tra i piedi, ma probabilmente erano anche troppo educati per semplicemente cacciarla via. Tuttavia venne distratta dalla voce della madre, che si presentò e presentò anche le figlie; era una donna bellissima, dall’aspetto fiero di una leonessa, e si capiva perfettamente da dover Goron avesse preso non solo l’aspetto, ma anche il carattere. « E così, hai salvato la vita a mio figlio » cominciò dopo minuti di silenzio che parvero interminabili, e Freya si sentì subito in dovere di mettere in chiaro le cose. Non voleva che pensasse fosse tutto merito suo: in realtà era stata semplicemente molto fortunata, e per la metà del tempo non sapeva nemmeno cosa stesse facendo. « In realtà » rispose, schiarendosi la gola; il suo tono di voce era basso e gracchiante, probabilmente a causa del vento e delle molte ore di silenzio, « è stato suo figlio a salvare me, prima. Io ho soltanto fatto quello che potevo per aiutarlo, e non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di Eldeth. » Imbarazzata, cominciò a torturarsi le mani, senza sapere bene cos’altro dire. Desiderava inconsciamente piacere a quelle persone, ma sapeva anche che probabilmente in quel momento doveva sembrare un disastro: distrutta, con i vestiti tutti rovinati, probabilmente disperatamente bisognosa di una doccia, una lunga dormita e di un pasto sostanzioso (sospettava di essere dimagrita ancora, in quegli ultimi giorni, e probabilmente di quel passo sarebbe scomparsa). « Mi dispiace molto essere piombata così a casa vostra » continuò quindi, evitando gli sguardi di entrambi e concentrandosi invece sulle sue mani, « voglio soltanto assicurarmi che Goron stia bene. » Avrebbe voluto un sacco di altre cose, in realtà, ma non aveva nessun diritto di chiedere a quelle persone di ospitarla, soprattutto perché, come aveva già precisato, tra loro due non c’erano debiti. Si erano aiutati a vicenda, e la famiglia del Cavaliere non aveva nessun obbligo nei suoi confronti. Lei aveva ancora un po’ di soldi, anche se non molti, e avrebbe potuto cercare una locanda per la notte, forse per due, se fosse stata attenta, e nel frattempo si sarebbe fatta venire in mente un piano; forse avrebbe davvero potuto finalmente tornare a casa, rivedere la sua famiglia. Anche se non sapeva nemmeno se loro l’avrebbero riconosciuta, non tanto fisicamente, quanto per la ragazza che era diventata.
    Freya Mackintosh @



    Mi vergogno come una ladra per quanto ti ho fatto aspettare ç_ç ma giuro che non è stata colpa della mia pigrizia, questa volta, ma questioni di forza maggiore! Giuro che d'ora in poi non ci metterò più un secolo c:
     
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5 replies since 2/11/2014, 23:02   205 views
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