what we left behind

25 novembre 102 PA, tramonto

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  1. ivash:kov
     
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    feet stuck in place, not moving
    Mentre sedeva su una comoda poltrona del salotto di quella casa, con addosso gli occhi della madre e della sorella dell’uomo con cui aveva condiviso quasi tutti i momenti peggiori della sua vita, Freya si rese conto di non sapere assolutamente nulla di Goron. Non aveva idea di quale fosse il suo cognome, né di quanti anni avesse. Fino a cinque minuti prima non conosceva neanche vagamente la sua situazione familiare, e di sicuro lui non le aveva mai parlato di sé. Certo, già di suo non era un chiacchierone, e le situazioni in cui si erano ritrovati non erano mai state particolarmente favorevoli al dialogo. Eppure, negli ultimi giorni avevano passato un sacco di tempo insieme, e pensando a lui Freya non sarebbe mai riuscita a catalogarlo come un estraneo. Probabilmente, a quel punto, la conosceva meglio di chiunque altro al mondo, e questo è tutto dire. Goron non avrebbe mai potuto essere un estraneo per lei, ma in quella stanza la ragazza si sentì comunque un’intrusa, come se si stesse infilando in un mondo che non era suo, completamente fuori luogo. Le due donne non avevano cercato di metterla a disagio, tutt’altro, ma c’era qualcosa di storto, qualcosa che non quadrava… era come una melodia suonata in chiave sbagliata: la senti, e sai che il concetto di base è giusto, ma il tuo orecchio percepisce lo stesso la differenza.
    Forse perché non particolarmente interessate all’argomento, o forse perché aveva l’aria di una che non è ad un passo dallo svenimento, Isolde e Gwyneth si trattennero dal porre a Freya le domande più legittime del tipo da dove sei sbucata fuori? e che rapporto c’è tra te e Goron?, cosa di cui la ragazza fu infinitamente grata. Non aveva voglia di raccontare la triste, stupida storia della sua vita. Fu molto sollevata, quindi, quando Goron le raggiunse in salotto con tutta la nonchalance del mondo. Freya si ritrovò a pensare pigramente che non sapeva nemmeno se lui vivesse in quella casa, di solito, o se ne avesse una tutta sua da qualche parte; forse, però, i Cavalieri di drago come lui non avevano una vera e propria dimora fissa. Sembrava perfettamente a suo agio lì, mentre le si rivolgeva per dirle che si sarebbe ripreso completamente entro un paio di giorni. Stupita, la ragazza si accorse di provare un senso di sollievo più intenso del dovuto; si rese conto che per tutto quel tempo una piccola parte di lei aveva temuto che accadesse qualcosa di veramente brutto al suo compagno. Non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se la ferita si fosse infettata; sapeva solo che, ancora una volta, sentì che stavano per venirle le lacrime agli occhi e si ritrovò a trattenerle con rabbia, stufa di comportarsi sempre una ragazzina. Goron sarebbe stato bene, e tutto si sarebbe sistemato. Non c’era bisogno di piangere.
    Nel frattempo lui si era rivolto alla madre, per dirle che avrebbero avuto bisogno di rimanere lì per ancora un po’ di tempo, e che poi lui l’avrebbe riportata a casa. Un moto di angoscia la travolse all’idea di rivedere la sua famiglia, una sensazione di panico misto a nostalgia, e cercò di non pensare a quel momento, a cosa avrebbe fatto o detto; si concentrò invece su quella stanza, e sulla madre di Goron che stava parlando, dicendo loro che avrebbero potuto rimanere per tutto il tempo necessario e che avrebbe preparato qualcosa da mangiare per loro. Freya avrebbe voluto dirle di non preoccuparsi, ma la verità era che, nonostante avessero pranzato quel giorno, aveva una fame da lupi, e probabilmente anche per Goron era lo stesso. « Non voglio essere di disturbo » si lasciò scappare in un mezzo borbottio, non troppo convinta. La parte più educata di lei, quella che era stata cresciuta per essere una signorina di buone maniere, le diceva che avrebbe dovuto cercare di essere il meno possibile un peso per quelle persone che non conosceva nemmeno; ma l’altra sua metà, quella pragmatica, era troppo stanca per preoccuparsi delle buone maniere. Aveva il viso screpolato ed il corpo tutto intorpidito, era affamata, stanca e dolorante, e per questo tornò zitta un secondo mentre Isolde si allontanava per andare in cucina. Lei avrebbe voluto dire a Goron che non era obbligato a riportarla verso casa, e che avrebbe trovato un modo per arrangiarsi da sola se lui avesse voluto rimanere con la sua famiglia, ma erano ancora presenti le sue sorelle e Freya non voleva intraprendere quel discorso con loro due presenti. La intimidivano un po’. « Mi dispiace di esservi piombata qui di punto in bianco » aggiunse soltanto, sentendo il bisogno di scusarsi per quell’intrusione. Non sapeva bene cosa dire, così si rivolse a Goron, pur sapendo che stava per combattere una battaglia già persa in partenza. « Potrei andare a stare in una taverna fino a quando non guarisci, lo sai. Per me non sarebbe un problema » Non avrebbe voluto sprecare soldi, ma ne avevano ancora abbastanza per cavarsela per un po’; comunque sapeva che Goron non gliel’avrebbe mai permesso, sia perché era troppo educato, sia perché era, in un modo tutto suo, perfino protettivo nei suoi confronti.
    Freya Mackintosh @
     
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5 replies since 2/11/2014, 23:02   205 views
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